[O.T.] Crisi economica

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Husker_Du
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3376 Messaggio da Husker_Du »

Restano comunque, volenti o nolenti, gli unici che l'europa la possono salvare davvero.
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"

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Rodomonte
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3377 Messaggio da Rodomonte »

Visco nuovo governatore di Bancaitalia...

http://www.repubblica.it/economia/2011/ ... ef=HRER1-1

è il vice di Saccomanni, praticamente il vice del vice di Draghi......
No comment.
« Bestemmiando fuggì l'alma sdegnosa
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bocha
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3378 Messaggio da bocha »

una soluzione condivisa da tutti, quirinale compreso.....e come al solito le voci della vigilia sono state disattese...

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Capitanvideo
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3379 Messaggio da Capitanvideo »

Mr. G ha scritto:Nonna, ti spiego la crisi economica. Parte 1
(Il Più Grande Crimine spiegato agli anziani, agli adolescenti e a persone del tutto digiune di economia)

[Scopri]Spoiler
Nonna: Paolo, chi ci dà i soldi? Insomma, perché non ne abbiamo mai abbastanza? E poi adesso c’è anche la crisi e come si fa?

P. Per capire cosa sta succedendo, dobbiamo capire un paio di cose prima. Abbi pazienza. Allora: prendi una nazione e pensa a come è fatta. C’è un territorio con delle frontiere, e dentro ci sono solo due cose: il governo e tutta la sua roba, cioè le sue proprietà, aziende, uffici, scuole ospedali ecc.; e il resto dei cittadini privati, con le loro proprietà, le loro aziende, uffici, negozi ecc. e la gente che lavora. Quindi in una nazione c’è il settore governativo pubblico, e il settore dei cittadini privati. Non ce ne sono altri.

Ora immagina questi due settori come dei contenitori, proprio immagina due cassetti. Entrambi contengono ricchezze, cioè palazzi, terre, case, fabbriche, attività. Entrambi contengono denaro. Bene. Prendi il contenitore dei cittadini privati che è quello dove io e te e tutti quelli che conosciamo vivono. Pensa a cosa succede in esso quando qualcuno fa soldi.

Nonna: Qualcuno chi?

P. Può essere semplicemente un negoziante che ha venduto un paio di scarpe, oppure un dentista che ha curato un paziente, oppure un industriale che ha fatto successo coi suoi jeans. In quei casi tutto quello che è accaduto è che a) un cliente ha sborsato i soldi delle scarpe, b) un paziente ha sborsato i soldi per l’otturazione, c) molte persone hanno sborsato i soldi per quei jeans. Cioè, i soldi che vengono guadagnati sono sempre soldi che qualcun altro ha perduto (speso). Per forza. Anche gli stipendi degli operai della fabbrica di jeans sono alla fin fine soldi che qualcun altro ha sborsato (perduto), cioè i compratori dei jeans. Nel contenitore dei cittadini privati ogni soldo incassato corrisponde sempre a un soldo perduto (speso) da qualcuno, quindi la ricchezza in denaro che sta in quel contenitore gira sempre in tondo, passa dalle tasche di uno a quelle dell’altro, dall’altro a uno, sempre così. Anche quando un tizio come Barilla fa milioni, da dove vengono? Da tantissime tasche di cittadini che hanno speso i loro soldi per comprargli la pasta. Barilla ha + 10 milioni, noi consumatori abbiamo - 10 milioni.

Nonna: E bè, cosa c’è di nuovo?

P. Aspetta, scusa, ma non lo vedi? Se il denaro che sta nel nostro contenitore è sempre lo stesso che gira in tondo, passa dalle tasche di uno a quelle dell’altro, dall’altro a uno ecc., questo significa che noi cittadini privati con tutto quello che facciamo e produciamo non siamo in grado DA SOLI di aumentare la quantità dei soldi totali che girano nel nostro contenitore. Se, fa conto, abbiamo 1000 soldi, quelli sono e quelli rimangono. E allora come fa una nazione a diventare più ricca scusa? Se i 100 soldi che avevate voi nel 1950 rimanevano sempre quei 100, come facevate a fare gli aeroporti, gli ospedali, i milioni di case nuove, i vestiti per tutti i nuovi nati, e così via? Qualcuno che non eravate voi cittadini ve li ha dati...

Nonna: Sono aumentati gli stipendi, me lo ricordo, infatti mi ricordo che quando iniziai la sartoria si prendevano 5 mila lire, poi piano piano mi diedero 10 mila e poi mi ricordo le prime 100 mila. Quando ero ragazza le calze erano un lusso impossibile, poi arrivarono per tutte...

P. Esatto, i soldi aumentarono per tutti in Italia. Ma allora come fecero i cittadini privati a diventare TUTTI almeno un po’ più ricchi? Ricordati che “diventare più ricchi tutti” vuol dire che si incassano soldi senza che nessuno fra loro li debba prima perdere (spendere). Abbiamo detto che nel contenitore dei cittadini privati se aumentano i soldi di qualcuno è sempre perché qualcun altro li perduti (spesi). Allora? Allora la risposta, nonna, è semplice: ci vuole qualcuno che sta FUORI dal contenitore dei cittadini privati e che gli metta dentro dei soldi NUOVI. E chi c’è là fuori che può fare questo? Solo due tizi: il governo col suo contenitore e il suo denaro, e le altre nazioni col loro denaro. Se per esempio il governo decide di comprare qualcosa che si produce nel contenitore dei cittadini privati (scarpe, oppure anche le prestazioni di un medico), succede che i soldi del governo verranno versati nelle tasche del cittadino privato che produce quella cosa (o del medico) SENZA che nessun altro cittadino abbia contemporaneamente perso (speso) un solo centesimo. Se un Paese straniero compra un’altra cosa prodotta da un cittadino privato, o il lavoro di quel medico, accade la stessa cosa, cioè i soldi di quel Paese finiscono nelle tasche del cittadino privato o del medico SENZA che nessun altro cittadini abbia perso (speso) un solo centesimo. Ecco che la ricchezza in denaro nel contenitore dei cittadini privati AUMENTA AL NETTO.

Allora nonna, via a dire a quei fessi che vogliono eliminare il governo e che dicono che i privati ci faranno diventare tutti più ricchi: “Con gli stessi soldi che girano sempre in tondo si fa un fico secco!”. E anche un’altra cosa, nonna: dei due tizi che ci possono far avere soldi NUOVI, al NETTO, le nazioni straniere non sono affidabili. Perché magari quelli domani decidono che vanno a comprare i prodotti dei cittadini privati o il lavoro dei professionisti in altri Paesi, che magari gli costano di meno. E’ inutile: l’unico tizio che sta sempre lì e che può sempre comprare i nostri prodotti o i nostri servizi dandoci denaro nuovo al netto è il governo. Punto.

Nonna: Il governo? Ma se ci ruba solo? Altro che soldi nuovi…

P. Sta buona un attimo, non parlo di morale, ti dico cosa può succedere tecnicamente, se poi quelli non lo fanno è un’altra storia. Anzi, è importantissimo che tu capisca cosa può veramente fare un governo onesto, così poi possiamo pretendere che lo faccia. E il bello della storia è che un governo può versare soldi nuovi al netto nel nostro contenitore di cittadini quasi senza limiti, cioè ci può versare un bel mucchio di soldi quando vuole e come vuole. Può comprarci le auto che facciamo, le scarpe che produciamo, le pere, le mele, il pesce, può pagare i nostri medici, insegnanti, e spazzini, può pagare le imprese edili private così che ci facciano scuole, ponti, strade e ospedali, le case per chi non le ha, e può, nonna, sborsare tutti gli stipendi necessari a dar lavoro a tutti i disoccupati che abbiamo. Zero disoccupazione!

Nonna: Sì, e poi chi paga? Tu? Così sono capaci tutti. Compra, compra, spendi e spandi, poi alla fine ci dicono che abbiamo un debito che non si sa più come fare. Il governo non ha più un soldo…

P. Nonna cara, è proprio questo il punto, e tu non immagini neppure la sorpresa. Il fatto è che la storia del debito è una bugia grande come Giove. Non c’è nessun debito per noi, e il governo può veramente mettere tutti quei soldi nel nostro contenitore, senza grandi problemi. Non lo fa perché qualcuno non vuole, ma questo te lo racconto un altro pomeriggio. Per ora ricorda: senza il governo, o le nazioni straniere, nessuno di noi cittadini privati nel contenitore in cui viviamo può creare soldi nuovi al netto che finiscano nelle nostre tasche, quindi non possiamo divenire TUTTI un po' più ricchi (che significa che tutti incassiamo qualcosa SENZA che altri debbano spendere). Ripeto nonna: i soldi che chiunque di noi incassa, dall’operario al milionario, sono sempre gli stessi 1000 soldi che girano in tondo e che si spostano dalle tasche di qualcuno a quelle di qualcun altro, e infatti se aumentano i milionari aumentano allo stesso tempo i poveri. A meno che il governo o le altre nazioni non spendano comprando la nostra roba o il nostro lavoro. E qui sta la sorpresa. Ma la storia ha anche un lato scuro, terribile, purtroppo. Alla prossima. Baci.
http://www.paolobarnard.info/intervento ... php?id=234
E vabbè....delle lezioni economiche del buon Barnard se ne puo' fare a meno.
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cimmeno
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3380 Messaggio da cimmeno »

Husker_Du ha scritto:Restano comunque, volenti o nolenti, gli unici che l'europa la possono salvare davvero.
restano, a margine, i maggiori beneficiari dell'unione monetaria.hanno messo la camicia di forza di una moneta inutilmente forte a paesi che storicaente hanno sempre avuto monete deboli , quasi tutto l'aumento dell'export lo hanno avuto a scapito di italiani francesci e spagnoli , specie nel commercio interno alla UE.
donne italiane!
se sentite il bisogno di azioni concrete...

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nik978
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3381 Messaggio da nik978 »

federicoweb ha scritto:
super_super ha scritto:
federicoweb ha scritto:mi fa ridere la Germania e chi crede che voglia salvare la Grecia...

sapete che 10 banche tedesche hanno investito cifre spaventose in titoli greci...????

se salta la Grecia perdono tutto....
altro che le buone intenzioni mistificate di " salvare" la Grecia...

ma vaffanculo,,,,,,,
ma perchè credi che esistano stati "santi" che regalano soldi ad altri stati per salvarli senza ricevere nulla in cambio ? :roll:

No certo... e non capisco la tua risposta
mi sta sul cazzo che i tedeschi si presentino all' opinione pubblica come i salvatori dell' europa, in realta' solo per interessi propri
certamente non regalano nulla !!!
da "europeo" preferisci i cinesi?
:)

fidati che conviene tenersi buona la germania..quello che chiederanno in cambio sara' INFINITAMENTE inferiore di quello che potrebbero chiedere i cinesi.o anche se sara' sostanzioso, comunque restera' in europa e verr'a riequilibrato tra gli stati..(i cinesi vi lascerebbero in macerie..entrerebbero in ogni cosa facendovi credere di poterla gestire e poi vi porteranno via tutto.)
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.

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Capitanvideo
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3382 Messaggio da Capitanvideo »

E' l'ora della pulizia, anche se ormai e' troppo tardi.
Chi ha sbagliato deve pagare, come accade da sempre (a parte l'ultimo secolo, quello della moneta truffa e i salvataggi infiniti)
Bisogna ripulire il mercato dalle mele marce, dai truffatori, dai manager che guadagnano milioni e fanno miliardi di danni, dalla privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite.
Non si puo' sempre crescere, non si puo' basare l'economia su una crescita continua perche' altrimenti ti saltano tutti i parametri. Non si puo' prestare denaro a tasso ridicolo per decenni.
Così e' tutto falsato, aziende in piedi quando dovrebbero sparire, bolle ovunque, alimentate dal credito facile, incentivi del cazzo, tassazione al 60%, metà della spesa pubblica in stipendi a burocrati che lavorano per complicarti la vita. Forza default zioffà.

Vernon Smith: "Rischiamo la deriva giapponese"Il Nobel in Italia, ospite dell'IBL per l'ottava edizione del Seminario Mises

È l'uomo che ha maggiormente avvicinato la «scienza triste» a una scienza empirica classica: da mezzo secolo Vernon Smith conduce esperimenti pratici per dimostrare come funzionano i processi economici e i mercati. Classe 1927, il Nobel per l'economia è in Italia in questi giorni, ospite dell'istituto Bruno Leoni e dell'università di Torino. Rispetto a qualche anno fa si è tagliato i capelli lunghissimi ma sulle hawaiane e gli anelloni d'argento sembra irriducibile. Gli anelli rimandano in particolare alle tribù dei suoi avi, ai suoi antenati pellerossa. Sulla crisi Smith è pessimista: l'unico istituto che può gestire l'attuale situazione di incertezza, sostiene, «è la bancarotta».

Professore, paragonando l'attuale crisi a quella del '29 lei ha detto che in entrambi i casi non c'è un problema di liquidità ma di insolvenza. Che vuoi dire?
«Voglio dire che il governatore della Fed Bernanke conosce molto bene la Grande depressione e sa che scaturì da errori grossolani delle banche centrali che non diedero liquidità ai mercati. La prima cosa che ha fatto quando è stato sorpreso - dico: sorpreso! dopo sette trimestri consecutivi di calo delle spese per nuove case! - dal crollo dei mutui subprime, è stata iniettare liquidità nei mercati».

Non è bastato.
«Esatto. Quando sono crollati anche i derivati un anno dopo, nel settembre del 2008, ha capito finalmente che il problema era il rischio di insolvenza. E si è preso in carico 1,2-1,3 mila miliardi di asset sporchi dagli istituti di credito. Ma a distanza di tre anni è evidente che alcune di queste grandi banche come Bank of America sono di fatto in bancarotta».

E quindi? Che si può fare?
«Ad oggi la bancarotta è l'unico sistema che abbiamo per rimettere in ordine bilanci marci. Certo, siamo su terreno inesplorato».

Mica tanto. Lehman Brothers ci ha insegnato che si rischia il disastro.
«Certo lo spettro c'è, ma non è motivo per rimuovere la verità. Il problema è che a causa dei bilanci marci che non si sa bene dove siano nessuno si fida e c'è paralisi. Bisogna che vadano in bancarotta salvando i depositanti e limitando il danno agli investitori».

Anche lei vede il rischio di una «sindrome giapponese» in cui l'opacità sulla situazione nei bilanci delle banche blocca tutto?
«Esatto. E siamo anche nella situazione in cui i Paesi europei hanno gli stesi problemi delle banche. I loro debiti sono diventati troppo alti rispetto alla capacità di garantirsi entrate. E l'unico istituto che conosciamo per risolvere una situazione del genere è la bancarotta. Vale sia per la Grecia, sia per Bank of America».

E l'Italia?
«Il problema dell'Italia, come della Grecia, è: quanto può ripagare, realisticamente, del suo debito? Anche in questo caso bisogna fare ordine, bisogna pulire i bilanci. Certo, sia nel caso delle banche sia dei Paesi il problema è su scala troppo ampia».

Appunto: come si fa a far fallire tutti quelli che sono di fatto insolventi senza creare una catastrofe globale? La sfiorammo tre anni fa con una sola banca, Lehman.
«Arrivammo impreparati. Tra l'altro, con il mio collega Steven Gjerstad abbiamo sempre sostenuto che sarebbe arrivato il double dip. Non vedevamo proprio da dove potesse arrivare la ripresa, con quelle montagne di debiti e di bilanci marci».

C'è anche un principio di «moralizzazione» nella sua proposta?
«Direi di sì, se intendiamo il fatto che le banche possono imparare dall'esperienza e che possono cambiare i loro atteggiamenti. Non succederà se le perdoneremo sempre».

Può servire ricapitalizzarle?
«Per il futuro creare cuscinetti patrimoniali è importante. Adesso non basta per risolvere la crisi».

Da La Stampa, 6 ottobre 2011
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Giulio Tremonti
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3383 Messaggio da Giulio Tremonti »

La questione era se il fallimento delle banche fosse un rischio sistemico oppure no. Se non lo era allora le si potevano far fallire. Se lo era, per definizione, non si poteva, pena la fine del sistema dei pagamenti.
L'idea del salvataggio non era quello di fare delle regalie ai banchieri socializzando le perdite, ma di sottoscrivere quote del capitale delle banche in difficoltà per poi rivenderle tutte o una parte quando la ripresa sarebbe arrivata robusta.

L'operazione in sè non è peregrina, dato che è già stata fatta in Svezia negli anni '90 quando, anche lì per una crisi di natura mobiliare fallirono le banche una dietro l'altra (in uno stato socialdemocratico n.b.). Lo Stato ricapitalizzò le banche e l'operazione costò circa il sei-sette per cento del Pil svedese, più o meno quello che è costata agli Usa. Con la ripresa furono rivendute ai privati senza perdita.

Il problema stavolta è che la ripresa robusta pare non venire, almeno per ora.

Senza contare che alcune storture e incentivi perversi tipo conflitti di interessi tra controllore e controllato, managers e banchieri incapaci premiati per aver lucrato con il moral hazard, stock option, agenzie di rating che valutano coloro che le commissionano, burocrati salvati, non sono stati corretti e risolti. Un sistema poco regolato deve internalizzare le perdite, su questo c'è il consenso generale.
...mostrando la medaglia appuntata al bavero: "Il Duce m'ha fatto l'onore di darmi questo grande titolo. E io me ne fregio". (Ettore Petrolini)

[url=http://www.youtube.com/watch?v=b63FTD58nKU]Un posticino tutto speciale[/url]

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Re: [O.T.] Crisi economica

#3384 Messaggio da belnudo »

FATEVENE UNA RAGIONE

L’economia è una scienza sociale quindi alcune delle condizioni (regole e punteggi) le decidiamo noi.
Gli psicologi nella “teoria del lutto” ci descrivono diverse fasi:
negazione, rabbia, rassegnazione, accettazione.
Qualche mese fa eravamo nella negazione di massa, oggi siamo a cavallo tra rabbia e rassegnazione.
Se raggiungeremo la fase dell’accettazione sarà meglio (meno peggio) per tutti.
In questo autunno 2011 (per il 2012) siamo chiamati a scegliere velocemente tra:
* accettare volontariamente altre dure riforme fiscali strutturali (per tutti);
* subire forzatamente una prossima iper-inflazione e/o default (per tutti).
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3385 Messaggio da Alex Teflon »

Il default non sarebbe cosi' malvagio ne' terribile. Invece continuare a drogarci non porta da nessuna parte. Niente patrimoniali. Niente riforme sociali. Solo default.

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Re: [O.T.] Crisi economica

#3386 Messaggio da xxc »

Alex Teflon ha scritto:Il default non sarebbe cosi' malvagio ne' terribile. Invece continuare a drogarci non porta da nessuna parte. Niente patrimoniali. Niente riforme sociali. Solo default.
Infatti, bah i primi a non volere un default sono i tedeschi, sanno benissimo che se se l'Europa si sfaldasse gli stati meridionali uscirebbero dalla loro sfera d'influenza e stringerebbero nuove alleanze con i paesi emergenti, dio solo sa cosa hanno in mente i tedeschi, un quarto Reich? Una vendetta verso gli usa che bombardarono le città tedesche senza pietà durante la guerra? Mah... Sono teorie campate in aria secondo voi?

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Re: [O.T.] Crisi economica

#3387 Messaggio da Mr. G »

Mr. G ha scritto:Nonna, ti spiego la crisi economica. Parte 1
(Il Più Grande Crimine spiegato agli anziani, agli adolescenti e a persone del tutto digiune di economia)

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Nonna: Paolo, chi ci dà i soldi? Insomma, perché non ne abbiamo mai abbastanza? E poi adesso c’è anche la crisi e come si fa?

P. Per capire cosa sta succedendo, dobbiamo capire un paio di cose prima. Abbi pazienza. Allora: prendi una nazione e pensa a come è fatta. C’è un territorio con delle frontiere, e dentro ci sono solo due cose: il governo e tutta la sua roba, cioè le sue proprietà, aziende, uffici, scuole ospedali ecc.; e il resto dei cittadini privati, con le loro proprietà, le loro aziende, uffici, negozi ecc. e la gente che lavora. Quindi in una nazione c’è il settore governativo pubblico, e il settore dei cittadini privati. Non ce ne sono altri.

Ora immagina questi due settori come dei contenitori, proprio immagina due cassetti. Entrambi contengono ricchezze, cioè palazzi, terre, case, fabbriche, attività. Entrambi contengono denaro. Bene. Prendi il contenitore dei cittadini privati che è quello dove io e te e tutti quelli che conosciamo vivono. Pensa a cosa succede in esso quando qualcuno fa soldi.

Nonna: Qualcuno chi?

P. Può essere semplicemente un negoziante che ha venduto un paio di scarpe, oppure un dentista che ha curato un paziente, oppure un industriale che ha fatto successo coi suoi jeans. In quei casi tutto quello che è accaduto è che a) un cliente ha sborsato i soldi delle scarpe, b) un paziente ha sborsato i soldi per l’otturazione, c) molte persone hanno sborsato i soldi per quei jeans. Cioè, i soldi che vengono guadagnati sono sempre soldi che qualcun altro ha perduto (speso). Per forza. Anche gli stipendi degli operai della fabbrica di jeans sono alla fin fine soldi che qualcun altro ha sborsato (perduto), cioè i compratori dei jeans. Nel contenitore dei cittadini privati ogni soldo incassato corrisponde sempre a un soldo perduto (speso) da qualcuno, quindi la ricchezza in denaro che sta in quel contenitore gira sempre in tondo, passa dalle tasche di uno a quelle dell’altro, dall’altro a uno, sempre così. Anche quando un tizio come Barilla fa milioni, da dove vengono? Da tantissime tasche di cittadini che hanno speso i loro soldi per comprargli la pasta. Barilla ha + 10 milioni, noi consumatori abbiamo - 10 milioni.

Nonna: E bè, cosa c’è di nuovo?

P. Aspetta, scusa, ma non lo vedi? Se il denaro che sta nel nostro contenitore è sempre lo stesso che gira in tondo, passa dalle tasche di uno a quelle dell’altro, dall’altro a uno ecc., questo significa che noi cittadini privati con tutto quello che facciamo e produciamo non siamo in grado DA SOLI di aumentare la quantità dei soldi totali che girano nel nostro contenitore. Se, fa conto, abbiamo 1000 soldi, quelli sono e quelli rimangono. E allora come fa una nazione a diventare più ricca scusa? Se i 100 soldi che avevate voi nel 1950 rimanevano sempre quei 100, come facevate a fare gli aeroporti, gli ospedali, i milioni di case nuove, i vestiti per tutti i nuovi nati, e così via? Qualcuno che non eravate voi cittadini ve li ha dati...

Nonna: Sono aumentati gli stipendi, me lo ricordo, infatti mi ricordo che quando iniziai la sartoria si prendevano 5 mila lire, poi piano piano mi diedero 10 mila e poi mi ricordo le prime 100 mila. Quando ero ragazza le calze erano un lusso impossibile, poi arrivarono per tutte...

P. Esatto, i soldi aumentarono per tutti in Italia. Ma allora come fecero i cittadini privati a diventare TUTTI almeno un po’ più ricchi? Ricordati che “diventare più ricchi tutti” vuol dire che si incassano soldi senza che nessuno fra loro li debba prima perdere (spendere). Abbiamo detto che nel contenitore dei cittadini privati se aumentano i soldi di qualcuno è sempre perché qualcun altro li perduti (spesi). Allora? Allora la risposta, nonna, è semplice: ci vuole qualcuno che sta FUORI dal contenitore dei cittadini privati e che gli metta dentro dei soldi NUOVI. E chi c’è là fuori che può fare questo? Solo due tizi: il governo col suo contenitore e il suo denaro, e le altre nazioni col loro denaro. Se per esempio il governo decide di comprare qualcosa che si produce nel contenitore dei cittadini privati (scarpe, oppure anche le prestazioni di un medico), succede che i soldi del governo verranno versati nelle tasche del cittadino privato che produce quella cosa (o del medico) SENZA che nessun altro cittadino abbia contemporaneamente perso (speso) un solo centesimo. Se un Paese straniero compra un’altra cosa prodotta da un cittadino privato, o il lavoro di quel medico, accade la stessa cosa, cioè i soldi di quel Paese finiscono nelle tasche del cittadino privato o del medico SENZA che nessun altro cittadini abbia perso (speso) un solo centesimo. Ecco che la ricchezza in denaro nel contenitore dei cittadini privati AUMENTA AL NETTO.

Allora nonna, via a dire a quei fessi che vogliono eliminare il governo e che dicono che i privati ci faranno diventare tutti più ricchi: “Con gli stessi soldi che girano sempre in tondo si fa un fico secco!”. E anche un’altra cosa, nonna: dei due tizi che ci possono far avere soldi NUOVI, al NETTO, le nazioni straniere non sono affidabili. Perché magari quelli domani decidono che vanno a comprare i prodotti dei cittadini privati o il lavoro dei professionisti in altri Paesi, che magari gli costano di meno. E’ inutile: l’unico tizio che sta sempre lì e che può sempre comprare i nostri prodotti o i nostri servizi dandoci denaro nuovo al netto è il governo. Punto.

Nonna: Il governo? Ma se ci ruba solo? Altro che soldi nuovi…

P. Sta buona un attimo, non parlo di morale, ti dico cosa può succedere tecnicamente, se poi quelli non lo fanno è un’altra storia. Anzi, è importantissimo che tu capisca cosa può veramente fare un governo onesto, così poi possiamo pretendere che lo faccia. E il bello della storia è che un governo può versare soldi nuovi al netto nel nostro contenitore di cittadini quasi senza limiti, cioè ci può versare un bel mucchio di soldi quando vuole e come vuole. Può comprarci le auto che facciamo, le scarpe che produciamo, le pere, le mele, il pesce, può pagare i nostri medici, insegnanti, e spazzini, può pagare le imprese edili private così che ci facciano scuole, ponti, strade e ospedali, le case per chi non le ha, e può, nonna, sborsare tutti gli stipendi necessari a dar lavoro a tutti i disoccupati che abbiamo. Zero disoccupazione!

Nonna: Sì, e poi chi paga? Tu? Così sono capaci tutti. Compra, compra, spendi e spandi, poi alla fine ci dicono che abbiamo un debito che non si sa più come fare. Il governo non ha più un soldo…

P. Nonna cara, è proprio questo il punto, e tu non immagini neppure la sorpresa. Il fatto è che la storia del debito è una bugia grande come Giove. Non c’è nessun debito per noi, e il governo può veramente mettere tutti quei soldi nel nostro contenitore, senza grandi problemi. Non lo fa perché qualcuno non vuole, ma questo te lo racconto un altro pomeriggio. Per ora ricorda: senza il governo, o le nazioni straniere, nessuno di noi cittadini privati nel contenitore in cui viviamo può creare soldi nuovi al netto che finiscano nelle nostre tasche, quindi non possiamo divenire TUTTI un po' più ricchi (che significa che tutti incassiamo qualcosa SENZA che altri debbano spendere). Ripeto nonna: i soldi che chiunque di noi incassa, dall’operario al milionario, sono sempre gli stessi 1000 soldi che girano in tondo e che si spostano dalle tasche di qualcuno a quelle di qualcun altro, e infatti se aumentano i milionari aumentano allo stesso tempo i poveri. A meno che il governo o le altre nazioni non spendano comprando la nostra roba o il nostro lavoro. E qui sta la sorpresa. Ma la storia ha anche un lato scuro, terribile, purtroppo. Alla prossima. Baci.
http://www.paolobarnard.info/intervento ... php?id=234
Nonna, ti spiego la crisi economica. Parte 2
(Il Più Grande Crimine spiegato agli anziani, agli adolescenti e a persone del tutto digiune di economia)


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Nonna: Paolo, tu spieghi tante cose, ma insomma, mi dici perché c’è la crisi?

P. Nonna, io te la spiego, ma prima devi aver pazienza e capire delle cose. Poi ci arriviamo.

Nonna: Ci ho pensato a quello che mi hai detto l’altra volta, sai? Quando ti portavamo a Cesenatico da bambino stavamo in albergo in quattro dal primo al 20 agosto, e poi una settimana nella pensione in montagna col nonno. Oggi chi se lo può permettere fra la gente come noi? Il governo che ci dava i soldi, hai detto. Ma dove li prendeva?

P. Vero nonna, verissimo. Una cosa alla volta. Ti ricordi che ti ho detto che voi nel 1950, voi nel contenitore dei cittadini privati, avevate, fa conto, 100 soldi e che poi sono diventati molti di più? Ti ho detto anche che solo il governo e le nazioni straniere possono mettere soldi nuovi al netto nel contenitore dei cittadini, che se no si passano sempre gli stessi soldi fra di loro. Ok, infatti in quegli anni fu proprio un governo, il nostro, e una nazione straniera, l’America, che ci resero più ricchi. Il baby boom… i governi italiani degli anni ’50 e ’60 spesero la lira a frotte, poi c’erano gli americani che ci compravano le cose a frotte, e investivano da noi.

Nonna: Anche se c’erano i comunisti… lo diceva sempre il nonno “totta colpa dal sindaché”…

P. Bè, no. Guarda che i comunisti anche allora, sotto sotto, avevano rassicurato sia gli Agnelli che gli americani che il capitalismo era ok per loro, poi in piazza facevano i sovietici... vabbè, questa è un’altra storia. Come ho detto, furono proprio due contenitori esterni al contenitore di noi cittadini privati che ci diedero i soldi del baby boom, il governo e l’America. Intendo soprattutto loro, per essere semplice.

Nonna: Ma con che soldi? E dove sono oggi quei soldi, che siamo con sto debito pubblico che dicono tutti che è un disastro?

P. Giusto, con che soldi. L'America aveva i suoi e l'Italia pure. Ma dove li pescavano? Ecco come può usare i soldi uno Stato. Pensa a una cosa: pensa all’Italia di allora. Fatti questa domanda: chi dava le lire all’Italia? Qualcuno per caso arrivava da noi con delle navi cariche di lire? No. Le portavano dall’estero sui camion? No. Erano i tedeschi a fabbricare le lire? No. Eravamo noi italiani a farle in cantina? No. E allora chi le creava le lire?

Nonna: Lo Stato.

P. Sì, esatto. E da dove le prendeva? Sai da dove? Da nessuna parte, le stampava dal nulla o scriveva su dei pezzi di carta “questo titolo vale 1000 lire, firmato: lo Stato”. Così faceva l’Italia, ma guarda che ancora oggi l’America fa la stessa cosa, anche il Giappone, la Svezia, insomma tutti gli Stati che hanno una loro moneta se la inventano dal nulla, e in teoria senza limiti. Infatti può uno Stato esaurire l’inchiostro per la stampa? Può esaurire le proprie firme? No. Quindi in teoria uno Stato con propria moneta può inventarsene quanta ne vuole. Lo Stato in Italia aveva il suo amministratore, il Ministero del Tesoro, e la sua banca, la Banca Centrale che materialmente spostava i suoi soldi. E come spendeva lo Stato italiano? Cioè come metteva soldi nuovi al netto nel contenitore dei cittadini privati? Semplice. Fa conto che lo Stato decideva di fare una scuola. Chiamava un’impresa e gli diceva di farla. Pagava il dovuto sul conto corrente di quella impresa, che poi pagava gli stipendi agli operai. Cosa era successo? Lo Stato si era inventato, fa conto, 1 milione e lo aveva versato a un membro del contenitore dei cittadini privati, cioè quella impresa. Il contenitore andava a + 1 milione di soldi nuovi senza che nessuno al suo interno li avessi contemporaneamente persi (spesi). Soldi che poi si spargevano in giro (perché gli operai spendevano gli stipendi, o quell’azienda assumeva ecc.). Lo Stato scriveva – 1 milione sui libri contabili al Tesoro. Fine.

Nonna: Sì, ma poi alla fine a forza di spendere di qui e di là, con tutti sti meno, alla fine lo Stato non fa bancarotta?

P. No. E con chi la fa, scusa? Con se stesso? Uno fa bancarotta se deve dei soldi a qualcun altro che glieli ha dati. Ma lo Stato italiano li inventava dal nulla, li doveva a se stesso. Tu devi capire che per me e per te i soldi sono una cosa che ci dobbiamo procurare col lavoro, coi prestiti, insomma, i cittadini e le famiglie non possono spendere senza limiti, perché poi devono lavorare come negri o fare debiti che se non li ripaghi ti fanno un mazzo così. Ma lo Stato italiano quando spendeva non faceva altro che aggiungere numerini ad altri numeroni, e cosa gliene fregava se aumentavano sempre? A chi li doveva quei numerini/numeroni? A se stesso. Guarda che è così per tutti gli Stati che hanno una loro moneta. Infatti i conti di tutti gli Stati moderni sono numeroni con davanti un meno, e che aumentano sempre, da sempre. Gli Stati Uniti hanno un conto in rosso da 200 anni, e che è sempre più alto ogni anno, cioè ogni volta che spendono dollari. I soldi per lo Stato sono solo numeri, non soldi veri, e gli servono solo per darci da vivere, e ce ne potrebbe dare a sufficienza per farci stare bene tutti. Ecco da dove prendono i soldi gli Stati che hanno una loro moneta.

Nonna: Ma cosa mi dici? Ma allora sto debito pubblico? Dicono tutti che è la gente che lo deve poi ripagare, se no perché si chiama pubblico?! Io mi ricordo quando c’erano i Bot…

P. Ci sono ancora nonna…

Nonna: Sì, va bé, il governo non faceva altro che chiederci dei soldi in prestito con sti Bot, e noi glieli davamo, ma poi lo Stato ci doveva ridare dei soldi veri, altro che inventati, e con gli interessi! E se era come dici tu, perché venivano a chiederci i soldi a noi? Uno non va a elemosinare soldi dalla gente se ne ha quanti ne vuole. In televisione dicono che poi quel debito ce l’abbiamo come una palla al piede anche oggi. Tutta colpa di allora.

P. Ti spiego tutto. Il fatto che il debito dello Stato, che poi ripeto è solo un numerone con un meno davanti, si chiami “pubblico” è una truffa. Una colossale truffa inventata da gente potente che ha tutto l’interesse a tenerci in soggezione, e intendo dire tener sotto sia noi che lo Stato, poi ti spiego. Ma stiamo sul debitone italiano che tu dici che noi tutti abbiamo per colpa dei governi di allora. Il debito ‘pubblico’ interno, cioè quello che poi tu credi che noi cittadini dobbiamo ripagare allo Stato, si forma in due modi: 1) quando lo Stato spende per noi, cioè ci fa le scuole, le strade, quando paga gli stipendi e le pensioni ecc.; 2) e quando vende i titoli di Stato. Nel primo caso le cose stanno come abbiamo già detto: le aziende che ricevono il pagamento dello Stato per fare la scuola o per fare un ponte diventano più ricche; il cittadino che viene curato all’Usl riceve un servizio ma il medico prende uno stipendio, e ci guadagna; chi lavora riceve uno stipendio o una pensione, e ci vive ecc.. Insomma, il loro conto corrente va + ogni volta che lo Stato spende. Fine. Come fa questo a essere un debito dei cittadini o delle aziende? Nel secondo caso quando lo Stato vende un suo titolo cosa succede? Succede che chi lo compra vede i suoi soldi che si spostano da un conto corrente della banca sotto casa, che gli dava un interesse ridicolo, a un conto corrente speciale dove i suoi soldi prendono un interesse superiore. Cioè, quel compratore è più ricco. Punto. Dov’è il suo debito? Non c’è. La spesa dello Stato (spese + titoli) che usa la sua moneta, ricordati, non è mai il debito dei cittadini. E’ la ricchezza dei cittadini. Per forza, ricevono soldi nuovi al netto nel loro contenitore. Nonna, sei stanca?

Nonna: No, dimmi pure.

P. Allora ti dico una cosa un po’ difficile: in realtà sai cosa veramente succede quando uno compra un titolo di Stato? Fa conto che lo compra per 10.000, tutto quello che accade è che degli impiegati alla Banca Centrale premono dei tasti su dei computer che spostano i suoi 10.000 dal conto della sua banca, che sta registrato su quei computer, al conto speciale dei titoli di Stato, che sta sempre su quei computer. Tutto qui. Nonna, sono solo numeri che si spostano, non soldi veri che passano di mano.

Nonna: Sìì! Ma quando tuo nonno comprava i Bot, lo Stato glieli doveva o no quei soldi? C’aveva o no un debito con tuo nonno?

P. Sì, glieli doveva, ma non aveva nessun debito. Perché quando glieli doveva ridare, sai cosa faceva lo Stato? Diceva allo stesso impiegato di pigiare i tasti di quel computer alla rovescia, cioè le lire del nonno tornavano indietro dal conto speciale dei titoli di Stato al conto del nonno alla sua banca. Fine. Gli interessi da dare al nonno? Facile, fa conto che fossero 150 lire: lo Stato si inventava un altro gruzzoletto da 150 lire e lo accreditava sul conto del nonno. Oppure, semplifico, scriveva su un altro pezzo di carta “questo titolo di Stato vale 150 lire”, trovava un altro italiano che se lo comprava e le 150 lire di questo italiano venivano spostate dal solito impiegato alla Banca Centrale dal suo conto in banca a quello del nonno. Ecco pagati gli interessi. E così via in una catena che si rinnova sempre. Lo Stato onora il tuo titolo con i soldi di un altro, e il titolo di questo con i soldi di un altro ancora, all’infinito.

Nonna: Ma no, scusa, è vero o non è vero che lo Stato nel frattempo se li spendeva i soldi che gli avevamo dato? E allora col cavolo che bastava pigiare dei tasti da qui a là, i soldi erano stati spesi!

P. No! Assolutamente no. Impossibile. Non aveva senso. Scusa: io Stato, che posso inventarmi i soldi quando mi pare, devo fare tutto un casino della malora con sti titoli per venire a chiedere a te dei soldi che mi posso inventare quando voglio? Ascolta quanto sarebbe stato assurdo: io Stato spendo inventandomi le lire, poi vengo da te e te le chiedo indietro col titolo di Stato, e poi ancora te le ridò spendendo di nuovo… Ma che senso ha? Infatti non succedeva mai. Guarda nonna, non te l’hanno mai detto, ma quando lo Stato italiano emetteva i titoli, lo faceva apposta e solo per scelta volontaria (più altri motivi molto tecnici). Mai per trovare denaro da spendere.

Nonna: Ah! E le tasse allora? Non è con le tasse che poi ci toccava di ripagare il debito pubblico? Sai quante tasse abbiamo pagato io e tuo nonno?

P. No! Le tasse non sono mai servite a ripagare alcunché. Nonna! Ti ho detto che il debito dello Stato NON è pubblico, non insistere, non lo ripagavate con le tasse, non lo ripagavamo noi, e neppure lo Stato. Le tasse te le spiego fra un bel po’. Una cosa alla volta.

Nonna: Sarà. Mah, è come se mi dicessi che lo zucchero è sempre stato salato, ma ti credo, tu hai studiato.

P. Sì, ho studiato molto. Nonna, ci hanno sempre raccontato queste cose al contrario, e il perché è una cosa molto seria, lo capirai fra qualche giorno. Ora stiamo su come spendeva l’Italia, sul fatto che il debito pubblico è stata un’invenzione, e che in realtà è un debito finto per lo Stato ma è ricchezza vera per i cittadini privati.

Nonna: Ma perché dici sempre tutto al passato? La lira, era, facevano, i Bot del nonno…

P. Anche questo te lo spiego più avanti, ed è una storia criminale, credimi, proprio quella che poi ti farà capire cos’è veramente questa crisi economica. Ci arriviamo. Ora cerca di ricordarti come funzionava la spesa dello Stato italiano che aveva una sua moneta, la lira.

Nonna: Oggi ha l’euro.. e cosa cambia?

P. Nonna, stai buona! Porta pazienza. Capirai tutto. Vado ora. Baci.

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nik978
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3388 Messaggio da nik978 »

tutto quello che accade qua interessa anche il mondo oramai..i grassetto la grossa differenza (imho) tra una democrazia e uno stato "dirigista"...

Wenzhou. Un'analisi della crisi
Hu Shuli* | 24-10-2011 - 06:07:27
La crisi di Wenzhou ha radici nella ritardata liberalizzazione economica. E rischia di allargarsi e di far precipitare l'intera Cina in recessione economica. L'analisi di Hu Shuli.
La recente notizia che decine di imprenditori di Wenzhou sono fuggiti o sono andati a nascondersi dopo che il loro business è fallito per mancanza di credito è un allarme di cui tenere conto. Il premier Wen Jiabao ha visitato la città, per tanto tempo culla di imprese private e il 12 ottobre ha presieduto una riunione del Consiglio di Stato sullo sviluppo di politiche di finanziamento più appropriate e altre misure di sgravio per le piccole e medie imprese.

La provincia dello Zhejiang ha anche introdotto recentemente iniziative per migliorare i servizi finanziari, regolare il prestito privato e sostenere lo sviluppo delle Pmi (piccole e medie imprese). Le aspettative ormai sono molto elevate. Il governo finora ha agito rapidamente per affrontare i problemi immediati, ma la radice del malessere resta. Mentre la crisi di Wenzhou è sembrata colpire senza preavviso, in realtà rappresenta il risultato di una delle tante contraddizioni dell’economia cinese.

In breve, la crisi Wenzhou è un avvertimento alla Cina su un problema più ampio e l’incubo di una grave recessione economica. Le misure adottate per affrontare questa tempesta particolare dovrebbero applicarsi a tutto il paese. Abbiamo un disperato bisogno di un paniere di riforme per risolvere radicalmente il problema, spegnere incendi non è una soluzione a lungo termine. L’importanza del modello economico di Wenzhou, ne fa un esempio di altri problemi che potrebbero arrivare. Dopo la riforma e l’apertura in Cina si sono sviluppati due modelli principali di sviluppo economico: il modello di Jiangsu e il modello di Wenzhou.

Il modello di Wenzhou è puramente basato sull’imprenditoria privata “guidata”. Imprenditori locali hanno intrapreso l’esperienza di industrie familiari, concentrandosi sui prodotti di consumo, per lo più di necessità quotidiana, per costruire un modello di “piccoli prodotti per grandi mercati”. Il libero flusso del capitale, del lavoro e la tecnologia ha reso il modello di gran lunga superiore a quello del Jiangsu. Anche per questo Wenzhou è diventato un esempio.

Ma la recente ondata di fallimenti ha reso noto il tallone d’Achille del modello di Wenzhou. La tempesta è iniziata quando le nuove politiche bancarie nazionali - volte a raffreddare il mercato immobiliare - hanno creato un'improvvisa mancanza di credito. Il settore privato di Wenzhou, cui da tempo mancava il sostegno delle istituzioni finanziarie di proprietà statale, ha dovuto ricorrere a finanziamenti privati. I risultati sono stati estremamente gravi per gli elevati costi di finanziamento e il rischio.

L'impresa a Wenzhou è prevalentemente impegnata nel settore manifatturiero, con un'attenzione particolare sull'imitazione piuttosto che l’innovazione, ed è competitiva. E l’innovazione non si ottiene se non si ha credito.Gli imprenditori della città sono da tempo consapevoli di questi problemi, ma con scarso accesso ai capitali affidabili è diventato difficile trovare una via d’uscita. Da quando è esplosa la crisi finanziaria globale, le prospettive sono tristi per gli esportatori cinesi. Questo a sua volta ha spinto gli imprenditori a rivolgersi a speculazioni ad alto rendimento, ma rischiose. Così Wenzhou è stato il primo modello a cadere. In modo spettacolare.

Ovviamente, tali problemi sistemici non sono limitati a Wenzhou, e rappresentano una sfida al programma di riforme in Cina. Nonostante le direttive del Consiglio di Stato per lo sviluppo dell’iniziativa privata e gli investimenti, l’attuazione di questi cambiamenti è stata lenta e generalmente inefficace. Gli sforzi per promuovere e regolamentare i finanziamenti privati ​​hanno incontrato un destino simile.

Negli ultimi anni, i cambiamenti demografici, l’aumento dei costi del lavoro e una maggiore trasformazione industriale hanno eroso i margini dei produttori. La fiducia delle imprese è precipitata. Se continua così, la produzione industriale della Cina soffrirà, e il suo tentativo di trasformare il suo modello economico dalla fabbrica al mondo ad un mercato interno forte non riuscirà. La crisi di Wenzhou è conseguenza della ritardata liberalizzazione economica.

La direzione della riforma è chiara: il settore privato dell’economia dovrebbe ricevere un trattamento equo e i servizi di finanziamento privati dovrebbero avere lo status giuridico per proteggere i beni privati. Solo la volontà politica dei leader determineranno se le riforme avranno successo o meno. Lo spirito imprenditoriale di Wenzhou sopravviverà, ma deve cambiare con i tempi. Ciò richiede un ambiente istituzionale. A Wenzhou dovrebbe essere dato il pieno supporto nella ricerca di una soluzione.

* Hu Shuli è una giornalista nata a Pechino nel 1953. Ha lavorato per Worker’s Daily e per China Business Times. Ha fondato e diretto la rivista Caijing che ha lasciato nel 2009 assieme a 140 colleghi. Era "la donna più temuta della Cina" per le inchieste che Caijing portava avanti sotto la sua direzione. Ora è direttrice del gruppo editoriale Caixin Media e del settimanale Century Weekly. Quest'articolo è apparso il 20 ottobre 2011 sul South China Mornig Post.


http://www.china-files.com/it/link/1205 ... ella-crisi
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.

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Re: [O.T.] Crisi economica

#3389 Messaggio da xxc »

ieri notte ho fatto un sogno, c'erano dei tirannosauri che... che lottavano tra loro ferocemente e sbranavano ogni cosa ed era così realistico... poi è successo qualcosa e ed ho visto una luce fortissima e mi sono svegliato

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cimmeno
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Re: [O.T.] Crisi economica

#3390 Messaggio da cimmeno »

xxc ha scritto:ieri notte ho fatto un sogno, c'erano dei tirannosauri che... che lottavano tra loro ferocemente e sbranavano ogni cosa ed era così realistico... poi è successo qualcosa e ed ho visto una luce fortissima e mi sono svegliato
brutta cosa l'impepata di cozze alla sera.....
donne italiane!
se sentite il bisogno di azioni concrete...

FATE POMPINI!!!!

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