E' ovvio squirto che nasciamo in un ambiente sociale e che senza aiuti quando non abbiamo la possibilita' di sopravvivere da soli moriremmo....ma la frase di Seneca evidenzia un'altra cosa come ben sai...Squirto ha scritto:non è che lo dice Seneca, è che un cucciolo di uomo (nato da altri uomini), non sopravvive e non puó vivere da solo, esattamente come molti altri mammiferi e animali.Husker_Du ha scritto:E' vero che Seneca disse che l'uomo e' un animale sociale e non puo' vivere da solo.....ma il fatto che noi ci sentiamo realizzato solo se qualcun altro ci riconosce come tali non e' una VERITA' in se, ma una realizzazione della cultura dominante.....
ci sono casi in cui bambini sono stati 'allevati' da lupi o altri animali, fino a crescere con loro e ad impararne il linguaggio, ma si tratta sempre di 'socialità ', in qualche modo. l'ultimo caso in siberia, se non ricordo male, qualche anno fa.
non credo, cmq, che sia tanto il fatto che gli altri debbano riconoscerci felici, è che l'uomo è in quanto essere sociale. come poi nelle varie culture si declini l'esperienza della felicità , è un altro conto.
il caso estremo dell'asceta - che statisticamente è irrilevante - mi sembra non intacchi il fatto che essere soli al mondo non è poi così felice come condizione, imho, e che alla felicità si accompagna per forza di cose anche il suo contrario.
Io non condivido il fatto che l'uomo E' in quanto essere sociale....perche' non si tratta di verita' assoluta....se io fossi soli al mondo non e' che non esisterei o sarei meno felice (ovv. non ho la controprova di questo....
L'uomo non e' solo una convenzione sociale....e non puo' esserlo.....
Se fosse come dici tu allora la felicita' e' data solo dal riconoscimento sociale perche' senza di quello l'essere NON E'....
Sull'irrilevanza statistica......beh, anche l'uranio e' statisticamente irrelevante sulla totalita' dei metalli presenti in natura.....ma questo non significa che non abbia alcuna valenza....ed infatti ce l'ha....
La storia dell'asceta e' solo per dire che puo' esiste un altro modo di vedere la felicita' e per il semplice fatto che sia statisticamente irrilevante non significa che sia sbagliato oppure abbia poco valore....
la cultura che impariamo e' cio' che determina cio' che facciamo, come lo facciamo e cio' che pensiamo.....non e' detto che questa cultura sia migliore o peggiore di altri modi di vedere le cose o che non vi siano alternative altrettanto valide....
Tu dici l'essere soli e' infelice come condizione.....ma again questo dipende dalla tua concezione di felicita' che ti deriva dai tuoi riferimenti culturali.....fossi nato in Tibet potresti anche pensarla diversamente....