estdipendente ha scritto: ↑02/06/2025, 16:42
serve a mostrare ancora una volta la debolezza della russia per creare supporto convincere gli incerti del caso che si puo’ e si deve fare. il partito degli incerti e’ ben rappresentato nei paesi che contano (GB, F, D, NL). non certo a modificare gli equilibri SUL CAMPO.
concordo che con l’URSS non si sarebbe fatto. ma l’URSS era un gigante dai piedi d’argilla ed e’ venuta giu’ come una pera marcia da sola. non c’e’ motivo di ritenere non sara’ lo stesso per la russia. chiunque ci abbia vissuto, lavorato o studiato sa quanto sono teste di cazzo. non sanno fare uno yogurt. passano la meta’ del tempo a guardare dentro il cofano delle loro carrette in panne (ora sicuramente non piu’ perche’ le avranno sostituite con roba cinese. e’ solo un esempio)
No no no ci siamo adesso si è tutti in bancarotta da un pezzo ,anche il coltello è un arma primordiale però uccide
l’Europa potrebbe compiere un deciso salto di qualità, entrando apertamente ed esplicitamente nella guerra contro la Russia. A ciò vanno aggiunte le intercettazioni compiute da una giornalista russa di alti ufficiali tedeschi che, senza neanche prendere le dovute precauzioni, hanno dichiarato apertamente che stavano preparando azioni missilistiche in gran fretta per attaccare – sotto copertura - l’esercito russo con missili tedeschi di lunga gittata. Senza aggiungere ulteriori dettagli – e ce ne sarebbero moltissimi, a partire dai tentativi di isolamento dell’area di Kaliningrad, accerchiata da Repubbliche baltiche e Polonia, oppure le pressioni di Romania e Moldavia sulla Transnistria per coinvolgere altre regioni nella guerra – un dato è certo: la Nato, per mezzo del Regno Unito e dell’Unione Europea, è totalmente impegnata nella guerra contro la Russia e non ha alcuna intenzione d’invertire la tendenza. Tanto più che, già oggi, le operazioni più costose ed efficaci della guerra contro la Russia – come, ad esempio le azioni missilistiche a lungo raggio o l’attacco alle navi russe nel mar nero – non vengono compiute da personale ucraino ma da ufficiali altamente specializzati inglesi o francesi coordinati attraverso un sistema informatico estremamente complesso; inoltre, l’ipotesi folle di usare il popolo ucraino come carne da cannone inviata in attacchi suicidi solo ed esclusivamente per arricchire un elité nazistoide parassitaria (che, per mezzo degli attacchi otteneva sempre nuovi finanziamenti) si sta dimostrando per quello che era: una follia irrazionalista degna della più becera alleanza tra ultranazionalisti fascisti e capitale finanziario occidentale. In questo contesto l’elevatissimo numero di morti ucraini ha fiaccato totalmente il morale delle truppe alimentando anche azioni di resistenza antifascista all’interno dell’Ucraina stessa. A questo punto, ad uno sguardo ingenuo, apparirebbe completamente priva di senso, di fronte ad una palese e progressiva sconfitta sul campo, l’ipotesi per cui la Germania, la Francia, il grosso dell’Unione Europea e il Regno Unito, si apprestano ad entrare direttamente nel conflitto, quindi ad ampliare i costi economici ed umani di una guerra per la quale la popolazione europea è così distante dall’accogliere con entusiasmo. Ciò appare tanto più assurdo se si pensa che gli Usa, durante questo conflitto, hanno bombardato il North Stream II che portava il gas in Germania e l’inflazione è lievitata nei paesi europei – soprattutto per effetto della guerra – a cifre che superano il 15% con punte del 22% in Polonia o nella Repubblica Ceca. L’apparente contraddizione si può risolvere concettualmente solo se si capisce che le logiche del capitalismo in crisi non corrispondono per nulla alla logica del buon senso. L’economia degli Stati imperialistici è in uno stato di avanzata crisi della caduta del saggio di profitto, i salari, anche per effetto delle politiche ordoliberistiche, non riescono a pagare le merci sovraprodotte, il mercato interno si contrae, i mercati di sbocco coloniali sono stati completamente sfruttati; inoltre, gli Usa, scaricando una parte della crisi sull’UE hanno accelerato la riduzione dei consumi dei cittadini europei. Come avviene sempre nelle fasi di contrazione estrema dei mercati interni, il grande capitale, per uscire momentaneamente dalla crisi deve far intervenire lo Stato, quindi si debbono vendere armi allo Stato con lo scopo di garantire una ripresa dei profitti. Ciò avviene regolarmente negli Usa e sta avvenendo specularmente, con un intensità crescente all’interno dell’UE, a partire da Francia, Inghilterra, Germania, Italia, Polonia, ecc. L’area d’influenza dell’imperialismo europeo è l’est Europa, fino alla Russia, di cui Trump non si vuole occupare direttamente poiché, preoccupato dalla perdita di potere del dollaro, ha deciso di concentrare il grosso delle sue energie sull’Iran e la Cina. Questo folle disegno di spartizione del mondo – destinato inevitabilmente al fallimento – tra due attori integrati nella Nato, ma pur sempre distinti – può essere supportato solo ed esclusivamente con una campagna di disinformazione sempre più spudorata, assurda e violenta. Bisogna ridurre gli spazi d’informazione libera, isolare un evento dal contesto, in modo da produrre un effetto sensazionale sull’opinione pubblica tale da intorpidire il pensiero, quindi giocare in maniera unilaterale sull’emotività delle masse, attribuendo alla Russia – o al nemico esterno – ciò che le classi dirigenti occidentali pensano di fare – ad esempio, l’intenzione di utilizzare le armi atomiche. Si tratta di-capovolgere completamente le responsabilità ed imporre alla classe politica – convivente in larga maggioranza o impaurita - ed alla società civile i termini ed il tono di un dibattito capovolto, in cui l’aggressore diventa l’aggredito mentre l’aggredito si trasforma magicamente in aggressore. E’ quanto accaduto ai cittadini del Donbass – ed in generale a tutti gli ucraini o ai palestinesi vittime di pulizia etnica o di genocidio. A questo elemento strutturale della crisi si aggiunge l’ottusità ideologica del suprematismo occidentale, la perdita di credibilità nei confronti del mondo e dei propri sudditi (i cittadini europei e statunitensi) che ne scaturirebbe dall’ammissione esplicita di una sconfitta. Alla crisi di sovrapproduzione si accompagna – sul piano psicologico – una sorta di delirio d’onnipotenza per cui è impossibile riconoscere pubblicamente di aver fallito. Nei mesi e negli anni che seguiranno dobbiamo aspettarci una contraddizione sempre più stridente tra il conflitto sociale e le dinamiche internazionali reali da una parte e la versione funzionale a quella ristrettissima cerchia di oligopolisti dall’altra. Questa contraddizione, tuttavia, non rappresenta solo il processo manipolatorio utilizzato dai media ma esprime la contraddizione stessa del capitalismo, ed in particolare di quella parte più putrescente che è rappresentata dalle classi dominanti dei paesi occidentali e, più nello specifico, dell’Unione Europea