[O.T.]Topic necrologio
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Re: [O.T.]Topic necrologio
come Termopoliano, per motivi anagrafici non ho mai visto giocare Chinaglia, ma se sei della Lazio, cresci nel suo mito, ovunque nei nostri forum, sui nostri canali yt vedi le suo giocate, i suoi gol, quindi impossibile non essere rattristasta dalla sua morte
.. la cronaca giudiziaria, la mafia, e la latitanza poi è un'altra cosa
.. la cronaca giudiziaria, la mafia, e la latitanza poi è un'altra cosa
Seer Papa me donasse tutta Roma e me dicesse:
Lassa anna' chi t'ama...
Io je direbbe: LASSA STA' I FASTIDI MATT!!
Lassa anna' chi t'ama...
Io je direbbe: LASSA STA' I FASTIDI MATT!!
Re: [O.T.]Topic necrologio
E' morto Rosario Bentivegna
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cr ... 9454.shtml
Morto Rosario Bentivegna,
partecipò all'attentato di Via Rasella
Si è spento all'età di 90 anni. Per tutta la vita ha contrastato l'accusa di essersi sottratto ai tedeschi favorendo così la strage delle Fosse ArdeatineLUTTO
Morto Rosario Bentivegna,
partecipò all'attentato di Via Rasella
Si è spento all'età di 90 anni. Per tutta la vita ha contrastato l'accusa di essersi sottratto ai tedeschi favorendo così la strage delle Fosse Ardeatine
Rosario Bentivegna
ROMA - «Manca Carla questa sera». Un mese fa in Campidoglio Rosario Bentivegna, morto lunedì sera, aveva ricordato la persona a cui era stato più legato nella sua vita di partigiano e medico del lavoro: Carla Capponi, scomparsa qualche anno fa. Alla soglia dei novanta anni di età Bentivegna era intervenuto per presentare il libro della sua vita, «Senza fare di necessità virtù» uscito da Einaudi. Perno della pubblicazione, ancora una volta la determinazione con cui Bentivegna per tutta la sua lunga vita ha dovuto contrastare l’accusa di essersi sottratto ai tedeschi favorendo così la strage delle Fosse Ardeatine.
LA SUA VITA IN UN LIBRO - Un libro pubblicato per ricordare anche la sua famiglia siciliana, gli avi garibaldini (uno fu ad Aspromonte con Garibaldi), gli studi a Roma, il Guf e l’occupazione della Sapienza nel ’41, l’adesione all’antifascismo e quella ai gap di Antonello Trombadori diventando la colonna portante del gap “Carlo Pisacane”, quello di via Rasella. E poi nel corso degli anni, dopo essere stato in Iugoslavia e poi dopo il rientro in Italia per fare il medico, la stagione delle battaglie contro quella leggenda metropolitana che ha fatto da trampolino alle accuse di vigliaccheria e di essere stati la causa della feroce rappresaglia.
All'epoca dell'attentato
LA BATTAGLIA CONTRO I FALSI – In Campidoglio, presente Walter Veltroni, Bentivegna aveva ricordato di aver vinto l’ultimo processo nel 2010 facendo condannare per diffamazione il direttore di «Libero» Maurizio Belpietro. Sempre il solito leit motiv imperniato sulla falsa storia di una richiesta pubblica ai partigiani da parte delle autorità tedesche di presentarsi dopo l’attentato di via Rasella. «Ne hanno inventate di tutti i colori, che era un invito sui manifesti affissi per le strade oppure con un invito trasmesso alla radio… nulla di ciò è mai esistito. Ventidue ore dopo l’attentato i tedeschi hanno fatto la strage… Altro che mandare manifesti in tipografia». Bentivegna era membro onorario della presidenza dell’Anpi nazionale e di quella di Roma.
http://www.ilgiornale.it/cultura/giorgi ... comments=1
Giorgio Barbarisi, il Tricolore al vento della Liberazione
di Redazione - 04 giugno 2010, 08:00Commenta
Ragazze che baciano soldati sorridenti, fiori sui carri armati: immagini della Liberazione di Roma del 4 giugno '44 stampate nella memoria collettiva. Non così è avvenuto per la figura di Giorgio Barbarisi, sottotenente della Guardia di Finanza di 22 anni e partigiano, che risparmiò alla Capitale il più umiliante degli oltraggi, per essere poi ucciso poche ore dopo da un famoso comunista.
In quei giorni fra i romani serpeggiava il dubbio che la Liberazione fosse un'altra occupazione. Ma la mattina del 5 giugno Barbarisi era felice: il pomeriggio precedente aveva affrontato con cortese fermezza il comandante alleato per ottenere che, insieme ai vessilli stranieri, sul Campidoglio venisse issato il Tricolore. Il colonnello inglese Bettersbey, ammirato, gli propose di diventare suo aiutante di campo: interrogato dalla Milizia, aveva taciuto dei suoi rapporti col comunista Andrea Arena e aveva nascosto militari sbandati e fuggiaschi. Era il simbolo di una Resistenza priva di qualsiasi miasma politico.
Intorno alle 14 del 5, Barbarisi percorreva via delle Tre Cannelle, a due passi dalla sede del quotidiano del Pci. Notò affisso un manifesto che pare recitasse «W L'Unità!». Assolvendo al suo dovere di ufficiale allungò il braccio per toglierlo. Non fece in tempo a strapparlo che cadde sul selciato, l'aorta recisa da un proiettile. A sparare era stato Rosario Bentivegna, il comunista che mesi prima aveva messo la bomba in via Rasella, l'attentato che provocò la rappresaglia tedesca delle Fosse Ardeatine (335 persone fucilate). Carla Capponi, sua amante, aveva scambiato la divisa grigioverde del finanziere per quella fascista. Il processo, sottratto alla giurisdizione italiana, si aprì il 14 luglio. Il pubblico ministero sostenne la colpevolezza di Bentivegna e numerosi testimoni dissero d'aver visto Barbarisi disarmato o esclusero che avesse estratto una pistola. La sentenza parlò di «doloroso incidente» e diede a Bentivegna 18 mesi per eccesso di legittima difesa, ma l'imputato fu assolto in appello. Di Barbarisi resta la Bronze Star Medal conferitagli alla memoria dal generale Clark, una laurea honoris causa alla memoria e il suo nome sul frontespizio della caserma della GdF di Bologna. Ma ciò che resta di più è la vergogna del silenzio sceso sul suo storico gesto e sul suo martirio: un combattente della libertà che invece di farsi ammazzare dai tedeschi si era lasciato ammazzare per un tragico errore da un partigiano comunista.
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cr ... 9454.shtml
Morto Rosario Bentivegna,
partecipò all'attentato di Via Rasella
Si è spento all'età di 90 anni. Per tutta la vita ha contrastato l'accusa di essersi sottratto ai tedeschi favorendo così la strage delle Fosse ArdeatineLUTTO
Morto Rosario Bentivegna,
partecipò all'attentato di Via Rasella
Si è spento all'età di 90 anni. Per tutta la vita ha contrastato l'accusa di essersi sottratto ai tedeschi favorendo così la strage delle Fosse Ardeatine
Rosario Bentivegna
ROMA - «Manca Carla questa sera». Un mese fa in Campidoglio Rosario Bentivegna, morto lunedì sera, aveva ricordato la persona a cui era stato più legato nella sua vita di partigiano e medico del lavoro: Carla Capponi, scomparsa qualche anno fa. Alla soglia dei novanta anni di età Bentivegna era intervenuto per presentare il libro della sua vita, «Senza fare di necessità virtù» uscito da Einaudi. Perno della pubblicazione, ancora una volta la determinazione con cui Bentivegna per tutta la sua lunga vita ha dovuto contrastare l’accusa di essersi sottratto ai tedeschi favorendo così la strage delle Fosse Ardeatine.
LA SUA VITA IN UN LIBRO - Un libro pubblicato per ricordare anche la sua famiglia siciliana, gli avi garibaldini (uno fu ad Aspromonte con Garibaldi), gli studi a Roma, il Guf e l’occupazione della Sapienza nel ’41, l’adesione all’antifascismo e quella ai gap di Antonello Trombadori diventando la colonna portante del gap “Carlo Pisacane”, quello di via Rasella. E poi nel corso degli anni, dopo essere stato in Iugoslavia e poi dopo il rientro in Italia per fare il medico, la stagione delle battaglie contro quella leggenda metropolitana che ha fatto da trampolino alle accuse di vigliaccheria e di essere stati la causa della feroce rappresaglia.
All'epoca dell'attentato
LA BATTAGLIA CONTRO I FALSI – In Campidoglio, presente Walter Veltroni, Bentivegna aveva ricordato di aver vinto l’ultimo processo nel 2010 facendo condannare per diffamazione il direttore di «Libero» Maurizio Belpietro. Sempre il solito leit motiv imperniato sulla falsa storia di una richiesta pubblica ai partigiani da parte delle autorità tedesche di presentarsi dopo l’attentato di via Rasella. «Ne hanno inventate di tutti i colori, che era un invito sui manifesti affissi per le strade oppure con un invito trasmesso alla radio… nulla di ciò è mai esistito. Ventidue ore dopo l’attentato i tedeschi hanno fatto la strage… Altro che mandare manifesti in tipografia». Bentivegna era membro onorario della presidenza dell’Anpi nazionale e di quella di Roma.
http://www.ilgiornale.it/cultura/giorgi ... comments=1
Giorgio Barbarisi, il Tricolore al vento della Liberazione
di Redazione - 04 giugno 2010, 08:00Commenta
Ragazze che baciano soldati sorridenti, fiori sui carri armati: immagini della Liberazione di Roma del 4 giugno '44 stampate nella memoria collettiva. Non così è avvenuto per la figura di Giorgio Barbarisi, sottotenente della Guardia di Finanza di 22 anni e partigiano, che risparmiò alla Capitale il più umiliante degli oltraggi, per essere poi ucciso poche ore dopo da un famoso comunista.
In quei giorni fra i romani serpeggiava il dubbio che la Liberazione fosse un'altra occupazione. Ma la mattina del 5 giugno Barbarisi era felice: il pomeriggio precedente aveva affrontato con cortese fermezza il comandante alleato per ottenere che, insieme ai vessilli stranieri, sul Campidoglio venisse issato il Tricolore. Il colonnello inglese Bettersbey, ammirato, gli propose di diventare suo aiutante di campo: interrogato dalla Milizia, aveva taciuto dei suoi rapporti col comunista Andrea Arena e aveva nascosto militari sbandati e fuggiaschi. Era il simbolo di una Resistenza priva di qualsiasi miasma politico.
Intorno alle 14 del 5, Barbarisi percorreva via delle Tre Cannelle, a due passi dalla sede del quotidiano del Pci. Notò affisso un manifesto che pare recitasse «W L'Unità!». Assolvendo al suo dovere di ufficiale allungò il braccio per toglierlo. Non fece in tempo a strapparlo che cadde sul selciato, l'aorta recisa da un proiettile. A sparare era stato Rosario Bentivegna, il comunista che mesi prima aveva messo la bomba in via Rasella, l'attentato che provocò la rappresaglia tedesca delle Fosse Ardeatine (335 persone fucilate). Carla Capponi, sua amante, aveva scambiato la divisa grigioverde del finanziere per quella fascista. Il processo, sottratto alla giurisdizione italiana, si aprì il 14 luglio. Il pubblico ministero sostenne la colpevolezza di Bentivegna e numerosi testimoni dissero d'aver visto Barbarisi disarmato o esclusero che avesse estratto una pistola. La sentenza parlò di «doloroso incidente» e diede a Bentivegna 18 mesi per eccesso di legittima difesa, ma l'imputato fu assolto in appello. Di Barbarisi resta la Bronze Star Medal conferitagli alla memoria dal generale Clark, una laurea honoris causa alla memoria e il suo nome sul frontespizio della caserma della GdF di Bologna. Ma ciò che resta di più è la vergogna del silenzio sceso sul suo storico gesto e sul suo martirio: un combattente della libertà che invece di farsi ammazzare dai tedeschi si era lasciato ammazzare per un tragico errore da un partigiano comunista.
Re: [O.T.]Topic necrologio
ora aspettiamo il commento di belnudo
E sorridi! (Earl J. Hickey)
Di regole io ne conosco una sola: bisogna essere buoni, cazzo (K. Vonnegut)
Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare (V. Costantino)
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Re: [O.T.]Topic necrologio
hellen ha scritto:come Termopoliano, per motivi anagrafici non ho mai visto giocare Chinaglia, ma se sei della Lazio, cresci nel suo mito, ovunque nei nostri forum, sui nostri canali yt vedi le suo giocate, i suoi gol, quindi impossibile non essere rattristasta dalla sua morte
.. la cronaca giudiziaria, la mafia, e la latitanza poi è un'altra cosa
Concordo con te, neanche io l'ho mai visto giocare ma per un laziale il Giorgio Chinaglia calciatore è un mito assoluto, uno di quei giocatori che i riommans hanno invidiato per decenni, uno di quelli che vengono fuori ogni cento anni (semmai). Un trascinatore assoluto. Un idolo sportivo.
Da presidente (prima) e come soggetto a capo di una cordata per acquistare la Lazio (poi) ha lasciato spazio a molte critiche e altrettanti dubbi, ma questo tutti (anche i laziali) lo riconoscono e lo sanno.
Re: [O.T.]Topic necrologio
passo...rufus t. firefly ha scritto:ora aspettiamo il commento di belnudo
ma mi dà solo fastidio sia considerato un eroe Rosario Bentivegna che non si è presentato ai tedeschi dicendo "sono stato io".
Che poi aspettasse la richiesta dei tedeschi su carta bollata o via radio... la dice tutta sul vigliacco che fu.
STATO LADRO & RAPINATORE
La ricchezza è solo un boccaglio in un mare di merda (N. Balasso)
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Re: [O.T.]Topic necrologio
è straordinario come quest'uomo riesca sempre a non sorprendermi...
E sorridi! (Earl J. Hickey)
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Re: [O.T.]Topic necrologio
Sono daccordo con hellen per un tifoso della lazio Giorgio è un mito,io ho qualche anno in più e simpatizzo per l'inter Chinaglia non l'ho mai visto dal vero,ho solo qualche ricordo di immagini televisive e di figurine dei calciatori della panini a me era molto simpatico e voglio ricordarlo così.hellen ha scritto:come Termopoliano, per motivi anagrafici non ho mai visto giocare Chinaglia, ma se sei della Lazio, cresci nel suo mito, ovunque nei nostri forum, sui nostri canali yt vedi le suo giocate, i suoi gol, quindi impossibile non essere rattristasta dalla sua morte
.. la cronaca giudiziaria, la mafia, e la latitanza poi è un'altra cosa
All'ombra dell'ultimo sole s'era assopito un pescatore
aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso.
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Re: [O.T.]Topic necrologio
Intervista a Bentivegna: www.lastoriasiamonoi.rai.it/cms/upload/63.pdfwolf.55 ha scritto:E' morto Rosario Bentivegna
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cr ... 9454.shtml
Morto Rosario Bentivegna,
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Morto Rosario Bentivegna,
partecipò all'attentato di Via Rasella
Si è spento all'età di 90 anni. Per tutta la vita ha contrastato l'accusa di essersi sottratto ai tedeschi favorendo così la strage delle Fosse Ardeatine
Rosario Bentivegna
ROMA - «Manca Carla questa sera». Un mese fa in Campidoglio Rosario Bentivegna, morto lunedì sera, aveva ricordato la persona a cui era stato più legato nella sua vita di partigiano e medico del lavoro: Carla Capponi, scomparsa qualche anno fa. Alla soglia dei novanta anni di età Bentivegna era intervenuto per presentare il libro della sua vita, «Senza fare di necessità virtù» uscito da Einaudi. Perno della pubblicazione, ancora una volta la determinazione con cui Bentivegna per tutta la sua lunga vita ha dovuto contrastare l’accusa di essersi sottratto ai tedeschi favorendo così la strage delle Fosse Ardeatine.
LA SUA VITA IN UN LIBRO - Un libro pubblicato per ricordare anche la sua famiglia siciliana, gli avi garibaldini (uno fu ad Aspromonte con Garibaldi), gli studi a Roma, il Guf e l’occupazione della Sapienza nel ’41, l’adesione all’antifascismo e quella ai gap di Antonello Trombadori diventando la colonna portante del gap “Carlo Pisacane”, quello di via Rasella. E poi nel corso degli anni, dopo essere stato in Iugoslavia e poi dopo il rientro in Italia per fare il medico, la stagione delle battaglie contro quella leggenda metropolitana che ha fatto da trampolino alle accuse di vigliaccheria e di essere stati la causa della feroce rappresaglia.
All'epoca dell'attentato
LA BATTAGLIA CONTRO I FALSI – In Campidoglio, presente Walter Veltroni, Bentivegna aveva ricordato di aver vinto l’ultimo processo nel 2010 facendo condannare per diffamazione il direttore di «Libero» Maurizio Belpietro. Sempre il solito leit motiv imperniato sulla falsa storia di una richiesta pubblica ai partigiani da parte delle autorità tedesche di presentarsi dopo l’attentato di via Rasella. «Ne hanno inventate di tutti i colori, che era un invito sui manifesti affissi per le strade oppure con un invito trasmesso alla radio… nulla di ciò è mai esistito. Ventidue ore dopo l’attentato i tedeschi hanno fatto la strage… Altro che mandare manifesti in tipografia». Bentivegna era membro onorario della presidenza dell’Anpi nazionale e di quella di Roma.
http://www.ilgiornale.it/cultura/giorgi ... comments=1
Giorgio Barbarisi, il Tricolore al vento della Liberazione
di Redazione - 04 giugno 2010, 08:00Commenta
Ragazze che baciano soldati sorridenti, fiori sui carri armati: immagini della Liberazione di Roma del 4 giugno '44 stampate nella memoria collettiva. Non così è avvenuto per la figura di Giorgio Barbarisi, sottotenente della Guardia di Finanza di 22 anni e partigiano, che risparmiò alla Capitale il più umiliante degli oltraggi, per essere poi ucciso poche ore dopo da un famoso comunista.
In quei giorni fra i romani serpeggiava il dubbio che la Liberazione fosse un'altra occupazione. Ma la mattina del 5 giugno Barbarisi era felice: il pomeriggio precedente aveva affrontato con cortese fermezza il comandante alleato per ottenere che, insieme ai vessilli stranieri, sul Campidoglio venisse issato il Tricolore. Il colonnello inglese Bettersbey, ammirato, gli propose di diventare suo aiutante di campo: interrogato dalla Milizia, aveva taciuto dei suoi rapporti col comunista Andrea Arena e aveva nascosto militari sbandati e fuggiaschi. Era il simbolo di una Resistenza priva di qualsiasi miasma politico.
Intorno alle 14 del 5, Barbarisi percorreva via delle Tre Cannelle, a due passi dalla sede del quotidiano del Pci. Notò affisso un manifesto che pare recitasse «W L'Unità!». Assolvendo al suo dovere di ufficiale allungò il braccio per toglierlo. Non fece in tempo a strapparlo che cadde sul selciato, l'aorta recisa da un proiettile. A sparare era stato Rosario Bentivegna, il comunista che mesi prima aveva messo la bomba in via Rasella, l'attentato che provocò la rappresaglia tedesca delle Fosse Ardeatine (335 persone fucilate). Carla Capponi, sua amante, aveva scambiato la divisa grigioverde del finanziere per quella fascista. Il processo, sottratto alla giurisdizione italiana, si aprì il 14 luglio. Il pubblico ministero sostenne la colpevolezza di Bentivegna e numerosi testimoni dissero d'aver visto Barbarisi disarmato o esclusero che avesse estratto una pistola. La sentenza parlò di «doloroso incidente» e diede a Bentivegna 18 mesi per eccesso di legittima difesa, ma l'imputato fu assolto in appello. Di Barbarisi resta la Bronze Star Medal conferitagli alla memoria dal generale Clark, una laurea honoris causa alla memoria e il suo nome sul frontespizio della caserma della GdF di Bologna. Ma ciò che resta di più è la vergogna del silenzio sceso sul suo storico gesto e sul suo martirio: un combattente della libertà che invece di farsi ammazzare dai tedeschi si era lasciato ammazzare per un tragico errore da un partigiano comunista.
I was having fish n chips with my dad this week. He had cod, I had plaice. He said: good cod! I said, space is the plaice! - Sun Ra
Re: [O.T.]Topic necrologio
E' difficile giudicare la vivenda dell' attentato di via Rasella e l'uomo Rosario Bentivegna, persona che ha la mia simpatia personale ma solo perché per tutta la vita lui solo ha portato da solo il peso della responsabilità dell'attentato di via Rasella.
Forse bisognerebbe aggiungere qualcosa: i militari altoatesini colpiti dalla bomba di via Rasella erano ex alpini del Regio Esercito, avevano optato per la cittadinanza tedesca e facevano parte del reparto che curava anche la sorveglianza delle carceri di via Tasso.
Il Blasi citato era un norto pregiudicato comune (= ladro) che prima aveva partecipato all'attentato di via Rasella, poi era stato arrestato per un furto di frutta al mercato di via Cerveteri a Roma, accompagnato al Commissariato Appio per evitare la condanna per il furto di un chilo di mele si trasforma in delatore e fà arrestare vari compagni di lotta. Passa nella banda di Pietro Koch e diventa un torturatore di partigiani, a Milano nel 1944 viene arrestato dalla Polizia (quelle vera...) e in carcere ci rimane fino al 1960...
La Storia è ben strana... i morti delle Ardeatine vengono ricordati ogni anno, i militari tedeschi uccisi in via Rasella sono sepolti nel cimitero tedesco di Pomezia, a Giorgio Barbarisi sono intitolati una caserma della GdF a Bologna e un guardiacoste della GdF, Carla Capponi è morta nel 2000 dopo essere stata per anni parlamentare del PCI, Bentivegna è morto da ex medico della CGIL, iscritto, solo di recente, al PD di Bersani e destinato ad un rapido e sgradevole oblio...
Forse bisognerebbe aggiungere qualcosa: i militari altoatesini colpiti dalla bomba di via Rasella erano ex alpini del Regio Esercito, avevano optato per la cittadinanza tedesca e facevano parte del reparto che curava anche la sorveglianza delle carceri di via Tasso.
Il Blasi citato era un norto pregiudicato comune (= ladro) che prima aveva partecipato all'attentato di via Rasella, poi era stato arrestato per un furto di frutta al mercato di via Cerveteri a Roma, accompagnato al Commissariato Appio per evitare la condanna per il furto di un chilo di mele si trasforma in delatore e fà arrestare vari compagni di lotta. Passa nella banda di Pietro Koch e diventa un torturatore di partigiani, a Milano nel 1944 viene arrestato dalla Polizia (quelle vera...) e in carcere ci rimane fino al 1960...
La Storia è ben strana... i morti delle Ardeatine vengono ricordati ogni anno, i militari tedeschi uccisi in via Rasella sono sepolti nel cimitero tedesco di Pomezia, a Giorgio Barbarisi sono intitolati una caserma della GdF a Bologna e un guardiacoste della GdF, Carla Capponi è morta nel 2000 dopo essere stata per anni parlamentare del PCI, Bentivegna è morto da ex medico della CGIL, iscritto, solo di recente, al PD di Bersani e destinato ad un rapido e sgradevole oblio...
Re: [O.T.]Topic necrologio
max6521 ha scritto:e voglio ricordarlo così.





Seer Papa me donasse tutta Roma e me dicesse:
Lassa anna' chi t'ama...
Io je direbbe: LASSA STA' I FASTIDI MATT!!
Lassa anna' chi t'ama...
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Re: [O.T.]Topic necrologio
...povero Pelè, l'unico sopravvissuto...
Re: [O.T.]Topic necrologio
STRENGTH DETERMINATION MERCILESS FOREVER
http://www.sdmfworldwide.com/home.htm
http://www.sdmfworldwide.com/home.htm
Re: [O.T.]Topic necrologio
oggi ricorrono due anniversari di scomparsa a me molto cari:
kurt cobain
layne staley
kurt cobain
layne staley
Ultima modifica di XCLARAX il 05/04/2012, 16:32, modificato 1 volta in totale.
sta vita te sfreggia, primo nun se cazzeggia
Re: [O.T.]Topic necrologio
XCLARAX ha scritto:oggi ricorrono due anniversari di scomparsa a me molto cari:
kurt cobain
layne staley
sta vita te sfreggia, primo nun se cazzeggia