Helmut ha scritto:come si reagisce operativamente di fronte alla perdita del reddito, al calo del tenore di vita, alla contrazione dei consumi, all'aumento dei prezzi?
Con una straordinaria opera di rigenerazione morale. La contrazione dei consumi è il ridimensionamento del consumismo sfrenato a causa del quale la crisi è cominciata (credito a consumo). É fantastico
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
Lasciate perdere il debito Paul Krugman spiega perché gli Stati Uniti (e l'Europa) stanno sbagliando tutto: le famiglie devono ripagare i loro debiti, i governi no
Paul Krugman è uno dei più noti e autorevoli commentatori in circolazione: tiene una column bisettimanale sul New York Times, nel 2008 ha vinto il premio Nobel per l’economia. Sul New York Times Krugman scrive da tempo articoli molto critici col modo in cui l’Occidente – in primo luogo l’Europa e gli Stati Uniti – sta affrontando la crisi economica, sostenendo che tutti o quasi i provvedimenti presi negli ultimi tempi abbiano aggravato i problemi, invece che risolverli. Oggi sul New York Times Paul Krugman torna a occuparsi della questione con un articolo che è ottima sintesi del suo pensiero, e pone un tema interessante anche per noi italiani.
La tesi di Krugman è la seguente, in sintesi: non è il momento di preoccuparsi del debito. Lasciate perdere, concentratevi altrove.
Sia nel 2011 che nel 2010, gli Stati Uniti sono stati tecnicamente in ripresa ma hanno continuato a soffrire di un tasso di disoccupazione disastrosamente alto. Nonostante questo, per buona parte del 2011, così come era stato per il 2010, il grosso delle conversazioni a Washington ha avuto a che fare con qualcos’altro: il presunto urgente bisogno di ridurre il deficit.
Krugman dice che questo mostra non solo quanto il Parlamento americano sia lontano dalla realtà, ma anche quanto poco i politici americani capiscano quello di cui si occupano, le necessità dell’economia, la differenza tra deficit e debito. D’altra parte dopo mesi di decisioni e provvedimenti che non hanno smosso più di tanto la situazione, dice Krugman, uno si aspetterebbe un qualche ripensamento. Uno se lo aspetterebbe “se non sapesse nulla riguardo questa nostra politica post-moderna e priva del condizionamento dei fatti”.
Il debito può essere un problema, ammette Krugman. Ma non un problema grande quanto amano esagerare opinionisti e politici americani. Chi si preoccupa immagina un futuro in cui gli Stati Uniti saranno sul lastrico, messi in ginocchio dagli interessi e dai debiti da dover pagare. Come una famiglia. Ma l’analogia non regge.
Primo: le famiglie devono ripagare i loro debiti, i governi no – tutto quello che devono fare è assicurarsi che l’entità del debito cresca più lentamente della propria imposizione fiscale. Il debito causato dalla Seconda guerra mondiale non è mai stato ripagato: è solo diventato progressivamente irrilevante a fronte della crescita dell’economia americana, e quindi anche del denaro sottoposto alle tasse.
Secondo, e questa è la cosa che sembra nessuno capisca, una famiglia indebitata deve dei soldi a qualcun altro, mentre il debito americano è in larga parte formato da soldi che dobbiamo a noi stessi.
Krugman fa riferimento ai molti americani che possiedono i propri risparmi in titoli di Stato, e spiega proprio che anche ai tempi della Seconda guerra mondiale l’alto debito non impedì agli americani di godere del più massiccio aumento degli stipendi e miglioramento della qualità della vita nella storia. Stavolta non sarà diverso.
È vero, dice Krugman, oggi una buona parte del debito è detenuta all’estero. Ma allo stesso modo gli Stati Uniti possiedono titoli di Stato stranieri. Chi immagina il governo americano nelle mani dei cinesi sbaglia mira, per quanto le scelte sbagliate del presente stiano spingendo le cose in quella direzione. Per questo, conclude Krugman “i paesi con dei governi stabili e responsabili – cioè governi in grado di alzare un po’ le tasse quando la situazione lo richiede – sono stati storicamente in grado di sopportare un livello di debito ben più grosso dell’attuale”.
Sì, il debito conta. Ma in questo momento altre cose contano di più. Abbiamo bisogno di più spesa pubblica, non meno, per uscire dalla trappola della disoccupazione.
Visto da qui il discorso di Krugman va preso con le molle: i livelli americani di spesa pubblica non sono quelli italiani, così come il debito pubblico americano non è quello italiano. Gli americani possono affrontare con qualche serenità in più un dibattito sull’opportunità di spendere più soldi o aumentare il proprio debito, rispetto a noi: inoltre la Federal Reserve ha più libertà d’azione rispetto alla Banca Centrale Europea. Rimane però il tema dell’attuazione di politiche recessive in una fase che richiederebbe politiche anticicliche ed espansive.
kisho ha scritto:
Sì, il debito conta. Ma in questo momento altre cose contano di più. Abbiamo bisogno di più spesa pubblica, non meno, per uscire dalla trappola della disoccupazione.
M-E-R-A-V-I-G-L-I-O-S-O
E questo ha preso il Nobel
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”
Gia' nel 2009 record suicidi disoccupati
03 Gennaio 2012 18:33 CRONACHE e POLITICA
(ANSA) - ROMA - Un suicidio al giorno tra i disoccupati: una ricerca dell'Eures relativa al 2009 gia' delineava un aumento record dei suicidi per motivi economici. Nel corso del 2009 i suicidi sono aumentati del 5,6% rispetto al 2008, ma la crescita di quelli legati a ragioni economiche e' stata del 37,3%, con 357 suicidi compiuti da disoccupati. I suicidi per ragioni economiche hanno raggiunto proprio nel 2009 il valore più alto degli ultimi decenni. E a pagare questo prezzo sono sempre piu' gli uomini.
"E' impossibile", disse il cervello.
"Provaci!", sussurrò il cuore.
"Vai via, brutto!", urlò la ragazza.
Due mensilità in meno
Gli effetti della manovra sulle famiglie
L’umento dell’Iva, le accise sui carburanti, la reintroduzione della tassa sulla prima casa, l'addizionale Irpef. Questi ed altri costi, sommati alle precedenti misure del governo berlusconi, deprimeranno la capacità di consumo degli italiani del 7,7%
Tra i 3000 e i 3200 euro l’anno. È questa la stima delle associazioni dei consumatori sull’impatto della manovra finanziaria di questo governo, che, sommata a quelle precedenti, toglierebbe alle famiglie – secondo Federconsumatori – il 7,7% della capacità di consumo. “Altro che tredicesima, le famiglie potranno contare solo su undici mensilità – dichiara Carlo Pileri, Presidente dell’Adoc – l’aumento dell’Iva al 21% e l’aumento delle accise sui carburanti introdotti nell’ultimo anno hanno comportato un aggravio di spesa medio di 480 euro l’anno a famiglia. A cui vanno aggiunti gli aumenti e i rincari derivanti dall’appena varata Manovra del Governo Monti, pari a 2895 euro l’anno. Complessivamente, quindi, alla fine del prossimo anno le famiglie avranno subito un aggravio di spesa totale di 3300 euro, l’equivalente di due mensilità medie, il 16% del reddito complessivo. L’aumento dell’Iva e delle accise sui carburanti lascerebbe la porta aperta a eventuali speculazioni con un aumento dei prezzi ben maggiore di quello previsto. Per questo chiediamo che vengano ripristinati i Comitati Euro presso le Prefetture, affinché vigilino sull’andamento dei prezzi, prevedendo anche la presenza di un rappresentante dei consumatori oltreché degli enti locali e delle forze dell’ordine” A pesare sul reddito delle famiglie sarà soprattutto il ritorno dell’Ici, previsto dal prossimo 1 gennaio, il cui costo medio sarà pari a 1680 euro l’anno. Equivalente all’8% del reddito famigliare medio di una famiglia del Sud e al 4% del reddito annuo di una famiglia del Centro-Nord. L’aumento dell’accisa sui carburanti, l’unica misura immediatamente operativa, comporterà un rincaro del 2% di costi diretti, con rialzi del prezzo alla pompa dei carburanti, e di costi indiretti, con l’aumento dei prezzi di tutti i prodotti trasportati, in primis i beni alimentari. Con un aggravio di spesa medio per le famiglie pari a 540 euro annue, considerando anche ulteriori tassazioni come l’addizionale regionale. Se a questi rincari si aggiunge l’impatto dell’aumento dell’Iva dal 21 al 23% e dal 10 al 12%, operative dal prossimo luglio, complessivamente incidenti per 675 euro a famiglia, il risultato finale è pari a 2895 euro alla fine del prossimo anno. Nella precedente manovra del governo Berlusconi l’aggravio di spesa per le famiglie, derivante dall’aumento dell’Iva dal 20 al 21% e dall’aumento delle accise sui carburanti, è stato pari a circa 480 euro. Che, sommate alle nuove spese fa un totale di 3330 euro, pari a 2 mensilità.
“Una delle conseguenze di mancati interventi a sostegno del potere d’acquisto delle famiglie con redditi medio-bassi – si legge in una nota di Federconsumatori - sarà quello di accentuare la recessione economica e le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza. Diseguaglianze che, come ha recentemente osservato l’OCSE sono in crescita in tutti i paesi occidentali e in Italia in particolare. Se nel nostro Paese i redditi più elevati sono cresciuti dell’1,1 per cento all’anno, quelli più bassi hanno registrato una aumento del solo 0,2 per cento. Oltre 5 volte di meno. Un fenomeno che ha portato i redditi del 10 per cento tra i più ricchi della popolazione italiana ad essere nove volte maggiori di quelli del 10 per cento più poveri. Un livello di diseguaglianza superato in Europa solo da Portogallo e Gran Bretagna.
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
eh be', ma se Capitanvideo parla della sua gioielleria, tu puoi anche parlare liberamente di prosciutti e conserve (?)
cioe', attiri di piu' l'attenzione facendo l'abbottonato che viceversa
1) l'ignoranza crea, la cultura rimastica.
2) dopo cena non è mai stupro.
3) "Cosa farebbe Kennedy? Lo sai che se la farebbe!"
4) le donne vogliono essere irrigate, non ignorate
parakarro è laureato in economia e commercio, nella sua vita ha fatto tanta economia e soprattutto molto commercio....
ultimamente sono laureato in incasso cambiali
a parte gli scherzi e i segreti: ho un'attività di commercio in più arrotondo con altri magheggi ed investimenti (tutto legale)..ma sempre su cose tangibili .. ora però ho comprato una casa e faccio il bravo