Curioso destino, quello della bella Chantal Virapin nelle pagine di
Supersex, dove apparve (come già segnala Pontellino) sia qui sia nel n. 8 (in quella puntata, quasi da mera comparsa)
In entrambi i casi, la sborrata che prende è finta, e quasi assurdamente tale (quelli dell’equipe del fotoromanzo non si sono preoccupati di preparare un liquido sostitutivo che assomigliasse anche minimamente allo sperma vero – accorgimento tecnico di cui erano, volendo, invece capace i pornografi francesi come testimoniano decine di films gallici dell’epoca 1976-84). A proposito, come ho osservato qualche puntata prima su questo forum, ci si chiede quante delle “sborrate” cinematografiche di Guy Royer o di Richard Allan ad esempio fossero vere, rispetto a quelle fasulle? Secondo me, neanche uno su tre delle cumshots di questi “baldi simulatori” erano vere … Oddio, di erezioni vere erano capaci, e anche di prestazioni durature, ma al “momento delle verità” soffrivano di una certa scarsità nel serbatoio. Caso del tutto diverso per Pontello, invece, che si è dimostrato, in numerosi film, capace di sborrate voluminose e anche a getti violenti. Le rare sue sborrate “finte” in Supersex (e qui faccio una distinzione con quelle “simulate”, ossia con l’urlo “Ifix” ma senza semenza “mostrata”) accadono, per lo più, in quelle scene dove il copione richiede al “superdotato” di sborrare più volte nel corso di uno stesso amplesso. Qui però, non è il caso.
Inoltre, la stessa Virapin non era certo un’attrice che disdegnava una bella sparata di sperma sulle labbra – a conferma di ciò, ammiratela in alcuni films classici di quegli stessi anni, come “La Nymphomane perverse” oppure “Jouir jusqu'au délire”.
Dunque, perché la finzione?
Sospetto il motivo sia da identificare nel fatto che, forse, stessero ancora sperimentando la “resa” fotografica della sborrata su pelle nera. È sempre un’impresa adattare le luci per rendere bene tutti i dettagli di facce e corpi di africani (specialmente lavorando con pellicola in bianco e nero) e avranno, magari, voluto esaltare il contrasto tra sperma bianchissimo (dunque, per forza, denso come un dentifricio) su pelle scurissima. Certo che il risultato in questa puntata, comunque, è quasi assurdo: Pontello sembra quasi aver intinto la punta del cazzo in un bicchiere di panna montata. Vabbé, almeno la bella Chantal avrà trovato gustosa quella cumshot…
Sulla Catherine Tailleferre, attrice apparsa in una manciata di pellicole di fine anni ’70 — in questo numero di Supersex, porta la stessa parucca che indossa nel film dello stesso anno "Inonde mon ventre" —
poi tornata (ma solo per fare scene di nudo, non hardcore), brevemente, 15 anni dopo ... nonché sulla deliziosa Elisabeth Buré, attrice l’onnipresente i quegli anni (appare, secondo Egafd, in non meno di 114 films

tra il 195 e il 1983, per non contare l’infinità di loops e fotoromanzi) non è il caso di soffermarci. Notizie su di loro si trovano facilmente e in abbondanza.
Invece due parole su Michele D'agro, assai meglio conosciuta col nome “Micky Love”, qui impegnata, nella prima scena, in una improbabile scopata su una moto (e a proposito, assecondo e sottolineo la sacrosanta diffida fatta da
trasfer operation sulla “differenza fra le foto statiche di Supersex e la realtà” – lo posso testimoniare anch’io, avendolo incautamente provato nel lontano 1972 su una Moto Guzzi gioiello del padre della ragazza che con la quale tentavo l’ardua impresa – quale fine rovinosa si rischia! E dunque, come scrivono sui filmati USA quando stanno per mostrare qualche bravata rischiosa e balorda, “Don’t Try This At Home!”), credo il suo fascino si dato in parte dalla curiosa anomalia degli occhi posizionati assai distanti nel cranio. Anomalia che la fa assomigliare (ante litteram) alla Michele Pfieffer
La Love/ D'agro, all’epoca dell’uscita di questo numero di
Supersex, era conosciuta in Italia (tra gli appassionati del porno) soprattutto per il film "Hoffmann & Sohne", uscito l’anno prima sia in versione sia soft che hard (e dunque con un giro abbastanza ampio nelle sale)
film che rimase famoso, per gli amati di pignolerie e curiosità cinematografiche, per avere uno dei “blooper” (ossia “erroraccio clamoroso”) più eclatanti della storia del hard. Nella scena finale dell’orgia, ambientata in una sala con un enorme specchio, l’operatore della macchina da presa portatile a un certo punto fa un “slow pan” verso l’alto e, senza accorgersene, riprende se stesso nello specchio, dove si sofferma e fa il segno di pollice in su (“tutto bene”) agli attori! Nemmeno l’editor della pellicola che ha montato la versione definitiva se n’è accorto, e l’errore fu immortalato nella versione finale
OK, basta.
Buona settimana a tutti!