[O.T.] La felicità  ì reale solo quando condivisa?

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Husker_Du
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#31 Messaggio da Husker_Du »

Squirto ha scritto:
Husker_Du ha scritto:E' vero che Seneca disse che l'uomo e' un animale sociale e non puo' vivere da solo.....ma il fatto che noi ci sentiamo realizzato solo se qualcun altro ci riconosce come tali non e' una VERITA' in se, ma una realizzazione della cultura dominante.....
non è che lo dice Seneca, è che un cucciolo di uomo (nato da altri uomini), non sopravvive e non puó vivere da solo, esattamente come molti altri mammiferi e animali.

ci sono casi in cui bambini sono stati 'allevati' da lupi o altri animali, fino a crescere con loro e ad impararne il linguaggio, ma si tratta sempre di 'socialità ', in qualche modo. l'ultimo caso in siberia, se non ricordo male, qualche anno fa.

non credo, cmq, che sia tanto il fatto che gli altri debbano riconoscerci felici, è che l'uomo è in quanto essere sociale. come poi nelle varie culture si declini l'esperienza della felicità , è un altro conto.

il caso estremo dell'asceta - che statisticamente è irrilevante - mi sembra non intacchi il fatto che essere soli al mondo non è poi così felice come condizione, imho, e che alla felicità  si accompagna per forza di cose anche il suo contrario.
E' ovvio squirto che nasciamo in un ambiente sociale e che senza aiuti quando non abbiamo la possibilita' di sopravvivere da soli moriremmo....ma la frase di Seneca evidenzia un'altra cosa come ben sai...

Io non condivido il fatto che l'uomo E' in quanto essere sociale....perche' non si tratta di verita' assoluta....se io fossi soli al mondo non e' che non esisterei o sarei meno felice (ovv. non ho la controprova di questo....
L'uomo non e' solo una convenzione sociale....e non puo' esserlo.....

Se fosse come dici tu allora la felicita' e' data solo dal riconoscimento sociale perche' senza di quello l'essere NON E'....

Sull'irrilevanza statistica......beh, anche l'uranio e' statisticamente irrelevante sulla totalita' dei metalli presenti in natura.....ma questo non significa che non abbia alcuna valenza....ed infatti ce l'ha....

La storia dell'asceta e' solo per dire che puo' esiste un altro modo di vedere la felicita' e per il semplice fatto che sia statisticamente irrilevante non significa che sia sbagliato oppure abbia poco valore....

la cultura che impariamo e' cio' che determina cio' che facciamo, come lo facciamo e cio' che pensiamo.....non e' detto che questa cultura sia migliore o peggiore di altri modi di vedere le cose o che non vi siano alternative altrettanto valide....

Tu dici l'essere soli e' infelice come condizione.....ma again questo dipende dalla tua concezione di felicita' che ti deriva dai tuoi riferimenti culturali.....fossi nato in Tibet potresti anche pensarla diversamente....
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Oscar63
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#32 Messaggio da Oscar63 »

io penso che la felicita sia egoisticamente privata ed è condivisa solo se noi la condividiamo...

a volte redere partecipi gli altri della propria felicita di conto ci torna solo invidia...

la felicita cmq è la derivazione di un'altra situazione e non è fine a se stessa....

a domanda piu precisa forse avrei detto di piu...
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Squirto
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#33 Messaggio da Squirto »

Husker_Du ha scritto:
Squirto ha scritto:
Husker_Du ha scritto:E' vero che Seneca disse che l'uomo e' un animale sociale e non puo' vivere da solo.....ma il fatto che noi ci sentiamo realizzato solo se qualcun altro ci riconosce come tali non e' una VERITA' in se, ma una realizzazione della cultura dominante.....
non è che lo dice Seneca, è che un cucciolo di uomo (nato da altri uomini), non sopravvive e non puó vivere da solo, esattamente come molti altri mammiferi e animali.

ci sono casi in cui bambini sono stati 'allevati' da lupi o altri animali, fino a crescere con loro e ad impararne il linguaggio, ma si tratta sempre di 'socialità ', in qualche modo. l'ultimo caso in siberia, se non ricordo male, qualche anno fa.

non credo, cmq, che sia tanto il fatto che gli altri debbano riconoscerci felici, è che l'uomo è in quanto essere sociale. come poi nelle varie culture si declini l'esperienza della felicità , è un altro conto.

il caso estremo dell'asceta - che statisticamente è irrilevante - mi sembra non intacchi il fatto che essere soli al mondo non è poi così felice come condizione, imho, e che alla felicità  si accompagna per forza di cose anche il suo contrario.
E' ovvio squirto che nasciamo in un ambiente sociale e che senza aiuti quando non abbiamo la possibilita' di sopravvivere da soli moriremmo....ma la frase di Seneca evidenzia un'altra cosa come ben sai...

Io non condivido il fatto che l'uomo E' in quanto essere sociale....perche' non si tratta di verita' assoluta....se io fossi soli al mondo non e' che non esisterei o sarei meno felice (ovv. non ho la controprova di questo....
L'uomo non e' solo una convenzione sociale....e non puo' esserlo.....

Se fosse come dici tu allora la felicita' e' data solo dal riconoscimento sociale perche' senza di quello l'essere NON E'....

Sull'irrilevanza statistica......beh, anche l'uranio e' statisticamente irrelevante sulla totalita' dei metalli presenti in natura.....ma questo non significa che non abbia alcuna valenza....ed infatti ce l'ha....

La storia dell'asceta e' solo per dire che puo' esiste un altro modo di vedere la felicita' e per il semplice fatto che sia statisticamente irrilevante non significa che sia sbagliato oppure abbia poco valore....

la cultura che impariamo e' cio' che determina cio' che facciamo, come lo facciamo e cio' che pensiamo.....non e' detto che questa cultura sia migliore o peggiore di altri modi di vedere le cose o che non vi siano alternative altrettanto valide....

Tu dici l'essere soli e' infelice come condizione.....ma again questo dipende dalla tua concezione di felicita' che ti deriva dai tuoi riferimenti culturali.....fossi nato in Tibet potresti anche pensarla diversamente....

ma guarda che sul relativismo sono persino più radicale di te :)

quel che dico è che un essere umano senza altri uomini non sarebbe tecnicamente neanche un essere umano per come lo conosciamo, sarebbe un mammifero solo al mondo.

se (ipoteticamente) crescesse da solo, sarebbe senza cultura e sarebbe senza linguaggio.

se si allontana dagli altri uomini a un certo punto della sua vita, porta comunque dentro di sè le tracce della socialità  umana - cultura, linguaggio, modi di pensare e ragionare, etc.
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balkan wolf
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#34 Messaggio da balkan wolf »

allora se cerchiamo la definizione di felicità  non ne usciamo vivi

quindi teniamo un generico stato interiore appagante

vorrei fare una precisazione e contestare chi ha legittimamente criticato le visioni condivisive


NON E' UNA SCELTA

non vi è alcun substrato etico o spirituale alla condivisione ma semplicemente è un processo obbligato una prassi inevidabile del nostro essere ( nel senso più astratto possibile del termine )

dobbiamo condividere ( spesso solo concettualmente vedi l'esempio dell'asceta ) la nostra autopercezione con la percezione ( ripeto come concetto percettivo interno non per forza in modo pratico ) dell'altro

altrimenti non funzioniamo e non siamo "felici"

anche il tanto sbandierato nirvana degli orientali sotto sotto che cazzo è???

un panteismo astratto e atemporale che ci da pace ( non stiamo a definire felicità  o usciamo pazzi ) tramite un riconoscimento unico e semplificato

non si scappa dalle delimitazioni dell'esistenza non si sceglie siamo e stop

anzi rilancio la condivisione va vista come una condanna...

un budda del nichilismo che veramente riuscisse ad essere e riconoscersi nel nulla sarebbe una forma psicologica o spirituale o più asetticamente un "esistente" radicalmente nuovo profondamente diverso da ogni altro uomo per funzionamenti interni

p.s.

ovv. è tutta raffinata aria fritta che regge benissimo sul piano ideale ma non ha alcun rigore conoscitivo ( la foto dell'essere non la hanno ancora fatta )

basta un idiota totalmente autoreferenziale che asserisce di essere in perfetta armonia da solo ( solo mentalmente e non fisicamente ) e non poitendo noi entrargli nell'anima per verificare empiricamente dobbiamo concedere il benefico del dubbio a tutto il nostro impianto sovraesposto

p.p.s.

W le tette grosse e i culi tondi!!!!

lo aggiungo perchè la disquisizione altrimenti tende a diventare cagona pomposa e accademica :-)
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Satana in autobus
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#35 Messaggio da Satana in autobus »

Ma perchè solo la felicità  condivisa deve essere reale e il resto illusione ? Che cosa è reale, che cosa è illusione e soprattutto che cosa è felicità  ?

Generalmente si è molto ignoranti nel lessico delle emozioni e dei sentimenti, ma io direi che gioia e felicità  sono due cose diverse ad esempio. Entrambe possono manifestarsi sia come sensazioni private sia come sensazioni pubbliche.

La favola che l'uomo è felice solo in compagnia è appunto una favola. L'uomo cerca l'altro (anzi spesso l'altra...) ma questo non esclude affatto che possa provare piacere e felicità  da solo per una sua particolare condizione esistenziale.

La felicità  secondo alcune scuole di psicologia è semplicemente la sensazione e la consapevolezza più o meno costante di sentirsi a posto nella propria vita, nel proprio vivere. Chiaro che viviamo con gli altri, ma le emozioni sono sempre nostre emanazioni.
Inoltre la felicità  non c'entra una mazza col dolore. Si puó essere felici pur soffrendo e questo accade a molti malati terminali, ad esempio, che non rimpiangono nulla della propria vita e sono di fondo sereni e felici. L'accettazione del dolore come parte costitutiva della vita è il primo passo per svegliarsi e smettere di credere alle favole che non si debba/possa soffrire.

L'asceta non è un caso particolarmente estremo. L'asceta non è isolato, ma è consapevole di essere solo ed in questo smette di confrontarsi tanto nella gioia che nel dolore. Il che non vuol dire che non gioisca e non soffra più solo o con gli altri. è solo, non isolato. C'è una bella differenza.
Ultima modifica di Satana in autobus il 26/02/2008, 23:55, modificato 1 volta in totale.
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Satana in autobus
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#36 Messaggio da Satana in autobus »

:lol:
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Squirto
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#37 Messaggio da Squirto »

Satana in autobus ha scritto:Sono affermazioni parecchio azzardate. Non ne sappiamo nulla delle origini umane nè di quelle del linguaggio. Potrebbe essere assai diverso da ció che dici. Il linguaggio potrebbe essere innato.
Dimentichi fra l'altro il linguaggio interiore e le capacità  simboliche.
non ho detto che non avrebbe un suo modo per comunicare, potrebbe infatti farlo con altri animali. ho detto che da solo non potrebbe produrre il linguaggio umano come noi lo conosciamo, perchè è un prodotto collettivo.

la "langue" di Saussurre, per intenderci.
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Prof.Fontecedro
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#38 Messaggio da Prof.Fontecedro »

Sono sconvolto dalla bellezza dei vostri post!!!!

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Satana in autobus
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#39 Messaggio da Satana in autobus »

:lol:
Ultima modifica di Satana in autobus il 27/01/2009, 14:29, modificato 1 volta in totale.

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Pim
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#40 Messaggio da Pim »

saró banale e dico:

non so se la felicità  è reale solo quando è condivisa, ma so per certo che IO quando sono felice sento il bisogno condividere questo stato con qcuno.

altrimenti mi manca un pezzetto....

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#41 Messaggio da Mavco Pizellonio »

Pimpipessa ha scritto:saró banale e dico:

non so se la felicità  è reale solo quando è condivisa, ma so per certo che IO quando sono felice sento il bisogno condividere questo stato con qcuno.

altrimenti mi manca un pezzetto....
Non è una banalità .

Una mia ragazza diceva qualcosa di molto simile: sosteneva di poter fare a meno di me, le sembrava di percepirlo chiaramente. Puntualmente peró sentiva la mancanza del pezzetto.

"E' che l'uomo è zoon politikon" - argomentavo io - "animale sociale".

"E' che l'uomo è zoon" - rispondeva lei - "devo farti la traduzione?"
Il mio stile è vecchio
come la casa di Tiziano
a Pieve di Cadore

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#42 Messaggio da Squirto »

Satana in autobus ha scritto:A sqì, non ci siamo ancora. La langue saussuriana non è la facoltà  di linguaggio. Che non ci sia la lingua intesa come codice sociale siamo daccordo (se non c'è società ) ma che non ci sia codice linguistico non lo possiamo sapere. Un conto è l'inutilità  del linguaggio privato, un altro la sua possibilità .
appunto, ma il 'codice linguistico' potrebbe essere solo qualcosa che si adatta a comunicare con gli animali, dato che non ci sarebbero altri uomini.

a quel punto, non sarebbe la lingua che l'uomo usa da quando esiste, che è da sempre un prodotto collettivo, sarebbe un'altra cosa. come anche il modo di essere uomo, di pensare, etc.
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Husker_Du
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#43 Messaggio da Husker_Du »

Ovviamente squirto hai ragione sul concetto di linguaggio, di cultura che apprendiamo da piccoli perche' impossibilitati a crescere da soli ect. etc.....

Ma il punto fondamentale e' quello posto da Balkan, vale dire la possibilita' di scelta.....secondo Balkan la condivisione non puo' essere una scelta ma e' inevitabilelmente definita dalle dinamiche dell'esistenza stessa....

Personalmente non condivido in linea di principio l'idea di non possibilita' di scelta e quindi di non padronanza individuale sulla scelta di condivisione del proprio essere con gli altri e quindi sulla propria felicita'.....

Nonostante la nostra cultura, il nostro modo di pensare ci sono dati dall'ambiente in cui cresciamo.....vi e' sempre e comunque la possibilita' di cambiare il proprio modo di agire e di pensare nel tempo......
E questo puo' avvenire anche mantenendo le vere basi che formano qualsiasi tipo di cultura: Logica (e razionalita') di pensiero e linguaggio...
L'asceta (sempre il solito esempio del piffero ma rende l'idea) non agisce in maniera illogica o irrazionale e nel suo percorso non elimina il proprio linguaggio con il
quale traduce i propri pensieri....

La Scelta di non condivere non e' equivalente alla scelta di NON ESSERE (che e' logicamente impossibile)....

E' possibile come dice Balkan che il concetto di Nirvana abbia un senso solo se riconosciuto da piu' persone e che senza condivisione di questo concetto lo stesso non abbia alcun significato.....ma e' anche possibile che tale concetto sia in realta' una verita' assoluta che esiste indipendentemente dal suo riconoscimento effettivo...

Ovviamente poi possiamo disquisire per secoli sull'idea che l'uomo e' e non sceglie di essere., etc. etc.....da parmenide ad heidegger abbiamo migliaia di esempi...

Ed ovv. w i culi tondi e w le tette grosse....
Ultima modifica di Husker_Du il 27/02/2008, 22:36, modificato 1 volta in totale.
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#44 Messaggio da Drogato_ di_porno »

Mavco Pizellonio ha scritto:
Pimpipessa ha scritto:saró banale e dico:

non so se la felicità  è reale solo quando è condivisa, ma so per certo che IO quando sono felice sento il bisogno condividere questo stato con qcuno.

altrimenti mi manca un pezzetto....
Non è una banalità .

Una mia ragazza diceva qualcosa di molto simile: sosteneva di poter fare a meno di me, le sembrava di percepirlo chiaramente. Puntualmente peró sentiva la mancanza del pezzetto.

"E' che l'uomo è zoon politikon" - argomentavo io - "animale sociale".

"E' che l'uomo è zoon" - rispondeva lei - "devo farti la traduzione?"
:DDD
“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”

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#45 Messaggio da Satana in autobus »

:lol:
Ultima modifica di Satana in autobus il 27/01/2009, 14:29, modificato 1 volta in totale.

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