Questo sarebbe VERO cambiamento
Grecia, sanzioni contro aiuti: nel patto segreto tra Tsipras e Putin c'è anche la Cina?
Aggiornato il 03 Aprile 2015, ore 16:14
Patto tra Tsipras e Putin contro la UE?
La Grecia di Alexis Tsipras e la Russia di Vladimir Putin sono sempre più vicine. Il patto prevederebbe il voto contrario della prima alle nuove sanzioni, in cambio degli aiuti di Mosca. Ma c'è il sospetto che sia coinvolta anche la Cina.
Due date cruciali in arrivo per il futuro della Grecia la prossima settimana: l'8 e il 9. Mercoledì, il premier Alexis Tsipras sarà in visita al Cremlino per incontrare il presidente Vladimir Putin. Interpellata sulla questione, l'altro giorno la cancelliera Angela Merkel, in occasione del vertice bilaterale con il presidente François Hollande a Berlino, ha fatto presente di avere ella stessa e il suo ospite già incontrato Putin, ridimensionando la portata dell'evento. Senonché, l'incontro è stato anticipato di un mese dalla data inizialmente fissata al 9 maggio, guarda caso a ridosso della scadenza del giorno successivo, quando Atene dovrà rimborsare all'FMI 458 milioni di euro, nel bel mezzo di un negoziato apparentemente lontano da uno sbocco per ottenere dall'Eurogruppo gli aiuti necessari per scansare il default.
Una fonte del Cremlino ha precisato qualche ora fa che l'erogazione di aiuti da parte di Mosca alla Grecia sarebbe ancora un'ipotesi prematura. Potrebbe anche essere vero, ma Putin ci starebbe pensando e avrebbe anche tutta la convenienza che l'Europa non intuisse seriamente la sua intenzione di sostenere Tsipras finanziariamente. Un annuncio a sorpresa sarebbe un colpo grosso per il Cremlino, che segnalerebbe a Bruxelles la sua capacità di dividere il Vecchio Continente, mentre sono in corso le tensioni sul caso Ucraina e sulle conseguenti sanzioni comminate dagli USA e dalla UE contro le imprese e le banche russe, oltre che verso singoli esponenti politici, militari e funzionari vicini al governo.
Via sanzioni Russia vs aiuti Grecia
Il governo Tsipras ha già espresso la sua contrarietà alle sanzioni, adducendo formalmente come motivazione le ripercussioni economiche negative che la Grecia avrebbe subito per la chiusura commerciale dei russi e la necessità di avviare negoziati diplomatici. L'avvicinamento tra i due governi, però, è anche frutto della convenienza reciproca ad aumentare il proprio peso contrattuale con l'Europa nelle questioni di maggiore interesse.
La Russia potrebbe ottenere che la UE non prolunghi o rafforzi le sanzioni, perché basterebbe il solo voto contrario di Atene a bloccare ogni sua decisione. La Grecia si farebbe più forte degli aiuti russi per trattare con l'Eurogruppo senza la pistola alla tempia del default prossimo.
Due sarebbero i limiti più realistici per un'intesa: la Grecia è membro della Nato e potrebbe persino essere cacciata fuori dall'organizzazione militare, se si schierasse apertamente con Mosca. L'isolamento di Atene in Occidente sarebbe completo, visto che anche l'America di Barack Obama, finora sostenitrice del negoziato con i creditori, interromperebbe i legami.
Secondariamente, quanto sarebbe disponibile a versare Putin a Tsipras? L'economia russa è in recessione e le casse statali non brillano a Mosca per via del crollo delle quotazioni del petrolio, materia prima che rappresenta con il gas quasi la metà delle entrate. Quand'anche riuscisse a staccargli un assegno di qualche miliardo di dollari, si tratterebbe di spostare il default di 1 o 2 mesi, in assenza di riforme e di correttivi dei conti pubblici. Non ne varrebbe la pena. A meno che dietro non ci sia un accordo più ampio, che coinvolga anche la Cina, altro paese verso cui la Grecia si sta avvicinando nelle ultime settimane. E con riserve valutarie da 3.900 miliardi di dollari, Pechino potrebbe davvero fare la differenza.
