[OT] Signore e signori: la guerra.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
un pò lungo ma interessante
Il piano per la pace di Sahra Wagenknecht. Perché vuole liberare la Germania dalle grinfie di Washington
di Wolfgang Streeck
Nel discorso alla prima conferenza nazionale del suo nuovo partito, Sahra Wagenknecht ha chiesto al governo tedesco di smettere di fornire armi all’Ucraina e di porre fine all’embargo petrolifero e del gas contro la Russia. I media hanno trattato l’argomento come se si trattasse di una combinazione di pacifismo ingenuo e di “alto tradimento” dal sapore putiniano. Tuttavia, le proposte di Wagenknecht potrebbero e dovrebbero fornire un’occasione ideale per un dibattito da tempo atteso sull’interesse nazionale della Germania in un momento di crollo dell’ordine mondiale dominato dagli Stati Uniti, un dibattito che viene ostinatamente rifiutato dai partiti dell’establishment e dai loro sostenitori. Questo rifiuto ha una lunga tradizione. Con l’eccezione dell’era di Willy Brandt, nella Germania Ovest dopo la guerra era diventato un assioma che non ci potesse essere un autentico interesse tedesco al di fuori dell’interesse globale dell’Occidente, formulato dagli Stati Uniti, e che certamente non potesse riguardare la sicurezza nazionale. Chiunque avesse una visione diversa, come Egon Bahr o Hans-Dietrich Genscher, rispettivamente, consigliere per la politica estera di Brandt e Ministro degli esteri di Schmidt, veniva sospettato di un nuovo nazionalismo tedesco, sospetto alimentato dagli Stati Uniti come mezzo per mantenere la disciplina degli alleati. Questo è ancora efficace oggi, con l’eccezione forse del rifiuto di Gerhard Schröder, in alleanza con Jacques Chirac, di prendere parte all’invasione dell’Iraq, e del veto di Angela Merkel nel 2008, insieme a Nicolas Sarkozy, all’invito di George W. Bush all’Ucraina di unirsi alla NATO. Tre decenni dopo la fine della Guerra fredda, in cui non è passato un giorno senza che gli Stati Uniti fossero impegnati in guerra da qualche parte nel mondo, e nonostante la catastrofe della strategia globale americana in Iraq, Afghanistan, Siria e Libia e in Palestina – esempi di una politica di intervento mondiale spensieratamente negligente che non lascia che caos – l’appello di Wagenknecht per la Germania di distaccarsi dalla strategia statunitense sull’Ucraina e di ridefinire nelle fondamento il suo rapporto con gli Stati Uniti, e quindi anche con la Russia, non dovrebbe sembrare affatto avventurosa, specialmente alla luce dell’alta probabilità di un secondo mandato di Donald Trump. Per quanto riguarda l’Ucraina, è da aspettarsi che la guerra, come quella in Afghanistan, finisca con la sconfitta dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti; in ogni caso soprattutto la popolazione locale sarà sconfitta. Le linee del fronte sono bloccate da oltre un anno. Dal lato ucraino, quasi settantamila soldati avevano perso la vita entro lo scorso ottobre, morendo, secondo il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, “per i nostri valori”; altri cinquantamila, stimati in modo conservativo, hanno subito ferite così gravi da non poter essere rimandati al fronte. Tuttavia, il governo ucraino, incoraggiato dagli Stati Uniti e dalla Germania, sta aderendo ai suoi obiettivi di guerra massimalisti: una “vittoria” per l’Ucraina sotto forma di riconquista della Crimea e di tutte le parti del paese occupate dalla Russia, comprese le aree di lingua russa. Nessuno può dire come si possa ottenere una tale vittoria. Si richiedono e si forniscono costantemente nuove armi miracolose, ma producono poco più di film pubblicitari per i loro produttori. L’entusiasmo degli ucraini per la guerra diminuisce di conseguenza. Mentre le elezioni presidenziali vengono annullate e i mass media sono più allineati che mai, le mogli e le madri dei soldati di prima linea che sono stati costretti a stare in campo senza permesso dall’inizio della guerra, probabilmente perché nessuno vuole sostituirli, stanno manifestando per le strade. L’alto comando militare sta chiedendo la leva di altri cinquecentomila uomini. Allo stesso tempo, duecentomila uomini in grado di prestare servizio militare ora dimorano in Germania – illegalmente secondo le leggi del loro paese – come rifugiati che non hanno alcun desiderio di morire per la Crimea. In Ucraina stessa, la corruzione è fiorente negli uffici di leva di distretto e negli studi medici, dove si acquista in massa la dispensa dal servizio militare a un prezzo compreso fra i tremila e i quindicimila dollari. (Come sempre, sono i figli dei poveri che devono morire per i sogni della classe media e il profitto dei ricchi.) Sembra ragionevole dubitare, con Wagenknecht, che la fornitura di armi sempre maggiori stia facendo del bene a qualcuno, a parte a Rheinmetall e agli altri produttori di armi europei e americani. In Ucraina, come è loro abitudine, gli Stati Uniti sono nel processo di ritirata, lasciando dietro di sé un campo di macerie che altri dovranno sgomberare. Chiunque si affidi a loro deve capire che, soprattutto dopo la fine della bipolarità della Guerra Fredda, essi non hanno motivo di pensarci due volte prima di intervenire militarmente ovunque lo desiderino: la loro posizione su un’isola grande come un continente con solo due stati confinanti, entrambi sotto il loro controllo, li rende invincibili. Questo spiega l’incoscienza con cui elaborano la loro politica di sicurezza o forse, in effetti, di insicurezza: nulla può succedere loro. Da questo punto di vista, non c’è molta differenza tra Joe Biden e Trump. Biden vuole portare con sé la NATO quando lascia l’Ucraina per la Cina; Trump crede di poter fare a meno della NATO. Biden vuole usare il conflitto con la Russia per mantenere l’Europa occidentale allineata con l’America e quindi non accetterà un accordo di pace; Trump non si preoccupa dell’Ucraina. Il ritiro di Trump dall’Europa sarà quindi disorganizzato, quello di Biden no: a differenza dell’Afghanistan, è probabile che vedremo un tentativo di lasciare qualcosa simile a un ordine al servizio degli Stati Uniti. In questo, sembra che si preveda un ruolo speciale per la Germania. Bloccata nel suo pacifismo postbellico fino alla Zeitenwende – o “svolta” nella politica estera tedesca – del 2022, la Germania sta ora rivendicando un ruolo di leadership europea, per la prima volta senza cercare di coinvolgere la Francia, su insistenza di Washington, ma anche dei Verdi e dell’industria della difesa tedesca, quest’ultima rappresentata dal partner della coalizione liberale, il FDP. In questo ruolo, la Germania, come sostituto degli Stati Uniti in rotta verso l’Asia, dovrebbe fornire i mezzi necessari per una vittoria ucraina definita in termini di obiettivi di guerra ucraino-americani. Il problema, soprattutto per la Germania, è che questo va ben oltre i limiti del possibile. Tra l’inizio della guerra nel gennaio 2022 e la fine di ottobre 2023, la Germania ha speso 23,9 miliardi di euro per l’Ucraina, di cui 13,9 miliardi solo per l’accoglienza dei rifugiati ucraini – molto più della Gran Bretagna (13,3 miliardi di euro) e della Francia (4,7 miliardi di euro). È in programma un raddoppio dell’assistenza militare diretta tedesca da 4 miliardi di euro a 8 miliardi di euro nel 2024. Di recente l’UE ha allocato 50 miliardi di euro all’Ucraina, da pagare in quattro anni; cioè, 12,5 miliardi di euro all’anno, di cui 3 miliardi di euro verranno dalla Germania. È discutibile se questo possa essere finanziato con il bilancio regolare dell’UE. Gli Stati Uniti, che entro ottobre 2023 avevano contribuito con 71,4 miliardi di dollari, stanno considerando un pacchetto di aiuti militari all’Ucraina di 60 miliardi di dollari solo per il 2024; tuttavia, questo difficilmente passerà al Congresso. Non c’è alcuna possibilità di sostituire gli aiuti degli Stati Uniti con quelli della Germania, o con quelli dell’Europa sotto la leadership tedesca, specialmente considerando i costi imprevedibili ma giganteschi della promessa di “ricostruzione completa” (Von der Leyen) dell’Ucraina, che è prevista iniziare già durante la guerra. Tutto questo sovraccaricherà la Germania, specialmente considerando che il suo Schuldenbremse (“freno al debito”) imposto per Costituzione, nella sua attuale interpretazione della Corte costituzionale tedesca, vieta al governo federale di ottenere fondi per la guerra in Ucraina attraverso prestiti aggiuntivi, debiti che servirebbero a evitare tagli alla spesa che di certo indebolirebbero il sostegno interno alle forze di difesa. Il risultato è che per la Germania, assumere la leadership nella guerra dell’Occidente contro la Russia, come richiesto dagli Stati Uniti e da diversi vicini europei della Germania, sarebbe quasi una missione suicida, anche ignorando i rischi probabili aggiuntivi per la sicurezza nazionale tedesca a essa associati. Più la vittoria desiderata sulla Russia fallirà nel materializzarsi, e molto probabilmente non si materializzerà affatto; più la Germania diventerà il capro espiatorio non solo degli ucraini e degli americani, ma di tutta l’Europa. Terminare ora le forniture di armi tedesche all’Ucraina, come richiesto da Wagenknecht, segnalerebbe il netto rifiuto di questo ruolo e costringerebbe gli alleati tedeschi a ripensare a cosa possono e vogliono ottenere in Ucraina; ciò da solo farebbe di esso un elemento indispensabile di una politica di sicurezza tedesca responsabile in e per l’Europa. E il ripristino delle importazioni di petrolio e gas? Sembra piuttosto possibile, come suggerito da John Mearsheimer, che la Russia non sia più necessariamente interessata a una risoluzione del conflitto ucraino, dopo il fallimento spettacolare del tentativo dell’Occidente di eradicarla come stato e società industriale. Nessuno può sapere se la Russia sarà disposta a tornare agli accordi di Minsk o allo stato dei negoziati di Istanbul nel marzo 2022, quando Boris Johnson ha persuaso il governo ucraino all’ultimo momento che poteva fare il possibile perché le sanzioni occidentali avrebbero distrutto la Russia in pochi mesi. Forse dopo due anni di guerra convenzionale per lo più riuscita e l’espansione sorprendentemente rapida della sua industria bellica, la Russia si sente abbastanza forte da scommettere su un’emorragia prolungata dell’Ucraina – su una ribellione dei soldati, un crollo del governo nazionalista radicale, l’emigrazione della generazione più giovane, una partenza degli oligarchi a Londra e New York – e condannarla a languire come stato fallito per decenni a venire. Una forte motivazione ad agire in tal senso potrebbe essere una comprensibile mancanza di fiducia in reazione alle fantasie di distruzione non mascherate dell’Occidente all’inizio della guerra: dal “cambio di regime” di Biden al tribunale speciale per Putin proposto dalla ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock (oppure il giudizio al tribunale dell’Aia, nella versione di Ursula Von der Leyen); fino alle sanzioni economiche che sempre la Von der Leyen sperava “erodessero gradualmente la base industriale della Russia”; per non parlare del rovinare la banca centrale russa tagliando il paese fuori dal sistema finanziario internazionale. L’affermazione sorprendente di Merkel, fatta in autodifesa, che i negoziati di Minsk si sono tenuti solo per guadagnare tempo per ulteriori armamenti dell’Ucraina è altrettanto improbabile che abbia avuto un effetto di rafforzamento della fiducia. In questo contesto, ci si chiede cosa direbbe Frank-Walter Steinmeier, ora Presidente federale, che nella sua veste di ministro degli esteri di Merkel era presente a Minsk, ma era, in realtà, l’autore della roadmap per la pace di Minsk (per questo la fazione di Bandera del governo ucraino di destra, a lungo rappresentata in Germania dall’ambasciatore ucraino, lo ha coperto di disprezzo e odio pubblico)? La chiamata di Wagenknecht per un ritorno alle forniture energetiche russe è in linea con l’interesse della Germania a un approvvigionamento energetico sicuro, anche per mantenere la base industriale tedesca. È utile ricordare qui che Biden ha recentemente ordinato la cessazione della costruzione di impianti americani per l’esportazione di gas naturale liquefatto (GNL). Sebbene ciò fosse affermato a insistenza degli ambientalisti, è stata anche una reazione all’aumento dei prezzi interni dovuto all’alta domanda estera. La Germania è particolarmente colpita poichè il GNL dovrebbe sostituire il petrolio e il gas russi, sotto pressione americana, e il nucleare tedesco, su sollecitazione dei Verdi. Al contrario, Wagenknecht offre alla Russia, come incentivo per porre fine alla guerra in Ucraina, una prospettiva di una comunità eurasiatica di stati ed economie, seguendo le linee del Common European Home di Mikhail Gorbachëv, il Partnership for Peace di Bill Clinton e l’Europa di Putin “da Lisbona a Vladivostok”. Una comunità internazionale di questo genere, i cui dettagli da concordare in negoziati ovviamente complessi, paragonabili ai negoziati dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa degli anni ’80, sarebbe un’alternativa a una divisione ostile del continente al confine occidentale della Russia, in attesa di diventare la prima linea per ciò che i guerrafondai occidentali, istruiti dagli Stati Uniti, prevedono sarà un tentativo russo di conquistare l’intera Europa, da aspettarsi entro cinque anni al massimo. Una divisione dell’Eurasia tra la Russia (alleata con la Cina) e l’Europa dell’UE e della NATO, mantenuta insieme dalla Germania come luogotenente degli Stati Uniti, sarebbe lo scenario perfetto per una pericolosa corsa agli armamenti, coinvolgendo nell’Occidente le potenze nucleari di Francia e Gran Bretagna, presto forse unite come tali anche dalla Germania, per la gioia dell’industria bellica, anche se certamente non dei contribuenti. Ciò che invece il nuovo partito di Wagenknecht offre sono relazioni economiche a lungo termine per le quali i gasdotti del Mar Baltico, fatti saltare in aria secondo gli Stati Uniti da individui sconosciuti, dovrebbero essere ripristinati. Dovrebbero essere raggiunti accordi sul controllo degli armamenti e sul disarmo, come quelli che gli Stati Uniti hanno sistematicamente annullato dall’inizio del secolo. Il modo per la Germania di garantire la pace consiste nel liberarsi dalla presa geostrategica degli Stati Uniti, facendosi guidare dagli interessi di sopravvivenza nazionale, invece di restare intrappolati in una Nibelungentreue, ossia fedeltà alla pretesa di dominazione politica globale dell’America.
Nibelungentreue? Alla fine del Nibelungenlied, un’epica tedesca medievale, Kriemhild, ora sposata ad Attila, re degli Unni, ha i suoi tre fratelli, i re di Burgundia, e il loro vassallo Hagen, l’assassino del suo primo marito Siegfried, sotto il suo potere. Quando Kriemhild chiede che Hagen le venga consegnato, i fratelli rifiutano, citando il loro dovere di fedeltà (Treue) anche se si rendono conto che ciò potrebbe significare la loro morte e la fine del loro popolo. Quando nel 1909 al Reichstag, il cancelliere Bernhard von Bülow giurò fedeltà incondizionata all’Austria in seguito alla sua annessione della Bosnia, invocò il Nibelungenlied e la Treue che esso celebrava – da allora definita Nibelungentreue. Ciò che ne è diventato cinque anni dopo è ben noto.
Il piano per la pace di Sahra Wagenknecht. Perché vuole liberare la Germania dalle grinfie di Washington
di Wolfgang Streeck
Nel discorso alla prima conferenza nazionale del suo nuovo partito, Sahra Wagenknecht ha chiesto al governo tedesco di smettere di fornire armi all’Ucraina e di porre fine all’embargo petrolifero e del gas contro la Russia. I media hanno trattato l’argomento come se si trattasse di una combinazione di pacifismo ingenuo e di “alto tradimento” dal sapore putiniano. Tuttavia, le proposte di Wagenknecht potrebbero e dovrebbero fornire un’occasione ideale per un dibattito da tempo atteso sull’interesse nazionale della Germania in un momento di crollo dell’ordine mondiale dominato dagli Stati Uniti, un dibattito che viene ostinatamente rifiutato dai partiti dell’establishment e dai loro sostenitori. Questo rifiuto ha una lunga tradizione. Con l’eccezione dell’era di Willy Brandt, nella Germania Ovest dopo la guerra era diventato un assioma che non ci potesse essere un autentico interesse tedesco al di fuori dell’interesse globale dell’Occidente, formulato dagli Stati Uniti, e che certamente non potesse riguardare la sicurezza nazionale. Chiunque avesse una visione diversa, come Egon Bahr o Hans-Dietrich Genscher, rispettivamente, consigliere per la politica estera di Brandt e Ministro degli esteri di Schmidt, veniva sospettato di un nuovo nazionalismo tedesco, sospetto alimentato dagli Stati Uniti come mezzo per mantenere la disciplina degli alleati. Questo è ancora efficace oggi, con l’eccezione forse del rifiuto di Gerhard Schröder, in alleanza con Jacques Chirac, di prendere parte all’invasione dell’Iraq, e del veto di Angela Merkel nel 2008, insieme a Nicolas Sarkozy, all’invito di George W. Bush all’Ucraina di unirsi alla NATO. Tre decenni dopo la fine della Guerra fredda, in cui non è passato un giorno senza che gli Stati Uniti fossero impegnati in guerra da qualche parte nel mondo, e nonostante la catastrofe della strategia globale americana in Iraq, Afghanistan, Siria e Libia e in Palestina – esempi di una politica di intervento mondiale spensieratamente negligente che non lascia che caos – l’appello di Wagenknecht per la Germania di distaccarsi dalla strategia statunitense sull’Ucraina e di ridefinire nelle fondamento il suo rapporto con gli Stati Uniti, e quindi anche con la Russia, non dovrebbe sembrare affatto avventurosa, specialmente alla luce dell’alta probabilità di un secondo mandato di Donald Trump. Per quanto riguarda l’Ucraina, è da aspettarsi che la guerra, come quella in Afghanistan, finisca con la sconfitta dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti; in ogni caso soprattutto la popolazione locale sarà sconfitta. Le linee del fronte sono bloccate da oltre un anno. Dal lato ucraino, quasi settantamila soldati avevano perso la vita entro lo scorso ottobre, morendo, secondo il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, “per i nostri valori”; altri cinquantamila, stimati in modo conservativo, hanno subito ferite così gravi da non poter essere rimandati al fronte. Tuttavia, il governo ucraino, incoraggiato dagli Stati Uniti e dalla Germania, sta aderendo ai suoi obiettivi di guerra massimalisti: una “vittoria” per l’Ucraina sotto forma di riconquista della Crimea e di tutte le parti del paese occupate dalla Russia, comprese le aree di lingua russa. Nessuno può dire come si possa ottenere una tale vittoria. Si richiedono e si forniscono costantemente nuove armi miracolose, ma producono poco più di film pubblicitari per i loro produttori. L’entusiasmo degli ucraini per la guerra diminuisce di conseguenza. Mentre le elezioni presidenziali vengono annullate e i mass media sono più allineati che mai, le mogli e le madri dei soldati di prima linea che sono stati costretti a stare in campo senza permesso dall’inizio della guerra, probabilmente perché nessuno vuole sostituirli, stanno manifestando per le strade. L’alto comando militare sta chiedendo la leva di altri cinquecentomila uomini. Allo stesso tempo, duecentomila uomini in grado di prestare servizio militare ora dimorano in Germania – illegalmente secondo le leggi del loro paese – come rifugiati che non hanno alcun desiderio di morire per la Crimea. In Ucraina stessa, la corruzione è fiorente negli uffici di leva di distretto e negli studi medici, dove si acquista in massa la dispensa dal servizio militare a un prezzo compreso fra i tremila e i quindicimila dollari. (Come sempre, sono i figli dei poveri che devono morire per i sogni della classe media e il profitto dei ricchi.) Sembra ragionevole dubitare, con Wagenknecht, che la fornitura di armi sempre maggiori stia facendo del bene a qualcuno, a parte a Rheinmetall e agli altri produttori di armi europei e americani. In Ucraina, come è loro abitudine, gli Stati Uniti sono nel processo di ritirata, lasciando dietro di sé un campo di macerie che altri dovranno sgomberare. Chiunque si affidi a loro deve capire che, soprattutto dopo la fine della bipolarità della Guerra Fredda, essi non hanno motivo di pensarci due volte prima di intervenire militarmente ovunque lo desiderino: la loro posizione su un’isola grande come un continente con solo due stati confinanti, entrambi sotto il loro controllo, li rende invincibili. Questo spiega l’incoscienza con cui elaborano la loro politica di sicurezza o forse, in effetti, di insicurezza: nulla può succedere loro. Da questo punto di vista, non c’è molta differenza tra Joe Biden e Trump. Biden vuole portare con sé la NATO quando lascia l’Ucraina per la Cina; Trump crede di poter fare a meno della NATO. Biden vuole usare il conflitto con la Russia per mantenere l’Europa occidentale allineata con l’America e quindi non accetterà un accordo di pace; Trump non si preoccupa dell’Ucraina. Il ritiro di Trump dall’Europa sarà quindi disorganizzato, quello di Biden no: a differenza dell’Afghanistan, è probabile che vedremo un tentativo di lasciare qualcosa simile a un ordine al servizio degli Stati Uniti. In questo, sembra che si preveda un ruolo speciale per la Germania. Bloccata nel suo pacifismo postbellico fino alla Zeitenwende – o “svolta” nella politica estera tedesca – del 2022, la Germania sta ora rivendicando un ruolo di leadership europea, per la prima volta senza cercare di coinvolgere la Francia, su insistenza di Washington, ma anche dei Verdi e dell’industria della difesa tedesca, quest’ultima rappresentata dal partner della coalizione liberale, il FDP. In questo ruolo, la Germania, come sostituto degli Stati Uniti in rotta verso l’Asia, dovrebbe fornire i mezzi necessari per una vittoria ucraina definita in termini di obiettivi di guerra ucraino-americani. Il problema, soprattutto per la Germania, è che questo va ben oltre i limiti del possibile. Tra l’inizio della guerra nel gennaio 2022 e la fine di ottobre 2023, la Germania ha speso 23,9 miliardi di euro per l’Ucraina, di cui 13,9 miliardi solo per l’accoglienza dei rifugiati ucraini – molto più della Gran Bretagna (13,3 miliardi di euro) e della Francia (4,7 miliardi di euro). È in programma un raddoppio dell’assistenza militare diretta tedesca da 4 miliardi di euro a 8 miliardi di euro nel 2024. Di recente l’UE ha allocato 50 miliardi di euro all’Ucraina, da pagare in quattro anni; cioè, 12,5 miliardi di euro all’anno, di cui 3 miliardi di euro verranno dalla Germania. È discutibile se questo possa essere finanziato con il bilancio regolare dell’UE. Gli Stati Uniti, che entro ottobre 2023 avevano contribuito con 71,4 miliardi di dollari, stanno considerando un pacchetto di aiuti militari all’Ucraina di 60 miliardi di dollari solo per il 2024; tuttavia, questo difficilmente passerà al Congresso. Non c’è alcuna possibilità di sostituire gli aiuti degli Stati Uniti con quelli della Germania, o con quelli dell’Europa sotto la leadership tedesca, specialmente considerando i costi imprevedibili ma giganteschi della promessa di “ricostruzione completa” (Von der Leyen) dell’Ucraina, che è prevista iniziare già durante la guerra. Tutto questo sovraccaricherà la Germania, specialmente considerando che il suo Schuldenbremse (“freno al debito”) imposto per Costituzione, nella sua attuale interpretazione della Corte costituzionale tedesca, vieta al governo federale di ottenere fondi per la guerra in Ucraina attraverso prestiti aggiuntivi, debiti che servirebbero a evitare tagli alla spesa che di certo indebolirebbero il sostegno interno alle forze di difesa. Il risultato è che per la Germania, assumere la leadership nella guerra dell’Occidente contro la Russia, come richiesto dagli Stati Uniti e da diversi vicini europei della Germania, sarebbe quasi una missione suicida, anche ignorando i rischi probabili aggiuntivi per la sicurezza nazionale tedesca a essa associati. Più la vittoria desiderata sulla Russia fallirà nel materializzarsi, e molto probabilmente non si materializzerà affatto; più la Germania diventerà il capro espiatorio non solo degli ucraini e degli americani, ma di tutta l’Europa. Terminare ora le forniture di armi tedesche all’Ucraina, come richiesto da Wagenknecht, segnalerebbe il netto rifiuto di questo ruolo e costringerebbe gli alleati tedeschi a ripensare a cosa possono e vogliono ottenere in Ucraina; ciò da solo farebbe di esso un elemento indispensabile di una politica di sicurezza tedesca responsabile in e per l’Europa. E il ripristino delle importazioni di petrolio e gas? Sembra piuttosto possibile, come suggerito da John Mearsheimer, che la Russia non sia più necessariamente interessata a una risoluzione del conflitto ucraino, dopo il fallimento spettacolare del tentativo dell’Occidente di eradicarla come stato e società industriale. Nessuno può sapere se la Russia sarà disposta a tornare agli accordi di Minsk o allo stato dei negoziati di Istanbul nel marzo 2022, quando Boris Johnson ha persuaso il governo ucraino all’ultimo momento che poteva fare il possibile perché le sanzioni occidentali avrebbero distrutto la Russia in pochi mesi. Forse dopo due anni di guerra convenzionale per lo più riuscita e l’espansione sorprendentemente rapida della sua industria bellica, la Russia si sente abbastanza forte da scommettere su un’emorragia prolungata dell’Ucraina – su una ribellione dei soldati, un crollo del governo nazionalista radicale, l’emigrazione della generazione più giovane, una partenza degli oligarchi a Londra e New York – e condannarla a languire come stato fallito per decenni a venire. Una forte motivazione ad agire in tal senso potrebbe essere una comprensibile mancanza di fiducia in reazione alle fantasie di distruzione non mascherate dell’Occidente all’inizio della guerra: dal “cambio di regime” di Biden al tribunale speciale per Putin proposto dalla ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock (oppure il giudizio al tribunale dell’Aia, nella versione di Ursula Von der Leyen); fino alle sanzioni economiche che sempre la Von der Leyen sperava “erodessero gradualmente la base industriale della Russia”; per non parlare del rovinare la banca centrale russa tagliando il paese fuori dal sistema finanziario internazionale. L’affermazione sorprendente di Merkel, fatta in autodifesa, che i negoziati di Minsk si sono tenuti solo per guadagnare tempo per ulteriori armamenti dell’Ucraina è altrettanto improbabile che abbia avuto un effetto di rafforzamento della fiducia. In questo contesto, ci si chiede cosa direbbe Frank-Walter Steinmeier, ora Presidente federale, che nella sua veste di ministro degli esteri di Merkel era presente a Minsk, ma era, in realtà, l’autore della roadmap per la pace di Minsk (per questo la fazione di Bandera del governo ucraino di destra, a lungo rappresentata in Germania dall’ambasciatore ucraino, lo ha coperto di disprezzo e odio pubblico)? La chiamata di Wagenknecht per un ritorno alle forniture energetiche russe è in linea con l’interesse della Germania a un approvvigionamento energetico sicuro, anche per mantenere la base industriale tedesca. È utile ricordare qui che Biden ha recentemente ordinato la cessazione della costruzione di impianti americani per l’esportazione di gas naturale liquefatto (GNL). Sebbene ciò fosse affermato a insistenza degli ambientalisti, è stata anche una reazione all’aumento dei prezzi interni dovuto all’alta domanda estera. La Germania è particolarmente colpita poichè il GNL dovrebbe sostituire il petrolio e il gas russi, sotto pressione americana, e il nucleare tedesco, su sollecitazione dei Verdi. Al contrario, Wagenknecht offre alla Russia, come incentivo per porre fine alla guerra in Ucraina, una prospettiva di una comunità eurasiatica di stati ed economie, seguendo le linee del Common European Home di Mikhail Gorbachëv, il Partnership for Peace di Bill Clinton e l’Europa di Putin “da Lisbona a Vladivostok”. Una comunità internazionale di questo genere, i cui dettagli da concordare in negoziati ovviamente complessi, paragonabili ai negoziati dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa degli anni ’80, sarebbe un’alternativa a una divisione ostile del continente al confine occidentale della Russia, in attesa di diventare la prima linea per ciò che i guerrafondai occidentali, istruiti dagli Stati Uniti, prevedono sarà un tentativo russo di conquistare l’intera Europa, da aspettarsi entro cinque anni al massimo. Una divisione dell’Eurasia tra la Russia (alleata con la Cina) e l’Europa dell’UE e della NATO, mantenuta insieme dalla Germania come luogotenente degli Stati Uniti, sarebbe lo scenario perfetto per una pericolosa corsa agli armamenti, coinvolgendo nell’Occidente le potenze nucleari di Francia e Gran Bretagna, presto forse unite come tali anche dalla Germania, per la gioia dell’industria bellica, anche se certamente non dei contribuenti. Ciò che invece il nuovo partito di Wagenknecht offre sono relazioni economiche a lungo termine per le quali i gasdotti del Mar Baltico, fatti saltare in aria secondo gli Stati Uniti da individui sconosciuti, dovrebbero essere ripristinati. Dovrebbero essere raggiunti accordi sul controllo degli armamenti e sul disarmo, come quelli che gli Stati Uniti hanno sistematicamente annullato dall’inizio del secolo. Il modo per la Germania di garantire la pace consiste nel liberarsi dalla presa geostrategica degli Stati Uniti, facendosi guidare dagli interessi di sopravvivenza nazionale, invece di restare intrappolati in una Nibelungentreue, ossia fedeltà alla pretesa di dominazione politica globale dell’America.
Nibelungentreue? Alla fine del Nibelungenlied, un’epica tedesca medievale, Kriemhild, ora sposata ad Attila, re degli Unni, ha i suoi tre fratelli, i re di Burgundia, e il loro vassallo Hagen, l’assassino del suo primo marito Siegfried, sotto il suo potere. Quando Kriemhild chiede che Hagen le venga consegnato, i fratelli rifiutano, citando il loro dovere di fedeltà (Treue) anche se si rendono conto che ciò potrebbe significare la loro morte e la fine del loro popolo. Quando nel 1909 al Reichstag, il cancelliere Bernhard von Bülow giurò fedeltà incondizionata all’Austria in seguito alla sua annessione della Bosnia, invocò il Nibelungenlied e la Treue che esso celebrava – da allora definita Nibelungentreue. Ciò che ne è diventato cinque anni dopo è ben noto.
MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
dovrebbero mandare Estdipendente a rastrellarli
dmytro, fotografo 31enne di Kharkiv, la seconda città dell'Ucraina, si è rintanato nel suo appartamento, uscendo raramente, per evitare di essere arruolato nell'esercito. «Voglio lasciare il Paese. La mia mente non può più sopportare di essere intrappolata qui», ha raccontato al Guardian.
Dall'inizio della guerra, migliaia di uomini ucraini hanno attraversato illegalmente il confine per evitare il servizio di leva, nonostante il divieto imposto a livello nazionale di lasciare il Paese agli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni. Si prevede che i tentativi di fuga dal Paese aumenteranno dopo la recente adozione da parte dell'Ucraina di nuove misure di mobilitazione a largo raggio, che consentono alle forze armate di richiamare un maggior numero di soldati e di imporre pene più severe per l'elusione della leva.
«Non ho mai pensato di andarmene prima dell'introduzione delle leggi sulla mobilitazione. Ma non posso rimanere nel mio appartamento per sempre», spiega Dmytro al reporter del Guardian Pjotr Sauer. Il 31enne tramite amici che erano già fuggiti, ha ottenuto contatti e si è rivolto a persone online che promettevano di facilitare la sua fuga in cambio di almeno 8.000 euro. «Non sono fatto per la guerra. Non posso uccidere le persone, anche se sono russe. Non durerò a lungo sul fronte... Voglio costruire una famiglia e vedere il mondo. Non sono pronto a morire», dice il fotografo ormai rimasto senza speranze e senza altre via di uscita se non affidarsi a chi gli ha promesso la libertà a caro prezzo.
Le forze armate ucraine sono disperatamente a corto di soldati. Dall'inizio della guerra, centinaia di migliaia di ucraini comuni si sono offerti volontari per servire al fronte, aiutando a mantenere l'indipendenza del Paese e a respingere l'attacco iniziale. Molti di questi soldati sono morti, feriti o semplicemente esausti, lasciando all'esercito il compito di reclutare chi è più riluttante. Ad aprile Zelensky ha firmato una legge abbassando l'età di mobilitazione da 27 a 25 anni e imponendo pene più severe per chi evita la leva: dalla perdita della patente di guida al congelamento dei conti bancari fino al sequestro delle proprietà.
A più di due anni dall’inizio della guerra scatenata da Putin si ritiene che più di 20.000 uomini siano fuggiti dall’Ucraina per non finire al fronte. Alcuni nel tentativo di attraversare il confine ucraino con la Romania, hanno nuotato nel Tibisco e sono annegati. Altri sono morti congelati nella zona montuosa che separa i due Paesi. Si tratta di numeri al ribasso. Ad aprile, Andriy Demchenko, capo del servizio di guardia di frontiera ucraino, ha documentato la morte di almeno 30 uomini nel tentativo di fuga oltre il confine. Il numero reale è probabilmente molto più alto. Molti corpi non verranno mai recuperati.
L'Ucraina ha intensificato gli sforzi per impedire alle persone di fuggire attraverso le frontiere e di eludere la leva. Zelensky ha licenziato tutti i capi regionali del reclutamento militare ad aprile in seguito a segnalazioni di tangenti sborsate da chi non voleva indossare la divisa. Nonostante la volontà del presidente ucraino di sradicare la corruzione, sembra difficile fare passi in avanti.
Andrei, un informatico di Odessa di 23 anni, ha condiviso con il Guardian un messaggio ricevuto a fine maggio da un responsabile dell’ufficio leva con informazioni su come lasciare il Paese. Le istruzioni dettagliate ponevano Andrei davanti a due scelte: attraversare il confine moldavo con un passaporto falso o essere registrato come artista, una categoria che può occasionalmente uscire dal Paese. Entrambe le soluzioni avevano però un costo: circa 8.000 euro da versare nelle tasche dell’ufficiale.
L'estate scorsa, il 23enne aveva già tentato di attraversare il confine con la Moldavia utilizzando un falso certificato medico che attestava la sua inidoneità al servizio. Il tentativo è fallito quando la polizia di frontiera ha messo in dubbio l'autenticità del certificato. Portato in un ufficio di leva, è stato rilasciato dopo aver pagato una tangente. «Il viaggio sta diventando sempre più difficile e i funzionari di frontiera sono meno disposti a farsi corrompere. Non credo che sarò così fortunato una seconda volta se le cose dovessero andare male», ha detto.
Andrei ha raccontato di stare ancora valutando l'offerta del responsabile dell’ufficio di leva, spiegando che in questo modo vanificherebbe i sacrifici e i risparmi di una vita: «Per ora sono agli arresti domiciliari autoimposti. Non lascio mai il mio appartamento». Alcuni dei suoi amici sono già stati arruolati e uccisi. Vicende che hanno causato danni alla sua salute mentale.
Ad oggi non ci sono dati precisi su quanti uomini si stiano nascondendo o stiano pianificando di andarsene, ma nelle grandi città sono nati canali Telegram con migliaia di membri, dove gli utenti segnalano l'avvistamento di ufficiali per aiutare gli altri ad evitarli.
Molti hanno espresso il timore di morire in una battaglia segnata da macabri combattimenti in trincea e da un tasso di mortalità brutale. Altri hanno parlato della loro resistenza alla coscrizione a causa di ciò che percepivano come un addestramento inadeguato prima di essere inviati al fronte. Alcuni hanno scelto di evitare la mobilitazione per complesse ragioni familiari.
Nonostante il sostegno generale alle truppe ucraine rimanga alto e i sondaggi mostrino che c'è ancora un numero considerevole di uomini disposti a essere mobilitati, la spinta alla coscrizione rischia di dividere la società il Paese già stanco della guerra. Molti soldati ucraini al fronte, o quelli che sono tornati dopo essere stati feriti, criticano chi fugge dalla leva, sostenendo che indebolisce lo sforzo bellico mentre le forze russe avanzano su più fronti.
dmytro, fotografo 31enne di Kharkiv, la seconda città dell'Ucraina, si è rintanato nel suo appartamento, uscendo raramente, per evitare di essere arruolato nell'esercito. «Voglio lasciare il Paese. La mia mente non può più sopportare di essere intrappolata qui», ha raccontato al Guardian.
Dall'inizio della guerra, migliaia di uomini ucraini hanno attraversato illegalmente il confine per evitare il servizio di leva, nonostante il divieto imposto a livello nazionale di lasciare il Paese agli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni. Si prevede che i tentativi di fuga dal Paese aumenteranno dopo la recente adozione da parte dell'Ucraina di nuove misure di mobilitazione a largo raggio, che consentono alle forze armate di richiamare un maggior numero di soldati e di imporre pene più severe per l'elusione della leva.
«Non ho mai pensato di andarmene prima dell'introduzione delle leggi sulla mobilitazione. Ma non posso rimanere nel mio appartamento per sempre», spiega Dmytro al reporter del Guardian Pjotr Sauer. Il 31enne tramite amici che erano già fuggiti, ha ottenuto contatti e si è rivolto a persone online che promettevano di facilitare la sua fuga in cambio di almeno 8.000 euro. «Non sono fatto per la guerra. Non posso uccidere le persone, anche se sono russe. Non durerò a lungo sul fronte... Voglio costruire una famiglia e vedere il mondo. Non sono pronto a morire», dice il fotografo ormai rimasto senza speranze e senza altre via di uscita se non affidarsi a chi gli ha promesso la libertà a caro prezzo.
Le forze armate ucraine sono disperatamente a corto di soldati. Dall'inizio della guerra, centinaia di migliaia di ucraini comuni si sono offerti volontari per servire al fronte, aiutando a mantenere l'indipendenza del Paese e a respingere l'attacco iniziale. Molti di questi soldati sono morti, feriti o semplicemente esausti, lasciando all'esercito il compito di reclutare chi è più riluttante. Ad aprile Zelensky ha firmato una legge abbassando l'età di mobilitazione da 27 a 25 anni e imponendo pene più severe per chi evita la leva: dalla perdita della patente di guida al congelamento dei conti bancari fino al sequestro delle proprietà.
A più di due anni dall’inizio della guerra scatenata da Putin si ritiene che più di 20.000 uomini siano fuggiti dall’Ucraina per non finire al fronte. Alcuni nel tentativo di attraversare il confine ucraino con la Romania, hanno nuotato nel Tibisco e sono annegati. Altri sono morti congelati nella zona montuosa che separa i due Paesi. Si tratta di numeri al ribasso. Ad aprile, Andriy Demchenko, capo del servizio di guardia di frontiera ucraino, ha documentato la morte di almeno 30 uomini nel tentativo di fuga oltre il confine. Il numero reale è probabilmente molto più alto. Molti corpi non verranno mai recuperati.
L'Ucraina ha intensificato gli sforzi per impedire alle persone di fuggire attraverso le frontiere e di eludere la leva. Zelensky ha licenziato tutti i capi regionali del reclutamento militare ad aprile in seguito a segnalazioni di tangenti sborsate da chi non voleva indossare la divisa. Nonostante la volontà del presidente ucraino di sradicare la corruzione, sembra difficile fare passi in avanti.
Andrei, un informatico di Odessa di 23 anni, ha condiviso con il Guardian un messaggio ricevuto a fine maggio da un responsabile dell’ufficio leva con informazioni su come lasciare il Paese. Le istruzioni dettagliate ponevano Andrei davanti a due scelte: attraversare il confine moldavo con un passaporto falso o essere registrato come artista, una categoria che può occasionalmente uscire dal Paese. Entrambe le soluzioni avevano però un costo: circa 8.000 euro da versare nelle tasche dell’ufficiale.
L'estate scorsa, il 23enne aveva già tentato di attraversare il confine con la Moldavia utilizzando un falso certificato medico che attestava la sua inidoneità al servizio. Il tentativo è fallito quando la polizia di frontiera ha messo in dubbio l'autenticità del certificato. Portato in un ufficio di leva, è stato rilasciato dopo aver pagato una tangente. «Il viaggio sta diventando sempre più difficile e i funzionari di frontiera sono meno disposti a farsi corrompere. Non credo che sarò così fortunato una seconda volta se le cose dovessero andare male», ha detto.
Andrei ha raccontato di stare ancora valutando l'offerta del responsabile dell’ufficio di leva, spiegando che in questo modo vanificherebbe i sacrifici e i risparmi di una vita: «Per ora sono agli arresti domiciliari autoimposti. Non lascio mai il mio appartamento». Alcuni dei suoi amici sono già stati arruolati e uccisi. Vicende che hanno causato danni alla sua salute mentale.
Ad oggi non ci sono dati precisi su quanti uomini si stiano nascondendo o stiano pianificando di andarsene, ma nelle grandi città sono nati canali Telegram con migliaia di membri, dove gli utenti segnalano l'avvistamento di ufficiali per aiutare gli altri ad evitarli.
Molti hanno espresso il timore di morire in una battaglia segnata da macabri combattimenti in trincea e da un tasso di mortalità brutale. Altri hanno parlato della loro resistenza alla coscrizione a causa di ciò che percepivano come un addestramento inadeguato prima di essere inviati al fronte. Alcuni hanno scelto di evitare la mobilitazione per complesse ragioni familiari.
Nonostante il sostegno generale alle truppe ucraine rimanga alto e i sondaggi mostrino che c'è ancora un numero considerevole di uomini disposti a essere mobilitati, la spinta alla coscrizione rischia di dividere la società il Paese già stanco della guerra. Molti soldati ucraini al fronte, o quelli che sono tornati dopo essere stati feriti, criticano chi fugge dalla leva, sostenendo che indebolisce lo sforzo bellico mentre le forze russe avanzano su più fronti.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
naaaaaa.....dostum ha scritto: ↑02/07/2024, 3:06dovrebbero mandare Estdipendente a rastrellarli
[Scopri]Spoilerdmytro, fotografo 31enne di Kharkiv, la seconda città dell'Ucraina, si è rintanato nel suo appartamento, uscendo raramente, per evitare di essere arruolato nell'esercito. «Voglio lasciare il Paese. La mia mente non può più sopportare di essere intrappolata qui», ha raccontato al Guardian.
Dall'inizio della guerra, migliaia di uomini ucraini hanno attraversato illegalmente il confine per evitare il servizio di leva, nonostante il divieto imposto a livello nazionale di lasciare il Paese agli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni. Si prevede che i tentativi di fuga dal Paese aumenteranno dopo la recente adozione da parte dell'Ucraina di nuove misure di mobilitazione a largo raggio, che consentono alle forze armate di richiamare un maggior numero di soldati e di imporre pene più severe per l'elusione della leva.
«Non ho mai pensato di andarmene prima dell'introduzione delle leggi sulla mobilitazione. Ma non posso rimanere nel mio appartamento per sempre», spiega Dmytro al reporter del Guardian Pjotr Sauer. Il 31enne tramite amici che erano già fuggiti, ha ottenuto contatti e si è rivolto a persone online che promettevano di facilitare la sua fuga in cambio di almeno 8.000 euro. «Non sono fatto per la guerra. Non posso uccidere le persone, anche se sono russe. Non durerò a lungo sul fronte... Voglio costruire una famiglia e vedere il mondo. Non sono pronto a morire», dice il fotografo ormai rimasto senza speranze e senza altre via di uscita se non affidarsi a chi gli ha promesso la libertà a caro prezzo.
Le forze armate ucraine sono disperatamente a corto di soldati. Dall'inizio della guerra, centinaia di migliaia di ucraini comuni si sono offerti volontari per servire al fronte, aiutando a mantenere l'indipendenza del Paese e a respingere l'attacco iniziale. Molti di questi soldati sono morti, feriti o semplicemente esausti, lasciando all'esercito il compito di reclutare chi è più riluttante. Ad aprile Zelensky ha firmato una legge abbassando l'età di mobilitazione da 27 a 25 anni e imponendo pene più severe per chi evita la leva: dalla perdita della patente di guida al congelamento dei conti bancari fino al sequestro delle proprietà.
A più di due anni dall’inizio della guerra scatenata da Putin si ritiene che più di 20.000 uomini siano fuggiti dall’Ucraina per non finire al fronte. Alcuni nel tentativo di attraversare il confine ucraino con la Romania, hanno nuotato nel Tibisco e sono annegati. Altri sono morti congelati nella zona montuosa che separa i due Paesi. Si tratta di numeri al ribasso. Ad aprile, Andriy Demchenko, capo del servizio di guardia di frontiera ucraino, ha documentato la morte di almeno 30 uomini nel tentativo di fuga oltre il confine. Il numero reale è probabilmente molto più alto. Molti corpi non verranno mai recuperati.
L'Ucraina ha intensificato gli sforzi per impedire alle persone di fuggire attraverso le frontiere e di eludere la leva. Zelensky ha licenziato tutti i capi regionali del reclutamento militare ad aprile in seguito a segnalazioni di tangenti sborsate da chi non voleva indossare la divisa. Nonostante la volontà del presidente ucraino di sradicare la corruzione, sembra difficile fare passi in avanti.
Andrei, un informatico di Odessa di 23 anni, ha condiviso con il Guardian un messaggio ricevuto a fine maggio da un responsabile dell’ufficio leva con informazioni su come lasciare il Paese. Le istruzioni dettagliate ponevano Andrei davanti a due scelte: attraversare il confine moldavo con un passaporto falso o essere registrato come artista, una categoria che può occasionalmente uscire dal Paese. Entrambe le soluzioni avevano però un costo: circa 8.000 euro da versare nelle tasche dell’ufficiale.
L'estate scorsa, il 23enne aveva già tentato di attraversare il confine con la Moldavia utilizzando un falso certificato medico che attestava la sua inidoneità al servizio. Il tentativo è fallito quando la polizia di frontiera ha messo in dubbio l'autenticità del certificato. Portato in un ufficio di leva, è stato rilasciato dopo aver pagato una tangente. «Il viaggio sta diventando sempre più difficile e i funzionari di frontiera sono meno disposti a farsi corrompere. Non credo che sarò così fortunato una seconda volta se le cose dovessero andare male», ha detto.
Andrei ha raccontato di stare ancora valutando l'offerta del responsabile dell’ufficio di leva, spiegando che in questo modo vanificherebbe i sacrifici e i risparmi di una vita: «Per ora sono agli arresti domiciliari autoimposti. Non lascio mai il mio appartamento». Alcuni dei suoi amici sono già stati arruolati e uccisi. Vicende che hanno causato danni alla sua salute mentale.
Ad oggi non ci sono dati precisi su quanti uomini si stiano nascondendo o stiano pianificando di andarsene, ma nelle grandi città sono nati canali Telegram con migliaia di membri, dove gli utenti segnalano l'avvistamento di ufficiali per aiutare gli altri ad evitarli.
Molti hanno espresso il timore di morire in una battaglia segnata da macabri combattimenti in trincea e da un tasso di mortalità brutale. Altri hanno parlato della loro resistenza alla coscrizione a causa di ciò che percepivano come un addestramento inadeguato prima di essere inviati al fronte. Alcuni hanno scelto di evitare la mobilitazione per complesse ragioni familiari.
Nonostante il sostegno generale alle truppe ucraine rimanga alto e i sondaggi mostrino che c'è ancora un numero considerevole di uomini disposti a essere mobilitati, la spinta alla coscrizione rischia di dividere la società il Paese già stanco della guerra. Molti soldati ucraini al fronte, o quelli che sono tornati dopo essere stati feriti, criticano chi fugge dalla leva, sostenendo che indebolisce lo sforzo bellico mentre le forze russe avanzano su più fronti.
per me ,non sarebbe adatto neanche per quel compito....
attività che oltre ad essere una persona di merda richiede cmq un minimo di stomaco e coraggio
secondo me il nostro eroe è piu adatto a guidare il battaglione che spezzera le reni alla russia ,all'interno della sua cameretta....

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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
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" Ste sgallettate che non sanno fare un cazzo e non partoriscono un concetto nemmeno sotto tortura
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Diciamo suggestivo Dos , e bella la citazione finale del nibelungenlied, sul resto ho le mie perplessitàdostum ha scritto: ↑01/07/2024, 2:56un pò lungo ma interessante
Il piano per la pace di Sahra Wagenknecht. Perché vuole liberare la Germania dalle grinfie di Washington
di Wolfgang Streeck
Nibelungentreue? Alla fine del Nibelungenlied, un’epica tedesca medievale, Kriemhild, ora sposata ad Attila, re degli Unni, ha i suoi tre fratelli, i re di Burgundia, e il loro vassallo Hagen, l’assassino del suo primo marito Siegfried, sotto il suo potere. Quando Kriemhild chiede che Hagen le venga consegnato, i fratelli rifiutano, citando il loro dovere di fedeltà (Treue) anche se si rendono conto che ciò potrebbe significare la loro morte e la fine del loro popolo. Quando nel 1909 al Reichstag, il cancelliere Bernhard von Bülow giurò fedeltà incondizionata all’Austria in seguito alla sua annessione della Bosnia, invocò il Nibelungenlied e la Treue che esso celebrava – da allora definita Nibelungentreue. Ciò che ne è diventato cinque anni dopo è ben noto.
soprattutto sul ribadire il drang nach osten tedesco. loro possono avere la pulsione verso l'est quanto vogliono , ma la realtà è che la guerra russo ucraina segna la fine della strategia geopolitica tedesca,
Che ha fallito nell'integrare la russia nel sistema economico europeo( era in realtà un sogno impossibile) e che pagherà il prezzo più alto per il parziale decoupling dell'economia cinese dall' occidente
certo che la germania aveva grossi vantaggi nel legarsi alla russia , grazie , sì grazie allo strudel! , ma ora non sarà più possibile .
la globalizzazione è finità , F.I.N.I.T.A.
si è chiuso un ciclo storico e ne sta cominciando un altro
per ora sembra che siamo ritornati agli anni 80 , i maledetti anni 80 da cui non si riesce ad uscire.
stiamo tornando alla logica dei blocchi e questo danneggia gli affari , non c'è niente da fare
chiaro che un siffatto scenario contempla un ridotto margine di manovra, altro che vagheggiare uno spazio comune tra alpi e urali
siamo richiamati all'ordine , siamo costretti a serrare i ranghi e nuovamente , come sempre , i russi si rivelano un problema , perché alla fine la russia non è uno stato, è un impero e come tale si proietta verso l'esterno, non lo si deve mai dimenticare
Dunque ora la germania ha perso la sua strada , deve riposizionarsi sullo scacchiere internazionale e scegliere una nuova via verso la ricchezza in un contesto per molti versi radicalmente nuovo e oscuro.
non potrà più essere la germania che conosciamo. e soprattutto non potra più fare da centro aggregatore europeo , il suo motore ha finito la benzina( russa)
piano però , non rallegriamoci della crisi tedesca, loro almeno saranno messi di fronte ai fatti dalla dura realtà.
noi invece siamo impantanati nel che famo? dove annamo ? chi ci s'accolla? e soprattutto gna famo?
uso(male) il vernacolo romanesco perché rappresenta bene la nostra dimensione , provinciale ,bolsa, esangue e superficiale, decadente soprattutto , avente come orizzonte massimo il grande raccordo anulare,
questa è la nostra dimensione, la provincia dell'impero che fa bene le piccole cose piacevoli della vita, o almeno così ci si illude
i grandi problemi ci volano sopra la testa e neanche li percepiamo
i tedeschi almeno sono obbligati a misurarsi con i grandi temi della storia, e le piccole soluzioni del tipo torniamo a prima presto mostreranno la loro totale inadeguatezza
certo i tedeschi sono messi male, hanno perso la loro via , ma almeno non si cullano in una vacua decadenza come facciamo noi
in certi momenti sembriamo quasi morti
non reagiamo a nessuno stimolo
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Si è infilato in mezzo pure ciccio kim che ha inviato un po' di gentaglia al fronte...ottima coppia, il tappo psicopatico e il bambinone paranoico..ci fosse verso di farli sparire tutti e due in un colpo solo...
https://www.msn.com/it-it/money/storie- ... a5cd&ei=12
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"E' impossibile", disse il cervello.
"Provaci!", sussurrò il cuore.
"Vai via, brutto!", urlò la ragazza.
06/06/2019 FIRENZE LIBERA
https://www.youtube.com/watch?v=0Zp9AmCfWbI
"Provaci!", sussurrò il cuore.
"Vai via, brutto!", urlò la ragazza.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
bel post papero. sono abbastanza d’accordo su tutto. un ciclo si e’ chiuso e se ne apre un altro. ovviamente sara’ un processo lungo anni sia il chiudersi del ciclo precedente e l’aprirsi del nuovo.
come al solito ci sono rischi e opprtunita’. in effetti la pax americana e’ durata anche piu’ di quello che ci si poteva aspettare nel 1991.
una cosa e’ certa: guardando il video qui sotto il nuovo ciclo non parte proprio benissimo
https://www.youtube.com/watch?v=dmnqn84DxUI
come al solito ci sono rischi e opprtunita’. in effetti la pax americana e’ durata anche piu’ di quello che ci si poteva aspettare nel 1991.
una cosa e’ certa: guardando il video qui sotto il nuovo ciclo non parte proprio benissimo

https://www.youtube.com/watch?v=dmnqn84DxUI
Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Relax don't trouble basta un solo strike stavolta eppoi PACE ETERNAestdipendente ha scritto: ↑02/07/2024, 19:19bel post papero. sono abbastanza d’accordo su tutto. un ciclo si e’ chiuso e se ne apre un altro. ovviamente sara’ un processo lungo anni sia il chiudersi del ciclo precedente e l’aprirsi del nuovo.
come al solito ci sono rischi e opprtunita’. in effetti la pax americana e’ durata anche piu’ di quello che ci si poteva aspettare nel 1991.
una cosa e’ certa: guardando il video qui sotto il nuovo ciclo non parte proprio benissimo![]()
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Tutti e tre popoli di gran tori, almeno questo possiamo dirloestdipendente ha scritto: ↑03/07/2024, 19:34https://www.eunews.it/en/2024/07/03/sup ... ervention/
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
puo’ essere, non ho esperienza in merito.hermafroditos ha scritto: ↑03/07/2024, 19:36Tutti e tre popoli di gran tori, almeno questo possiamo dirloestdipendente ha scritto: ↑03/07/2024, 19:34https://www.eunews.it/en/2024/07/03/sup ... ervention/
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
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