L'ANGOLO DELLA POESIA

Scatta il fluido erotico...

Moderatori: Super Zeta, AlexSmith, Pim, Moderatore1

Messaggio
Autore
Avatar utente
Barabino
Bannato
Bannato
Messaggi: 17014
Iscritto il: 08/07/2001, 2:00
Località: Un non-luogo vicino a Grosseto...
Contatta:

Re: L'ANGOLO DELLA POESIA

#286 Messaggio da Barabino »

Si', penso di postarle tutte perche' sono altamente in tono col forum e si prestano anche a commenti salaci ;-)

Se pensate che monopolizzo troppo, posso postarne solo due o tre alla settimana in un solo messaggio.

E naturalmente, salvo obiezioni dei moderatori!

La Valduga doveva avere quarant'anni quando verso il 1996 scriveva queste poesie... In una famosa poesia, lancia un grido "Ho quarant'anni, padre, quarant'anni!" :)
Ultima modifica di Barabino il 30/07/2011, 13:26, modificato 1 volta in totale.
1) l'ignoranza crea, la cultura rimastica.
2) dopo cena non è mai stupro.
3) "Cosa farebbe Kennedy? Lo sai che se la farebbe!"
4) le donne vogliono essere irrigate, non ignorate

Avatar utente
Barabino
Bannato
Bannato
Messaggi: 17014
Iscritto il: 08/07/2001, 2:00
Località: Un non-luogo vicino a Grosseto...
Contatta:

Re: L'ANGOLO DELLA POESIA

#287 Messaggio da Barabino »

VALDUGA

(014)
Immagine "A luci spente no. Devo vedere.
Non avere ritegni, fa' la troia."
Immagine Sotto di te, le braccia prigioniere,
sento che tremo di piacere e gioia.


(015)
Immagine In questa stanza che non ha più uscita,
come stormisce il sangue, e al suo stormire
è il mio turno di vivere... di vita...
Io so che sai che cosa voglio dire.

Avatar utente
Barabino
Bannato
Bannato
Messaggi: 17014
Iscritto il: 08/07/2001, 2:00
Località: Un non-luogo vicino a Grosseto...
Contatta:

Re: L'ANGOLO DELLA POESIA

#288 Messaggio da Barabino »

(016)
Immagine "So solo quello che mi basta a stento
per non sprecare i battiti del cuore,
perché sapere, sappilo, è un tormento:
è sempre chi più sa che ha più dolore."

(017)
Immagine Fa' presto, immobilizzami le braccia,
crocefiggimi, inchiodami al tuo letto;
consolami, accarezzami la faccia;
scopami quando meno me l'aspetto.


(018)
Immagine Le gambe, incrociale sulle mie natiche:
spingilo dentro, guidamelo tu."
Immagine Non voglio prendere pose acrobatiche...
e mi piace cosi'... molto di più...

Avatar utente
casta diva
Impulsi superiori
Impulsi superiori
Messaggi: 1598
Iscritto il: 16/01/2010, 9:47
Località: molto a nord nel regno delle due sicilie

Re: L'ANGOLO DELLA POESIA

#289 Messaggio da casta diva »

Après le déluge

Galleggeranno le dispense Fabbri
sull'homo faber?

Eugenio Montale, da "Poesie disperse"
"Cantare è di chi ama"
Sant'Agostino

"Lo smalto non mi piace, in compenso dovresti curare un po' le mani, iniziano a vedersi troppo i segni del tempo..." (cit.)

Avatar utente
coppia_co
Storico dell'impulso
Storico dell'impulso
Messaggi: 88311
Iscritto il: 14/12/2008, 19:14
Località: Regio Insubrica

Re: L'ANGOLO DELLA POESIA

#290 Messaggio da coppia_co »

MA PO' ... (R. Borzatta)

Cume regaal
de Nataal
ma piasaria
pudè ciciarà
cun qui che gh'inn pù.
Ma sa faria
cuntà-sù
se da là
stann ben o no.
Maa pò ...
se ma disèssan che voran nass ammò!?
Mej lassà stà.



MA POI ...

Come regalo
di Natale
mi piacerebbe
poter chiacchierare
con quelli che non ci sono più.
Mi farei
raccontare
se di là
stanno bene o no.
Ma poi ...
Se mi dicessero che vogliono rinascere !?
Meglio lasciare stare.
No matter her age, no matter her beauty ! Ogni donna ha il suo “profumo”, in tutte le sue splendide sfumature.

Avatar utente
pan
Storico dell'impulso
Storico dell'impulso
Messaggi: 19112
Iscritto il: 22/01/2005, 3:12
Località: Terronia settentrionale

Re: L'ANGOLO DELLA POESIA

#291 Messaggio da pan »

La casa dei doganieri

Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo ancora un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell’oscurità.

Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende…)
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.


EUGENIO MONTALE
(Da “Le Occasioni”)
Non seguire le orme degli antichi, ma quello che essi cercarono. (Matsuo Basho,1685) - fa caldo l'Italia è sull'orlo di un baratro e non scopo da mesi (cimmeno 2009) - ...stai su un forum di segaioli; dove pensavi di stare, grande uomo? (sunday silence,2012)

Avatar utente
sachermasoch
Primi impulsi
Primi impulsi
Messaggi: 51
Iscritto il: 16/01/2012, 14:38

Re: L'ANGOLO DELLA POESIA

#292 Messaggio da sachermasoch »

Dicevi di voler ritornare al tuo paese. Ma quello
non era il tuo paese. Così l'inganno
di oggi ti rivelava quello di allora, o infelice.
Nulla ti fu mai vero. Non sei mai stato.
I tuoi versi stanno. Tu mostruoso gridi.
Cosi le membra dello squartato sul palco.


Franco Fortini, 1976 (su richiesta di Nuovi Argomenti in ricordo di P.P. Pasolini)
"Io sono io e ciò che mi distrugge"

Avatar utente
sachermasoch
Primi impulsi
Primi impulsi
Messaggi: 51
Iscritto il: 16/01/2012, 14:38

Re: L'ANGOLO DELLA POESIA

#293 Messaggio da sachermasoch »

Doppio haiku

se succhio, appena
le tue minime labbra,
e ti degusto,
molle mandragora,
mi è viagra, a me, il tuo miele,
rosato e pallido:


Edoardo Sanguineti, da Poesie Fuggitive, 1996-2001-
"Io sono io e ciò che mi distrugge"

Avatar utente
pan
Storico dell'impulso
Storico dell'impulso
Messaggi: 19112
Iscritto il: 22/01/2005, 3:12
Località: Terronia settentrionale

Re: L'ANGOLO DELLA POESIA

#294 Messaggio da pan »

Posto una email ricevuta due giorni fa (sì, me ne sto vantando, come negarlo?).
Se non è prosa poetica questa...



Il gelo dei giorni andati se l’è portato via, iersera, il preludio di Debussy ascoltato alla radio: diradate note di neve già alta e attutita eco di passi sparuti; tristezza di lente movenze graffiata appena su di uno spopolato, metafisico orizzonte.
Stamane, la poca pioggia tintinnante all’abbaino menava invece seco – struggente – il ricordo delle gymnopédies di Satie: passi ben diversi; sempre lenti sì, ma passi di danza, mossi con eleganza e riserbo. E ho cercato la carezza di quella pioggia che doveva cadere sul mio viso perché il mio cuore danzasse le sue danze leggere – e di riservata eleganza – sotto il mutevole arruffarsi dei grigi cieli di Parigi.

Hanno allora urlato il mio nome i mostri medievali protesi sul fianco del chiostro di Saint-Sévérin; loro, così umanamente, rabbiosamente protesi nella loro orizzontalità, quasi chiodi animati infissi nell’inanimata carne della pietra grigia – e dietro di loro, lo straordinario, disumanamente puro, slancio delle guglie gotiche.
Verticali – come il desiderio.
Oltre i cancelli appunti, il giardino dell’antico convento, con il canto dei suoi fiori ancora celato nel grembo del silenzio iemale. La vita – l’amore – secondo Alda Merini: Rose e cancelli. Cancelli e rose.
Il ringhiare di mastino al Cielo m’ha inseguita fino alla più discreta facciata di Saint-Julien-le-Pauvre, attraversata la strada lasciando alle spalle l’abside di Saint-Sévérin. È mercoledì: dall’interno non mi vengono incontro, come la domenica, la solenne liturgia intonata dal celebrante, posto oltre l’iconostasi, con le spalle rivolte all’assemblea – il proprio cuore rivolto a Dio; né l’accorata polifonia a cappella dei devoti di buona volontà, appena a ridosso del fianco sinistro dell’iconostasi; né tutta la chiassosa gioia da giorno di festa dei bimbi di trapiantati greci che, sul fondo della chiesa, giocano a rincorrersi sotto gli occhi di genitori incuranti (ché convinti della santità dell’infanzia).
All’interno, le tende dell’iconostasi sono tirate: Dio non si manifesta; il Cielo non si apre e l’incontro non si consuma.
Non sono giorni in cui, da lì dentro, si oda il richiamo di una parola o di un canto. È il giardino sul retro che, invece, mi chiama, con i suoi poveri veri, in cerca di uno sguardo, di una parola e di una carezza, di una moneta; e con il protendersi – quasi antropomorfo; quasi da moribondo all’ultimo stadio dell’agonia, ma pur sempre uomo ancora vivo – di rami bruciati dall’inverno verso un cielo – la sua luce – dai mille cangiantismi d’ardesia. Un cielo sempre segnato dalle furiose cavalcate del vento che, con l’odore della pioggia, diffonde lungo la Senna il profumo squisito delle omelettes e delle fragranti baguettes calde di forno; e, con esso, l’imperativo categorico di cercare la vita sempre, di non cedere alla tristezza mai.
Ho seguito l’anàbasi dei santi in bronzo lungo la guglia di Viollet-le-Duc; ho raccolto il lamento dei mostruosi doccioni di Notre-Dame fatti camusi dalla pioggia di secoli, anneriti dal fiato greve della vita cittadina che mai s’è fermata di fronte al monito della loro immobilità.
Ho pensato a Hugo.

Mi inoltro nel Carré du Louvre, lasciato alle spalle il “ponte dei lucchetti” (teneri feticci della vincolosità dell’amore, luccicanti come l’oro – in tutto questo grigio – nonostante la viltà del metallo). Sono, dopo poco meno di un anno, nel Pavillon Denon.
Ancora una volta, di corsa, a divorare la scalinata e a conquistare, al suo vertice, il premio meraviglioso della Nike dalla gamba poderosa vestita di vento; lei, così morbida, su quel suo duro ed appuntito sperone di roccia… Bisogna sempre ruotarle attorno per un po’, ma poi succede sempre: la sento respirare; gridare, addirittura – lei, acefala – nel suo impetuoso slancio elastico e ascensionale. E mi accade di pensare ai “pulcini” che, con amore non creduto, ho cresciuti nelle classi di ginnasio, loro inculcando il desiderio di possedere – infine – questo stesso slancio mediante la medesima corsa bruciante, divorando i gradini.
Mi faccio strada tra la moltitudine, per essere sola; per sentire – ancora; e sempre per la prima volta – les “voix du silence”. E per scoprire dettagli mai visti nelle visitatissime stanze della peinture italienne.

In un affresco strappato di Botticelli, lo sfiorarsi di due mani – un giovane sposo si lascia indirizzare da Venere verso ciò che più renderà felice la sua prossima unione – con il garbo che Rilke attribuisce, meditando sulle steli attiche, ai gesti umani estremi, compiuti appena prima che il cuore si schianti.
I marmi tanto più colorati e screziati, tanto più belli del vero, d’Andreas Mantinia; con quei suoi cedri così bitorzoluti da sembrare cetrioli e quelle sue cavalcature di soldato romano, tanto dure e articolate da sembrare i balocchi d’un annoiato principino…
La foglia d’oro che – scudo luminoso e assenza di dimensione – sbalza con santa evidenza di paradosso le figure nodose e sussultanti del Quattrocento ferrarese e che, invece, nelle immagini più antiche, è consunta al punto di confessarci la natura umana – e non quella divina – di Gesù (il bolo che riemerge da sotto la foglia d’oro punteggia come a schizzi di sangue il Cristo Passo di Lippo Memmi…).
Inteneriscono le gambe secche del Precursore dipinto da Paolo Veneziano; ma non si può non sorridere un poco colloquiando con questo meraviglioso, iroso santo rustico, disseccato forse più dai bizantinismi del suo autore che dalle pratiche esicastiche in compagnia delle locuste del deserto.
Le mani di Carlo Braccesco, poi, così poco noto, anche ai cultori… mani sempre diversamente atteggiate, ma sempre così belle e garbate – che benedicano, afferrino o sfiorino – da essere esse stesse preghiera. Non si ingannerà, secoli dopo, il Rodin della Cathédrale.
E quanto belli, invece, i piedi di Perugino, così levigati e puliti da sembrare intagliati nell’avorio… piedi davvero santi, che non mai hanno conosciuto la stanchezza e l’usura del camminare. E che nulla sanno della sporcizia, del callo e della piaga del nobilissimo e plebeo Grande Arcangelo Nero oriundo di Caravaggio. Né delle caviglie gonfie che, proprio in queste stanze, il Merisi presta alla sua Madonna stesa sul letto di morte. (E la figlia che ha accompagnato sua madre fino alla tremenda sospensione dell’ultimo rantolo rimane sconvolta. Sconvolta del rivederla lì, la sua mamma, terrea, labbra e palpebre leggermente asimmetriche, con i capelli sommariamente pettinati in dietro e la mano inerte appoggiata sul ventre, con anulare e medio accavallati a dire di una vita che se n’è andata lasciando il solito disordine…E sconvolta nel riconoscersi nella fanciulla china nel pianto, che si asciuga il naso chissà se in un fazzoletto o in un lembo di veste, mentre a terra ancora giace il catino con la spugna delle cure prestate fino all’ultimo momento; quando l’amore, in verità, non ha più potere alcuno di curare, ma si dà semplicemente allo strafare per non impazzire nell’amarezza dell’inutilità).
La vocazione al minio dell’oscuro Francesco Marmitta che riemerge nella pala dove il santo cavaliere Quintino (ma chi sarà mai costui?) ha gli stessi lineamenti delicati della Madonna in trono, con una boccuccia a cuore che sarà poi della produzione sacra di Ingres, nonché – ahimé – di certi insopportabili santini del profumato cattolicesimo ottocentesco. A riscattare la troppa zuccherosità dell’opera sono, in effetti, gli striminziti fiorellini in primo piano: non un lussureggiante hortus conclusus, ma fili d’erba e minuscoli petali di margherita, fiordaliso e nontiscordardimé, impazziti di tenerezza e primo sole – un inno alla primavera che strilla, non appena se ne coglie il sussurro…
E ho incontrato visi senza sorriso (tanti), ma i cui occhi sono finestre aperte su un cuore fasciato d’ombra: ombre vere sbocconcellano – da sempre; per sempre – la profonda malinconia del bel Cesare del lunatico Dosso Dossi; ed è dalla notte fonda che emerge, da cinque secoli, l’ovale perfetto della Belle Ferronière. Bella ma, almeno per la donna piena d’ombre, spaventosa: la fisso e mi riconosco, come nel ritratto rubato secoli addietro, chissà come e chissà perché, da un divino stregone che detestava le donne. E, di me, tanto ho riconosciuto anche nel libro gualcito, tormentato dalle letture notturne dettate dai quesiti inevasi, amato fino alla consunzione del lembo delittuosamente piegato, ai piedi della Malinconia di Domenico Fetti, le cui pennellate polpose, le cui stoffe flanellose e i cui colori di frutta matura sembrano una rivincita – nel dare con abbondanza – sul ciò che la vita, con sistematica micragnosità, toglie giorno per giorno…

Uscendo, ritrovo la pioggia gentile di quando sono entrata.
Le danze – sussurrate, lente ed eleganti – che Satie m’ha suggerito al risveglio, le ho ritrovate ad ogni passo lasciando che il mio pensiero danzasse libero, lasciandosi condurre dai tanti messaggeri dal piede alato che – per le vie di questa città, nelle stanze del suo museo più famoso – hanno disseminato messaggi capaci di riscattare in volo – e in volatile musica – la grevità del quotidiano.

La danza che mi è stata donata la dono a chi mi legge.
Con gratitudine.



Paris, le 15 février 2012
Non seguire le orme degli antichi, ma quello che essi cercarono. (Matsuo Basho,1685) - fa caldo l'Italia è sull'orlo di un baratro e non scopo da mesi (cimmeno 2009) - ...stai su un forum di segaioli; dove pensavi di stare, grande uomo? (sunday silence,2012)

Avatar utente
casta diva
Impulsi superiori
Impulsi superiori
Messaggi: 1598
Iscritto il: 16/01/2010, 9:47
Località: molto a nord nel regno delle due sicilie

Re: L'ANGOLO DELLA POESIA

#295 Messaggio da casta diva »

Fai bene a vantarti, pan! :)
Vado un po' coi miei, di souvenirs de Paris...



Le pont Mirabeau - Guillaume Apollinaire

Sous le pont Mirabeau coule la Seine
Et nos amours
Faut-il qu'il m'en souvienne
La joie venait toujours après la peine

Vienne la nuit sonne l'heure
Les jours s'en vont je demeure

Les mains dans les mains restons face à face
Tandis que sous
Le pont de nos bras passe
Des éternels regards l'onde si lasse

Vienne la nuit sonne l'heure
Les jours s'en vont je demeure

L'amour s'en va comme cette eau courante
L'amour s'en va
Comme la vie est lente
Et comme l'Espérance est violente

Vienne la nuit sonne l'heure
Les jours s'en vont je demeure

Passent les jours et passent les semaines
Ni temps passé
Ni les amours reviennent
Sous le pont Mirabeau coule la Seine

Vienne la nuit sonne l'heure
Les jours s'en vont je demeure
"Cantare è di chi ama"
Sant'Agostino

"Lo smalto non mi piace, in compenso dovresti curare un po' le mani, iniziano a vedersi troppo i segni del tempo..." (cit.)

Avatar utente
Shirley
Veterano dell'impulso
Veterano dell'impulso
Messaggi: 4938
Iscritto il: 08/07/2009, 17:45
Località: Bedford, UK

Re: L'ANGOLO DELLA POESIA

#296 Messaggio da Shirley »

Voglio imparare il francese, è troppo bello!
Da Guida al Cinema:
Dboon - mi interessava l'argomento visto che narra di un gruppo di ragazze minorenni che decidono di farsi ingravidare
Cianbellano - ti interessava l'argomento visto che narra di un gruppo di ragazze minorenni che decidono di farsi ingravidare?

Avatar utente
casta diva
Impulsi superiori
Impulsi superiori
Messaggi: 1598
Iscritto il: 16/01/2010, 9:47
Località: molto a nord nel regno delle due sicilie

Re: L'ANGOLO DELLA POESIA

#297 Messaggio da casta diva »

Shirley ha scritto:Voglio imparare il francese, è troppo bello!
D'accordissimo con te... inizia!
Non è così difficile.
"Cantare è di chi ama"
Sant'Agostino

"Lo smalto non mi piace, in compenso dovresti curare un po' le mani, iniziano a vedersi troppo i segni del tempo..." (cit.)

Avatar utente
Blif
Storico dell'impulso
Storico dell'impulso
Messaggi: 13791
Iscritto il: 22/02/2009, 23:09
Località: Ego sum ubi sum

Re: L'ANGOLO DELLA POESIA

#298 Messaggio da Blif »

Shirley ha scritto:Voglio imparare il francese, è troppo bello!
Bellissimo: suadente, romantico e oltraggioso! :DDD

Ille ego, Blif, ductus Minervæ sorte sacerdos (ბლუფ)

Avatar utente
coppia_co
Storico dell'impulso
Storico dell'impulso
Messaggi: 88311
Iscritto il: 14/12/2008, 19:14
Località: Regio Insubrica

Re: L'ANGOLO DELLA POESIA

#299 Messaggio da coppia_co »

E Dio mi fece donna
Gioconda Belli - poetessa nicaraguense

E Dio mi fece donna,
con lunghi capelli,
gli occhi, il naso
e la bocca da donna
Con rotondità e peli
e dolci cavità;
mi scavò dall’interno
e fece di me
lo studio degli esseri umani.

Lui tesse delicatamente i miei nervi,
Equilibrò con cura
il numero dei miei ormoni,
Compose il mio sangue
e me l’iniettò
perché irrigasse
tutto il mio corpo.
Così nacquero le idee,
i sogni e l'istinto.

Creò il tutto
con grandi colpi di fiato
scolpendo con amore
le mille e una cosa
che mi fanno donna ogni giorno e per le quali con orgoglio
mi alzo ogni mattina
e benedico il mio sesso.
No matter her age, no matter her beauty ! Ogni donna ha il suo “profumo”, in tutte le sue splendide sfumature.

Avatar utente
Berlino
Impulsi superiori
Impulsi superiori
Messaggi: 2161
Iscritto il: 15/01/2005, 14:43

Re: L'ANGOLO DELLA POESIA

#300 Messaggio da Berlino »

Ridotto all'essenziale
scevro di emozioni
rinsecchito e nodoso
come un vecchio albero scortecciato
ma con meno cose da dire...
[1995]
Ich bin ein Berliner. JFK

Rispondi

Torna a “Ifix Tcen Tcen”