[O.T.] Donald Trump

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OSCAR VENEZIA
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Re: [O.T.] Donald Trump

#3226 Messaggio da OSCAR VENEZIA »

Ma siamo sicuri che l’America può darci lezioni di democrazia e libertà ?
Di democrazia a noi Italiani forse dato che abbiamo questo sistema disgraziato dove va al governo chi perde le elezioni.Ma non li definirei faro di democrazia e libertà.
E come mai tutti quelli di sinistra che esaltano il Kennedismo e l ‘Obamanismo se gli parli di elezione diretta e presidenzialismo hanno pronti gli slogan sull’uomo solo al comando e sul fascismo. Sia Kennedy che Obama ( ammesso che siano stati personaggi validi ) con un sistema come il nostro sarebbero rimasti incompiuti alla Renzi. La risposta e’ che vanno a sensazioni superficiali,ragionano per immagini e slogan consolidati.

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Drogato_ di_porno
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Re: [O.T.] Donald Trump

#3227 Messaggio da Drogato_ di_porno »

L'esaltazione, l'agiografia e la trasfigurazione mistica del liBBBeralismo aMMMericano, celebrato con lo zelo, il fanatismo e l'entusiasmo dei neofiti, è trasversale in un paese provinciale come il nostro.

Ondeggia a seconda dei presidenti uscenti. Si comincia con Clinton e Prodi-D'Alema nella seconda metà degli anni '90 (Guerra in Kosovo).

Con la vittoria di Bush Jr. nel 2000, è la volta di Berlusconi e dello "yuppismo" pseudo-reaganiano a lui associato, dei Giuliano Ferrara, Baget Bozzo, Antonio Socci, Massimo Teodori, Capezzone, Anselma Dall'Olio, Sallusti e Mario Giordano, che inneggiavano alla guerra in Iraq del 2003. Nel 2004 Berlusconi (il lecchino di Bush) andò a parlare al Congresso americano dicendo che il mondo non sarebbe mai stato in pace finchè non fosse diventato "un'unica grande America".

Dopo la crisi finanziaria del 2008 e l'avvento degli 8 anni di Obama il mito americano "Neocon" si è un po' raffreddato nella galassia berlusconiana dando fiato - sul versante opposto - al Renzi POP-DEM, ai Veltroni, ai Napolitano, alle Bonino e alle "primavere arabe", sfociate nella guerra a Gheddafi e nella quasi guerra ad Assad.

La vittoria di Trump e l'avvento del populismo in Europa ha sparigliato le carte, perchè Berlusconi non si è mai riconosciuto in Trump, essendo rimasto fedele al vecchio partito Repubblicano (il GOP). In Italia a schierarsi con Trump sono stati Salvini e Meloni, ed inizialmente Grillo.

Noi italiani proiettiamo sull'America quella divisione concettuale (destra vs sinistra, progressismo-globalismo-mondialismo vs sovranismo) che applichiamo in Italia. Tutti a favore o sfavore delle guerre americane a seconda di chi le fa.

Ecco quindi che i fanatici del liberal-liberismo (qualunque cosa significhi questa aberrante, allucinante, rozza espressione) da un lato magnificano le sorti dell'America, dall'altro considerano - alternativamente - i Proud Boys o i Black Lives Matter come bande di criminali del tutto estranee allo spirito americano, quasi che esistesse un'America vera e una falsa. Ciascuno ha la "sua" America, che è più autentica dell'America altrui.

Ma se gli USA rappresentano il vertice della Storia Universale e l'apogeo dell'Evoluzione Umana, com'è possibile che abbiano partorito i Proud Boys o i Blak Lives Matter?
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dostum
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Re: [O.T.] Donald Trump

#3228 Messaggio da dostum »

Ascoltato in un talk show su La 7 dedicato all’assalto a Capitol Hill: l’ineffabile Veltroni rilancia il detto (del cui copyright non ricordo in questo momento il detentore) secondo cui l’assalto al Parlamento di Washington starebbe al populismo come la caduta del Muro di Berlino sta al comunismo, nel senso che entrambi gli eventi segnerebbero il culmine di una parabola, inaugurandone al tempo stesso l’inevitabile curva discendente. Dopo l’articolo di Aldo Cazzullo, che qualche giorno fa si è avventurato a celebrare l’inizio di una fase di “normalizzazione”, questo è un secondo esempio degli sforzi con cui le élite occidentali si impegnano a sostituire le loro speranze alla realtà.

Che il primo populismo (sia nelle varianti di destra che in quelle di sinistra) stesse esaurendo la sua spinta propulsiva era chiaro a chiunque dotato di un minimo di capacità analitica. A sinistra, movimenti come Podemos, France Insoumise, l’M5S (benché in quest’ultimo caso sinistra suoni come una parola grossa) e le ali di sinistra del Labour inglese e dei Dem americani, si sono lasciati irretire dalle sirene liberali, accogliendone l’invito a fare fronte comune contro il pericolo “fascista” (scambiare i populismi di destra con il fascismo storico è stato possibile perché la cultura delle sinistre è succube del pensiero di autori come Foucault, Deleuze e Guattari, i quali hanno de storicizzato il fascismo, derubricandolo a categoria psico-antropologica), perdendo autonomia e capacità egemonica.

A destra, i trumpismi di ogni tipo hanno a loro volta esaurito la propria funzione di falsa alternativa alle politiche neoliberiste dopo essere andate al governo, dove hanno dimostrato la loro incapacità di fare meglio (e facendo se possibile peggio) delle élite tradizionali, e perdendo così l’effimera egemonia che si erano conquistate grazie all’inettitudine delle sinistre.

Questo vuol dire che le contraddizioni che hanno generato il primo populismo sono superate o in via di superamento? Assolutamente no. La crisi pandemica, che si è sovrapposta ai postumi della crisi del 2008, sta generando condizioni ancora più drammatiche per le classi subalterne del mondo intero (escluse quelle della Cina, che ha agevolmente assorbito l’impatto dell’epidemia, e quelle di altri Paesi non occidentali, che ne sono stati meno colpiti): la miseria e i livelli di ineguaglianza aumentano a ritmi vertiginosi, assieme alla rabbia per il disastro dei sistemi sanitari e scolastici e , in generale, di tutti i servizi pubblici, falcidiati da decenni di tagli e privatizzazioni. Le élite tradizionali di centro, destra e sinistra possono (e soprattutto vogliono) offrire soluzioni radicali a queste sfide? La risposta è ancora: assolutamente no. Non possono perché la crisi ha eroso drammaticamente i loro margini di manovra in materia di politica economica. Non vogliono perché, per riuscirci, dovrebbero compiere scelte (nazionalizzazioni, colossali investimenti pubblici in deficit, politiche espansive sul piano salariale e occupazionale, ecc.) tali da mettere in discussione tutti i vantaggi accumulati in decenni di “guerra di classe dall’alto”. Quindi, nella misura in cui ritengono di non correre più il pericolo di perdere il controllo, si limiteranno a tornare a gestire l’esistente: business as usual.

Purtroppo per loro (e per noi) questa fiducia è illusoria. L’assalto al tempio della “democrazia” Usa è solo l’ultimo di una serie di eventi (basti pensare all’assedio dei gilet gialli alla capitale francese, interrotto solo dalla crisi pandemica, o alle guerre commerciali e diplomatiche che segnalano il ritorno della guerra di tutti contro tutti che caratterizza le nuove relazioni fra grandi e medie potenze) che certificano come la crisi del sistema capitalistico fondato su globalizzazione, finanziarizzazione ed economia del debito stia ormai investendo anche le stesse istituzioni liberal democratiche, palesemente incapaci di ottenere l’indispensabile consenso e legittimazione popolari. Gramsci avrebbe detto che siamo in una situazione in cui le élite dominanti, non più in grado di esercitare egemonia, devono accontentarsi di esercitare il dominio. In passato ciò ha voluto dire ricorrere al fascismo. Oggi è stato il populismo di destra a svolgere la funzione di deterrente e ruota di scorta, ma il suo fallimento riduce ulteriormente i margini di manovra delle élite (costrette a reggersi quasi esclusivamente sui servigi delle “sinistre” convertite al liberalismo). E Lenin avrebbe detto che siamo in una situazione “oggettivamente” rivoluzionaria, aggiungendo tuttavia che mancano soggetti politici capaci di trarne profitto (per questo poco sopra scrivevo purtroppo anche per noi e non solo per loro, perché queste sono situazioni in cui l’assenza di vie di uscita può generare catastrofi).

Ma torniamo ai fatti di Washington. Parto da due aspetti che l’amico Andrea Zhok ha messo in luce in altrettanti post sul suo profilo Facebook https://www.facebook.com/andrea.zhok.5 :

1) la violenza quale fattore strutturale della politica americana;

2) il cieco atteggiamento delle élite democratiche benpensanti di fronte al popolo sporco, brutto e cattivo.

La “novità” dell’invasione di Capitol Hill è puramente mediatico-spettacolare perché di simili eventi è punteggiata l’intera storia americana. Una storia che si potrebbe descrivere come una lunga, ininterrotta guerra civile che, per motivi antropologico-culturali e storico-geografici (la giovane età in quanto nazione, le dimensioni subcontinentali, la disponibilità illimitata di terra e risorse strappate ai nativi nella fase iniziale, la popolazione cresciuta per successive ondate migratorie da tutti gli altri continenti e appesantita dall’onta dello schiavismo e del successivo apartheid, ecc.) non ha assunto la forma della lotta di classe come in Europa, bensì quella di una selvaggia guerra per bande (fra mafie etniche, fra boss locali e nazionali, fra lobby industriali e finanziarie, fra categorie professionali, fra corpi di polizia statali e federali, ecc.). Il film Gang of New York di Scorsese è forse il quadro più fedele di come funziona una “democrazia” che, quando il conflitto supera certe soglie, non esita a ricorrere all’assassinio politico (dai fratelli Kennedy a Malcolm X).

Quanto al secondo punto mi limito a citare quanto scrive Zhok perché non saprei dire meglio: <<Che di volta in volta l'elezione di qualche bruto sgrammaticato non rappresenti una soluzione, e finisca nel fango, non costituisce proprio nessuna consolazione (salvo che per i quaquaraquà dell'informazione di regime). Perché i bruti sgrammaticati e le plebi senza speranza, le famiglie disfunzionali e i patetici terrapiattisti, i seguaci di sette improbabili e di milizie terroristiche tutti questi sono coltivati accuratamente da quel sistema che sorride impomatato a sessantaquattro denti da programmi politicamente corretti, dal sistema che mette in piedi riti elettorali dove si sceglie tra i soliti inutili noti, dal sistema che esiste solo per autoperpetuare il potere del denaro e dei suoi cultori. Se il "popolo fa schifo", cari i miei "democratici", questo non è una ragione per compiacersi della propria benpensante superiorità, ma è il segno di un fallimento epocale, il vostro>>.

Aggiungo solo che è illusorio pensare che la sconfitta di Trump e il “ritorno all’ordine” dopo questa effervescenza preludano a una svolta radicale nelle politiche del regime. Non concedendo nulla alla sinistra di Sanders e Ocasio-Cortez, Biden ha già fatto capire che non intende mettere in questione le politiche economiche che favoriscono il grande capitale finanziario, né pensa di concedere alcunché in termini di riforma sanitaria, accesso gratuito ai livelli di istruzione superiore, ecc. Continuerà certo a parlare il gergo politically correct per grattare la pancia a femministe e Lgbt, quanto ai neri: tutti hanno giustamente osservato che, se a manifestare fossero stati i militanti di Black Lives Matter, la polizia avrebbe ucciso decine di persone, mentre tutti abbiamo visto i poliziotti compiacenti che toglievano le transenne per agevolare l’accesso al palazzo agli esagitati trumpiani. Ma credete che le cose cambieranno, che le decine di migliaia di poliziotti razzisti e di estrema destra che formano le “forze dell’ordine” americane saranno licenziati o indotti a smettere di uccidere i neri?

E allora? Il nodo centrale resta (non solo per gli Stati Uniti ma per l’intero Occidente) quello della rappresentanza. La democrazia liberale fallisce perché non è più in grado di garantire rappresentanza politica agli interessi e ai bisogni della sterminata massa di perdenti, esclusi ed emarginati, proletari, sottoproletari, disoccupati e sotto occupati, indebitati, immiseriti, generati da quarant’anni di regime neoliberista e ai quali la pandemia sta dando il colpo di grazia. Non è quindi improbabile che morto un Trump se ne faccia un altro, che il suo popolo cerchi e trovi rappresentanza in qualche tipo di scissione di un Partito Repubblicano in ginocchio.

E la sinistra, o quel che ne resta? Se resterà impigliata nell’alleanza con i liberali “progressisti” in posizione subalterna, non ha futuro. Già ha visto fallire lo sforzo di Sanders (come dei vari Iglesias, Corbyn e Mélenchon) di costruire un blocco sociale che rinsaldasse le masse proletarizzate ai ceti medi riflessivi (e hanno fallito perché, con l’alleanza di cui sopra, hanno perso presa sulle masse proletarizzate restando con i soli ceti medi “riflessivi”).

L’unica via di uscita sarebbe rompere con i Dem e fondare un nuovo partito (sarebbe bello assistere a una competizione elettorale a quattro che sconvolgerebbe il dispositivo bipartitico made in Usa – che non a caso piace anche ai liberali nostrani – studiato su misura per negare rappresentanza politica agli ultimi) con l'obiettivo di contendere alla destra l’egemonia sulle spinte sociali antisistema. Se non avrà il coraggio di farlo, non solo non riuscirà a cambiare le cose, ma rischia di fare la stessa fine della II Internazionale che fu complice della I Guerra Mondiale. Già perché, se la guerra civile permanente in America dovesse inasprirsi ulteriormente, l’unica via di uscita sarebbe puntare il dito (e il fucile) su un nemico esterno (del resto sta già facendo da tempo, orchestrando una violenta campagna anticinese che Biden pare deciso a condurre ancora più decisamente di Trump). E le “sinistre” occidentali non sembrano lontane dall’aderire a questo richiamo alle armi, come denuncia un preoccupato articolo del Qiao Collective https://www.qiaocollective.com/en/artic ... VKR1Ic5qhE .

Chiudo segnalando, in tema di venti di guerra, un boxino non firmato del Corriere dell’8 gennaio, dedicato alle reazioni internazionali. Già il titolo dice tutto: “La condanna di Merkel e il silenzio del nemico Xi”, ma nel testo troviamo di peggio: <<Il suo (di Xi Jinping) ministro degli esteri osa parlare di doppio standard della comunità internazionale che sostiene i manifestanti di Hong Kong>>. Qui a osare è piuttosto l’anonimo redattore che ha partorito questa buffonata, ove si consideri che l’intera informazione occidentale sulla Cina è vergognosamente ispirata al principio del doppio standard: da ex docente di sociologia della comunicazione mi piacerebbe condurre una piccola ricerca confrontando gli spazi che vengono dedicati alle “malefatte” del regime di Pechino (o dei regimi venezuelano, cubano, nordcoreano, ecc.) con quelli riservati alle magagne dei regimi liberal democratici.
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Re: [O.T.] Donald Trump

#3229 Messaggio da Drogato_ di_porno »

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Re: [O.T.] Donald Trump

#3230 Messaggio da Drogato_ di_porno »

su questo sono d'accordo (La Rivoluzione Digitale ha superato tutte le rivoluzioni politiche del passato)
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in effetti se si censura Trump non si può non censurare anche post come questi
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4 ragazzini californiani gestiscono la comunicazione globale
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Ultima modifica di Drogato_ di_porno il 10/01/2021, 2:30, modificato 1 volta in totale.
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Re: [O.T.] Donald Trump

#3231 Messaggio da Drogato_ di_porno »

La Meloni dice di non essersi mai definita trumpiana

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Re: [O.T.] Donald Trump

#3232 Messaggio da Drogato_ di_porno »

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Re: [O.T.] Donald Trump

#3233 Messaggio da dostum »

tetsuya31 ha scritto:
08/01/2021, 10:08



Tutto giusto, davvero.
Ma la domanda che ti avevo fatto era un'altra e cioè se c'e un modello alternativo a queste "democrazie" e se si in quale paese è applicato con successo..
Cominciamo a vedere COSA VA EVITATO ecco il progetto di finanziare balordaggini coi soldi altrui è semplicemente criminale

Il dramma dell'America rimane sotto gli occhi di tutti: da una parte è deprivata dell'industria, si ingozza di merci importate, compete in agricoltura con i Paesi più poveri del mondo, accumula debiti immensi verso il resto del mondo; dall'altra, un pugno di multinazionali svettano con quotazioni stellari e distribuiscono sontuosi dividendi.



Lo sappiamo bene cosa cerca l'establishment americano: dopo aver delocalizzato le industrie in Cina, lucrando sui bassi costi del lavoro e su una regolamentazione accondiscendente ed imboscando giganteschi profitti con triangolazioni incontrollabili, ora mira al colpo gobbo: mettere le mani sul risparmio cinese. Tra assicurazioni sanitarie, fondi pensioni, gestioni patrimoniali e banche di investimento vuole scassinare il caveau per ripianare i giganteschi debiti americani.

Nessuno può sapere che cosa accadrà, perché a Pechino sanno bene quanto il sistema finanziario cinese sia estremamente complesso e delicato.

Nel frattempo, gli squilibri commerciali americani si aggraveranno e la crisi sociale negli Usa potrebbe diventare ingestibile. Joe Biden non ha assolutamente niente in testa per aiutare Main Street, per l'americano medio. Pensa al Big Business ed a Wall Street: quella è l'America che deve rimanere grande, ad ogni costo.
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Re: [O.T.] Donald Trump

#3234 Messaggio da Drogato_ di_porno »

Trump ha fatto la stessa cosa dos: ha gonfiato la bolla di wall street e non ha affatto riequilibrato la bilancia commerciale americana

Trump ha infarcito di balle la testa dei suoi supporters
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Re: [O.T.] Donald Trump

#3235 Messaggio da dostum »

Drogato_ di_porno ha scritto:
10/01/2021, 2:42
Trump ha fatto la stessa cosa dos: ha gonfiato la bolla di wall street e non ha affatto riequilibrato la bilancia commerciale americana

Trump ha infarcito di balle la testa dei suoi supporters

Bidone sarà peggio

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/0 ... k/6058964/
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Re: [O.T.] Donald Trump

#3236 Messaggio da Drogato_ di_porno »

Twitter 'banna' Trump ma non i regimi
Si apre il dibattito, vengono tollerati i tweet 'incendiari' o falsi di dittatori e leader estremisti


https://www.agi.it/estero/news/2021-01- ... -10964499/
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Re: [O.T.] Donald Trump

#3237 Messaggio da OSCAR VENEZIA »

Questa vicenda grottesca dell’invasione del “ Palazzo usa” da parte delle tribù’ trumpiane che sembra uscita da un film di Altman e’ subito stata strumentalizzata da noi creando la classica passerella di politici che usano il fatto per rilanciare e confermare le loro parole d’ordine ed i vecchi slogan triti e ritriti dietro i quali si raccoglie
l’establishment italiano, evitando accuratamente l’approfondimento ed alimentando il solito dibattito ad uso interno, sommamente superficiale ed ipocrita.



La domanda piu’ semplice e’ la piu’ intelligente. Cosa facciamo noi se e quando gli USA implodono sotto le loro contraddizioni ?


Forse non è arrivato ancora il momento, ma a casa mia solo gli stupidi si pongono unicamente questioni a breve termine
In che mani finiamo ? Visto il rifiuto a costruirci un arsenale nucleare a difesa della nostra indipendenza.
Dovremo cercarci un altro protettore ? Le bottane si cercano un protettore !
Gli USA non sono ancora collassati ma noi siamo gia’ in una situazione in cui essere “ protetti” da Washington crea piu’ obbligo che benefici.

E quale sarebbe l’eventuale sostituto se gli Usa vanno a puttane ? La UE ??
Ha un arsenale nucleare la UE ?

Ricordo che durante la guerra fredda si pensava che quell’assetto geopolitico fosse eterno poi si è sbriciolato rapidamente.

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Re: [O.T.] Donald Trump

#3238 Messaggio da GeishaBalls »

La UE non ha ancora un esercito comune, gli Stati nazionali non hanno ancora deciso di andare in questo senso. Qualcuno come me pensa che dovremmo andare verso “più Europa” e qualcuno obietta alla UE di non essere abbastanza forte e lotta per non dargli ulteriore poteri, tra i quali esercito comune. Come dire “non voglio una Europa forte così posso contestare che sia debole” e mantenere potere, poltrone a livello locale per un altro po’, del futuro strategico chi se ne frega.

L’esempio di quanto sono strumentalizzabili frange della popolazione dovrebbe molto preoccuparci per il futuro delle democrazie, altroché.

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Re: [O.T.] Donald Trump

#3239 Messaggio da gaston »

Per chiarire è verosimile che stiamo assistendo al declino dell'impero americano, declino che durerà però molte decine di anni.il potere relativo che gli Usa detengono è ancora enorme.le grandi storie non finiscono all'improvviso, si spengono lentamente

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Magath
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Re: [O.T.] Donald Trump

#3240 Messaggio da Magath »

oaks ha scritto:
09/01/2021, 20:37
Detesto Trump. Questa è la premessa.
Ma che twitter, instagram e Facebook ovvero i più grandi media in mano a società private zittiscano il presidente della più grande democrazia mondiale (facciamo finta che sia così) e una cosa di una gravità inaudita che sta passando quando va bene sotto silenzio se non addirittura apprezzata dall'opinione pubblica. Che nessuno dica niente di questo vulnus alla libertà di espressione è davvero scandaloso. Trump è un merdone che ci sta sul cazzo. Cosa diremmo se zittissero il leader della nostra fazione politica?
Se parliamo di censura, allora no, per me non ci siamo. Nessuno silenzia Trump, nessuno impedisce a lui di aprirsi domattina un blog, o di comunicare tramite un sito web, così come farsi intervistare da giornali e tv etc. (Ci sarebbe la fila fuori dalla porta per intervistarlo, una sua dichiarazione avrebbe risonanza mondiale). La censura è altra cosa:
  • Annuncio di pubblico servizio: il diritto alla libertà di parola significa che il governo non ti può arrestare per quello che dici. Non significa che chiunque altro debba ascoltare le tue stronzate o ospitarti mentre le condividi.

    Il primo emendamento [della Costituzione USA, che sancisce la libertà di parola] non ti protegge dalle critiche o dalle conseguenze.

    Se ti urlano contro, se ti boicottano, se cancellano il tuo programma, o se vieni bandito da una comunità su Internet, i tuoi diritti di libertà di parola non stanno subendo una violazione.

    Semplicemente, la gente che ti ascolta pensa che tu sia uno stronzo, e ti sta mettendo alla porta.
    https://attivissimo.blogspot.com/2021/0 ... te-da.html
Altra cosa, molto più complessa, è l'uso che ne fanno di queste piattaforme private.
Nella vita c'è una sola regola...purtroppo l'ho dimenticata. The Crew.

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