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armageddom
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#256 Messaggio da armageddom »

L'esempio dello Xinjiang la dice grossa. Fino all'annessione da parte di Pechino nel 1949, lo Xinjiang era prevalentemente abitato da uiguri di confessione islamica. Oggi, come risultato di una politica migratoria decisa dall'alto, la bilancia pende a favore dei cinesi di etnia han.
La skyline di Urumchi, la capitale provinciale, dimostra che il progresso è arrivato anche nello Xinjiang. Ma è a Kashgar, il centro culturale degli uiguri che è esposta l'altra faccia della moneta. Anonimi palazzoni si accavallano alle costruzioni d'argilla nel bel mezzo del centro storico, i cui proprietari debbono subire il peso degli espropri, l'onta del'allontanamento dalle proprie case e l'imposizione di ridicole compensazioni. Protestare significa essere arrestati; lamentarsi essere trascinati in tribunale. Nella Cina moderna non c'è più posto per gli uiguri. Solo quelli che abbandonano la loro religione, la loro lingua e la loro cultura, che si conformano del tutto, possono sperare di trovare aperte le porte dell'università , dell'economia e della politica.
Ogni individuo che protesti contro questa politica è tacciato di separatismo e, nel linguaggio della propaganda cinese, un separatista equivale a un terrorista. Fin qui innumerevoli repressioni di sollevamenti popolari sono stati giustificate come parte della "guerra al terrorismo". E questa strategia non cessa di generalizzarsi. Persino in Europa il separatismo uiguro è raramente distinto dal fondamentalismo islamico.
Nel caso dello Xinjiang, il Dialogo europeo sui Diritti Umani ha miseramente fallito. Rifiutare di criticare pubblicamente Pechino per gli abusi nello Xinjiang dimostra tutta l'ambiguità dell'Europa. Il fatto che gli uiguri siano stati dimenticati dalla comunità internazionale non fa che incoraggiare la loro radicalizzazione e contribuisce all'acutizzarsi della situazione.
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nik978
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#257 Messaggio da nik978 »

esatto..c'è il tentativo di liberarsene...

immigrazione "cinese" incenivata....gli rendi la vita impossibile..e speri se ne vadano...

(peró arma sei ottimista..l'europa x anni ha ignorato la situazione curda in turchia..e secondo te va a guardare fin quaggiù??)

in cina ci sono credo 55 minoranze..ma il 95 % se non di più della popolazione è han....
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
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Drogato_ di_porno
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#258 Messaggio da Drogato_ di_porno »

balkan wolf ha scritto:prima dell'11 sett. non c'erano guerre aperte contro paesi islamici
C' era il conflitto israelo-palestinese e la dottrina della lotta al "progetto" di dominio mondiale degli ebrei. Poi, se non ricordo male, in uno dei suoi messaggi Bin Laden faceva riferimento a guerre passate come il Libano, l' Iraq del '91, gli embarghi ecc.
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Kronos
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#259 Messaggio da Kronos »

nik978 ha scritto: analisi perfetta..
io dico da smerpe che l'unico nemico della cina è la cina stessa...
non ha nemici "naturali"....puó solo farsi male da sola....
l'incognita e' capire se metteranno mano o meno alla questione demografica: se la popolazione si incrementa nuovamente a medio-lungo termine rischiano di sbattere le corna con gli indiani che hanno maggiore necessita' di espandersi territorialmente (vedasi tra le altre cose il conflitto in kashmir) e con le ex repubbliche sovietiche sempre piu' filoislamiche (che per contro rischiano di avere in mano il nucleare ereditato dalla cara e vecchia unione sovietica): dando per scontato che la cina non si mettera' contro i piccoli stati dotati di nucleare i quali, non potendo sostenere un conflitto convenzionale, ricorrerebbero piu' facilmente all'uso del nucleare tattico (ecco perche' tra l'altro la nord corea si sta dotando di armi nucleari), lo scenario piu' plausibile e' quello del conflitto cino indiano per il controllo di aree di territorio da sfruttare ed occupare militarmente ed economicamente. in questo caso nessuno dei contendenti avrebbe interesse ad usare armi di distruzione di massa, perche' la priorita' e' occupare in primis le risorse economiche del territorio conteso per garantirsene lo sfruttamento

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nik978
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#260 Messaggio da nik978 »

Kronos ha scritto:
nik978 ha scritto: analisi perfetta..
io dico da smerpe che l'unico nemico della cina è la cina stessa...
non ha nemici "naturali"....puó solo farsi male da sola....
l'incognita e' capire se metteranno mano o meno alla questione demografica: se la popolazione si incrementa nuovamente a medio-lungo termine rischiano di sbattere le corna con gli indiani che hanno maggiore necessita' di espandersi territorialmente (vedasi tra le altre cose il conflitto in kashmir) e con le ex repubbliche sovietiche sempre piu' filoislamiche (che per contro rischiano di avere in mano il nucleare ereditato dalla cara e vecchia unione sovietica): dando per scontato che la cina non si mettera' contro i piccoli stati dotati di nucleare i quali, non potendo sostenere un conflitto convenzionale ricorrerebbero piu' facilmente all'uso del nucleare tattico (ecco perche' tra l'altro la nord corea si sta dotando di armi nucleari), lo scenario piu' plausibile e' quello del conflitto cino indiano per il controllo di aree di territorio da sfruttare ed occupare militarmente ed economicamente. in questo caso nessuno dei contendenti avrebbe interesse ad usare armi di distruzione di massa, perche' la priorita' e' occupare in primis le risorse economiche del territorio conteso per garantirsene lo sfruttamento
ci son parecchi investitori indiani qui....

se i cinesi sono furbi e fanno come la svizzera (si acchiappano capitlai di mezzo mondo e poi li usano come ricatto...del tipo fami qualcosa e li perdi..) forse riescono pure a renfdersi "inattaccabili."...
la barzelletta è che se vai in svizzera ti cercano di convincere che hitler non li attaccó perchè temeva il potentissimo esercito svizzero...

(qui non vi rendete conto..ma ci saranno migliaia e migliaia di banche che nascono daun giorno all'altro...e se vuoi provare a protare via i soldi che ci hai messo centro è MOOOOOOLTO difficile....)



io non vorrei che addirittura nel futuro la cina si andasse a prendere spazi vitali proprio nelle province russe confinanti..(se sono "economicamente" vantaggiose..ovvio..)
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#261 Messaggio da armageddom »

Lo scenario dei rapporti tra Cina ed India si complica ulteriormente quando si osserva l'evoluzione delle relazioni economiche tra i due paesi, uno scenario molto fluido, che vede da un lato il permanere di una intensa competizione tra le parti e di protezionismo in molti settori come in quello degli investimenti esteri diretti e dell'accesso al mercato e dall'altro un aumento degli scambi commerciali da 100 milioni di dollari nel 1995 a 13 miliardi nel 2005.
Secondo le recenti dichiarazioni del premier cinese Wen Jiabao in questo momento le relazioni economiche tra India e Cina sarebbero più importanti delle questioni politiche; non a caso nella recente visita in India il premier ha visitato la città di Bangalore, una delle più importanti cluster tecnologiche del mondo, e le sedi di importanti aziende private, come la Tata Consultancy Services (TCS), leader del software, e istituzioni come l'Istituto Indiano di Scienza e l'Organizzazione Indiana per la Ricerca Spaziale.
Le imprese cinesi puntano a conquistare il mercato indiano e alcune hanno già creato delle filiali nei maggiori centri economici indiani: ad esempio la Huawei Technologies, grande società delle telecomunicazioni ha aperto un centro di ricerca e sviluppo a Bangalore impiegandovi 800 ingegneri.
Viceversa molte imprese indiane, soprattutto nel settore informatico hanno aperto industrie in territorio cinese: la TCS è stata la prima azienda indiana di software a mettere piede in Cina nel giugno 2002.
A dispetto della crescita del volume degli scambi commerciali, nella competizione per le risorse energetiche sicuramente la Cina ha accumulato un netto vantaggio rispetto all'India negli ultimi 20 anni. La prima è il secondo consumatore di petrolio del mondo (7%) e ha registrato un aumento del 40 % rispetto all'anno passato; la seconda resta al sesto posto con un aumento dell'11% rispetto al 2003. L'India inoltre è penalizzata da fattori geografici, geopolitici ed economici:

· i 2/3 del petrolio consumato viene importato, mentre in Cina solo 1/3, permettendole così di investire più fondi per la ricerca di fonti alternative;
· La Cina confina con tre repubbliche ex-sovietiche, Kazakistan, Kyrgyzistan e Tajikistan e con la Russia, paesi che esportano petrolio e nel cui territorio passano gli oleodotti che partono dal Medio Oriente;
· New Dehli non è riuscita a sfruttare i rapporti amichevoli e l'influenza culturale (si veda ad esempio il successo del cinema "Bolliwoodiano" ) per rafforzare gli accordi energetici con l'Asia Centrale: mentre la ONGC e la OVL, aziende energetiche indiane hanno cercato di diversificare l'offerta di petrolio puntando su Sudan, Libia e Iran, i giganti cinesi come la Sinopec e Petrochina hanno ottenuto risultati straordinari dagli investimenti negli stati confinanti;
· Sul piano diplomatico la Cina ha creato nel 1996, insieme alle repubbliche ex-sovietiche confinanti la Shangai Cooperation Organization, con il fine di risolvere le dispute di confine, combattere le minacce del terrorismo e rispondere alle sfide dell'integrazione economica. In questo modo la Cina non solo punta alla stabilità delle zone esterne ricche di energia, ma anche della grande regione dello Xinjiang, ricca di risorse naturali;
· Mentre la Cina risolve le dispute con i vicini, l'India deve fare i conti con il perenne conflitto col Pakistan per il Kashmir; l'incapacità di trovare una soluzione penalizza fortemente la viabilità dei gasdotti Iraniani e Turkmeni che passano per il Pakistan.
Anche ad est, a causa degli scarsi rapporti col Bangladesh e il Myanmar, entrambi esportatori di petrolio e gas, il paese non riesce ad ottenere risorse sufficienti ed è costretto ad opzioni molto costose nelle profondità oceaniche.
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#262 Messaggio da nik978 »

ecco..i cinesi sono MOLTO furbi...

parlavi giusto di sinopec..

siamo a livelli di crescite del 30% annuo... :o
stazioni di servizio sinopec hce nascono come i funghi..martellamenti pubblicitari assurdi...
petrochina la vedo meno presente nella provincia dove sono (e sulle tv nazionali...)
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SuSEr
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#263 Messaggio da SuSEr »

Berlino ha scritto: Le religioni (i grandi movimenti religiosi) lo hanno capito da tempo... sanno che in un due o tre generazioni possono letteralmente scomparire... sotto la minaccia del razionalismo... per questo hannno organizzato l'ultima contro reazione... che è nella sua fase più acuta... e si chiama integralismo... lo riscontriamo in particolare nell'islam e nel cristianesimo...

La jihad è una forma ideologica e religiosa per il controllo di risorse primarie... la vera arma della jihad non sono i kamikaze... sono le donne che sotto il velo islamico fanno molti più figli delle donne di prima transizione...
Su questi punti non concordo:

1)Controreazione al razionalismo = integralismo, tenderebbe in condizioni normali (pace, possibilità  di crescita della persona anche a livello economico, speranza di arrivare ad un futuro migliore tramite l'impegno e tutte le altre belle cose) ad allontanare fedeli piuttosto che ad attrarli. E' la disperazione che conduce all'integralismo.

2) La jihad non credo che sia una forma di controllo per le risorse quanto una reazione a comportamenti opinabili occidentali. Incidentalmente è utilizzata dai vari sceicchi per allontanare dalla popolazione l'idea che gli sceicchi stessi siano il problema di quelle terre (o è questo il "controllo delle risorse"?).

3) La natalità  elevata non è un arma o una minaccia, lo diventa quando la società  fa di un neonato un terrorista, un soldato, un kamikaze.... E ancora la natività  elevata, visto lo sviluppo scientifico e tecnologico, non fa di per sè potenza. In Israele sono "quattro gatti" ma nessuno si sognerebbe mai di attacarlo grazie ad un potenziale atomico enorme (secondo solo a USA e Russia).

Detto questo ritengo che tu abbia portato spunti interessanti e sicuramente al mio prossimo giro in libreria mi ricorderó dello studioso "comesichiama" da te citato. :)

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Squirto
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#264 Messaggio da Squirto »

SuSEr ha scritto: 2) La jihad non credo che sia una forma di controllo per le risorse quanto una reazione a comportamenti opinabili occidentali.
questa è una tesi para-marxista che a mio modo di vedere non funziona. la jihad non è una reazione ai comportamenti occidentali, questo è semplicemente quel che dice di essere. ("noi mettiamo le bombe perchè voi ci opprimete e ci uccidete")

la jihad nasconde ben altre motivazioni, così come ogni guerra "di religione" in passato non veniva mai fatta soltanto per ragioni legate alla dottrina.
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#265 Messaggio da SuSEr »

Squirto ha scritto:la jihad nasconde ben altre motivazioni.....
Tipo?

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dostum
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#266 Messaggio da dostum »

Fondamentalisti dell'Asia centrale


I. M. S.
Negli ultimi anni, i militanti islamisti uiguri hanno allacciato stretti rapporti con movimenti simili nell'ex-Urss. Hanno legami anche con il Pakistan e l'Arabia saudita e si ispirano ai ribelli afghani, al fianco dei quali alcuni di loro si sono battuti a partire dal 1986. Numerosi uiguri cinesi hanno studiato nelle madrasa (le scuole coraniche). Allo stesso tempo, i taliban esportavano verso la Cina, e soprattutto verso lo Xinjiang, le due loro principali specialità : il fondamentalismo religioso e, attraverso il corridoio di Wakhan, all'estremo est dell'Afghanistan, l'eroina a basso costo. La provincia musulmana dell'estremo ovest della Cina si trova quindi direttamente coinvolta nelle convulsioni dell'Asia centrale. Dal 1996, per evitare che lo scioglimento dell'Unione sovietica e la creazione delle nuove repubbliche d'Asia centrale - quelle più suscettibili di assicurare una base di appoggio ai movimenti indipendentisti - trascinassero lo Xinjiang in un effetto domino, Pechino ha moltiplicato gli interventi diplomatici presso i suoi vicini. àˆ nato così il Gruppo di cooperazione di Shanghai (Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan) che, con l'aggiunta dell'Uzbekistan nel giugno 2001, è stato ribattezzato Organizzazione di cooperazione di Shanghai (Ocs).
Oltre alla promozione di rapporti economici tra i membri, esso si propone ufficialmente di contenere la minaccia islamista. Solo due mesi prima degli avvenimenti dell'11 settembre, i sei paesi avevano firmato un documento comune di lotta contro il terrorismo, volto in particolare a togliere agli indipendentisti uiguri la possibilità  di ripararsi in uno dei paesi firmatari. Fino ad allora, l'arrivo degli Stati uniti sulla scena regionale aveva fortemente perturbato i progetti di Pechino, essendo Washington persino accusata di gettare olio sul fuoco: alcuni combattenti uiguri catturati dai russi in Cecenia nella primavera 2000 non erano stati forse formati in Turchia, paese membro della Nato (1)?
Tuttavia, dopo qualche indugio, la Cina ha cercato di volgere a proprio vantaggio la situazione venutasi a creare dopo gli attentati dell'11 settembre. Denunciando gli indipendentisti uiguri come «terroristi separatisti», ha chiesto di includerli nell'elenco dei «terroristi» compilato dalla coalizione internazionale. Se non lo si fosse fatto, ha rilevato il portavoce del ministero degli esteri cinese Sun Yuxi, si sarebbe usato il sistema dei «due pesi due misure». In Russia, Vladimir Putin ha fatto esattamente la stessa cosa, definendo i ceceni «terroristi islamisti».

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#267 Messaggio da Squirto »

SuSEr ha scritto:
Squirto ha scritto:la jihad nasconde ben altre motivazioni.....
Tipo?
il già  citato controllo delle risorse (ma non solo delle risorse) è sicuramente importante, oppure il tenere insieme un gruppo sociale e rafforzarlo. esistono analisi sul ruolo del kamikaze in palestina e la funzione anti-disgregativa svolta dai 'martiri' nei confronti della comunità . la jihad è un sistema di pensiero paranoico che si sviluppa a prescindere dal nemico (ovvero se c'è o non c'è non importa, lo si inventa se necessario). La jihad non nasce come reazione alle "malefatte" occidentali, perchè già  Maometto distingueva tra islamici e 'infedeli' (distinguendo ancora per gravità  di colpa tra ebrei e cristiani, proprio nella prima parte del Corano). La colpa in questa visione delle cose risiede nel non essere musulmani, nel non adorare Allah, etc... dunque nessuna "reazione", ma "azione".

(nel 2005 ancora ci si attacca a un libro scritto da un buffone esaltato secoli fa... :( )
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#268 Messaggio da Er Monnezza »

Zarqawi contro sua guida spirituale
Dopo critiche su uso kamikaze



Con un comunicato diffuso via Internet, Al Zarqawi ha rimproverato il suo maestro spirituale Issam Baraqi, meglio noto come sceicco Abu Mohammad al-Maqdisi, per le critiche da lui espresse contro gli attentatori suicidi in Iraq. Queste critiche, secondo Zarqawi (che è il capo della sezione irachena di al-Qaeda), servono solo a indebolire la Jihad, la guerra santa islamica.
Chi caga sotto 'a neve, pure si fa 'a buca e poi 'a copre, quando 'a neve se scioje 'a mmerda vie' sempre fori.
In versione audio special thanks to Nik978:
http://www.hokutoaudioteca.it/film_nut_1i/delitto%20a%20porta%20romana/caga.wav

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#269 Messaggio da Er Monnezza »

Caccia ad Al-Suri, il nuovo Osama


di Pino Buongiorno
11/7/2005





NEW YORK - 11 settembre 2001
Sanguinario, senza scrupoli, il siriano conosce bene il Londonistan, covo del radicalismo musulmano. Da Carneade del terrorismo ha ricevuto alla fine la benedizione da Bin Laden. E una missione, via internet. Dove si insegna a costruire un ordigno micidiale > Forum



àˆ l'ultimo discepolo di Osama Bin Laden. Probabilmente non il prediletto, come poteva essere Khalid Sheik Mohammed, la mente delle stragi dell'11 settembre, ma quello che all'interno della nuova generazione dei jihadisti, i votati alla guerra santa, sta dimostrando di avere le maggiori capacità  operative.
Si chiama Setmariam Nazar, alias Abu Musab al-Suri, oppure Umar Abdel Hakkim. àˆ nato nel 1958 ad Aleppo, in Siria. àˆ sposato con una spagnola e lui stesso ha usato spesso in passato il passaporto spagnolo per spostarsi da un angolo all'altro del globo. Fra l'altro ha soggiornato a lungo a Londra e ha finanziato la rivista jihadista Al-Ansar, punto di riferimento di tutto il «Londonistan», quella zona della capitale inglese ad altissimo tasso di radicalismo musulmano.
Il nome di Nazar è entrato nei database dei servizi di sicurezza della Nato dopo essere stato segnalato nei mesi scorsi da fonti arabe infiltrate nelle organizzazioni terroristiche.
Anche l'intelligence inglese lo teneva sotto controllo.
Sono bastate poche ore per legare questo personaggio, fino ad alcuni mesi fa un illustre Carneade nella galassia islamica, alla strage di Londra del 7 luglio, il giorno di apertura del vertice degli otto potenti della Terra, e anche quello in cui si celebrava la conquista londinese delle Olimpiadi del 2012. àˆ stata l'ennesima carneficina rivendicata da Al Qaeda, che ha fatto oltre 40 vittime e centinaia di feriti, come già  era successo l'11 marzo 2004 a Madrid e, prima ancora, il 12 ottobre 2002, nell'isola di Bali.

Il siriano Nazar è, sì, un sanguinario senza scrupoli, ma anche un terrorista di consolidata esperienza, che ha frequentato quasi tutti i movimenti radicali del Medio Oriente. Proveniente da quel serbatoio di fanatici che è la vecchia organizzazione dei Fratelli musulmani, ha vissuto a lungo in Algeria, dove si è fatto le ossa nel Gia, il gruppo che per anni ha messo a ferro e fuoco il paese nordafricano. Dall'Algeria è passato all'Afghanistan negli anni ruggenti di Bin Laden.
Forte del suo curriculum, è diventato uno dei principali istruttori militari nei campi di Derunta e al-Ghuraba. Raccontano gli informatori egiziani che il numero due di Al Qaeda, il medico Ayman al-Zawahiri, non ha mai potuto sopportarlo. Lo considerava una testa troppo calda anche per i canoni non certo rigidi del jihadismo, un ambizioso sfrenato e anche un po' pericoloso per via di certi suoi rapporti con il Mukabarat, il servizio segreto della Siria.

Ma al-Suri non si è mai arreso. Ha avuto anche fortuna, perchè la sua ascesa nell'empireo di Al Qaeda è stata favorita dai numerosi arresti e dalle uccisioni dei principali dirigenti dell'organizzazione guidata da Bin Laden. Di certo ha saputo far valere la sua specializzazione nella fabbricazione e nell'uso delle armi chimiche grazie al suo maestro, il temibile Abu Khatab. Soprattutto ha giocato a suo favore la minaccia di scissione, poco più di un anno fa. «Me ne vado per la mia strada con i miei fedeli allievi che ormai mi venerano come un emiro» fece sapere, secondo le informazioni carpite da alcuni infiltrati arabi.

Alla fine al-Suri ha ottenuto la benedizione da Bin Laden in persona, che gli ha anche affidato una missione precisa: rilanciare la jihad globale puntando non solo a infiltrare i jihadisti nelle comunità  islamiche dei vari continenti, ma soprattutto a «strangolare l'Europa», secondo l'indicazione che lo stesso sceicco saudita aveva dato all'indomani della fine della tregua con i paesi dell'Ue, oltre un anno fa.

Il terrorista siriano ha fatto molto più di quello che gli era stato assegnato. àˆ diventato l'interprete fedele della fatwa (comandamento religioso) sulla guerra economica all'Occidente che Bin Laden aveva emesso prima dell'11 settembre: oltre a terrore e morte, petrolio alle stelle, panico nei mercati borsistici, economie in recessione. «L'America e l'Europa devono dichiarare bancarotta» aveva ordinato all'epoca l'emiro di Al Qaeda «così come l'Urss è crollata dopo la nostra vittoria in Afghanistan».
Rispetto al periodo che ha preceduto le stragi delle Torri gemelle, l'organizzazione che al-Suri si è trovato a gestire operativamente era cambiata. Non più Moloch con una guida suprema, linee di comando ben definite e una rigida compartimentazione, ma piuttosto holding del terrore con un network globale di gruppi e di cellule locali, capaci di attivarsi autonomamente.

Il vertice della holding vive ancora oggi nelle aree tribali dei pashtun. I corpi speciali americani tentano da ormai quattro anni di catturare vivo o morto Bin Laden e al-Zawahiri. Il siriano invece opera preferibilmente nelle megalopoli pachistane e solo di rado si avventura sui monti dell'Hindu Kush per sondare gli umori del grande capo. A Rawalpindi e a Karachi è più facile trovare un internet cafè per collegarsi con «gli ambasciatori» della nuova Al Qaeda sparsi nel mondo. Puó farlo servendosi delle chat room, ma anche delle email criptate. L'ultima diavoleria è il telefono via Web, difficile, se non impossibile, da intercettare.
Mese dopo mese, al-Suri ha disegnato la nuova organizzazione protesa verso la jihad globale mentre tutti, esperti, politici e funzionari dei servizi di sicurezza, dichiaravano la fine dell'emergenza. Nell'Asia sud-orientale, ancora una volta, ha stabilito il quartier generale del jihadismo in Indonesia. In Africa ha scelto i paesi più popolosi (Uganda e Nigeria), oppure quelli instabili (Etiopia e Somalia) oppure ancora quelli più filoamericani, come il Sud Africa.
Ma quest'attività  ad ampio raggio e senza confini è stata solo una parte dell'intenso lavoro di penetrazione condotto nel massimo segreto. Assai più rilevante è stata la riorganizzazione delle cellule in Europa e il riallineamento strategico in funzione della guerra economica. Al-Suri ha affidato la guida del fronte europeo a un non arabo, convertito qualche anno fa. Questo non è stato un capriccio, bensì una precisa scelta tattica: arruolare il maggior numero possibile di non arabi, che sono rimasti abbagliati dal Corano e che sono particolarmente abili nelle tecnologie informatiche.

Un altro siriano «ispanizzato», Imad Eddin Yarkas, già  stretto collaboratore di al-Suri, è stato nominato capo della cellula spagnola e, l'11 marzo 2004, ha colpito i treni nella stazione Atocha di Madrid rivelando anche il nuovo modus operandi di Al Qaeda versione post 11 settembre: obiettivi non simbolici, ma facili da colpire, tecnologia a bassa intensità , kamikaze pescati nel milieu degli immigrati marocchini, alcuni con precedenti per droga.
Tutto è finalizzato a minare le basi politiche ed economiche dei paesi europei. Con una preferenza: le forze della coalizione internazionale in Iraq, il serbatoio più ricco per addestrare e creare jihadisti sempre più radicali e sempre più disposti a farsi saltare in aria per raggiungere le famose vergini e il Profeta in trepida attesa.
A Baghdad al-Suri ha trovato il suo alter ego, Abu Musab al-Zarqawi, lo sgozzatore degli ostaggi occidentali nominato da Bin Laden «emiro della Mesopotamia». Anche lui un terrorista non particolarmente disposto a prendere ordini da Bin Laden e al-Zawahiri, ma accettato per la ferocia dimostrata e la rete capillare di kamikaze a disposizione. Insieme i due cloni dello sceicco saudita hanno messo a punto l'ultima sfida all'America e ai suoi alleati.
L'infiltrazione delle aree a sud dell'Egitto e le reti terroristiche in Europa servono a creare un cordone di sicurezza in Iraq ai jihadisti di al-Zarqawi che così possono prolungare gli attentati suicidi e la guerriglia sfibrando le forze militari americane, inglesi, italiane e danesi. Ció dovrebbe avere effetti destabilizzanti per l'economia statunitense ed europea bloccando contemporaneamente ogni velleità  di attacco in altri paesi nemici: l'Iran in testa.
Per rendere questo piano più efficace anche le città  europee, Londra in testa, ma pure Roma e Milano, devono diventare bersaglio dei gruppi di fuoco islamici. Sia per distogliere l'attenzione dall'Iraq sia per indebolire le strutture politiche, economiche e sociali, fino a provocare il collasso dello stato.
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#270 Messaggio da Er Monnezza »

Caccia ad Al-Suri, il nuovo Osama


di Pino Buongiorno
11/7/2005





NEW YORK - 11 settembre 2001
Sanguinario, senza scrupoli, il siriano conosce bene il Londonistan, covo del radicalismo musulmano. Da Carneade del terrorismo ha ricevuto alla fine la benedizione da Bin Laden. E una missione, via internet. Dove si insegna a costruire un ordigno micidiale > Forum



àˆ l'ultimo discepolo di Osama Bin Laden. Probabilmente non il prediletto, come poteva essere Khalid Sheik Mohammed, la mente delle stragi dell'11 settembre, ma quello che all'interno della nuova generazione dei jihadisti, i votati alla guerra santa, sta dimostrando di avere le maggiori capacità  operative.
Si chiama Setmariam Nazar, alias Abu Musab al-Suri, oppure Umar Abdel Hakkim. àˆ nato nel 1958 ad Aleppo, in Siria. àˆ sposato con una spagnola e lui stesso ha usato spesso in passato il passaporto spagnolo per spostarsi da un angolo all'altro del globo. Fra l'altro ha soggiornato a lungo a Londra e ha finanziato la rivista jihadista Al-Ansar, punto di riferimento di tutto il «Londonistan», quella zona della capitale inglese ad altissimo tasso di radicalismo musulmano.
Il nome di Nazar è entrato nei database dei servizi di sicurezza della Nato dopo essere stato segnalato nei mesi scorsi da fonti arabe infiltrate nelle organizzazioni terroristiche.
Anche l'intelligence inglese lo teneva sotto controllo.
Sono bastate poche ore per legare questo personaggio, fino ad alcuni mesi fa un illustre Carneade nella galassia islamica, alla strage di Londra del 7 luglio, il giorno di apertura del vertice degli otto potenti della Terra, e anche quello in cui si celebrava la conquista londinese delle Olimpiadi del 2012. àˆ stata l'ennesima carneficina rivendicata da Al Qaeda, che ha fatto oltre 40 vittime e centinaia di feriti, come già  era successo l'11 marzo 2004 a Madrid e, prima ancora, il 12 ottobre 2002, nell'isola di Bali.

Il siriano Nazar è, sì, un sanguinario senza scrupoli, ma anche un terrorista di consolidata esperienza, che ha frequentato quasi tutti i movimenti radicali del Medio Oriente. Proveniente da quel serbatoio di fanatici che è la vecchia organizzazione dei Fratelli musulmani, ha vissuto a lungo in Algeria, dove si è fatto le ossa nel Gia, il gruppo che per anni ha messo a ferro e fuoco il paese nordafricano. Dall'Algeria è passato all'Afghanistan negli anni ruggenti di Bin Laden.
Forte del suo curriculum, è diventato uno dei principali istruttori militari nei campi di Derunta e al-Ghuraba. Raccontano gli informatori egiziani che il numero due di Al Qaeda, il medico Ayman al-Zawahiri, non ha mai potuto sopportarlo. Lo considerava una testa troppo calda anche per i canoni non certo rigidi del jihadismo, un ambizioso sfrenato e anche un po' pericoloso per via di certi suoi rapporti con il Mukabarat, il servizio segreto della Siria.

Ma al-Suri non si è mai arreso. Ha avuto anche fortuna, perchè la sua ascesa nell'empireo di Al Qaeda è stata favorita dai numerosi arresti e dalle uccisioni dei principali dirigenti dell'organizzazione guidata da Bin Laden. Di certo ha saputo far valere la sua specializzazione nella fabbricazione e nell'uso delle armi chimiche grazie al suo maestro, il temibile Abu Khatab. Soprattutto ha giocato a suo favore la minaccia di scissione, poco più di un anno fa. «Me ne vado per la mia strada con i miei fedeli allievi che ormai mi venerano come un emiro» fece sapere, secondo le informazioni carpite da alcuni infiltrati arabi.

Alla fine al-Suri ha ottenuto la benedizione da Bin Laden in persona, che gli ha anche affidato una missione precisa: rilanciare la jihad globale puntando non solo a infiltrare i jihadisti nelle comunità  islamiche dei vari continenti, ma soprattutto a «strangolare l'Europa», secondo l'indicazione che lo stesso sceicco saudita aveva dato all'indomani della fine della tregua con i paesi dell'Ue, oltre un anno fa.

Il terrorista siriano ha fatto molto più di quello che gli era stato assegnato. àˆ diventato l'interprete fedele della fatwa (comandamento religioso) sulla guerra economica all'Occidente che Bin Laden aveva emesso prima dell'11 settembre: oltre a terrore e morte, petrolio alle stelle, panico nei mercati borsistici, economie in recessione. «L'America e l'Europa devono dichiarare bancarotta» aveva ordinato all'epoca l'emiro di Al Qaeda «così come l'Urss è crollata dopo la nostra vittoria in Afghanistan».
Rispetto al periodo che ha preceduto le stragi delle Torri gemelle, l'organizzazione che al-Suri si è trovato a gestire operativamente era cambiata. Non più Moloch con una guida suprema, linee di comando ben definite e una rigida compartimentazione, ma piuttosto holding del terrore con un network globale di gruppi e di cellule locali, capaci di attivarsi autonomamente.

Il vertice della holding vive ancora oggi nelle aree tribali dei pashtun. I corpi speciali americani tentano da ormai quattro anni di catturare vivo o morto Bin Laden e al-Zawahiri. Il siriano invece opera preferibilmente nelle megalopoli pachistane e solo di rado si avventura sui monti dell'Hindu Kush per sondare gli umori del grande capo. A Rawalpindi e a Karachi è più facile trovare un internet cafè per collegarsi con «gli ambasciatori» della nuova Al Qaeda sparsi nel mondo. Puó farlo servendosi delle chat room, ma anche delle email criptate. L'ultima diavoleria è il telefono via Web, difficile, se non impossibile, da intercettare.
Mese dopo mese, al-Suri ha disegnato la nuova organizzazione protesa verso la jihad globale mentre tutti, esperti, politici e funzionari dei servizi di sicurezza, dichiaravano la fine dell'emergenza. Nell'Asia sud-orientale, ancora una volta, ha stabilito il quartier generale del jihadismo in Indonesia. In Africa ha scelto i paesi più popolosi (Uganda e Nigeria), oppure quelli instabili (Etiopia e Somalia) oppure ancora quelli più filoamericani, come il Sud Africa.
Ma quest'attività  ad ampio raggio e senza confini è stata solo una parte dell'intenso lavoro di penetrazione condotto nel massimo segreto. Assai più rilevante è stata la riorganizzazione delle cellule in Europa e il riallineamento strategico in funzione della guerra economica. Al-Suri ha affidato la guida del fronte europeo a un non arabo, convertito qualche anno fa. Questo non è stato un capriccio, bensì una precisa scelta tattica: arruolare il maggior numero possibile di non arabi, che sono rimasti abbagliati dal Corano e che sono particolarmente abili nelle tecnologie informatiche.

Un altro siriano «ispanizzato», Imad Eddin Yarkas, già  stretto collaboratore di al-Suri, è stato nominato capo della cellula spagnola e, l'11 marzo 2004, ha colpito i treni nella stazione Atocha di Madrid rivelando anche il nuovo modus operandi di Al Qaeda versione post 11 settembre: obiettivi non simbolici, ma facili da colpire, tecnologia a bassa intensità , kamikaze pescati nel milieu degli immigrati marocchini, alcuni con precedenti per droga.
Tutto è finalizzato a minare le basi politiche ed economiche dei paesi europei. Con una preferenza: le forze della coalizione internazionale in Iraq, il serbatoio più ricco per addestrare e creare jihadisti sempre più radicali e sempre più disposti a farsi saltare in aria per raggiungere le famose vergini e il Profeta in trepida attesa.
A Baghdad al-Suri ha trovato il suo alter ego, Abu Musab al-Zarqawi, lo sgozzatore degli ostaggi occidentali nominato da Bin Laden «emiro della Mesopotamia». Anche lui un terrorista non particolarmente disposto a prendere ordini da Bin Laden e al-Zawahiri, ma accettato per la ferocia dimostrata e la rete capillare di kamikaze a disposizione. Insieme i due cloni dello sceicco saudita hanno messo a punto l'ultima sfida all'America e ai suoi alleati.
L'infiltrazione delle aree a sud dell'Egitto e le reti terroristiche in Europa servono a creare un cordone di sicurezza in Iraq ai jihadisti di al-Zarqawi che così possono prolungare gli attentati suicidi e la guerriglia sfibrando le forze militari americane, inglesi, italiane e danesi. Ció dovrebbe avere effetti destabilizzanti per l'economia statunitense ed europea bloccando contemporaneamente ogni velleità  di attacco in altri paesi nemici: l'Iran in testa.
Per rendere questo piano più efficace anche le città  europee, Londra in testa, ma pure Roma e Milano, devono diventare bersaglio dei gruppi di fuoco islamici. Sia per distogliere l'attenzione dall'Iraq sia per indebolire le strutture politiche, economiche e sociali, fino a provocare il collasso dello stato.
Chi caga sotto 'a neve, pure si fa 'a buca e poi 'a copre, quando 'a neve se scioje 'a mmerda vie' sempre fori.
In versione audio special thanks to Nik978:
http://www.hokutoaudioteca.it/film_nut_1i/delitto%20a%20porta%20romana/caga.wav

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