[O.T.] Crisi economica
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Re: [O.T.] Crisi economica
Sul Giappone si abbatte un secondo Tsunami:
Pil, storico sorpasso della Cina sul Giappone
Nel secondo trimestre l'economia di Pechino supera quella di Tokyo e va verso una possibile affermazione come seconda potenza mondiale. L'Italia resta settima, tallonata dal Brasile
Dopo 42 anni il Giappone cede la seconda piazza mondiale in termini di Prodotto interno lordo, scavalcato nel 2010 dalla Cina, ora alle spalle dei soli Stati Uniti.
Il Pil cinese è cresciuto, infatti, più del previsto, registrando un aumento del 10,3% nel 2010, la prima crescita a doppia cifra negli ultimi tre anni.
A settembre, ultima rilevazione ufficiale prima dei risultati diramati ieri, il dato nipponico ammontava a 3.959,4 miliardi di dollari, contro i 3.946,8 miliardi registrati da Pechino nello stesso periodo, con gli analisti che prevedevano il “sorpasso” durante il 2011.
Il sorprendente balzo del 9,8% dell’ultimo trimestre 2010 ha, invece, decretato lo storico sorpasso sul Giappone che, con una crescita annua del 2% stimata per il periodo ottobre-dicembre, si appresta a cedere la seconda posizione detenuta dal 1968 senza alcuna interruzione.
Allo stesso tempo, l’inflazione in Cina ha subito un lieve rallentamento, passando dal 5,1% al 4,6% di dicembre. Ciò lascia presagire nuove politiche di strette monetarie da parte del Governo, sia dal lato aumento tassi di interesse, sia da quello di limitazione del credito.
L’indice dei prezzi alla produzione, ancora, è aumentato lo scorso anno del 5,9%. A renderlo noto è Phoenix Tv, catena televisiva di Hong Kong, per la quale nel quarto trimestre dello scorso anno la crescita del Pil cinese è stato di “circa il 9%”, dopo essere stato dell’11,9% nel primo trimestre, del 10,3% nel secondo e del 9,6% nel terzo. Le osservazioni riportate dal network di Hong Kong risaltano come gli ultimi dati ufficiali mostravano che il Pil di Pechino avesse superato quello di Tokio nel secondo e nel terzo trimestre del 2010, ma non nei primi nove mesi dell’anno, mentre ora il sorpasso, sulla base dei dati diramati dall'Istituto di statistica cinese, sembra sorprendentemente essere avvenuto.
Circa 10 anni fa la Cina era la settima economia al mondo: poi ha superato la Germania e nel 2007 Pechino ha conquistato il terzo posto. Per il 2010 gli analisti si attendono che la Germania confermi il quarto posto, la Francia il quinto, il Regno Unito il sesto e l'Italia il settimo. Con un vantaggio ormai minimo su un altro campione dei Paese emergente, il Brasile.
Giappone: ammette sorpasso, in 2010 Pil Cina superiore di 400 mld dollari
Tokyo, 14 feb. - (Adnkronos) - Le cifre ufficiali diffuse oggi hanno cancellato ogni dubbio: nel 2010 la Cina e' diventata - nettamente - la seconda economia mondiale, 'grazie' alla recessione dell'1,1 % del Pil registrata dal Giappone nell'ultimo trimestre su base annua. Tokyo perde cosi' il secondo posto, detenuto dal 1968 dietro gli Stati Uniti, a vantaggio di Pechino che vanta un Pil di 5.878 miliardi di dollari contro i 5.474 del Giappone.
Il sorpasso Cina-Giappone visto dall’America
L’America sente il fiato del dragone sul collo
I dragoni soffiano fuoco, averne uno dietro non è una posizione comoda. Perciò la notizia del sorpasso Cina-Giappone scuote gli Stati Uniti più di ogni altro paese: la prossima volta tocca a loro.
Il New York Times sottolinea la “crescita spettacolare” della Repubblica Popolare e cita le stime secondo cui “sorpasserà gli Stati Uniti già nel 2030” (con vent’anni di anticipo sul previsto).
Il Wall Street Journal parla di “exploit senza precedenti nella storia dei paesi emergenti”. Ospita i giudizi degli economisti di J.P. Morgan Chase secondo cui “è impressionante come l’economia cinese abbia continuato a crescere mentre il resto del mondo sprofondava nella recessione”.
Non si sa se nella reazione americana prevalga l’inquietudine per la rincorsa della grande rivale; oppure il disagio per il declino giapponese: molti infatti temono che gli errori commessi a Tokyo nel curare la deflazione degli anni Novanta si ripetano oggi a Washington.
Altri in America osservano che la Cina è già numero uno mondiale, come partner commerciale di altre nazioni, in molte aree del mondo dall’Asia all’Africa. I prezzi delle materie prime ormai vengono decisi a Pechino e Shanghai.
E’ una magra consolazione osservare che il reddito pro capite cinese (3.600 dollari annui) è meno di un decimo di quello americano (46.000 dollari) perché nei rapporti di forza tra superpotenze la stazza demografica ha un peso.
Nell’immediato per Barack Obama il problema non è la variazione della classifica nel “campionato dei Pil”. Più grave è il fatto che stanno sfumando due aspirazioni della sua presidenza. La prima è quella di “volare sulla coda del dragone”.
Al G-20 di Pittsburgh un anno fa Obama indicò la via maestra per risanare gli squilibri dell’economia mondiale: “Noi americani dobbiamo smettere di vivere al di sopra dei nostri mezzi e risparmiare di più; voi cinesi dovete imparare a consumare e importare di più”.
La seconda attesa di Obama era di poter instaurare, se non proprio un direttorio Usa-Cina tipo G-2, quantomeno una fruttuosa cooperazione tra le due superpotenze. Alla vigilia delle elezioni legislative di mid-term, invece, la Cina si rivela un handicap per il presidente. Il deficit commerciale degli Stati Uniti con Pechino è risalito ai massimi. La promessa rivalutazione del renminbi si fa aspettare. La Cina rallenta le sue importazioni dall’Occidente, con rare eccezioni come la Germania.
Il premio Nobel dell’economia Paul Krugman ha calcolato che una sostanziale rivalutazione del renminbi, e un riequilibrio nelle bilance commerciali tra Pechino e il resto del mondo, darebbero alla crescita globale un impulso pari a +1,5% in un anno. Un impatto enorme, se commisurato alla crescita asfittica dell’Occidente. Ma quella promessa non si materializza.
“Volare sulla coda del dragone” resta un privilegio riservato alla Germania e alle nazioni fornitrici di materie prime come Australia, Nuova Zelanda, o correlate con il ciclo cinese, come il Brasile. Il club di quelli che beneficiano dello sviluppo cinese è più esteso di quanto crediamo noi occidentali, ma purtroppo non include quelli che ne avrebbero più bisogno: gli Stati Uniti e le aree deboli dell’Eurozona.
Almeno una parte della sua delusione, l’America se l’è procurata da sola. L’idea di approfittare del boom cinese esportando più prodotti ad alta tecnologia (come fa la Germania) è stata by-passata dalle stesse multinazionali Usa: che delocalizzano in Cina una quota sempre maggiore di attività avanzate.
La Microsoft ha uno dei suoi maggiori centri di ricerca a Pechino, la Ibm a Shanghai. Applied Materials ha spostato il suo principale laboratorio d’innovazione a Xian, una città che per molti occidentali è solo la sede dell’armata di guerrieri di terracotta. Più di mille multinazionali hanno già trasferito centri di ricerca in Cina.
A sua volta, la grande industria cinese si appropria rapidamente delle nostre tecnologie, attraverso le acquisizioni di imprese. Come ha fatto Geely comprando dalla Ford il marchio Volvo, per 1,8 miliardi di dollari.
E’ significativo il fatto che Pechino abbia diminuito i suoi investimenti nei buoni del Tesoro americani (di cui resta comunque il primo detentore estero con 844 miliardi) per diversificare gli acquisti in favore di azioni delle imprese Usa.
Una sorpresa analoga è avvenuta nelle politiche ambientali. Dopo avere incassato il no di Wen Jiabao a Copenaghen, Obama ha dovuto rassegnarsi al fatto che il Senato di Washington non approverà la sua legge sulle riduzioni di Co2. Nel frattempo però il governo di Pechino, pur ritenendosi svincolato da impegni internazionali, procede vigorosamente nello sviluppo delle energie rinnovabili. E’ un altro settore dove conta di effettuare “sorpassi” non meno clamorosi.
L’ammirazione della J.P.Morgan verso una Cina che si è sottratta alla recessione globale, non si estende al metodo usato dal presidente Hu Jintao. La classe dirigente di Pechino sta sperimentando il più grande modello di capitalismo di Stato e “dirigismo di mercato” mai tentato nella storia. Per Obama è quasi una beffa. Le politiche keynesiane che a lui vengono negate da un Congresso e un’opinione pubblica terrorizzati dai deficit statali, sono le stesse ricette che la Cina manovra con spregiudicatezza. E le consentono di allungare il passo nella rincorsa del secolo.
Pil, storico sorpasso della Cina sul Giappone
Nel secondo trimestre l'economia di Pechino supera quella di Tokyo e va verso una possibile affermazione come seconda potenza mondiale. L'Italia resta settima, tallonata dal Brasile
Dopo 42 anni il Giappone cede la seconda piazza mondiale in termini di Prodotto interno lordo, scavalcato nel 2010 dalla Cina, ora alle spalle dei soli Stati Uniti.
Il Pil cinese è cresciuto, infatti, più del previsto, registrando un aumento del 10,3% nel 2010, la prima crescita a doppia cifra negli ultimi tre anni.
A settembre, ultima rilevazione ufficiale prima dei risultati diramati ieri, il dato nipponico ammontava a 3.959,4 miliardi di dollari, contro i 3.946,8 miliardi registrati da Pechino nello stesso periodo, con gli analisti che prevedevano il “sorpasso” durante il 2011.
Il sorprendente balzo del 9,8% dell’ultimo trimestre 2010 ha, invece, decretato lo storico sorpasso sul Giappone che, con una crescita annua del 2% stimata per il periodo ottobre-dicembre, si appresta a cedere la seconda posizione detenuta dal 1968 senza alcuna interruzione.
Allo stesso tempo, l’inflazione in Cina ha subito un lieve rallentamento, passando dal 5,1% al 4,6% di dicembre. Ciò lascia presagire nuove politiche di strette monetarie da parte del Governo, sia dal lato aumento tassi di interesse, sia da quello di limitazione del credito.
L’indice dei prezzi alla produzione, ancora, è aumentato lo scorso anno del 5,9%. A renderlo noto è Phoenix Tv, catena televisiva di Hong Kong, per la quale nel quarto trimestre dello scorso anno la crescita del Pil cinese è stato di “circa il 9%”, dopo essere stato dell’11,9% nel primo trimestre, del 10,3% nel secondo e del 9,6% nel terzo. Le osservazioni riportate dal network di Hong Kong risaltano come gli ultimi dati ufficiali mostravano che il Pil di Pechino avesse superato quello di Tokio nel secondo e nel terzo trimestre del 2010, ma non nei primi nove mesi dell’anno, mentre ora il sorpasso, sulla base dei dati diramati dall'Istituto di statistica cinese, sembra sorprendentemente essere avvenuto.
Circa 10 anni fa la Cina era la settima economia al mondo: poi ha superato la Germania e nel 2007 Pechino ha conquistato il terzo posto. Per il 2010 gli analisti si attendono che la Germania confermi il quarto posto, la Francia il quinto, il Regno Unito il sesto e l'Italia il settimo. Con un vantaggio ormai minimo su un altro campione dei Paese emergente, il Brasile.
Giappone: ammette sorpasso, in 2010 Pil Cina superiore di 400 mld dollari
Tokyo, 14 feb. - (Adnkronos) - Le cifre ufficiali diffuse oggi hanno cancellato ogni dubbio: nel 2010 la Cina e' diventata - nettamente - la seconda economia mondiale, 'grazie' alla recessione dell'1,1 % del Pil registrata dal Giappone nell'ultimo trimestre su base annua. Tokyo perde cosi' il secondo posto, detenuto dal 1968 dietro gli Stati Uniti, a vantaggio di Pechino che vanta un Pil di 5.878 miliardi di dollari contro i 5.474 del Giappone.
Il sorpasso Cina-Giappone visto dall’America
L’America sente il fiato del dragone sul collo
I dragoni soffiano fuoco, averne uno dietro non è una posizione comoda. Perciò la notizia del sorpasso Cina-Giappone scuote gli Stati Uniti più di ogni altro paese: la prossima volta tocca a loro.
Il New York Times sottolinea la “crescita spettacolare” della Repubblica Popolare e cita le stime secondo cui “sorpasserà gli Stati Uniti già nel 2030” (con vent’anni di anticipo sul previsto).
Il Wall Street Journal parla di “exploit senza precedenti nella storia dei paesi emergenti”. Ospita i giudizi degli economisti di J.P. Morgan Chase secondo cui “è impressionante come l’economia cinese abbia continuato a crescere mentre il resto del mondo sprofondava nella recessione”.
Non si sa se nella reazione americana prevalga l’inquietudine per la rincorsa della grande rivale; oppure il disagio per il declino giapponese: molti infatti temono che gli errori commessi a Tokyo nel curare la deflazione degli anni Novanta si ripetano oggi a Washington.
Altri in America osservano che la Cina è già numero uno mondiale, come partner commerciale di altre nazioni, in molte aree del mondo dall’Asia all’Africa. I prezzi delle materie prime ormai vengono decisi a Pechino e Shanghai.
E’ una magra consolazione osservare che il reddito pro capite cinese (3.600 dollari annui) è meno di un decimo di quello americano (46.000 dollari) perché nei rapporti di forza tra superpotenze la stazza demografica ha un peso.
Nell’immediato per Barack Obama il problema non è la variazione della classifica nel “campionato dei Pil”. Più grave è il fatto che stanno sfumando due aspirazioni della sua presidenza. La prima è quella di “volare sulla coda del dragone”.
Al G-20 di Pittsburgh un anno fa Obama indicò la via maestra per risanare gli squilibri dell’economia mondiale: “Noi americani dobbiamo smettere di vivere al di sopra dei nostri mezzi e risparmiare di più; voi cinesi dovete imparare a consumare e importare di più”.
La seconda attesa di Obama era di poter instaurare, se non proprio un direttorio Usa-Cina tipo G-2, quantomeno una fruttuosa cooperazione tra le due superpotenze. Alla vigilia delle elezioni legislative di mid-term, invece, la Cina si rivela un handicap per il presidente. Il deficit commerciale degli Stati Uniti con Pechino è risalito ai massimi. La promessa rivalutazione del renminbi si fa aspettare. La Cina rallenta le sue importazioni dall’Occidente, con rare eccezioni come la Germania.
Il premio Nobel dell’economia Paul Krugman ha calcolato che una sostanziale rivalutazione del renminbi, e un riequilibrio nelle bilance commerciali tra Pechino e il resto del mondo, darebbero alla crescita globale un impulso pari a +1,5% in un anno. Un impatto enorme, se commisurato alla crescita asfittica dell’Occidente. Ma quella promessa non si materializza.
“Volare sulla coda del dragone” resta un privilegio riservato alla Germania e alle nazioni fornitrici di materie prime come Australia, Nuova Zelanda, o correlate con il ciclo cinese, come il Brasile. Il club di quelli che beneficiano dello sviluppo cinese è più esteso di quanto crediamo noi occidentali, ma purtroppo non include quelli che ne avrebbero più bisogno: gli Stati Uniti e le aree deboli dell’Eurozona.
Almeno una parte della sua delusione, l’America se l’è procurata da sola. L’idea di approfittare del boom cinese esportando più prodotti ad alta tecnologia (come fa la Germania) è stata by-passata dalle stesse multinazionali Usa: che delocalizzano in Cina una quota sempre maggiore di attività avanzate.
La Microsoft ha uno dei suoi maggiori centri di ricerca a Pechino, la Ibm a Shanghai. Applied Materials ha spostato il suo principale laboratorio d’innovazione a Xian, una città che per molti occidentali è solo la sede dell’armata di guerrieri di terracotta. Più di mille multinazionali hanno già trasferito centri di ricerca in Cina.
A sua volta, la grande industria cinese si appropria rapidamente delle nostre tecnologie, attraverso le acquisizioni di imprese. Come ha fatto Geely comprando dalla Ford il marchio Volvo, per 1,8 miliardi di dollari.
E’ significativo il fatto che Pechino abbia diminuito i suoi investimenti nei buoni del Tesoro americani (di cui resta comunque il primo detentore estero con 844 miliardi) per diversificare gli acquisti in favore di azioni delle imprese Usa.
Una sorpresa analoga è avvenuta nelle politiche ambientali. Dopo avere incassato il no di Wen Jiabao a Copenaghen, Obama ha dovuto rassegnarsi al fatto che il Senato di Washington non approverà la sua legge sulle riduzioni di Co2. Nel frattempo però il governo di Pechino, pur ritenendosi svincolato da impegni internazionali, procede vigorosamente nello sviluppo delle energie rinnovabili. E’ un altro settore dove conta di effettuare “sorpassi” non meno clamorosi.
L’ammirazione della J.P.Morgan verso una Cina che si è sottratta alla recessione globale, non si estende al metodo usato dal presidente Hu Jintao. La classe dirigente di Pechino sta sperimentando il più grande modello di capitalismo di Stato e “dirigismo di mercato” mai tentato nella storia. Per Obama è quasi una beffa. Le politiche keynesiane che a lui vengono negate da un Congresso e un’opinione pubblica terrorizzati dai deficit statali, sono le stesse ricette che la Cina manovra con spregiudicatezza. E le consentono di allungare il passo nella rincorsa del secolo.
“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
Re: [O.T.] Crisi economica
confermoDrogato_ di_porno ha scritto:La classe dirigente di Pechino sta sperimentando il più grande modello di capitalismo di Stato e “dirigismo di mercato” mai tentato nella storia. Per Obama è quasi una beffa. Le politiche keynesiane che a lui vengono negate da un Congresso e un’opinione pubblica terrorizzati dai deficit statali, sono le stesse ricette che la Cina manovra con spregiudicatezza. E le consentono di allungare il passo nella rincorsa del secolo.
ma possono sperimentare anche perche' i cinesi non sono americani ed hanno un rapporto con lo stato diverso e hanno il bisogno di essere guidati altirmenti tendono a perdersi.
Il dirigismo cinese e' in gran parte obbligato dalle circostanze..
Sul giappone, nella tragicita' della situazione vediamo un lato positivo: dopo ogni tragedia c''e una rincorsa alla ripresa..alla ricstruzione...agli investimenti.
Credo che si riprenderanno un po.
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.
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Re: [O.T.] Crisi economica
Considererei anche il fatto che la popolazione jap è meno di un decimo di quella cinese.Cmq le doglianze per il sisma avrebbero potuto farle il Presidente o il Primo Ministro invece di un funzionario di secondo piano anche se i rapporti tra i due paesi sono piuttostonik978 ha scritto:confermoDrogato_ di_porno ha scritto:La classe dirigente di Pechino sta sperimentando il più grande modello di capitalismo di Stato e “dirigismo di mercato” mai tentato nella storia. Per Obama è quasi una beffa. Le politiche keynesiane che a lui vengono negate da un Congresso e un’opinione pubblica terrorizzati dai deficit statali, sono le stesse ricette che la Cina manovra con spregiudicatezza. E le consentono di allungare il passo nella rincorsa del secolo.
ma possono sperimentare anche perche' i cinesi non sono americani ed hanno un rapporto con lo stato diverso e hanno il bisogno di essere guidati altirmenti tendono a perdersi.
Il dirigismo cinese e' in gran parte obbligato dalle circostanze..
Sul giappone, nella tragicita' della situazione vediamo un lato positivo: dopo ogni tragedia c''e una rincorsa alla ripresa..alla ricstruzione...agli investimenti.
Credo che si riprenderanno un po.
cattivi adesso.
MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
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Re: [O.T.] Crisi economica
sisi...inoltre la popolazione jap ha un tasso di crescita bassissimo e sono vecchi.
in cina hanno un problema simile legato alla politica del figlio unico, ma sono comunque di piu.
I rapporti non saranno mai idilliaci, pero la cina ha inviato degli esperti in loco. (i cinesi sono molto esperti di disastri purtroppo..)
in cina hanno un problema simile legato alla politica del figlio unico, ma sono comunque di piu.
I rapporti non saranno mai idilliaci, pero la cina ha inviato degli esperti in loco. (i cinesi sono molto esperti di disastri purtroppo..)
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
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Re: [O.T.] Crisi economica
è evidente che il giappone ha fatto tredici
con tutto il casino che è successo e con la tradizionale affidabilità nipponica da domani piove oro sul paese per ricostruzione-rilancio-speculazione
in generale continuo a sostenere che la vera superpotenza mondiale del III millenio sarà l'india e non la cina
con tutto il casino che è successo e con la tradizionale affidabilità nipponica da domani piove oro sul paese per ricostruzione-rilancio-speculazione
in generale continuo a sostenere che la vera superpotenza mondiale del III millenio sarà l'india e non la cina
“Quando il treno dei tuoi pensieri sferraglia verso il passato e le urla si fanno insopportabili, ricorda che c’è sempre la follia. La follia è l’uscita d’emergenza!”
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Re: [O.T.] Crisi economica
Ma la notizia della Cina è vecchia dell'anno scorso!
...mostrando la medaglia appuntata al bavero: "Il Duce m'ha fatto l'onore di darmi questo grande titolo. E io me ne fregio". (Ettore Petrolini)
[url=http://www.youtube.com/watch?v=b63FTD58nKU]Un posticino tutto speciale[/url]
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Re: [O.T.] Crisi economica
boh, gli articoli che ho riportato sono del 14 febbraio. forse queste sono le ratifiche ufficiali di cose che si sapevano già. l'avevo letta qui: http://www.repubblica.it/economia/2011/ ... -12437365/
“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
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Re: [O.T.] Crisi economica
si ma dai il giappone è un pelo d figa confronto alla cina
quello del vicino futuro sarà capitalismo muscolare, sotto il miliardo di persone non conti un cazzo
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Re: [O.T.] Crisi economica
"A sua volta, la grande industria cinese si appropria rapidamente delle nostre tecnologie, attraverso le acquisizioni di imprese. Come ha fatto Geely comprando dalla Ford il marchio Volvo, per 1,8 miliardi di dollari."
se acquistando Volvo volevano acquistare TECNOLOGIE stanno freschi...
Al massimo vogliono acquisire DIRIGENTI e marchi... che sono cose che alla Cina mancano proprio...
se acquistando Volvo volevano acquistare TECNOLOGIE stanno freschi...
Al massimo vogliono acquisire DIRIGENTI e marchi... che sono cose che alla Cina mancano proprio...
Re: [O.T.] Crisi economica
marchi si..dirigenti no..
e' che non li vedi tutti i giorni ma c'e' gente con due palle quadrate.
sulla tecnologia..ma l'hai mai vista una GEELY??
ti garantisco che comprando volvo han fatto un affarone.

e' che non li vedi tutti i giorni ma c'e' gente con due palle quadrate.
sulla tecnologia..ma l'hai mai vista una GEELY??

E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
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Re: [O.T.] Crisi economica
Piccolo aggiornamento sul mio settore, dopo viaggio a Valenza per lavoro e dopo alcuni confronti con fornitori di oreficeria e gioielleria (Arezzo, Valenza)
Valenza e' agonizzante, e' stata un'esperienza surreale.
Sono abituato a girare sentendo la città viva, negozi aperti, trapani e saldatrici in funzione, ora sembrava una ghost town.
Dal fornitore una tristezza infinita. la gente entrava e chiedeva una montatura, invece di fare scorta come ai bei tempi.
Metà delle aziende e' chiusa e non riaprirà mai piu', migliaia di posti di lavoro in fumo.
Arezzo, città dell'oro, non se la passa meglio. Addirittura UNOAERRE (il piu' grosso produttore italiano) per non chiudere definitivamente ha fatto il solito giochetto all'italiana. Per far fronte ai debiti....un bel fallimento, dimezzamento della forza lavoro, cambio di ragione sociale e ripartenza, in culo ai creditori.
L'argenteria e' sulla stessa barca. Ottaviani, la piu' grande firma dell'argenteria italiana, e' fallita, e ripartita, col solito trucco.
E' ripartita ma io da oltre un anno non vedo un rappresentante, non rinnovo il catalogo da allora.
I fornitori di oreficeria o sono falliti o se ne stanno a casa, su 5 con cui lavoravo, ne e' rimasto uno. Non riesco a procurarmi materie prime, quando ho richieste sono nella merda. Tutto fermo, nessuno si muove.
E ho appena letto che l'erario ha registrato un incremento del gettito fiscale, sinceramente non so spiegarmelo. Nel nostro settore si e' registrato un calo generale del 30% MINIMO, a chi e' andata bene.
Valenza e' agonizzante, e' stata un'esperienza surreale.
Sono abituato a girare sentendo la città viva, negozi aperti, trapani e saldatrici in funzione, ora sembrava una ghost town.
Dal fornitore una tristezza infinita. la gente entrava e chiedeva una montatura, invece di fare scorta come ai bei tempi.
Metà delle aziende e' chiusa e non riaprirà mai piu', migliaia di posti di lavoro in fumo.
Arezzo, città dell'oro, non se la passa meglio. Addirittura UNOAERRE (il piu' grosso produttore italiano) per non chiudere definitivamente ha fatto il solito giochetto all'italiana. Per far fronte ai debiti....un bel fallimento, dimezzamento della forza lavoro, cambio di ragione sociale e ripartenza, in culo ai creditori.
L'argenteria e' sulla stessa barca. Ottaviani, la piu' grande firma dell'argenteria italiana, e' fallita, e ripartita, col solito trucco.
E' ripartita ma io da oltre un anno non vedo un rappresentante, non rinnovo il catalogo da allora.
I fornitori di oreficeria o sono falliti o se ne stanno a casa, su 5 con cui lavoravo, ne e' rimasto uno. Non riesco a procurarmi materie prime, quando ho richieste sono nella merda. Tutto fermo, nessuno si muove.
E ho appena letto che l'erario ha registrato un incremento del gettito fiscale, sinceramente non so spiegarmelo. Nel nostro settore si e' registrato un calo generale del 30% MINIMO, a chi e' andata bene.
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”
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Re: [O.T.] Crisi economica
Capitano, abbiamo scoperto la tua identità
“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
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Re: [O.T.] Crisi economica
Ahah......quello ha contribuito a rovinare la professionalità e credibilità del nostro settore.Drogato_ di_porno ha scritto:Capitano, abbiamo scoperto la tua identità
Pur essendo un imbroglione, truffatore e mendace, continua imperterrito a seminare disastri, debiti e a rovinare gente.
Complimenti alla giustizia italiana.
Che paese di merda....perche' me lo fai ricordare? Lo sai che mi viene il nervoso.....

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Re: [O.T.] Crisi economica
Quando facevo le medie era il nostro idolo...a scuola con dei miei amici passavamo giornate ad imitarlo. A volte ci trovavamo il sabato pomeriggio a casa di qualcuno e passavamo ore a sganasciarci dalle risate. Una volta abbiamo telefonato direttamente al n° in sovraimpressione e ho chiesto "Chi è il dott. Nino?", mi hanno risposto "È quello che fa le punture". Sì perchè tutti si ricordano di Sergio e i suoi fatelli ma non del "Dott. Nino" (dall'accento sardo) che faceva "l'esperto" del settore...un personaggio a dir poco surreale. Un mio amico si era specializzato nell'imitazione di Sergio e io facevo sempre il Dott. NinoCapitanvideo ha scritto:Che paese di merda....perche' me lo fai ricordare? Lo sai che mi viene il nervoso.....


“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
Re: [O.T.] Crisi economica
un mio conoscente viene dall'altro settore orafo italiano (il casentino) ed ha venduto tutti i macchinari in cina ed aperto un ristorante qua......
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.