Xisco ha scritto:si vabbè allora anche hitler è vivo

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devo fa il rompicoglioni mi spiace...a me è piaciuta invece molto la dinamica dello spavento....amoidoors69 ha scritto:mah ..........dai veramente ci si crede?
dai ce ne sono 100000000000 cosi' e sopratutto immagino un ragazzino che alla vista di un fantasma rimane bello calmo e lo riprendre con il cell bene bene
http://www.edicolaweb.net/libro65c.htmLA BIBBlA SEGRETA
Il cristiano che si avvicina per la prima volta alla Bibbia generalmente ignora che di quest'ultima esistano ben ottantamila diverse traduzioni e manipolazioni (il "Codex Vaticanus" scoperto nel 1844 nel monastero di S. Caterina sul Sinai contiene non meno di sedicimila correzioni, dovute ad almeno sette correttori); che papa Giovanni XXIII in passato denunzió pubblicamente l'enorme confusione nata da tutte queste manipolazioni; che già nel VII secolo dopo Cristo il teologo inglese Venerabile Beda attestasse che il biblico Esdra aveva interpolato e censurato le Scritture; e che persino S. Paolo era sospettato di avere modificato l'insegnamento di Gesù, per creare una religione più "guerriera" (come lui), maggiormente ad uso e consumo di un potere politico che stava lentamente infiltrandosi nella sin troppo tollerante società romana (la setta giudeo-cristiana degli ebioniti o "poveri", autori di un omonimo vangelo e vissuti nei primi secoli dopo Cristo, non a caso lo consideravano un apostata; ed è indiscutibile che i suoi scritti siano stati fondamentali per la formazione del cristianesimo ed il distacco dal giudaismo); il cristiano praticante molto spesso non sa nemmeno che non esiste il testo originale della Bibbia (di nessuno dei 45 libri dell'Antico Testamento e dei 27 del Nuovo si possiede il manoscritto originale), ma se ne hanno solo versioni "di seconda mano", peraltro assai diverse dal "corpus" religioso ebraico (basato principalmente sulla "Torah"); o che la divisione in capitoli e versetti che trovate nei Testi Sacri risalga al cardinale inglese Stephan Langton, che se la inventó nel XII secolo, basandosi sulla traduzione latina della Bibbia greca ad opera di S. Gerolamo (la "Volgata" del 406, rivista mille anni dopo dai benedettini); o ancora che l'Apocalisse, tanto sventolata dai movimenti messianici, sia stata riconosciuta come canonica solo nel 1545 dal Concilio di Trento, dopo moltissime diatribe e che tuttora numerose chiese orientali autonome ed indipendenti da Roma continuino a rifiutarla; essa, secondo quanto non puó fare a meno di ammettere la Sacra Bibbia nella versione di padre Bonaventura Mariani (Garzanti, 1964) "si presentava sotto la forma di un messaggio epistolare indirizzato alle chiese dell'Asia per premunire i fedeli di fronte alle minacce di una persecuzione imminente", ovvero l'aggressione romana, che da Occidente si stava spostando ad Oriente. Fu S. Agostino, secoli dopo, a spacciarla come una profezia degli anni a venire. Altro che fine del mondo!
Il nostro cristiano medio non sa che Gesù, nella "Vulgata" latina, non parló mai di alcun cammello che dovesse passare nella cruna di un ago, ma di un camello (corda di canapa); o che Mosè chiamasse il suo Dio con il nome di Yahweh ("Egli è"), quando questi, secondo la Bibbia, gli avrebbe detto "lo sono colui che sono" (e dunque, a logica, andava chiamato "lo Sono", e non "Egli è"); ma il suo vero nome, secondo la traduzione biblica non manipolata, era "YiHYeH", "lo sono colui che sarà " (il che prefigura, in previsione della venuta di Gesù, scenari inimmaginabili; noi continueremo ugualmente a chiamarlo Yahweh, per comodità ) e che comunque le quattro consonanti (gli ebrei non usavano mettere le vocali) che formavano il suo nome, Y, H, W, H, corrispondevano ad altrettante parole ebraiche, dal significato di "mano, foro, chiodo, foro". Ancora, ben pochi sanno che gli ebrei, ai quali noi ci ispiriamo, non utilizzano, non ritenendoli validi, parte dei libri dell'Antico Testamento (e nessuno del Nuovo, ovviamente, non avendo riconosciuto Gesù come messia); ma del resto persino i protestanti, che si rifanno al canone ebraico, escludono i due libri dei Maccabei, Tobia, Giuditta, Sapienza, Baruch, Siracide (o Ecclesiastico, ove parla un profeta a nome Gesù, che non è il messia). Assai poche persone si rendono conto di quanto sia mutato il messaggio "divino" presente nell'Antico Testamento (e ricalcato sugli usi e costumi del popolo ebraico) rispetto a quello presente nel Nuovo Testamento (che è poi la base del cristianesimo; la stessa Chiesa non manca di sottolineare come Gesù sia venuto per "abolire le leggi di Mosè"). Ignorano che pur di non far trapelare la storia delle continue manomissioni bibliche, in tempi recenti il Vaticano si sia trovato al centro di uno scandalo, denunziato nel giugno del 2001 da un'autorevole fonte interna, la rivista "Jesus", che ha rivelato l'esistenza "di un piccolo giallo attorno alla commissione incaricata di rivedere il documento del '69 'Comme le prèvoit', un gruppo di lavoro che si occupasse della stesura della bozza dell'istruzione-guida per la traduzione dei testi liturgici".
Il gruppo, organizzato nel 1996 sotto la guida del linguista Manlio Sodi, decano della Facoltà di teologia dell'Università salesiana, avrebbe dovuto terminare la revisione delle disposizioni liturgiche cattoliche (desunte dallo studio della Bibbia, dalla Tradizione e da testi preesistenti) il 21 settembre 1997. "Il giorno prima - commentó Jesus - arrivó peró la lettera di licenziamento, firmata dal pro-prefetto Jorge Medina Estèvez. Il testo elaborato, cui si ispira il dossier di 'Rivista liturgica' nel novembre 1998, presentava un impianto notevolmente diverso da 'Liturgiam authenticam'...".
Ed infine, ben pochi sanno che, in base a quanto ribadito da un'enciclica papale (la "Dei Verbum" del 18 novembre 1965, articolo 9), alla base della dottrina cristiana non sta solo la Bibbia ma anche la "Tradizione", ovvero tutto quell'insieme (a tratti assai discutibile) di credenze, rituali ed usanze promosse dalla Chiesa nel corso dei secoli che, pur non essendo contemplate in alcuna parte del Vangelo (ed anzi essendone spesso in palese contrasto), vengono dogmaticamente imposte. E questo spesso accade anche con tradizioni "storiche" ufficialmente accettate. Non è un segreto che i papi Giovanni XXIII e Paolo VI abbiano radiato dal calendario ventotto nomi di santi e sante che non erano mai esistiti.
La Tradizione affonda le radici nelle usanze delle sette giudeo-cristiane dei primi secoli; ed il maggior numero di informazioni liturgiche sul cristianesimo dei primissimi tempi ci è trasmesso in un'opera intitolata "Didachè", che in greco significa dottrina o insegnamento (dei dodici apostoli), scoperta per caso poco più di un secolo fa dal Metropolita Filoteo Bryennios in un codice greco di Costantinopoli (ora a Gerusalemme). Sfortunatamente la "Didachè" si basa solo su alcuni di discepoli di Gesù, rinnegandone completamente altri (spesso autori di "vangeli" che la Chiesa definisce apocrifi e bolla come non validi, sebbene un'èlite di moderni storici laici internazionali tenda a dare al 90% degli stessi una credibilità pari a quella degli scritti ufficializzati). E le contraddizioni presenti non sono di poco conto: nella "Epistola di Barnaba", uno scritto anonimo della fine del I sec. o degli inizi del Il sec., forse di ambiente siriaco come la "Didachè" e che pare non sia da attribuire a Barnaba compagno di S. Paolo, l'autore afferma che l'unico modo esatto di leggere l'Antico Testamento consista nell'individuazione del significato spirituale, non semplicemente carnale, del testo. Questa è l'impostazione che è prevalsa in seno al cattolicesimo, rifiutata peró da molte sette millenaristiche dell'Otto-Novecento. E non è finita.
Non c'è l'inferno, nella Bibbia (per la setta dei seleuciani, attivi in Galazia nei secoli III e IV, il vero inferno era questa terra). Le sue più vivide rappresentazioni non si trovano nel Nuovo Testamento (accenni vaghi in Matteo 8,12-13, 41-42; Luca 16,22-26; Apocalisse 20,15 e 21,8) ma in alcune apocalissi apocrife (Pietro, Paolo, Madre di Dio); esso non esprimeva la prigionia in un luogo mitico, ma una condizione esistenziale consistente nella perdita di Dio e nel tormento che deriva dalla privazione del Bene, pena che, dopo la resurrezione, diverrà definitiva. Addirittura il biblico S. Giuda (fratello di Giacomo il Minore, apostolo e primo vescovo di Gerusalemme), nella sua biblica "Lettera", al capoverso 6, precisa che l'inferno è solo per gli abitanti di Sodoma e Gomorra e per gli angeli ribelli: "Quanto agli angeli che non hanno conservato il loro principato, ma hanno abbandonato la loro residenza (perchè scesero sulla Terra accoppiandosi con donne, come vedremo in seguito; N.d.A.), Dio li ha imprigionati nelle tenebre con catene eterne per il giudizio del grande giorno." Lo stesso fa Pietro nel suo secondo libro, al capoverso 2,4. Ma quando la Chiesa si impose come religione di stato, nel 325, inferno e demonio divennero lo spauracchio per terrorizzare gli increduli ed assoggettare i superstiziosi.
Così, sino al III secolo, l'immagine del diavolo nelle icone era quella di un angelo di luce, poi sostituita con la terrificante raffigurazione dell'uomo caprone, copiata dalla mitologia greca del dio Pan, signore dei piaceri.
Non solo, per due millenni la patristica cristiana ha continuato ad identificare Lucifero in Satana, quasi ignorando che nel Nuovo Testamento (2 Pietro 1, 19; Apocalisse 22, 16) era Cristo ad essere definito "Lucifer" o "stella del mattino", attributo che ritorna nell'antica preghiera dell'Exultet, nella liturgia della veglia pasquale; non solo, il "Lucifero" che cade dal cielo in Isaia 14, 10-15 non era il demonio, ma, in ebraico, Helel ben Shashar, ovvero il pianeta Venere, in una metafora con la quale il profeta derideva il sovrano babilonese Nabucodonosor, di fatto caduto dalle stelle alle stalle. Fu Origene a collegare erroneamente questa allegoria alla caduta del diavolo, in relazione con il Vangelo di Luca (10, 18): "Gesù disse loro: Vedevo Satana precipitare dal cielo come folgore". "In realtà - commenta la stessa Bibbia, nell'edizione delle Paoline - nel contesto di Isaia non vi è nulla che possa far pensare al demonio, ma solo alla strepitosa caduta del re di Babilonia."
Ma nella Bibbia non c'è neanche il purgatorio, inventato nel IX sec. ed accettato a pieno titolo nella dottrina cristiana solo nel Duecento (ma completamente rifiutato dai protestanti); e probabilmente non esiste nemmeno il paradiso (dal persiano "pairi daeza", recinto alberato), termine che nel Nuovo Testamento appare una volta sola, in Luca 23, 43, mentre si parla in più occasioni del Regno di Dio che attende i giusti.
E a dirla tutta, vi è anche chi non crede nella sopravvivenza dell'anima. I Testimoni di Geova, ad esempio, citando Ezechiele 18,4 ("L'anima che pecca, morirà "), rigettano l'esistenza "di una qualche entità astratta che sopravvive alla nostra morte".
MauroG lascia perdere ci vuole coraggio per scrivere una cazzata del genere.MauroG ha scritto:http://www.edicolaweb.net/libro65c.htmLA BIBBlA SEGRETA
Il cristiano che si avvicina per la prima volta alla Bibbia generalmente ignora che di quest'ultima esistano ben ottantamila diverse traduzioni e manipolazioni (il "Codex Vaticanus" scoperto nel 1844 nel monastero di S. Caterina sul Sinai contiene non meno di sedicimila correzioni, dovute ad almeno sette correttori); che papa Giovanni XXIII in passato denunzió pubblicamente l'enorme confusione nata da tutte queste manipolazioni; che già nel VII secolo dopo Cristo il teologo inglese Venerabile Beda attestasse che il biblico Esdra aveva interpolato e censurato le Scritture; e che persino S. Paolo era sospettato di avere modificato l'insegnamento di Gesù, per creare una religione più "guerriera" (come lui), maggiormente ad uso e consumo di un potere politico che stava lentamente infiltrandosi nella sin troppo tollerante società romana (la setta giudeo-cristiana degli ebioniti o "poveri", autori di un omonimo vangelo e vissuti nei primi secoli dopo Cristo, non a caso lo consideravano un apostata; ed è indiscutibile che i suoi scritti siano stati fondamentali per la formazione del cristianesimo ed il distacco dal giudaismo); il cristiano praticante molto spesso non sa nemmeno che non esiste il testo originale della Bibbia (di nessuno dei 45 libri dell'Antico Testamento e dei 27 del Nuovo si possiede il manoscritto originale), ma se ne hanno solo versioni "di seconda mano", peraltro assai diverse dal "corpus" religioso ebraico (basato principalmente sulla "Torah"); o che la divisione in capitoli e versetti che trovate nei Testi Sacri risalga al cardinale inglese Stephan Langton, che se la inventó nel XII secolo, basandosi sulla traduzione latina della Bibbia greca ad opera di S. Gerolamo (la "Volgata" del 406, rivista mille anni dopo dai benedettini); o ancora che l'Apocalisse, tanto sventolata dai movimenti messianici, sia stata riconosciuta come canonica solo nel 1545 dal Concilio di Trento, dopo moltissime diatribe e che tuttora numerose chiese orientali autonome ed indipendenti da Roma continuino a rifiutarla; essa, secondo quanto non puó fare a meno di ammettere la Sacra Bibbia nella versione di padre Bonaventura Mariani (Garzanti, 1964) "si presentava sotto la forma di un messaggio epistolare indirizzato alle chiese dell'Asia per premunire i fedeli di fronte alle minacce di una persecuzione imminente", ovvero l'aggressione romana, che da Occidente si stava spostando ad Oriente. Fu S. Agostino, secoli dopo, a spacciarla come una profezia degli anni a venire. Altro che fine del mondo!
Il nostro cristiano medio non sa che Gesù, nella "Vulgata" latina, non parló mai di alcun cammello che dovesse passare nella cruna di un ago, ma di un camello (corda di canapa); o che Mosè chiamasse il suo Dio con il nome di Yahweh ("Egli è"), quando questi, secondo la Bibbia, gli avrebbe detto "lo sono colui che sono" (e dunque, a logica, andava chiamato "lo Sono", e non "Egli è"); ma il suo vero nome, secondo la traduzione biblica non manipolata, era "YiHYeH", "lo sono colui che sarà " (il che prefigura, in previsione della venuta di Gesù, scenari inimmaginabili; noi continueremo ugualmente a chiamarlo Yahweh, per comodità ) e che comunque le quattro consonanti (gli ebrei non usavano mettere le vocali) che formavano il suo nome, Y, H, W, H, corrispondevano ad altrettante parole ebraiche, dal significato di "mano, foro, chiodo, foro". Ancora, ben pochi sanno che gli ebrei, ai quali noi ci ispiriamo, non utilizzano, non ritenendoli validi, parte dei libri dell'Antico Testamento (e nessuno del Nuovo, ovviamente, non avendo riconosciuto Gesù come messia); ma del resto persino i protestanti, che si rifanno al canone ebraico, escludono i due libri dei Maccabei, Tobia, Giuditta, Sapienza, Baruch, Siracide (o Ecclesiastico, ove parla un profeta a nome Gesù, che non è il messia). Assai poche persone si rendono conto di quanto sia mutato il messaggio "divino" presente nell'Antico Testamento (e ricalcato sugli usi e costumi del popolo ebraico) rispetto a quello presente nel Nuovo Testamento (che è poi la base del cristianesimo; la stessa Chiesa non manca di sottolineare come Gesù sia venuto per "abolire le leggi di Mosè"). Ignorano che pur di non far trapelare la storia delle continue manomissioni bibliche, in tempi recenti il Vaticano si sia trovato al centro di uno scandalo, denunziato nel giugno del 2001 da un'autorevole fonte interna, la rivista "Jesus", che ha rivelato l'esistenza "di un piccolo giallo attorno alla commissione incaricata di rivedere il documento del '69 'Comme le prèvoit', un gruppo di lavoro che si occupasse della stesura della bozza dell'istruzione-guida per la traduzione dei testi liturgici".
Il gruppo, organizzato nel 1996 sotto la guida del linguista Manlio Sodi, decano della Facoltà di teologia dell'Università salesiana, avrebbe dovuto terminare la revisione delle disposizioni liturgiche cattoliche (desunte dallo studio della Bibbia, dalla Tradizione e da testi preesistenti) il 21 settembre 1997. "Il giorno prima - commentó Jesus - arrivó peró la lettera di licenziamento, firmata dal pro-prefetto Jorge Medina Estèvez. Il testo elaborato, cui si ispira il dossier di 'Rivista liturgica' nel novembre 1998, presentava un impianto notevolmente diverso da 'Liturgiam authenticam'...".
Ed infine, ben pochi sanno che, in base a quanto ribadito da un'enciclica papale (la "Dei Verbum" del 18 novembre 1965, articolo 9), alla base della dottrina cristiana non sta solo la Bibbia ma anche la "Tradizione", ovvero tutto quell'insieme (a tratti assai discutibile) di credenze, rituali ed usanze promosse dalla Chiesa nel corso dei secoli che, pur non essendo contemplate in alcuna parte del Vangelo (ed anzi essendone spesso in palese contrasto), vengono dogmaticamente imposte. E questo spesso accade anche con tradizioni "storiche" ufficialmente accettate. Non è un segreto che i papi Giovanni XXIII e Paolo VI abbiano radiato dal calendario ventotto nomi di santi e sante che non erano mai esistiti.
La Tradizione affonda le radici nelle usanze delle sette giudeo-cristiane dei primi secoli; ed il maggior numero di informazioni liturgiche sul cristianesimo dei primissimi tempi ci è trasmesso in un'opera intitolata "Didachè", che in greco significa dottrina o insegnamento (dei dodici apostoli), scoperta per caso poco più di un secolo fa dal Metropolita Filoteo Bryennios in un codice greco di Costantinopoli (ora a Gerusalemme). Sfortunatamente la "Didachè" si basa solo su alcuni di discepoli di Gesù, rinnegandone completamente altri (spesso autori di "vangeli" che la Chiesa definisce apocrifi e bolla come non validi, sebbene un'èlite di moderni storici laici internazionali tenda a dare al 90% degli stessi una credibilità pari a quella degli scritti ufficializzati). E le contraddizioni presenti non sono di poco conto: nella "Epistola di Barnaba", uno scritto anonimo della fine del I sec. o degli inizi del Il sec., forse di ambiente siriaco come la "Didachè" e che pare non sia da attribuire a Barnaba compagno di S. Paolo, l'autore afferma che l'unico modo esatto di leggere l'Antico Testamento consista nell'individuazione del significato spirituale, non semplicemente carnale, del testo. Questa è l'impostazione che è prevalsa in seno al cattolicesimo, rifiutata peró da molte sette millenaristiche dell'Otto-Novecento. E non è finita.
Non c'è l'inferno, nella Bibbia (per la setta dei seleuciani, attivi in Galazia nei secoli III e IV, il vero inferno era questa terra). Le sue più vivide rappresentazioni non si trovano nel Nuovo Testamento (accenni vaghi in Matteo 8,12-13, 41-42; Luca 16,22-26; Apocalisse 20,15 e 21,8) ma in alcune apocalissi apocrife (Pietro, Paolo, Madre di Dio); esso non esprimeva la prigionia in un luogo mitico, ma una condizione esistenziale consistente nella perdita di Dio e nel tormento che deriva dalla privazione del Bene, pena che, dopo la resurrezione, diverrà definitiva. Addirittura il biblico S. Giuda (fratello di Giacomo il Minore, apostolo e primo vescovo di Gerusalemme), nella sua biblica "Lettera", al capoverso 6, precisa che l'inferno è solo per gli abitanti di Sodoma e Gomorra e per gli angeli ribelli: "Quanto agli angeli che non hanno conservato il loro principato, ma hanno abbandonato la loro residenza (perchè scesero sulla Terra accoppiandosi con donne, come vedremo in seguito; N.d.A.), Dio li ha imprigionati nelle tenebre con catene eterne per il giudizio del grande giorno." Lo stesso fa Pietro nel suo secondo libro, al capoverso 2,4. Ma quando la Chiesa si impose come religione di stato, nel 325, inferno e demonio divennero lo spauracchio per terrorizzare gli increduli ed assoggettare i superstiziosi.
Così, sino al III secolo, l'immagine del diavolo nelle icone era quella di un angelo di luce, poi sostituita con la terrificante raffigurazione dell'uomo caprone, copiata dalla mitologia greca del dio Pan, signore dei piaceri.
Non solo, per due millenni la patristica cristiana ha continuato ad identificare Lucifero in Satana, quasi ignorando che nel Nuovo Testamento (2 Pietro 1, 19; Apocalisse 22, 16) era Cristo ad essere definito "Lucifer" o "stella del mattino", attributo che ritorna nell'antica preghiera dell'Exultet, nella liturgia della veglia pasquale; non solo, il "Lucifero" che cade dal cielo in Isaia 14, 10-15 non era il demonio, ma, in ebraico, Helel ben Shashar, ovvero il pianeta Venere, in una metafora con la quale il profeta derideva il sovrano babilonese Nabucodonosor, di fatto caduto dalle stelle alle stalle. Fu Origene a collegare erroneamente questa allegoria alla caduta del diavolo, in relazione con il Vangelo di Luca (10, 18): "Gesù disse loro: Vedevo Satana precipitare dal cielo come folgore". "In realtà - commenta la stessa Bibbia, nell'edizione delle Paoline - nel contesto di Isaia non vi è nulla che possa far pensare al demonio, ma solo alla strepitosa caduta del re di Babilonia."
Ma nella Bibbia non c'è neanche il purgatorio, inventato nel IX sec. ed accettato a pieno titolo nella dottrina cristiana solo nel Duecento (ma completamente rifiutato dai protestanti); e probabilmente non esiste nemmeno il paradiso (dal persiano "pairi daeza", recinto alberato), termine che nel Nuovo Testamento appare una volta sola, in Luca 23, 43, mentre si parla in più occasioni del Regno di Dio che attende i giusti.
E a dirla tutta, vi è anche chi non crede nella sopravvivenza dell'anima. I Testimoni di Geova, ad esempio, citando Ezechiele 18,4 ("L'anima che pecca, morirà "), rigettano l'esistenza "di una qualche entità astratta che sopravvive alla nostra morte".
A me personalmente questa posizione sembra assurdamente fondamentalista... il fatto che la tradizione si sia evoluta rispetto al messaggio originario, e' una cosa meno negativa dell'alternativa... se fossero rimasti fermi a quello che diceva Gesu' alla lettera sarebbe molto ma molto peggio!1) di nessuno dei 45 libri dell'Antico Testamento e dei 27 del Nuovo si possiede il manoscritto originale
2) alla base della dottrina cristiana non sta solo la Bibbia ma anche la "Tradizione", ovvero tutto quell'insieme (a tratti assai discutibile) di credenze, rituali ed usanze promosse dalla Chiesa nel corso dei secoli che, pur non essendo contemplate in alcuna parte del Vangelo (ed anzi essendone spesso in palese contrasto), vengono dogmaticamente imposte
Ok, non avevo letto l'articolo. Quindi nessun mistero.Satana in autobus ha scritto:si dice questo:
they are groups of tubifex worms that are mounting together. normally,they would be found at the edge of stagnant water or underground but they are just collecting in masses after getting into the sewer somehow. When one moves,it causes others to react to the movement,making the mass appear as if it had muscle function.It's actually just thousands of tiny worms together.