[quote:19b1ebcf3b="anxxur"][quote:19b1ebcf3b="dostum"][quote:19b1ebcf3b="anxxur"][quote:19b1ebcf3b="dostum"]Bisogna vedere se è una buona cosa oltre a rafforzare il regime genocida di Uribe porta a questo
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Perché "il regime genocida di Uribe"? Che genocidi sono stati commessi in Colombia?[/quote:19b1ebcf3b]
Organizza stragi (anche se è Bush che paga)
E' suonata l'ora della rappresaglia contro le organizzazioni in difesa dei diritti umani in Colombia. Il sei di marzo si era tenuta la più grande manifestazione della storia della Colombia contro il Terrorismo di Stato.
Ad oggi quattro dirigenti sindacali sono già stati assassinati, due dirigenti per i diritti umani sono stati sequestrati e almeno 40 degli organizzatori della manifestazione del 6 di marzo sono stati minacciati di morte. Centinaia di altri hanno preso misure di sicurezza, alcuni stanno lasciando il paese di fronte a una ondata di violenza paramilitare solamente all'inizio che per le organizzazioni colombiane in difesa dei diritti umani ha un preciso mandante: "la responsabilità degli omicidi è di José Obdulio Gaviria, consigliere diretto del presidente àlvaro Uribe".
La denuncia di Ivà¡n Cepeda, dirigente nazionale del Movimento delle Vittime del Terrorismo di Stato è precisa: "E' una rappresaglia per aver portato in piazza i crimini che hanno commesso nella totale impunità i paramilitari negli ultimi 20 anni". Già il giorno prima della marcia Carmen Carvajal, un maestra dei dintorni di Santander, è stata assassinata con tre colpi alla testa da due incappucciati. Il giorno della marcia è toccato ad un dirigente del sindacato dei bancari di Bogotà . Leà³nidas Gà³mez è stato sequestrato da un gruppo di paramilitari e il suo cadavere è apparso due giorni dopo mentre a Medellàn altri paramilitari assassinavano Gildardo Gà³mez, come Carmen maestro e sindacalista e organizzatore della manifestazione. La quarta vittima è Carlos Burbano, anche lui sindacalista, ma soprattutto instancabile nel denunciare il terrorismo di Stato a San Vicente de Caguà¡n. Lo hanno torturato orribilmente e hanno lasciato il suo corpo in una discarica. A loro si aggiungono due consiglieri comunali ammazzati nelle ultime 72 ore: David Padilla, che aveva appena 18 anni, e Elser Maràa Endo.
Con i due dirigenti per i diritti umani sequestrati i paramilitari, che si firmano in maniera lugubre "Aquile nere" (clicca sul nome per l'analisi di Annalisa Melandri sugli ultimi sviluppi sul paramilitarismo), sono stati del tutto espliciti: hanno mostrato loro foto della marcia, di quelle che fa la polizia per individuare i partecipanti alle manifestazioni, per affidare una dichiarazione di guerra non alle FARC ma all'intera società civile colombiana che il 6 di marzo ha alzato la testa: "la nostra reazione è appena cominciata".
Di fronte allo Stato terrorista colombiano -che qualcuno si ostina a chiamare democrazia- e nel silenzio più totale dei media occidentali, l'unica impercettibile reazione è quella del sindacato statunitense AFL-CIO. Nel prossimo mese di aprile utilizzeranno il tema della repressione sindacale e del paramilitarismo per evitare la ratifica definitiva del trattato di libero commercio (TLC) tra Stati Uniti e Colombia contro il quale si oppongono per motivi sindacali. Meglio di niente verrebbe da dire. Ma la reazione -corporativa- che viene dagli Stati Uniti non sposta i termini della questione del silenzioso dissanguamento della Colombia: "Denunciamo incessantemente la repressione, gli omicidi, le minacce, ma tanto il governo come i media guardano altrove, come al conflitto con Ecuador e Venezuela" ha ricordato Ivà¡n Cepeda, un giovane e coraggioso dirigente in difesa dei diritti umani che rischia la vita ogni giorno.
E' lucido Ivà¡n al quale i paramilitari hanno ammazzato il padre: José Obdulio Gaviria (ideologo dell'uribismo, cugino di Pablo Escobar e con due fratelli narcos) ha apertamente accusato che la manifestazione del 6 marzo fosse organizzata dalle FARC dando così il via alla rappresaglia. E le FARC sono il pretesto con il quale la parapolitica colombiana reprime ogni conflitto sociale e si sta appropriando del paese.[/quote:19b1ebcf3b]
Non spariamo scemenze propagandistiche, Dostum. Questo non è genocidio. Purtroppo è la debolezza di più o meno tutte le "democrazie" (che tali sono solo di nome) del Sud America: solo a Rio de Janeiro si contano circa 4000 morti ammazzati l'anno. Quando ero a Caracas, la radio parlava di un'ottantina di morti (sempre ammazzati) nella sola capitale nei bagordi di fine settimana. Distingueva tra uccisi a colpi di arma da fuoco e con armi da taglio...
Senza contare quelli che spariscono nelle favelas (e non devono essere pochi..) e che nessuno ritroverà mai.
Gli stati hanno governi deboli, che per reggere devono usare e tollerare che si usi la forza. In Colombia quasi tutti girano armati. Si spera che possano crescere ed imparare l'uso della vera democrazia. Ma ci vorrà tempo.
Come ha detto Wardog: "La situazione laggiu' e' complessa cazzo.. "
Quoto in pieno.[/quote:19b1ebcf3b]
Almeno fosse distante dai Narcos
nonostante il presidente colombiano si presenti all'Occidente come uno dei campioni indispensabili per la lotta contro il terrorismo, i suoi legami con i gruppi paramilitari e con il narcotraffico riaffiorano minacciosi. Nei giorni in cui si leva forte il rifiuto dei democratici statunitensi ad approvare al Congresso, il Trattato di Libero Commercio con la Colombia causa il mancato rispetto dei diritti umani nel Paese, il quotidiano messicano El Universal, ricorda come Uribe sia per la CIA, ancora oggi, "l'amico di Pablo Escobar". In un rapporto della DIA declassificato nel 2004 e datato 23 settembre 1991, c'è una lista di 103 persone considerate come "i più importanti narcotrafficanti coombiani contrattati dai cartelli per la sicurezza, i trasporti e la distribuzione". Al numero 82 c'è àlvaro Uribe Vélez, indicato come "politico e senatore colombiano collaboratore del cartello di Medellin" e "amico personale di Pablo Escobar Gaviria". Un'informazione che coincide con quella pubblicata da Virginia Vallejo, star televisiva degli anni 80 e amante del narcotrafficante, nel suo libro, Amando a Pablo. "E' uno dei nostri" le avrebbe detto Escobar varie volte, parlando di Uribe; Vallejo ricorda inoltre che Escobar "idolatrava Uribe perché quando era direttore dell'Areonautica Civile concesse decine di licenze per piste d'atterraggio e centinaia di permessi per elicotteri e aerei su cui si costruì l'infrastruttura del narcotraffico. "Se non fosse per questo benedetto ragazzo, dovremmo nuotare fino a Miami per portare la droga ai gringos" le diceva Escobar.
[O.T.] Una buona notizia
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Mica ho detto che Uribe è un santo, anzi. E' un puzzone come lo sono più o meno tutti i governanti di quei paesi. Contestavo solo l'uso del termine "genocidio" da parte tua, in quanto utilizzato assolutamente a sproposito.
Mancato rispetto dei diritti umani nel paese?
Indicami tu un paese del Sudamerica dove i diritti umani sono rispettati, ti prego! 
Mancato rispetto dei diritti umani nel paese?


"Sapeva molte cose, ma tutte male"