Alle 18.54 ho esercitato il mio diritto/
dovere al voto...
Una nota di tristezza: quando mi sono presentato al seggio gli scrutatori hanno esclamato "Ah, finalmente un giovane!!! Sarai il secondo da stamattina!!!" Effettivamente intorno a me e fuori da seggio c'era solo un via vai di anziani...
Ho risposto che appena fuori dal seggio avrei fatto un po' di telefonate per chiamare gli amici al voto... risate generali... sono uscito e l'ho fatto davvero...
REFERENDUM SU PROCREAZIONE
ALLE 22 HA VOTATO il 18,7%
ROMA - I dati sul quorum non sono confortanti e le speranze di raggiungere la quota del 50 per cento piu' uno sono al lumicino. Ma per i referendari la battaglia non e' finita, anche se gia' si pensa a quella nelle aule parlamentari, non solo per riformare la procreazione (Fassino), ma anche la legge referendaria (Realacci) che da una vittoria dell'astensione potrebbe ricevere l'ennesimo, forse mortale, duro colpo. L'andamento dell'affluenza alle urne e' stato negativo gia' al mattino: alle 12 aveva votato il 4,6 per cento. Appena piu' confortante quello delle 19, attestatasi al 13,3%. Alle 22 aveva votato il 18,7%.
Dati che i referendari, peraltro contestano: lo fanno i radicali e anche il comitato per il si', attraverso Lanfranco Turci. Il Viminale, sostengono, sta raccogliendo i dati ben prima dell'orario ufficiale, falsando l'affluenza a tutto beneficio degli astensionisti. Una piccola bufera su Pisanu, gia' tacciato di parzialita' (da Fassino) per la vicenda degli sms. Senza contare il caso degli italiani all'estero: oggi Monica Frassoni, capogruppo dei Verdi a Strasburgo, ha denunciato di non aver potuto votare. Per il momento, comunque, a poco sembrano esser serviti il rush finale dei fautori del Si', l'arrivo al seggio di buon'ora di Ciampi, le alzatacce di Pannella e degli altri radicali, l'intervento di Fassino a Radio Radicale, il voto di leader come Prodi o Fini (arrivato al seggio insieme a tutta la famiglia).
In attesa del verdetto, gli esponenti politici dell'una e dell'altra parte si concentrano gia' sul dopo voto. Lo fanno per primi i radicali: l'appuntamento lo hanno gia' fissato per il 17 giugno quando partira' la tre giorni dell'Assemblea dei 1000 con tutto l'arcipelago scientifico e politico del fronte del Si'. Un'assemblea chiamata, se salta il quorum, a gestire la sconfitta e a fare in modo di contrastare la revanche dei vincenti. Con sullo sfondo anche un traguardo politico: il rilancio del dialogo radicali-sinistra. ''Dire che e' in atto un riavvicinamento dei radicali alla sinistra e' forse troppo. Ma e' evidente - sottolinea Pannella - che in questi referendum abbiamo infuso insieme energie ed entusiasmo. Da qui partiamo''.
Ma, se il quorum non ci sara', altri sarebbero gli sconfitti ''illustri''. Soprattutto Gianfranco Fini che, con la sua posizione, ha scatenato una tempesta nel partito. E se finora i suoi oppositori hanno proclamato di non voler fare ''rese dei conti'' con il leader, a quorum fallito certe prudenze tattiche potrebbero essere messe da parte. Per mercoledi' e' gia' convocato un ufficio di presidenza, ma sara' solo un assaggio di quanto potrebbe avvenire all'Assemblea nazionale dei primi di luglio. Gli altri sconfitti rischiano assai meno, dai Radicali ai Ds, fino a Prodi, i cui problemi sono ben altri (e' di oggi una feroce polemica della Margherita sul suo incontro con Cirino Pomicino). Berlusconi si e' invece tenuto ai margini della battaglia referendaria, tenendo un basso profilo. Ma domani potra' dire di essere uno dei vincitori. Insieme ai partiti di ispirazione cattolica di entrambi gli schieramenti (Udeur e Udc) e alla Margherita di Francesco Rutelli che, comunque, segna un altro punto su Prodi e sui compagni di strada dell'Ulivo.
I leader aspetteranno la chiusura delle urne per cantar vittoria o ammettere la sconfitta. Intanto pero' Luca Volonte', capogruppo alla Camera dell'Udc, sottolinea che ''nemmeno gli iscritti dei Ds, Prc e Cgil'' hanno votato e Riccardo Pedrizzi, presidente della Consulta religiosa di An, ritiene sempre piu' importante non andare a votare nemmeno lunedi'. Una fatica ormai inutile, sottolinea, anche per chi vorrebbe tracciare dei Si' sulla scheda. E Osvaldo Napoli, di Forza Italia, parla gia' di miliardi sottratti da questo voto allo sforzo di risanamento economico. E Giuliano Ferrara lancia un monito ai leader radicali, ma anche a Sartori e Ostellino, che gia' si dicono delusi (con Pannella) del non voto al Sud: ''Nel caso fosse confermata una scarsa attitudine al voto coatto da parte degli elettori meridionali, gli abrogazionisti evitino, se possono, di definirli 'esseri umani' ma non ancora 'persone'''.
Ma i referendari non ci stanno a darsi per sconfitti prima del tempo: ''Daremo battaglia fino all'ultimo'', dice la Ds Barbara Pollastrini. ''Il monte quorum si puo' scalare'', incita Aitanga Giraldi, della Cgil, ricordando che i dati sono simili a quelli del '91 e che allora si vinse. ''Ci aspettiamo un lunedi' di sorprese'', afferma Turci. In ogni caso, avvertono che, comunque andra' a finire, una vittoria dell'astensione non puo' (al contrario di una limpida vittoria del No nelle urne) bloccare la necessaria revisione della legge. Ne', con Fassino, ritengono che un successo dell'astensione possa avere effetti politici: ''Sicuramente - dice a Radio Radicale - da domani qualche forzatura sara' tentata'' , ma al referendum ''non si vota per Berlusconi o per Prodi''. Tesi, quella del segretario Ds, che il senatore Udc Maurizio Ronconi contesta: domattina, sostiene, potremmo avere una Italia schierata contro certo ''laicismo esasperato'', una condizione ''nuova e non propriamente favorevole alla sinistra''.
(fonte: ansa.it)