[O.T.] Runners
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Re: [O.T.] Runners
Mi dispiace che tu ti dispiaccia, ma avevo già l'iscrizione per London di aprile, dove assistero alla sfida del secolo tra i due più grandi maratoneti, Bekele Kipchoge! Nota : lascia perdere le metafore, rivoltare il discorso a tuo favore, non si fa.
Le medaglie si vincono in allenamento. Le gare servono per ritirarle.
Un vincente trova sempre una strada, un perdente trova sempre una scusa.
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Re: [O.T.] Runners
oh bella, ma mica sono dispiaciuto ...
arrivarci a quell'età e mettere ancora le scape da corsa.
mi chiedo però, sempre invidiando il novantenne, con l'avanzare dell'età quando arriverà il momento nel quale non sarò più un runner e diventerò tapascione ??
arrivarci a quell'età e mettere ancora le scape da corsa.
mi chiedo però, sempre invidiando il novantenne, con l'avanzare dell'età quando arriverà il momento nel quale non sarò più un runner e diventerò tapascione ??
Re: [O.T.] Runners
Ciao Sensy, non era rivolto a te il mio post, ci mancherebbe! Sei uno dei pochi su wuesto diisgraziato topic che ha facoltà di...Rispondevo alla metafora dettata a sua insaputa da cicciuzzo
Le medaglie si vincono in allenamento. Le gare servono per ritirarle.
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Re: [O.T.] Runners
Dai fibo, saremo tutti orgogliosi del tuo 2h25'!!!!
Il sentimento più sincero rimane sempre l'erezione
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Re: [O.T.] Runners
Una riflessione di Gastone Breccia, autore di 'La fatica più bella'
LA CORSA è solitudine e sofferenza. Chi la pensa diversamente non la conosce davvero, e mi ricorda chi dice di conoscere il mare dopo aver passato la vita a guardarlo dalla spiaggia, senza aver mai provato cosa significhi nuotare in mezzo alle onde di una burrasca, o navigare di notte lontano dalla costa. Forse avrei dovuto dire meglio: la corsa agonistica è solitudine e sofferenza. Ma è la sola corsa che meriti questo nome: il resto è un'attività all'aria aperta buona per la salute. Piacevole, rispettabile e da incoraggiare in ogni modo possibile. Ma è un'altra cosa. Decidiamo quindi cosa fare e di cosa parlare. Io per trentasette anni ho praticato la corsa agonistica e solo di quella posso parlare. Il che non significa che lascio fuori dal mio discorso tutti gli atleti mediocri: anch'io non sono mai stato un campione, nemmeno un mezzo campione. Da alcuni anni alleno anche maratoneti di livello medio-basso, ma che intendono la corsa come la intendo io. Ovvero: una lotta per andare il più velocemente possibile - con il solo aiuto di un paio di scarpe - su una certa distanza, che nel mio caso è di preferenza (ma non esclusivamente) quella dei 42 chilometri e 195 metri.
I miei atleti lo sanno: prima di tutto conta l'impegno, poi viene il risultato. Se vedo uno dei miei impegnarsi a fondo, mi va benissimo se chiude in 3 ore e 59', 2 ore e 59' o 2 ore e 29' (atleti più forti non ne ho)... Lui o lei e io saremo felici come bambini per aver fatto di tutto per ottenere il meglio, ed esserci riusciti. Da giovane lottavo per scendere sotto le 2 ore e 25'; due anni fa per scendere sotto le 2 ore e 50'; tra qualche anno, se riuscirò ancora a correre, chissà. L'impegno, la sofferenza, la soddisfazione - e il sapore che lasciano in bocca - sono e saranno gli stessi. Quando vedo gente che finisce una gara saltellando e facendo il segno della V per la vittoria, senza evidentemente essersi sforzati per dare il massimo, provo un certo senso di estraneità. Va benissimo, insisto: sono persone allegre, e in uno stato di salute migliore di chi passa giornate sul divano. Ma non riesco a considerarli "atleti" nel senso proprio del termine. Stanno facendo qualcosa di simile, ma non uguale rispetto a chi lotta con i propri limiti: e solo questo è il senso dello sport. Spostare avanti di un centimetro o di un minuto il nostro limite.
La corsa agonistica insegna a soffrire. Insegna a conoscere la sofferenza, a utilizzarla per migliorarsi, persino a trasformarla in fonte di gioia. Ma la sofferenza resta. E la si vive in solitudine. Ho molti amici conosciuti correndo; appena posso mi alleno con loro, e la compagnia allevia la fatica. Ma solo fino a un certo punto: quando si fa sul serio, in gara o in un allenamento tirato al massimo, ognuno di noi è inevitabilmente solo. La corsa agonistica insegna anche questo: nessuno - nemmeno una madre, un amante, il migliore degli amici - può aiutarci davvero nel momento della sofferenza. È una lezione durissima, ma è anche una delle più preziose.
LA CORSA è solitudine e sofferenza. Chi la pensa diversamente non la conosce davvero, e mi ricorda chi dice di conoscere il mare dopo aver passato la vita a guardarlo dalla spiaggia, senza aver mai provato cosa significhi nuotare in mezzo alle onde di una burrasca, o navigare di notte lontano dalla costa. Forse avrei dovuto dire meglio: la corsa agonistica è solitudine e sofferenza. Ma è la sola corsa che meriti questo nome: il resto è un'attività all'aria aperta buona per la salute. Piacevole, rispettabile e da incoraggiare in ogni modo possibile. Ma è un'altra cosa. Decidiamo quindi cosa fare e di cosa parlare. Io per trentasette anni ho praticato la corsa agonistica e solo di quella posso parlare. Il che non significa che lascio fuori dal mio discorso tutti gli atleti mediocri: anch'io non sono mai stato un campione, nemmeno un mezzo campione. Da alcuni anni alleno anche maratoneti di livello medio-basso, ma che intendono la corsa come la intendo io. Ovvero: una lotta per andare il più velocemente possibile - con il solo aiuto di un paio di scarpe - su una certa distanza, che nel mio caso è di preferenza (ma non esclusivamente) quella dei 42 chilometri e 195 metri.
I miei atleti lo sanno: prima di tutto conta l'impegno, poi viene il risultato. Se vedo uno dei miei impegnarsi a fondo, mi va benissimo se chiude in 3 ore e 59', 2 ore e 59' o 2 ore e 29' (atleti più forti non ne ho)... Lui o lei e io saremo felici come bambini per aver fatto di tutto per ottenere il meglio, ed esserci riusciti. Da giovane lottavo per scendere sotto le 2 ore e 25'; due anni fa per scendere sotto le 2 ore e 50'; tra qualche anno, se riuscirò ancora a correre, chissà. L'impegno, la sofferenza, la soddisfazione - e il sapore che lasciano in bocca - sono e saranno gli stessi. Quando vedo gente che finisce una gara saltellando e facendo il segno della V per la vittoria, senza evidentemente essersi sforzati per dare il massimo, provo un certo senso di estraneità. Va benissimo, insisto: sono persone allegre, e in uno stato di salute migliore di chi passa giornate sul divano. Ma non riesco a considerarli "atleti" nel senso proprio del termine. Stanno facendo qualcosa di simile, ma non uguale rispetto a chi lotta con i propri limiti: e solo questo è il senso dello sport. Spostare avanti di un centimetro o di un minuto il nostro limite.
La corsa agonistica insegna a soffrire. Insegna a conoscere la sofferenza, a utilizzarla per migliorarsi, persino a trasformarla in fonte di gioia. Ma la sofferenza resta. E la si vive in solitudine. Ho molti amici conosciuti correndo; appena posso mi alleno con loro, e la compagnia allevia la fatica. Ma solo fino a un certo punto: quando si fa sul serio, in gara o in un allenamento tirato al massimo, ognuno di noi è inevitabilmente solo. La corsa agonistica insegna anche questo: nessuno - nemmeno una madre, un amante, il migliore degli amici - può aiutarci davvero nel momento della sofferenza. È una lezione durissima, ma è anche una delle più preziose.
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Re: [O.T.] Runners
La domanda finale
«Ma quindi? Fino a che età si può correre?».
"Siete proprio dei testoni: ci abbiamo scritto un libro che, fin dal titolo, dava indizi chiari: Niente panico, si continua a correre!
Il fatto è che, insieme a noi, è cambiato il nostro modo di intendere la corsa.
Un certo giorno abbiamo superato il confine tra lo sport e la vita. Abbiamo abbandonato l’artificiosità di correre per allenarsi, gareggiare, misurarsi, faticare e abbiamo abbracciato la filosofia di muoversi velocemente da un posto all’altro.
Nel tempo siamo scesi dal tapis roulant e siamo usciti in strada. Poi, quando la strada si è fatta troppo corta, abbiamo iniziato a esplorare la natura. Adesso ci siamo liberati dalla necessità di andare da qualche parte, di dimostrare che possiamo correre una maratona o stare in un certo tempo. Adesso ci godiamo la corsa.
Siamo un po’ più liberi. Liberi, persino, di non correre.
Abbiamo scoperto che questa consapevolezza non dipende dall’età anagrafica, ma dal grado di «maturazione podistica».
Abbiamo scoperto che correre come facciamo noi non è meglio o peggio di chi corre per gareggiare o per dimagrire. È solo diverso. Più adatto a noi.
Ecco, forse questo è il messaggio finale.
Arriva un momento in cui capisci quale tipo di corsa fa al caso tuo. E se accetti questa consapevolezza, vivi in armonia con il tuo corpo scricchiolante e con la tua scostante voglia di faticare.
In fondo l’unica cosa che davvero ci importa è poter uscire a farci una sessantina di minuti di buon passo.”
Passi da: “Niente panico, si continua a correre” di Giovanni Storti e Franz Rossi
«Ma quindi? Fino a che età si può correre?».
"Siete proprio dei testoni: ci abbiamo scritto un libro che, fin dal titolo, dava indizi chiari: Niente panico, si continua a correre!
Il fatto è che, insieme a noi, è cambiato il nostro modo di intendere la corsa.
Un certo giorno abbiamo superato il confine tra lo sport e la vita. Abbiamo abbandonato l’artificiosità di correre per allenarsi, gareggiare, misurarsi, faticare e abbiamo abbracciato la filosofia di muoversi velocemente da un posto all’altro.
Nel tempo siamo scesi dal tapis roulant e siamo usciti in strada. Poi, quando la strada si è fatta troppo corta, abbiamo iniziato a esplorare la natura. Adesso ci siamo liberati dalla necessità di andare da qualche parte, di dimostrare che possiamo correre una maratona o stare in un certo tempo. Adesso ci godiamo la corsa.
Siamo un po’ più liberi. Liberi, persino, di non correre.
Abbiamo scoperto che questa consapevolezza non dipende dall’età anagrafica, ma dal grado di «maturazione podistica».
Abbiamo scoperto che correre come facciamo noi non è meglio o peggio di chi corre per gareggiare o per dimagrire. È solo diverso. Più adatto a noi.
Ecco, forse questo è il messaggio finale.
Arriva un momento in cui capisci quale tipo di corsa fa al caso tuo. E se accetti questa consapevolezza, vivi in armonia con il tuo corpo scricchiolante e con la tua scostante voglia di faticare.
In fondo l’unica cosa che davvero ci importa è poter uscire a farci una sessantina di minuti di buon passo.”
Passi da: “Niente panico, si continua a correre” di Giovanni Storti e Franz Rossi
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Re: [O.T.] Runners
QUESTIONE DI CUORE
Ormai corro da 30 anni nella favolosa categoria dei tapascioni.
Qualche soddisfazione me la sono tolta con qualche gara, ed alcuni incidenti di percorso mi hanno fermato solo temporaneamente.
Dodici anni fa il primo infarto, il secondo il mese scorso.
Ebbene, la prima raccomandazione dei medici quando vengo dimesso dall’ospedale è sempre quella di ricominciare a fare attività aerobica, ovviamente sotto controllo medico e con l'aiuto del cardiofrequenzimetro.
Correre è per me il gesto per antonomasia, mi riporta all'infanzia, e se un trauma importante mi riporta sulla terra fra i mortali tarpandomi le ali, la corsa è un gesto che mi riporta in alto a volare, mi fa sentire vivo.
E allora io ringrazio ancora questo cuore che pur facendo le bizze e tormentandomi mi regala dei momenti di vita vera. Perché al cuore non si comanda.
(GIUSEPPE PETRUZZELLA)
(da runners world)
Ormai corro da 30 anni nella favolosa categoria dei tapascioni.
Qualche soddisfazione me la sono tolta con qualche gara, ed alcuni incidenti di percorso mi hanno fermato solo temporaneamente.
Dodici anni fa il primo infarto, il secondo il mese scorso.
Ebbene, la prima raccomandazione dei medici quando vengo dimesso dall’ospedale è sempre quella di ricominciare a fare attività aerobica, ovviamente sotto controllo medico e con l'aiuto del cardiofrequenzimetro.
Correre è per me il gesto per antonomasia, mi riporta all'infanzia, e se un trauma importante mi riporta sulla terra fra i mortali tarpandomi le ali, la corsa è un gesto che mi riporta in alto a volare, mi fa sentire vivo.
E allora io ringrazio ancora questo cuore che pur facendo le bizze e tormentandomi mi regala dei momenti di vita vera. Perché al cuore non si comanda.
(GIUSEPPE PETRUZZELLA)
(da runners world)
Re: [O.T.] Runners
premetto che non sono un runner.
aggiungo che non sono nemmeno un tapascione.
sono un poltrone.
non corro , non faccio sport da anni, l'unica cosa che faccio è girare in bicicletta o a piedi.
fatta questa doverosa premessa voglio raccontarvi quello che è successo stamattina.
allora è qualche giorno che per un motivo o per l'altro appena esco di casa vedo arrivare il bus che devo prendere per andare al lavoro.
non mi resta che fare l'unica cosa che generazioni di ritardatari sono costretti dalle circostanze a fare,
correre,
quello che mi succedeva fino ad oggi era che correvo come un vecchio, come un obeso, come uno che non corre mai e si mette a correre.
qualcosa di patetico, qualcosa di sgraziato, qualcosa di sbagliato,
stamattina no.
stamattina è successo che ho visto passare il bus e mi sono messo a correre come un vecchio, ho corso 50 metri come un vecchio convinto che il corpo si ribellasse, il fiato scomparisse e i passi diventassero una camminata , una misera camminata di un vecchio arreso.
invece no.
vi devo rivelare che solo due giorni fa ho visto passare il bus nello stesso punto e ho corso, corso come un vecchio verso la fermata per vedere il bus passare , l'autista fingere di non vedermi e dover aspettare per 8 lunghi minuti con il fiatone e ia fronte perlata il bus successivo, tra gli sguardi indifferenti di chi era nei paraggi e mi ha visto perdere.
ma oggi no, no !!!!
oggi dopo 50 metri che correvo come un vecchio in modo patetico che solo il senso di vergogna che mi ha abbandonato anni fa dopo una delle catastrofiche sconfitte che tutti devono prima o poi affrontare nella vita mi ha permesso di affrontare a testa alta, dopo 50 metri ho sentito il corpo che mi ha detto, dai vai.
ho sentito la postuta cambiare, le gambe alzarsi e diventare più leggere,il passo allungarsi e per la prima volta da 10 anni a questa parte ho corso.
ho sentito la stessa leggerezza che provavo mentre scattavo su un campo di periferia di fianco alla tangenziale quando ero sedicenne e combattevo per essere convocato la domenica.
la stessa leggerezza di chi non corre perchè deve .
e ho corso, ho corso quei 300 o 400 metri, fino alla fermata,
stranito perchè èsono riuscito a fare quello che volevo fare e il bus che solo il giorno prima mi ha battuto ora non si vede, tantè che ti chiedi se non sia già passato anche se non lo vedi in distanza.
il fiatone è suonato diverso, non più il fiatone del vinto ma il fiatone del sorpreso, dell'incredulo.
arriva il bus, sono salito con il fiatone , la fronte perlata , gli sguardi non indifferenti ma preoccupati da ogni piccola anomalia,
come mai questo ciccione suda? come mai questo ciccione ansima?
i tuoi occhi però hanno solo l'aria di una vittoria.
la tua piccola vittoria.
aggiungo che non sono nemmeno un tapascione.
sono un poltrone.
non corro , non faccio sport da anni, l'unica cosa che faccio è girare in bicicletta o a piedi.
fatta questa doverosa premessa voglio raccontarvi quello che è successo stamattina.
allora è qualche giorno che per un motivo o per l'altro appena esco di casa vedo arrivare il bus che devo prendere per andare al lavoro.
non mi resta che fare l'unica cosa che generazioni di ritardatari sono costretti dalle circostanze a fare,
correre,
quello che mi succedeva fino ad oggi era che correvo come un vecchio, come un obeso, come uno che non corre mai e si mette a correre.
qualcosa di patetico, qualcosa di sgraziato, qualcosa di sbagliato,
stamattina no.
stamattina è successo che ho visto passare il bus e mi sono messo a correre come un vecchio, ho corso 50 metri come un vecchio convinto che il corpo si ribellasse, il fiato scomparisse e i passi diventassero una camminata , una misera camminata di un vecchio arreso.
invece no.
vi devo rivelare che solo due giorni fa ho visto passare il bus nello stesso punto e ho corso, corso come un vecchio verso la fermata per vedere il bus passare , l'autista fingere di non vedermi e dover aspettare per 8 lunghi minuti con il fiatone e ia fronte perlata il bus successivo, tra gli sguardi indifferenti di chi era nei paraggi e mi ha visto perdere.
ma oggi no, no !!!!
oggi dopo 50 metri che correvo come un vecchio in modo patetico che solo il senso di vergogna che mi ha abbandonato anni fa dopo una delle catastrofiche sconfitte che tutti devono prima o poi affrontare nella vita mi ha permesso di affrontare a testa alta, dopo 50 metri ho sentito il corpo che mi ha detto, dai vai.
ho sentito la postuta cambiare, le gambe alzarsi e diventare più leggere,il passo allungarsi e per la prima volta da 10 anni a questa parte ho corso.
ho sentito la stessa leggerezza che provavo mentre scattavo su un campo di periferia di fianco alla tangenziale quando ero sedicenne e combattevo per essere convocato la domenica.
la stessa leggerezza di chi non corre perchè deve .
e ho corso, ho corso quei 300 o 400 metri, fino alla fermata,
stranito perchè èsono riuscito a fare quello che volevo fare e il bus che solo il giorno prima mi ha battuto ora non si vede, tantè che ti chiedi se non sia già passato anche se non lo vedi in distanza.
il fiatone è suonato diverso, non più il fiatone del vinto ma il fiatone del sorpreso, dell'incredulo.
arriva il bus, sono salito con il fiatone , la fronte perlata , gli sguardi non indifferenti ma preoccupati da ogni piccola anomalia,
come mai questo ciccione suda? come mai questo ciccione ansima?
i tuoi occhi però hanno solo l'aria di una vittoria.
la tua piccola vittoria.
nell'avatar un caloroso saluto da Eveline Dellai.
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Re: [O.T.] Runners
una buona idea per gli allenamenti di ripetute
Re: [O.T.] Runners
ho avuto un momento lirico ieri sera 

nell'avatar un caloroso saluto da Eveline Dellai.
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Re: [O.T.] Runners
Si ok, hai vinto. Per una volta sei riuscito a prendere l'autobus.TeNz ha scritto: il fiatone è suonato diverso, non più il fiatone del vinto ma il fiatone del sorpreso, dell'incredulo.
arriva il bus, sono salito con il fiatone , la fronte perlata , gli sguardi non indifferenti ma preoccupati da ogni piccola anomalia,
come mai questo ciccione suda? come mai questo ciccione ansima?
i tuoi occhi però hanno solo l'aria di una vittoria.
la tua piccola vittoria.
Quello che è successo dopo è un dettaglio che ci hai tenuto nascosto.
Passeggero1: Come mai questo ciccione suda?
Passeggero2: Come mai questo ciccione ansima?
Passeggero3: Ci ha il virus!!!!
Autista: Virus? Chi ha il virus?
Passeggeri in coro: Il ciccione che suda e ansima, quello che tutti i giorni di solito perdeva l'autobus!
Autista: Buttatelo fuori! Dalla porta posteriore però.
Passeggeri in coro: Noi non ci avviciniamo. Ci vorrebbe Ronascimento.
Tenz: No, ronascimento no. viaaaaaa....
Passeggeri in coro: Guardate, corre ancora più forte. Oggi arriva al lavoro prima di noi.
Dòni, sa tirìa e cul indrìa, la capela la'n va avantei / Donne, se tirate il culo indietro, la cappella non va avanti. BITLIS
Quando la fatica supera il gusto e ora di lasciar perdere la Patacca e attaccarsi al lambrusco. Giacobazzi
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Re: [O.T.] Runners
come vi state regolando con la corsa in questo periodo di quarantena?
Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non é cosi. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene. (Tyler Durden, Fight Club)
Re: [O.T.] Runners
esattamente come prima. E' consentito fare attività all'aperto purchè non in gruppo, e io continuo a correre in solitaria in luoghi poco frequentati.
Re: [O.T.] Runners
autista infame, ma avrai la tua vendetta. Con tutta quella gente stipata vedrai che dovrai solo aspettare, siediti sotto la pensilinea e aspetta. Quando arriverà il solito bus ma l'autista sarà un altro goditi il tuo freddo piatto (beninteso che dopo un paio di settimane tutto tornerà come prima e l'autista reintegrato).TeNz ha scritto:...e ho corso, corso come un vecchio verso la fermata per vedere il bus passare , l'autista fingere di non vedermi e dover aspettare per 8 lunghi minuti con il fiatone e ia fronte perlata il bus successivo, tra gli sguardi indifferenti di chi era nei paraggi e mi ha visto perdere.
best ofSoTTO di nove ha scritto:Si ok, hai vinto. Per una volta sei riuscito a prendere l'autobus.
Quello che è successo dopo è un dettaglio che ci hai tenuto nascosto.
Passeggero1: Come mai questo ciccione suda?
Passeggero2: Come mai questo ciccione ansima?
Passeggero3: Ci ha il virus!!!!
Autista: Virus? Chi ha il virus?
Passeggeri in coro: Il ciccione che suda e ansima, quello che tutti i giorni di solito perdeva l'autobus!
Autista: Buttatelo fuori! Dalla porta posteriore però.
Passeggeri in coro: Noi non ci avviciniamo. Ci vorrebbe Ronascimento.
Tenz: No, ronascimento no. viaaaaaa....
Passeggeri in coro: Guardate, corre ancora più forte. Oggi arriva al lavoro prima di noi.
