[O.T.] Crisi economica

Scatta il fluido erotico...

Moderatori: Super Zeta, AlexSmith, Pim, Moderatore1

Messaggio
Autore
Avatar utente
Parakarro
Storico dell'impulso
Storico dell'impulso
Messaggi: 13537
Iscritto il: 04/02/2008, 11:27
Località: Mi sono perso da anni

Re: [O.T.] Crisi economica

#2326 Messaggio da Parakarro »

Helmut ha scritto:
Parakarro ha scritto: sarebbe giusto pagare molto meno impiegati
Sono gia' i peggio pagati d'Europa...una strada per alzare i salari é alzare la crescita...anche con lo sfrondamento di realta' scarsamente produttive...ovvero piccole e medie aziende. :o
se il mercato funziona, la "selezione naturale" ammazzerà le piccole imprese automaticamente.. anche se di solito sono le grandi a saltare per poi falsare il mercato con ecoincentivi e similari...

riguardo agli impiegati: se licenzio un'impiegata la rimpiazzo in tempo zero... se licenzio un macellaio piango lacrime amare prima di trovarne un altro.. quindi per il rapporto domanda\offerta il macellaio deve prendere più soldi della segretaria...

Avatar utente
Helmut
Storico dell'impulso
Storico dell'impulso
Messaggi: 11720
Iscritto il: 05/11/2002, 1:00
Località: Estremo Nordest

Re: [O.T.] Crisi economica

#2327 Messaggio da Helmut »

Parakarro ha scritto:... quindi per il rapporto domanda\offerta il macellaio deve prendere più soldi della segretaria...
Pero' non succede...perché la dimensione delle aziende che piangono lacrime amare senza macellaio non consente stipendi piu' elevati...

...scarsa produttivita'=bassi salari
"Innalzare templi alla virtù e scavare oscure e profonde prigioni al vizio."

Avatar utente
Parakarro
Storico dell'impulso
Storico dell'impulso
Messaggi: 13537
Iscritto il: 04/02/2008, 11:27
Località: Mi sono perso da anni

Re: [O.T.] Crisi economica

#2328 Messaggio da Parakarro »

Helmut ha scritto:
Parakarro ha scritto:... quindi per il rapporto domanda\offerta il macellaio deve prendere più soldi della segretaria...
Pero' non succede...perché la dimensione delle aziende che piangono lacrime amare senza macellaio non consente stipendi piu' elevati...

...scarsa produttivita'=bassi salari
guarda...

mio amicicio macellaio di supermercato multinazionale.. senza fare nomi e cognomi.. BILLA :) .. da 20anni nell'azienda che fu Standa che fu Brianzoli...responsabile macelleria di filiales tipendio da 1200 a 1400 euro mensili ... SEMPRE in continua ricerca perchè nessuno vuole farlo... causa orari di merda e sottodimensionamento del personale... in qualsiasi altra realtà familiare piglierebbe dai 500 ai 1000 euro in più

Avatar utente
Kronos
Storico dell'impulso
Storico dell'impulso
Messaggi: 5738
Iscritto il: 10/02/2002, 1:00

Re: [O.T.] Crisi economica

#2329 Messaggio da Kronos »

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04 ... co/105366/


La Grecia è fallita anche se non lo sa
E ora l’Europa inizia a temere il crack ellenico

Il governo ellenico smentisce le voci di default tecnico sui titoli di Stato ma il mercato sembra dare ragione alle indiscrezioni in senso contrario. Il rischio è che il Paese collassi, trascinando nel baratro il resto del Continente. I Piani di salvataggio non funzionano. E dalla Finlandia spira un nuovo vento di ripensamento
La Grecia è fallita anche se ancora non lo sa. O, per meglio dire, fa elegantemente finta di non saperlo. Atene nega qualsiasi ipotesi di ristrutturazione del debito prefigurando manovre fiscali e piani di sostegno. Ma ora i mercati hanno sfiduciato il Paese e l’Europa attende solo quel verdetto finale che tutti, da qualche tempo, danno oramai per scontato. Da Berlino a Parigi, passando per Bruxelles e Madrid, tutti si preparano al peggio, consapevoli di una reazione a catena che dalla penisola ellenica rischia di gettare nel panico l’intero continente e la sua moneta unica. Per la quale, mai come oggi, il futuro era apparso così tetro.

“La ristrutturazione del debito non è necessaria e né auspicabile” ha spiegato ieri il governatore della banca centrale di Atene George Provopoulos cercando in tutti i modi di mettere a tacere le sempre più inquietanti voci di default tecnico. Ieri, citando una fonte anonima del Fondo monetario internazionale, il giornale locale Eleftherotypia aveva affermato il contrario. Il ministro delle finanze George Papacostantinou, aveva scritto, avrebbe infatti già avanzato una richiesta di nulla osta per il taglio dei rendimenti sulle obbligazioni sovrane. In pratica l’annullamento delle condizioni contrattuali sui titoli di fronte all’impossibilità di onorare l’impegno restituendo il debito. In parole povere la bancarotta nazionale. Provopoulos, come detto, ha smentito tutto. Ma è possibile credergli senza riserve? Secondo gli investitori, evidentemente no.

I tassi di interesse sui bond decennali greci hanno sfiorato oggi quota 14% evidenziando l’ennesimo record nello spread con il bund tedesco. Quelli a due anni viaggiano ormai sul 17% sottolineando così un maggiore rischio di breve periodo. Il costo di assicurazione dei crediti misurato sui Cds (credit default swaps, i derivati che garantiscono un rimborso in caso di fallimento) vale ormai 1.220 punti base, come a dire che per garantire un credito da 10 milioni di euro con Atene occorre sborsarne 1,22. Qualche giorno fa, gli analisti di Markit, insieme a Cma il principale monitor mondiale sui derivati scambiati fuori dalle borse, attribuiva alla Grecia 65 probabilità su cento di fallire entro i prossimi cinque anni. Un dato che non ha eguali al mondo. Provopoulos ammette senza riserve che nel corso di quest’anno il Pil nazionale si contrarrà ancora del 3% peggiorando quindi il rapporto con quel debito da 325 miliardi su cui pesano gli interessi (4,2% annuo) pagati sul finanziamento di emergenza Ue. Si stima che entro il 2013 il debito ellenico possa arrivare ad equivalere al 160% del prodotto nazionale. Oltre due volte e mezzo rispetto al limite massimo del Patto di stabilità.

Il deterioramento dei dati misurato oggi lancia un segnale chiarissimo: la Grecia non ce la può fare nemmeno con l’aiuto del Continente. Ne sono convinti gli analisti, ma anche i Paesi “virtuosi”, con i conti a posto e la legittima voglia di non scaricare sui propri contribuenti il costo di un salvataggio rivelatosi ad oggi perfettamente inutile. Il trionfo elettorale degli euroscettici alle elezioni finlandesi di domenica apre ora un’autentica grana in sede Ue. Helsinki potrebbe boicottare il piano salva Portogallo creando ulteriore tensione sui mercati. Il punto, però, è che nonostante la logica di fondo, il fallimento tecnico di Atene (e poi forse di Dublino, che già è pronta a imporlo sul debito delle banche private, e Lisbona) aprirebbe la strada a conseguenze molto gravi. Vediamo nel dettaglio.

Se la Grecia si dichiarasse insolvente ne farebbero le spese i titolari delle sue obbligazioni, ovvero i Paesi più esposti (Francia e Germania), la Banca centrale europea, e le banche private greche che, guarda caso, sono piene zeppe di titoli di Stato. Il rischio è che il sistema del credito greco crolli generando tensioni sociali inimmaginabili e riproducendo per le strade di Atene le scene già viste un decennio fa a Buenos Aires. Un ulteriore contraccolpo per tedeschi e francesi esposti non solo sui bond sovrani ma anche sui titoli emessi dagli istituti privati ellenici. Di fronte al tracollo, la percezione del rischio contagio peggiorerebbe la situazione delle altre periferie europee sollecitando gli speculatori. Nel mirino degli hedge finirebbe soprattutto la moneta unica in un vortice di deprezzamento forse mai visto.

Oggi l’euro ha toccato i minimi degli ultimi dieci giorni con il dollaro e delle ultime due settimane con lo yen. Ma in caso di forte speculazione la discesa potrebbe accelerarsi. Come se non bastasse la spinta inflazionistica dovrebbe indurre la Bce a proseguire lungo la linea tracciata due settimane fa alzando di mezzo punto il costo del denaro entro la fine del 2011, con ovvie ricadute negative sui prestiti concessi nei mercati nazionali sul fronte dei mutui e non solo. Per i Paesi a forte indebitamento privato sarebbe un problema notevole. E siccome a patire le peggiori conseguenze sarebbe in primo luogo la Spagna, ovvero quella tessera del domino di cui nessuno potrebbe sopportare la caduta, ecco spiegato per quale motivo, già oggi, l’inquietudine in sede europea tocchi preventivamente i livelli di guardia.

E’ prematuro parlare di apocalisse, ma i timori di un forte peggioramento sono più che giustificati. E per l’Europa, chiamata a sopravvivere alla tempesta, si apre ora il difficile capitolo del ripensamento della propria politica anti crisi. Un atto dovuto nella speranza che la tragedia greca non si trasformi in seguito in una tormentata tragedia continentale.
"Duca conte buonasera..sono le 17...le serviamo un tè?" Maurizio Liberti, 25.03.2007
"Sono venuto qui per disgustarmi! oh! Voglio vomitare! oh! siete un cess.... cessi! cessi, diceva toto'! cessi! la banda! cessi!" Carmelo Bene, 1995

Avatar utente
Stef
Impulsi superiori
Impulsi superiori
Messaggi: 2112
Iscritto il: 02/06/2009, 22:36
Località: Nel blu dipinto di blu

Re: [O.T.] Crisi economica

#2330 Messaggio da Stef »

Bah tutto il mondo é fallito se é per questo.

Tutte le nazioni hanno debiti immaginari e creati ad arte per rendere i popoli schiavi dei loro sogni in cartapesta.
Ci hanno dato la televisione per vedere in superdiretta live quello che piace a loro , nel mondo che conviene a loro e per lo stesso prezzo ci hanno insegnato a fregarsene del nostro vicino di casa, che non si dica in giro , é geloso del nostro "status"...

Ci vendono i modelli di famiglia, vestiti come babbuini e felici nelle loro belle vetture , ci hanno regalato una vita comprata a credito al 5% in 30 anni a tasso fisso, ci raccontano che il paese é in crisi e che dobbiamo rimontarci le maniche, le stesse maniche che hanno rimontato i nostri genitori e che rimonterrano i nostri figli , di rilanciare l'economia, di riprendere a consumare e a consumarsi come dei ceri , messi li, a benedire il loro dio ingordo , fatto di pil,consob,bot,ticket sanitari, condoni e canoni, di andare a votare e partecipare al rilancio del paese e di credere nel "progetto" , almeno noi, visto che loro credono solo in se stessi e nei loro interessi.

Vogliono dei complici distratti e stupidi, che saranno sempre presenti per fare il lavoro sporco e soffire , che saranno sempre presenti ,tranne quando c'é da spartirsi il bottino,

Hanno creato l'economia e la miseria, loro si prendono l'economia e a noi lasciano la miseria di crearla la loro fottuta economia.

Non so se vedremo una "tragedia continentale" di sicuro saremo noi a farne le spese.
"Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi, battersi, ricominciare da capo e buttare via tutto,
e di nuovo ricominciare a lottare e perdere eternamente."

"Un gourmet che pensa alle calorie è come una puttana che guarda l'orologio."

Avatar utente
super_super
Storico dell'impulso
Storico dell'impulso
Messaggi: 5841
Iscritto il: 27/12/2007, 12:08

Re: [O.T.] Crisi economica

#2331 Messaggio da super_super »

Stef ha scritto:Bah tutto il mondo é fallito se é per questo.

Tutte le nazioni hanno debiti immaginari e creati ad arte per rendere i popoli schiavi dei loro sogni in cartapesta.
Ci hanno dato la televisione per vedere in superdiretta live quello che piace a loro , nel mondo che conviene a loro e per lo stesso prezzo ci hanno insegnato a fregarsene del nostro vicino di casa, che non si dica in giro , é geloso del nostro "status"...

Ci vendono i modelli di famiglia, vestiti come babbuini e felici nelle loro belle vetture , ci hanno regalato una vita comprata a credito al 5% in 30 anni a tasso fisso, ci raccontano che il paese é in crisi e che dobbiamo rimontarci le maniche, le stesse maniche che hanno rimontato i nostri genitori e che rimonterrano i nostri figli , di rilanciare l'economia, di riprendere a consumare e a consumarsi come dei ceri , messi li, a benedire il loro dio ingordo , fatto di pil,consob,bot,ticket sanitari, condoni e canoni, di andare a votare e partecipare al rilancio del paese e di credere nel "progetto" , almeno noi, visto che loro credono solo in se stessi e nei loro interessi.

Vogliono dei complici distratti e stupidi, che saranno sempre presenti per fare il lavoro sporco e soffire , che saranno sempre presenti ,tranne quando c'é da spartirsi il bottino,

Hanno creato l'economia e la miseria, loro si prendono l'economia e a noi lasciano la miseria di crearla la loro fottuta economia.

Non so se vedremo una "tragedia continentale" di sicuro saremo noi a farne le spese.
grandissimo post complimenti :wink:

mi hai fatto ripensare a questo video


Avatar utente
Plo Style
Veterano dell'impulso
Veterano dell'impulso
Messaggi: 2874
Iscritto il: 01/05/2010, 6:13
Località: Space is the place
Contatta:

Re: [O.T.] Crisi economica

#2332 Messaggio da Plo Style »

Stef ha scritto:Bah tutto il mondo é fallito se é per questo.

Tutte le nazioni hanno debiti immaginari e creati ad arte per rendere i popoli schiavi dei loro sogni in cartapesta.
Ci hanno dato la televisione per vedere in superdiretta live quello che piace a loro , nel mondo che conviene a loro e per lo stesso prezzo ci hanno insegnato a fregarsene del nostro vicino di casa, che non si dica in giro , é geloso del nostro "status"...

Ci vendono i modelli di famiglia, vestiti come babbuini e felici nelle loro belle vetture , ci hanno regalato una vita comprata a credito al 5% in 30 anni a tasso fisso, ci raccontano che il paese é in crisi e che dobbiamo rimontarci le maniche, le stesse maniche che hanno rimontato i nostri genitori e che rimonterrano i nostri figli , di rilanciare l'economia, di riprendere a consumare e a consumarsi come dei ceri , messi li, a benedire il loro dio ingordo , fatto di pil,consob,bot,ticket sanitari, condoni e canoni, di andare a votare e partecipare al rilancio del paese e di credere nel "progetto" , almeno noi, visto che loro credono solo in se stessi e nei loro interessi.

Vogliono dei complici distratti e stupidi, che saranno sempre presenti per fare il lavoro sporco e soffire , che saranno sempre presenti ,tranne quando c'é da spartirsi il bottino,

Hanno creato l'economia e la miseria, loro si prendono l'economia e a noi lasciano la miseria di crearla la loro fottuta economia.

Non so se vedremo una "tragedia continentale" di sicuro saremo noi a farne le spese.
Loro, chi?
I was having fish n chips with my dad this week. He had cod, I had plaice. He said: good cod! I said, space is the plaice! - Sun Ra

Avatar utente
Stef
Impulsi superiori
Impulsi superiori
Messaggi: 2112
Iscritto il: 02/06/2009, 22:36
Località: Nel blu dipinto di blu

Re: [O.T.] Crisi economica

#2333 Messaggio da Stef »

Bah , apetto che chiamo HB che ti fa un disegno se tu non avesi capito...
"Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi, battersi, ricominciare da capo e buttare via tutto,
e di nuovo ricominciare a lottare e perdere eternamente."

"Un gourmet che pensa alle calorie è come una puttana che guarda l'orologio."

Avatar utente
Plo Style
Veterano dell'impulso
Veterano dell'impulso
Messaggi: 2874
Iscritto il: 01/05/2010, 6:13
Località: Space is the place
Contatta:

Re: [O.T.] Crisi economica

#2334 Messaggio da Plo Style »

Stef ha scritto:Bah , apetto che chiamo HB che ti fa un disegno se tu non avesi capito...
Non ti scomodare, posso sempre chiedere a loro!
I was having fish n chips with my dad this week. He had cod, I had plaice. He said: good cod! I said, space is the plaice! - Sun Ra

Avatar utente
Parakarro
Storico dell'impulso
Storico dell'impulso
Messaggi: 13537
Iscritto il: 04/02/2008, 11:27
Località: Mi sono perso da anni

Re: [O.T.] Crisi economica

#2335 Messaggio da Parakarro »

Immagine


ps
io al complottone mondiale non ho mai creduto :wink:

Avatar utente
Kronos
Storico dell'impulso
Storico dell'impulso
Messaggi: 5738
Iscritto il: 10/02/2002, 1:00

Re: [O.T.] Crisi economica

#2336 Messaggio da Kronos »

Giulio Tremonti ha scritto: Quanto può essere realistica l'ipotesi che tutti coloro che hanno un contratto mobile facciano due ore e un quarto di chiamate (non di conversazione) al giorno, tutti i giorni dell'anno? La figura 2.7 è quella che si deve considerare e prende in considerazione otto profili e ne fa la media ponderata.
infatti il campione proposto e' in media sui 1000 a paese come ho detto a inizio intervento mi pare un po' pochino.
con quale principio e' stato composto il campione statistico dell'analisi?
Quali categorie sociali?
Fasce di eta'?

viene proposto un consumo medio ma non reale.
per avere un campione piu' attendibile avrebbero potuto ad esempio considerare la tipologia di abbonamenti effettivamente sottoscritti nei rispettivi operatori, il tipo di uso/consumo del servizio dichiarato dal campione e poi fare un raffronto.
Cosa c'entra Alice, che non viene citata da nessuna parte, e il traffico dati su fisso? Si stava parlando di telefonia mobile, non facciamo confusione.
cito un inizio di paragrafo
2.2.4 Summary of findings: fixed-line broadband
Single-service broadband pricing comparison should be treated with some caution, as
broadband is very frequently bought as part of a multi-service bundle, and many operators
do not even offer stand-alone broadband. We have defined the prices below as the lowest
price for purchasing a broadband service, excluding the price of telephone line rental where
this is required (as the cost of the line rental is attributed to the voice element of the basket).
Sicuro che si parli di telefonia mobile e basta?
Si parla di banda larga mobile, il che include non solo la rete cellulare ma tutte le altre che in genere sono associate alle linee fisse.
Ad esempio sfruttando terminali wifi (e quindi implicitamente linee fisse e/o ponti radio differenti dalla rete umts/hdspa) la gente va in rete e telefona via skype o voip, bypassando in blocco la rete cellulare ma senza stare a casa propria: basta agganciarsi ad un wifi qualsiasi.

Salta fuori cosi che alice E' la connessione di riferimento per la banda larga italiana. E quando si parla di bradband mobile o meno, per l'italia si tiene presente quel taglio li.
All'estero le cose cambiano, e non poco.
E nel rapporto se ne parla dettagliatamente.

Dati che confermino quello che dici non solo per l'Italia e il confronto con gli altri Paesi, pls. Se è esperienza tua o dei toi conoscenti o riporti per sentito dire è chiacchiera da bar e non mi interessa discuterne.
hai 400 e rotte pagine di rapporto con cui sbizzarrirti piu' tutti i dati che trovi delle varie inchieste delle associazioni dei consumatori ecc ecc.

peraltro non si tratta di esperienza personale o di amici, ma di una pratica alla luce di tutti da anni ed anni nelle tlc: i gestori minori (come h3g) concentrano la rete trasmissiva solo sulle grandi aree metropolitane: meno superficie da coprire piu' utenza potenziale.
Stesso ragionameno per i servizi a banda larga e ultralarga.

Ti faccio una serie di domande precise:
da quanto tempo fastweb opera in italia su fibra?
quanto territorio nazionale ha effettivamente coperto con il servizio a fibra?
quanto territorio nazionale ha coperto vendendo adsl in wholesale telecom?
Quanti utenti effettivi sono raggiunti dal primo servizio?
Quanti dal secondo?

risultato: in centro a milano il servizio lo hai ma vai in provincia e sei col culo per terra.


Questo l'agcom non te lo dice perche' cita dei dati dello studio che affrontano non la qualita' del servizio rapportata alla copertura uniforme del territorio, ma su un numero x di sim dichiarate attive dall'operatore senza peraltro specificare quali tipologie di piano tariffario effettive sono scelte dagli utenti e in quale quantita'.

Vuoi che ti spieghi il giochino che facevano con le magic box o vuoi documentarti tu sui volumi anomali di sim "fantasma" attivate ora da un gestore ora da un altro?
Credo ci siano tutt'ora almeno un paio di procedimenti in corso della magistratura a tema.
Quindi la spesa nel mobile è diminuita non perchè ci siamo impoveriti , come sostieni tu, ma perchè paghiamo di meno gli stessi servizi. Lo puoi anche leggere se non ti ho convinto.
non li paghi meno semplicemente ti propongono dei piani semiflat con dei minicanoni.

la gente nel frattempo usa sistemi alternativi tipo skype o il voip.

Se fosse come dicevi tu Vodafone non avrebbe bloccato l'uso di skype sui servizi dati via rete cellulare su tutta europa (cosa che gli sta costando un paio di denunce ai vari garanti europei), semplicemente perche' non avrebbe avuto senso.
Il resto del tuo post è una serie di divagazioni e affermazioni apodittiche senza riferimenti ai dati e quando li citi non dimostrano niente. In particolare non sei in grado di confutare l'affermazione da cui siamo partiti: che le tariffe della telefonia mobile italiane sono tra le più basse in Europa perchè si formano in un mercato concorrenziale, una delle poche cose che funziona discretamente in questo Paese sgangherato.
guarda che sto confutando questa serie di affermazioni
Nel commentare questi dati, il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle
Comunicazioni, Corrado Calabrò ha dichiarato:

“Le informazioni contenute nell’ottimo rapporto dell’OFCOM sono confortanti non
solo per le conferme sulle dinamiche di prezzo del settore ma anche per quanto
concerne la diffusione delle più avanzate tecnologie della comunicazione nel
nostro Paese, il cui mercato interno risulta tra i più grandi al mondo.

sulla questione tariffe

fino a qualche anno fa si pagavano gli sms 10 cent: ora in media 14 e qualcuno sta tornando timidamente a 10 anche perche' stanno scendendo il numero di sim attive.
E la gente NON spende.

nel corso degli ultimi anni TUTTI gli operatori hanno almeno rimodulato verso l'alto una o due tariffe, fatto sparire delle tariffe concorrenziali e reintrodotte con l'aggiunta di minicanoni mensili.
Qui chi si ricorda le rimodulazioni wind, tim e vodafone?

vogliamo vedere le tariffe attualmente attive?
http://www.scegli-tariffa.it/tabella-te ... mobile.php

dove cazzo sta la concorrenza?
gli sms dovrebbero costare 0.05 di picco considerato che hanno costo di gestione nullo e la rete di tutti i gestori si e' ampiamente ripagata.

dove sta l'innovazione tecnologica della rete che telecom e' prossima alla saturazione della capacita' trasmissiva sul rame e non esiste una rete a fibra uniforme sul territorio e nessun operatore tira fuori un centesimo per ampliare la rete esistente?

va che noi nel rapporto ofcom usciamo allegramente con le ossa a pezzi e qua calabro' ti racconta che va tutto bene perche' la gente va su facebook.
"Duca conte buonasera..sono le 17...le serviamo un tè?" Maurizio Liberti, 25.03.2007
"Sono venuto qui per disgustarmi! oh! Voglio vomitare! oh! siete un cess.... cessi! cessi, diceva toto'! cessi! la banda! cessi!" Carmelo Bene, 1995

Avatar utente
wolf.55
Veterano dell'impulso
Veterano dell'impulso
Messaggi: 2657
Iscritto il: 14/09/2003, 17:01
Località: Roma

Re: [O.T.] Crisi economica

#2337 Messaggio da wolf.55 »

Kronos, scusa se intervengo, ma in questo brano:

"Ti faccio una serie di domande precise:
da quanto tempo fastweb opera in italia su fibra?
quanto territorio nazionale ha effettivamente coperto con il servizio a fibra?
quanto territorio nazionale ha coperto vendendo adsl in wholesale telecom?
Quanti utenti effettivi sono raggiunti dal primo servizio?
Quanti dal secondo?"
Ci sono varie cose da correggere.
Nel periodo immediatamente precedente alla sua privatizzazione, Telecom aveva iniziato il programma "Socrates" per cablare le città maggiori., e non solo Milano, con la fibra ottica. Fino a non molti anni fà ho avuto a Napoli centro una "seconda casa" in uno stabile che Telecom aveva cablato in fibra, la stessa cosa è accaduta anche nello stabile dove abito a Roma, solo che la fibra si è fermata al portone...Uno dei primo provvedimenti attuati dai privati che avevano acquistato Telecom è stato quello di vendere (o svendere) a Fastweb la fibra del piano Socrates. Nella quasi generalità dei casi Fastweb si limita a gestire la fibra acquistata da Telecom a quattro soldi, e molto raramente ne ha istallata di nuova. L'ADSL che fornisce è erogato in modalità ULL, cioè utilizzando la rete in rame di Telecom per distribuire la propria ADSL mentre dove opera in modalità Wholesale si limita a rivendere l'ADSL che acquista all'ingrosso da Telecom.

A mio parere, se vogliamo veramente lo sviluppo della telefonia in Italia, si dovrebbe (A) definire questa strana situazione che vede il principale gestore telefonico italiano di proprietà del maggior fabbricante di cavi telefonici in Italia. Tanto per capirci, se oggi il gestore XYZ volesse costruire una propria rete alternativa i cavi li dovrebbe andare ad acquistare dalla Pirelli... (B) espropriare a Telecom (senza dargli un soldo perché la rete è stata costruita con fondi pubblici) la proprietà e la gestione della rete per mettere tutti i concorrenti in posizione di parità. Non portiamoci in giro...fino a qualche anno fà Telecom deteneva il 100% della rete in rame e l'80% dei clienti, la situazione sarà anche cambiata, ma di poco. In questa situazione non esiste concorrenza se non sulle tariffe, nessun privato investirà mai nulla.

Avatar utente
Capitanvideo
Storico dell'impulso
Storico dell'impulso
Messaggi: 10445
Iscritto il: 15/03/2010, 17:40
Località: Tralfamadore

Re: [O.T.] Crisi economica

#2338 Messaggio da Capitanvideo »

Kronos ha scritto:http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04 ... co/105366/


La Grecia è fallita anche se non lo sa
E ora l’Europa inizia a temere il crack ellenico
Questi due signori

Immagine Immagine

che sarebbe andata a finire così lo dissero 70 anni fa.
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”

Avatar utente
JoaoTinto
Impulsi superiori
Impulsi superiori
Messaggi: 1780
Iscritto il: 18/07/2007, 3:00
Località: Har Məgiddô in attesa dei Ragnarǫk
Contatta:

Re: [O.T.] Crisi economica

#2339 Messaggio da JoaoTinto »

Complotto Demoplutocratico
Immagine
:flash: :o
Iudicio procede da savere, Cum scritta legge receve repulsa Ecceptuando 'l singular vedere. Per una vista iudicare 'l facto Sentenzia da vertute se resulta Erro e rasone se corrumpe 'l pacto. Non iudicare, se tu non vedi, E non serai ingannato se ciò credi.
[L’Acerba - Cecco d’Ascoli]

I criteri della morale e del diritto non hanno senso se applicati ai processi storici.
[Aleksandr Aleksandrovič Zinov’ev]

Avatar utente
JoaoTinto
Impulsi superiori
Impulsi superiori
Messaggi: 1780
Iscritto il: 18/07/2007, 3:00
Località: Har Məgiddô in attesa dei Ragnarǫk
Contatta:

Re: [O.T.] Crisi economica

#2340 Messaggio da JoaoTinto »

Paolo Savona chiede l’uscita dell’Italia dall’euro

Paolo Savona, ex ministro e presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, ha proposto che l’Italia si liberi del “cappio europeo che si va stringendo al collo”, considerando la convenienza di uscire dall’Euro o dall’Unione. Si tratta della prima figura autorevole, rappresentativa di una parte dell’establishment politico-economico, a rompere il tabù imposto negli ultimi vent’anni, e a mettere in discussione una scelta che per l’Italia si sta rivelando sempre più disastrosa.

In una lettera al direttore de Il Foglio, Savona ha scritto il 10 novembre che entrando nell’Euro fin dalla sua nascita, l’Italia ha accettato “il vincolo esterno nella promessa di un futuro migliore che non si è realizzato; anzi stringe la corda attorno al collo che si è volontariamente posta”.

Ben presto si è capito che una moneta senza governo non avrebbe funzionato; data l’impossibilità di governare la moneta con un organismo politico, fu introdotta una “governance delle regole”, e cioè i parametri di Maastricht e il Patto di Stabilità. Però, il meccanismo è fallito e ora si cerca di riformarlo senza passare per i Parlamenti, come prevede il Trattato, e farlo approvare direttamente dai capi di stato. “Dal governo delle regole si passa al governo del loro aggiramento. L’Italia si troverà di fronte a uno di quei momenti storici che richiedono una scelta importante (…)

“Anche se si fa finta che il problema non esista, il cappio europeo si va stringendo attorno al collo dell’Italia. È giunto il momento di comprendere che cosa stia effettivamente succedendo nella revisione del Trattato di cui si parla e nella realtà delle cose europee, prendendo le necessarie decisioni; compresa quella di esaminare l’opportunità di restare o meno nell’Unione o nella sola euro area, come ha fatto e fa il Regno Unito gestendo autonomamente tassi di interesse, creazione monetaria e rapporti di cambio. Se l’Italia decidesse di seguire il Regno Unito – ma questa scelta va seriamente studiata – essa attraverserebbe certamente una gravi crisi di adattamento, con danni immediati ma effetti salutari, quelli che ci sono finora mancati: sostituirebbe infatti il poco dignitoso vincolo esterno con una diretta responsabilità di governo dei gruppi dirigenti. Si aprirebbe così la possibilità di sostituire a un sicuro declino un futuro migliore attraverso il re impossessamento della sovranità di esercitare scelte economiche autonome, comprese quelle riguardanti le alleanze globali”.

Mentre Savona ha auspicato un dibattito nazionale su questo tema, nessuno dei vari Giavazzi, Boeri ecc. ha avuto il coraggio di rispondere. Lo ha fatto Giorgio La Malfa, antico collega e amico di Savona, il quale ha scritto che “un Paese governato seriamente potrebbe scegliere la strada che oggi suggerisce Savona”. Ma teme che “il problema della partecipazione/esclusione dall’euro possa essere il detonatore della divisione del Paese fra una parte che si sente in condizioni di condividere le politiche della Germania e una parte che non è in condizioni di farlo”. Per cui, “non abbiamo alternative, oggi come oggi, alla partecipazione all’euro”.

L’argomento di La Malfa è in realtà stato confezionato da ambienti filo-separatisti come l’Economist e la Commissione EU di Barroso, ed è il contrario della realtà. L’Euro ha provocato un decennio di declino economico che ha aumentato il divario nord-sud; se cerchiamo un detonatore della spaccatura finale del paese va cercata proprio nella permanenza nell’Eurozona. La stretta deflazionistica che si preannuncia, blindata dalla riforma del Patto denunciata da Savona, non farà che esasperare il divario nord-sud e far crollare la capacità di sostenere gli squilibri nazionali.

Ironicamente, il vantaggio supremo dell’uscita dall’Euro non è affrontato nemmeno da Savona: si tratta del ripristino del credito pubblico sovrano, e quindi della capacità di finanziare investimenti su larga scala per garantire la ripresa.

Perché, secondo Savona, forse conviene uscire dall’Unione o dall’euro
Il cappio europeo sta stringendo al collo l’Italia. Qualcuno è disposto quantomeno a discuterne?
di Paolo Savona

Nella storia delle nazioni, Italia compresa, giunge sempre il momento di fare scelte importanti, come anche di cambiarle. Per stare alla storia moderna, ricordiamo che gli Stati Uniti hanno voluto nel 1944 l’Accordo di Bretton Woods e lo hanno abbandonato nel 1971. La Francia postbellica è entrata nella Nato, ma si è data la sua force de frappe. L’Italia fascista scelse di allearsi con Germania e Giappone, per poi schierarsi con i paesi alleati, aderendo dopo la guerra a tutti i Trattati che hanno caratterizzato l’assetto istituzionale dell’area occidentale; nel 1992 ha firmato il Trattato di Maastricht ed è entrata nell’euro fin dalla sua nascita, accettando il vincolo esterno nella promessa di un futuro migliore che non si è realizzato; anzi stringe la corda attorno al collo che si è volontariamente posta.

Nell’indisponibilità a completare il disegno di un’Europa “politica”, la Germania, ben sostenuta da Regno Unito e Francia, persegue la strada di un rafforzamento dei vincoli fiscali, dopo aver delegato interamente la sovranità monetaria. Un acuto osservatore delle vicende europee, Nicola Verola, in un articolo pubblicato su Aspenia, ha giustamente sottolineato che la governance europea, nell’impossibilità di assumere natura politico-democratica propriamente definita, ha ripiegato su una governance “delle regole”, che l’autore considera utopica come forma di governo dell’Unione. Il disegno di Europa unita, se vuole sopravvivere, non può se non poggiare su un futuro di sviluppo. Conviene ammetterlo brutalmente, le regole attuali e quelle proposte sono utili solo a una Germania capace di accumulare squilibri di bilancia superiori a quelli della Cina. A detta di Stati Uniti e Germania, nel mondo ci sarebbero squilibri buoni e squilibri cattivi, ma non sappiamo quale sia il criterio di scelta; o, meglio, sospettiamo che sia quello solito di chi conta di più sul piano militare ed economico.

Di recente il presidente francese Nicolas Sarkozy si è affiancato alle richieste di Angela Merkel proponendo regole fiscali più stringenti in contropartita della creazione di un Fondo monetario europeo che istituzionalizzi quello di stabilità finanziaria, deciso nel maggio scorso; questo Fondo è sotto forma di banca localizzata in Lussemburgo, opera fuori dall’assetto ufficiale europeo per aggirarne le regole e scade nel 2013.
I favorevoli alla riforma di un Patto di stabilità rinforzato ben sanno che se si passa dalle procedure consuete, che comportano la ratifica dell’accordo, vi sarà sempre un paese (o anche più d’uno) che lo respingerà, rendendola inattuabile; vanno perciò cercando lo stratagemma di farla approvare direttamente dai capi di stato. Dal governo delle regole si passa al governo del loro aggiramento. L’Italia si troverà di fronte a uno di quei momenti storici che richiedono una scelta importante; se la soluzione sarà quella di sostenere, com’è stato detto, che la riforma proposta non ci danneggia, non è proprio una bella risposta.

Anche se si fa finta che il problema non esista, il cappio europeo si va stringendo attorno al collo dell’Italia. E’ giunto il momento di comprendere che cosa stia effettivamente succedendo nella revisione del Trattato di cui si parla e nella realtà delle cose europee, prendendo le necessarie decisioni; compresa quella di esaminare l’opportunità di restare o meno nell’Unione o nella sola euro area, come ha fatto e fa il Regno Unito gestendo autonomamente tassi di interesse, creazione monetaria e rapporti di cambio. Se l’Italia decidesse di seguire il Regno Unito – ma questa scelta va seriamente studiata – essa attraverserebbe certamente una grave crisi di adattamento, con danni immediati ma effetti salutari, quelli che ci sono finora mancati: sostituirebbe infatti il poco dignitoso vincolo esterno con una diretta responsabilità di governo dei gruppi dirigenti. Si aprirebbe così la possibilità di sostituire a un sicuro declino un futuro migliore attraverso il reimpossessamento della sovranità di esercitare scelte economiche autonome, comprese quelle riguardanti le alleanze globali. Lo ripeto, non nuove nella storia.
Questo non significa uscire dalle regole del Wto, ma dall’overdose di quelle europee, che hanno esaurito la loro spinta propulsiva per la nostra economia e, anzi, si vanno rivoltando contro. Per far ciò occorre costruire una solida base razionale e un impegno politico forte, ossia aprire un nuovo orizzonte nell’asfittico dibattito interno.

"L'Europa non è una religione e l'Italia deve starci fintantoché le conviene"
Intervista a Paolo Savona di Edoardo Ferrazzani

L’emergenza immigrazione sulle sponde italiane ha mostrato la predominanza degli egoismi nazionali nel ‘club’ europeo e la tendenza a far prevalere gli interessi nazionali (i quali nei regimi democratici possono anche coincidere con le esigenze elettorali dei governi stessi), soprattutto in tempi economici incerti. Il prof. Paolo Savona, ex-ministro dell’industria del governo Ciampi e oggi presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, non vuole entrare nella mischia euroscettica con l’emotività di questi giorni, provocata dal niet delle altre cancellerie europee a una gestione congiunta dell’immigrazione. E' necessario, secondo lui, assumere un approccio razionale quando si parla di Europa. “Ritengo che la scelta europea sia ovviamente favorevole nel lungo periodo all'Italia a patto che sia orientata verso un'unione politica, come lo era alla firma del trattato di Maastricht”.

Per l’allievo di Guido Carli, il punto centrale rispetto alla nostra adesione all’Unione Europea, più che sulla mancanza o meno di solidarietà politica dei “vicini” europei, risiede altrove: “L’Europa della moneta unica non era, e non è, una optimal currency area, una area monetaria ottimale, volendo prendere in prestito la definizione del premio nobel per l’economia, Robert Mundell. Con Maastricht si disse in pratica che avremmo ceduto la sovranità monetaria in vista di una unità politica. Si affermò l’idea che per portare l’Europa verso la creazione di un’area monetaria ottimale avremmo dovuto creare tre condizioni: perfetta mobilità del lavoro nella zona euro, e per questo fu firmato Schengen; perfetta mobilità dei capitali, cosa che non esiste visto che alcuni restano alla ricerca del proprio interesse nazionale, vedi la Francia che difende i campioni nazionali; e dulcis in fundo si disse che avremmo dovuto creare una common fiscal policy, politiche pubbliche comuni. Nessuna di queste tre condizioni è stata verificata a distanza di quasi vent’anni da Maastricht”.

Prof. Savona pare proprio che lo spirito di Maastricht sia svanito nel nulla. Cos’è successo?

E’ accaduto l’inevitabile quando è divenuto chiaro che gli Stati dell’Unione Europea non avrebbero ceduto prerogative politiche. Non essendosi realizzata mobilità del lavoro, circolazione libera dei capitali e non avendo preso quota una politica fiscale comune - ma solo simulazioni espresse sotto forma di vincoli, con la “governance delle regole”, presuntamente sostitutiva dell’unità politica - sono tornati in auge gli interessi nazionali. L’Unione Europea è scivolata sempre più verso una "governance delle regole" la quale, di per sé, è ricattatoria. Guardiamo a quello che è accaduto con Grecia, Irlanda e Portogallo: se un paese membro UE si trava in difficoltà e vuole che lo si aiuti, deve accettare i vincoli che gli vengono imposti, che peraltro peggiorano la loro situazione. In cambio sono salvi. Non è un fair game, non è un gioco equo questo.

Che cosa può fare l’Italia in quest'Europa?

La classe dirigente del nostro paese dovrebbe porre seriamente il problema del completamento della Unione Europea verso un’integrazione più politica. Ma sia chiaro: non è detto che tale richiesta sia accettata e seppur lo fosse, non è detto che finisca per essere favorevole all’Italia. Ricordo che è dovere della nostra classe dirigente essere disposta a difendere gli interessi nazionali italiani soprattutto qualora emergesse uno scenario di maggiore integrazione politica europea svantaggiosa per l’Italia. Difendere il nostro interesse potrebbe voler dire anche rimettere in discussione tutto e ove necessario, anche la stessa adesione all’UE dell’Italia. Sia chiaro: ove necessario e ove vi sia gran danno per gli interessi dell’Italia.

Uscire dall’Ue. Uno scenario difficile da immaginare. Come avverrebbe?

Qualora decidessimo di uscire - extrema ratio lo ripeto - dovremmo innanzitutto trovare alleanze internazionali per non finire in balia dei venti e della speculazione che ci aggredirebbe violentemente. Riacquisiremmo immediatamente, comunque, quel potere che ha ancora un membro dell’Unione Europea che si dà tante arie e ci dà tante lezioni, il Regno Unito, ovvero la libertà di sceglierci il tasso di interesse e la prerogativa sovrana di stabilire il rapporto di cambio che vogliamo. Non saremmo il brutto anatroccolo che fa le bizze, bensì uno Stato nazione che difende i propri interessi.

Ma i gruppi dirigenti italiani non sembrano disponibili a seguire una strada del genere?

I gruppi dirigenti hanno paura. Ma la questione non deve essere posta sul tema dell’immigrazione. Si deve porre su basi razionali. Questo sistema europeo, così come tirato su, prima o dopo sarebbe entrato in crisi. E' la storia che ce lo insegna. Insomma l'Europa non è una religione. E tutti coloro che trasformano la nostra adesione all’Unione Europea in un credo, non dovrebbero avere il diritto di praticarla, facendo passare tutti quelli che non aderiscono come eretici. L'UE è un contratto tra paesi sovrani, retto dal principio commutativo di tutti i contratti, ovvero che tutte le parti devono avere interesse a farne parte. E se l’interesse decade, i gruppi dirigenti nazionali hanno il diritto/dovere di tutelare il paese fintanto che il paese è uno Stato Nazione con una sua sovranità, pur con i vincoli a cui ha liberamente accettato di vincolarsi i quali però non sono irreversibili.

Prof. Savona, ipotizziamo si ritorni alla lira? Cosa accadrebbe?

Sono stati effettuati studi in questo senso. Avverrebbe una svalutazione della nuova lira: da 1,44 scenderebbe a 0,80, e il nuovo marco salirebbe a 1,80. Vorrei vedere allora se le esportazioni tedesche, con una differenza del genere tra 1,80 e 0,80, continuerebbero a galoppare come fanno oggi? Si tratta di un ragionamento tecnico, non politico. O riusciamo ad avere delle istituzioni che siano coerenti e che portino avanti il nostro paese - o almeno che non lo spingano indietro - oppure siamo costretti a difendere gli interessi nazionali. Certo il paese passerebbe un brutto momento, ma almeno sarebbe responsabile delle sue sorti e non subirebbe il risultato di decisioni prese da altri.

Però c'è stato un tempo nel quale l’adesione dell’Italia all’euro zona è stata anche vantaggiosa?

Fino a quando il mercato ha creduto nella stabilità dell'euro, i vantaggi dell'adesione dell'Italia all'euro sono stati essenzialmente due: accesso al credito con un tasso di interesse di pochi centesimi inferiore a quello della Germania – la grande operazione da questo punto di vista- e l’obbligo fatto passare agli imprenditori italiani quanto agli aggiustamenti nelle loro imprese. Siamo riusciti a far passare il principio per il quale le imprese non avrebbero più potuto contare sul cambio della valuta bensì avrebbero dovuto ristrutturare, innovare e imprimere maggiore impegno in tema di competitività. Questo dividendo lo abbiamo portato a casa. Adesso che dividendo portiamo a casa? Il tasso d'interesse è oramai stabilito in funzione delle condizioni generali dell'economia, condizionate in preponderanza dallo stato dell’economia tedesca; il rapporto di cambio si sta rivalutando e danneggia le nostre esportazioni.

Ipotizziamo che l’Italia lanci un’iniziativa per sfuggire a questa situazione di “schiacciamento”. Che cosa possiamo fare a livello europeo?

Quando ero ministro dell’industria nel governo Ciampi lanciai un’iniziativa che ponesse le condizioni per un bilanciamento del potere industriale – economico tedesco in concerto con la Francia. Ne rimane memoria nei documenti di Palazzo Chigi. Chiesi al governo di allora, il governo Ciampi, di lanciare una grande iniziativa di alleanza industriale con la Francia, fatta di scambi azionari tra le industrie dei due paesi e che fosse capace di creare dei settori industriali tra i due paesi. Incontrai le resistenze di quello che all’epoca era il presidente dell’IRI, Romano Prodi. Ma, è bene ricordarlo, ancor prima ancora di lanciare la proposta per una partnership strategica con la Francia, tentammo direttamente con la Germania. Quando il presidente del consiglio, Carlo Azeglio Ciampi, andò in visita in Germania per incontrare Helmut Kohl, feci questa proposta prima al mio omologo tedesco. La risposta fu che la Germania non era disponibile a una soluzione di partnership industriale così integrata con l’Italia. Questo vent’anni fa. Adesso con la Francia siamo in conflitto. E la Germania sembra ancora più distante da noi.

Gli altri Stati europei, comunque, non starebbero a guardare supinamente una nostra uscita dall’Europa, non crede?

Se agissimo in questa direzione, e lo facessimo come dovrebbe esser fatto ovvero correttamente, sarebbe invece l'Europa a riprendere i contatti con l’Italia. Invece di lasciarti andare – se si dovesse verificare lo scenario che abbiamo buttato giù prima sul rapporto di campo tra lira e marco – tenterebbero di riannodare con noi.

E se invece guardassimo fuori dall’Europa?

Se uscissimo dall’Europa, dovremmo orientarci verso alleanze dove c'è la crescita, i BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) per intenderci. A questo punto però non sarebbe più un problema tecnico economico. Si tratterebbe di un problema di politica estera. L’obiettivo sarebbe quello di trovare degli alleati che ci consentano di minimizzare l'impatto economico che l’Italia dovrebbe sostenere qualora si decidesse di intraprendere la tragica decisione di abbandonare l'Europa. Il tentativo dovrebbe essere quello di rientrare nel drappello dei paesi che crescono. D’altronde in Italia sembriamo tutti d'accordo – destra e sinistra- che per abbattere il debito serve crescere e viceversa. Per abbattere il debito dovremmo dismettere il patrimonio pubblico, stimato in 400 mld. di euro, il 20% del Pil italiano.

Appunto: dismissione del patrimonio pubblico. Secondo lei perché l’idea della dismissione non ha mai preso quota?

Troppi interessi politici circondano il patrimonio pubblico. I partiti e i gruppi di potere concentrano sul controllo del patrimonio pubblico gran parte del loro potere residuo. Ma lo voglio dire chiaramente: se noi abbattessimo il debito, non servirebbe, neanche lontanamente, prendere in considerazione le condizioni di adesione all'Europa. In ultima istanza, la corda al collo – espressione del mio maestro Guido Carli - non ce l’ha messa l’UE, ma ce la siamo messi da soli.
Iudicio procede da savere, Cum scritta legge receve repulsa Ecceptuando 'l singular vedere. Per una vista iudicare 'l facto Sentenzia da vertute se resulta Erro e rasone se corrumpe 'l pacto. Non iudicare, se tu non vedi, E non serai ingannato se ciò credi.
[L’Acerba - Cecco d’Ascoli]

I criteri della morale e del diritto non hanno senso se applicati ai processi storici.
[Aleksandr Aleksandrovič Zinov’ev]

Rispondi

Torna a “Ifix Tcen Tcen”