Amerei.estdipendente ha scritto: ↑04/05/2024, 9:34se la francia mandasse truppe mercenarie maghrebine (comeha sempre fatto peraltro) ufficialmente non sarebbe coinvolta e sarebbe un game changer
[OT] Signore e signori: la guerra.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
su una cosa dostum ha perfettamente ragione: l’occidente non e’ piu’ in grado di combattere in questo modo folle na inizio novecento. troppo benessere (e ci sono i markome che pensano che nessuno abbia pensato a portarcelo via - ma questo e’ un altro discorso). persino in US hanno enormi problemi di reclutamento. persino i negri oggi hanno accesso a istruzione decente e good jobs (se vogliono farlo). il che e’ bene ovviamente ma crea problemi di reclutamento. sicuramente si sta guardando al maghreb e al centroamerica dove c’e’ gente indurita, cattiva, disposta a tutto per soldi. i soldati ideali insomma. speriamo su faccia in fretta perche’ la russia questo problema non ce l’ha: di gente indurita, cattiva disposta a tutto per soldi ne ha da vendere.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
]Il capo di Stato maggiore Carmine Masiello: «L'Esercito italiano va potenziato, dobbiamo fare in fretta. Servono più tecnologie e più soldati»

«L’Italia deve diventare una nazione con una capacità di deterrenza reale e credibile», dice il generale di Corpo d’Armata Carmine Masiello, da febbraio Capo di Stato Maggiore dell’Esercito. Venerdì a Roma la cerimonia per il 163° anniversario che si celebra il 4 maggio. «Punto sui giovani, ascolterò le loro idee», aggiunge
«L’Esercito attuale deve essere rivisto sotto diversi profili. Sono cambiati gli scenari, le minacce e, quindi, sono cambiate le esigenze, non solo le nostre ma anche degli altri Paesi Nato. Vanno rivisti soprattutto i principali sistemi d’arma, potenziati gli strumenti, ma anche adeguate le strutture, i sistemi addestrativi, le procedure d’impiego. Si tratta, in sostanza, di un’innovazione a tutto campo, in cui la tecnologia è un fattore cruciale ma resta il mezzo, non il fine. E bisogna sbrigarsi a farlo, perché non sappiamo cosa accadrà. Mentre politica e diplomazia fanno il loro lavoro, noi dobbiamo impegnarci a farci trovare pronti, sperando di non dover mai entrare in azione. Ecco perché l’Italia deve diventare una nazione con una capacità di deterrenza reale e credibile». Il generale di Corpo d’Armata Carmine Masiello, da febbraio Capo di Stato Maggiore dell’Esercito – il primo proveniente dai paracadutisti della Folgore a ricoprire questo incarico – lo dice chiaramente. E lo fa alla vigilia del 163° anniversario della creazione dell’Esercito italiano, derivante dall’Armata sarda, il 4 maggio 1861, ma anche nel giorno delle celebrazioni della ricorrenza, con la cerimonia in programma venerdì mattina a Tor di Quinto, a Roma, anche con addestramento live di reparti speciali, elicotteri e una carica di cavalleria.
Generale, da un punto di vista militare, la guerra in Ucraina cosa ci sta insegnando?
«E’ un conflitto che ha cambiato i paradigmi sul campo: siamo tornati al confronto fra unità meccanizzate e corazzate, all’uso delle artiglierie, carri armati, macchine specializzate per la mobilità e contro-mobilità, perfino alle trincee. Per noi europei, che veniamo da 20 anni e più di missioni di pace all’estero, è stato dirompente. A questo si uniscono poi l’utilizzo massiccio di droni e l’importanza fondamentale dei nuovi domini, della guerra cibernetica, della disinformazione sfruttata per orientare le opinioni pubbliche, ma anche il morale dei combattenti. Serve molta attenzione e bisogna attrezzarsi per i grandi cambiamenti nel modo di combattere. Scambiare informazioni con l’Intelligence è fondamentale».
Come?
«Tecnologia, addestramento, valori. Saranno i filoni sui quali articolerò il mio mandato. Per troppo tempo l’Esercito non è stato considerato una Forza Armata tecnologica. Bisogna stare al passo con i mezzi a disposizione di eventuali avversari. C’è da recuperare anche un gap con le Forze Armate sorelle, la Marina e l’Aeronautica, che in questo sono più avanti: se nel sistema di difesa c’è uno solo dei fattori che tende a zero, anche il prodotto sarà zero. Vanno accorciati i tempi di individuazione delle tecnologie che ci sono necessarie, è indispensabile sburocratizzare le procedure di acquisizione ed essere sempre aderenti alla velocità del mondo che evolve. E che l’industria della Difesa, non solo quella italiana ma anche quella europea, capisca il momento particolare che stiamo vivendo e faccia gli investimenti necessari per rispondere alle necessità delle Forze Armate. In questo ambito, il Ministro Crosetto si è già adoperato per accelerare proprio le procedure. L’auspicio è quello di avere presto una vera Difesa europea».
C'è una priorità?
«Fra le tecnologie più urgenti da acquisire rientrano sicuramente quelle incentrate sull’integrazione delle capacità collegate al dominio cibernetico e alla gestione dello spettro elettromagnetico, in modo da consentire alle nostre unità di essere protette dalla minaccia proveniente dalla terza dimensione, con droni e munizioni “intelligenti”: un ombrello di protezione, che noi chiamiamo “bolla tattica”. Ma penso anche alla difesa aerea del territorio nazionale, che abbiamo visto messa in pratica di recente da Israele».
Anche l’Italia corre dei rischi? E ha abbastanza soldati per difendersi?
«Chiariamoci: non siamo in guerra. Siamo in una competizione che definiamo “sotto soglia”, quindi senza superare mai certi limiti, un confronto ibrido che usa ogni possibilità, non solo militare, per danneggiare alcuni Paesi e agevolarne altri, che possiamo meglio affrontare con un quadro normativo e strumenti giuridici diversi rispetto a quelli attuali in modo da poter essere messi sullo stesso piano di potenziali avversari. Saranno anni di grande crisi, meglio farsi trovare preparati. A oggi l’organico non è sufficiente, i due scenari di guerra – Ucraina e Striscia di Gaza – ci insegnano che serve la massa, perché le forze si logorano e vanno rigenerate. Un problema che si affronta con un incremento anche modesto delle consistenze delle singole Forze Armate – servono almeno 10mila soldati in più, come affermato dall’Ammiraglio Cavo Dragone, Capo di Stato Maggiore della Difesa, –, alle quali bisogna inevitabilmente affiancare riserve che consentano di aumentare gli organici all'esigenza».
Che bisogna addestrare.
«Questo è un altro punto chiave. Pretendo massima attenzione da tutta la linea di comando, l’addestramento è la nostra polizza assicurativa, la garanzia che sappiamo fare il nostro lavoro. Ho chiesto ai miei comandanti di trovare ogni occasione utile per addestrarsi. Speriamo che non sia mai necessario, ma chi combatte deve sapere che accanto a lui c’è una persona perfettamente preparata, sotto ogni profilo, e capace di svolgere il proprio ruolo, di cui fidarsi. Ci addestreremo nonostante le difficoltà e le problematiche su alcuni nostri poligoni e la scarsità di munizioni, che ho già comunque chiesto di aumentare
È anche una questione di valori?
«Certamente. Cambiano gli scenari, le armi, il modo di combattere, ma non i valori. Sono il filo conduttore della storia di un’istituzione militare e non ammettono deroghe, esitazioni o ripensamenti. La condivisione di questi valori mantiene unito un esercito e lo rende forte e resiliente nei momenti di crisi, oltre i legami gerarchici. Inoltre ho chiesto a tutti di contribuire con le proprie idee: a questo cambiamento devono partecipare tutti, dal caporale al colonnello. Il mio slogan è “le idee non hanno gradi”. So che non sarà facile ma dobbiamo farlo».
Su chi punta in particolare?
«Sui giovani, sono loro gli unici capaci di intercettare i cambiamenti, le evoluzioni tecnologiche. Da loro mi aspetto un grande aiuto. Hanno idee da vendere, saranno ascoltati. E potremo proporle anche alla società civile. Cercheremo anche di salvaguardare il nostro patrimonio professionale, formato nelle nostre scuole, e di renderlo più competitivo con il mercato del lavoro. Ma ci sono tanti ragazzi e ragazze che anche di fronte a uno stipendio più alto preferiscono le stellette. Questione di valori, appunto».
L’impegno a diventare un Paese con deterrenza comporterà una diminuzione dell’impegno italiano all’estero?
«Non ne vedo il motivo. Anzi. Non c’è solo il Medio Oriente in subbuglio. Oltre al fianco est dove siamo impegnati con la Nato, dobbiamo guardare alla vicina Bosnia ed Erzegovina e alla sponda sud del Mediterraneo, con i problemi di stabilità interna e i conflitti in alcuni Paesi, ma anche il Sahel preoccupa. Ci sono interi territori in mano ai terroristi, è forte la destabilizzazione dell’area con la penetrazione militare russa e quella economica cinese. Immaginiamo cosa vorrebbe dire ritirare il nostro contingente-cuscinetto fra Israele e Libano. Le missioni all’estero e il Piano Mattei per l’Africa in questo senso sono fattori di stabilizzazione».

«L’Italia deve diventare una nazione con una capacità di deterrenza reale e credibile», dice il generale di Corpo d’Armata Carmine Masiello, da febbraio Capo di Stato Maggiore dell’Esercito. Venerdì a Roma la cerimonia per il 163° anniversario che si celebra il 4 maggio. «Punto sui giovani, ascolterò le loro idee», aggiunge
«L’Esercito attuale deve essere rivisto sotto diversi profili. Sono cambiati gli scenari, le minacce e, quindi, sono cambiate le esigenze, non solo le nostre ma anche degli altri Paesi Nato. Vanno rivisti soprattutto i principali sistemi d’arma, potenziati gli strumenti, ma anche adeguate le strutture, i sistemi addestrativi, le procedure d’impiego. Si tratta, in sostanza, di un’innovazione a tutto campo, in cui la tecnologia è un fattore cruciale ma resta il mezzo, non il fine. E bisogna sbrigarsi a farlo, perché non sappiamo cosa accadrà. Mentre politica e diplomazia fanno il loro lavoro, noi dobbiamo impegnarci a farci trovare pronti, sperando di non dover mai entrare in azione. Ecco perché l’Italia deve diventare una nazione con una capacità di deterrenza reale e credibile». Il generale di Corpo d’Armata Carmine Masiello, da febbraio Capo di Stato Maggiore dell’Esercito – il primo proveniente dai paracadutisti della Folgore a ricoprire questo incarico – lo dice chiaramente. E lo fa alla vigilia del 163° anniversario della creazione dell’Esercito italiano, derivante dall’Armata sarda, il 4 maggio 1861, ma anche nel giorno delle celebrazioni della ricorrenza, con la cerimonia in programma venerdì mattina a Tor di Quinto, a Roma, anche con addestramento live di reparti speciali, elicotteri e una carica di cavalleria.
Generale, da un punto di vista militare, la guerra in Ucraina cosa ci sta insegnando?
«E’ un conflitto che ha cambiato i paradigmi sul campo: siamo tornati al confronto fra unità meccanizzate e corazzate, all’uso delle artiglierie, carri armati, macchine specializzate per la mobilità e contro-mobilità, perfino alle trincee. Per noi europei, che veniamo da 20 anni e più di missioni di pace all’estero, è stato dirompente. A questo si uniscono poi l’utilizzo massiccio di droni e l’importanza fondamentale dei nuovi domini, della guerra cibernetica, della disinformazione sfruttata per orientare le opinioni pubbliche, ma anche il morale dei combattenti. Serve molta attenzione e bisogna attrezzarsi per i grandi cambiamenti nel modo di combattere. Scambiare informazioni con l’Intelligence è fondamentale».
Come?
«Tecnologia, addestramento, valori. Saranno i filoni sui quali articolerò il mio mandato. Per troppo tempo l’Esercito non è stato considerato una Forza Armata tecnologica. Bisogna stare al passo con i mezzi a disposizione di eventuali avversari. C’è da recuperare anche un gap con le Forze Armate sorelle, la Marina e l’Aeronautica, che in questo sono più avanti: se nel sistema di difesa c’è uno solo dei fattori che tende a zero, anche il prodotto sarà zero. Vanno accorciati i tempi di individuazione delle tecnologie che ci sono necessarie, è indispensabile sburocratizzare le procedure di acquisizione ed essere sempre aderenti alla velocità del mondo che evolve. E che l’industria della Difesa, non solo quella italiana ma anche quella europea, capisca il momento particolare che stiamo vivendo e faccia gli investimenti necessari per rispondere alle necessità delle Forze Armate. In questo ambito, il Ministro Crosetto si è già adoperato per accelerare proprio le procedure. L’auspicio è quello di avere presto una vera Difesa europea».
C'è una priorità?
«Fra le tecnologie più urgenti da acquisire rientrano sicuramente quelle incentrate sull’integrazione delle capacità collegate al dominio cibernetico e alla gestione dello spettro elettromagnetico, in modo da consentire alle nostre unità di essere protette dalla minaccia proveniente dalla terza dimensione, con droni e munizioni “intelligenti”: un ombrello di protezione, che noi chiamiamo “bolla tattica”. Ma penso anche alla difesa aerea del territorio nazionale, che abbiamo visto messa in pratica di recente da Israele».
Anche l’Italia corre dei rischi? E ha abbastanza soldati per difendersi?
«Chiariamoci: non siamo in guerra. Siamo in una competizione che definiamo “sotto soglia”, quindi senza superare mai certi limiti, un confronto ibrido che usa ogni possibilità, non solo militare, per danneggiare alcuni Paesi e agevolarne altri, che possiamo meglio affrontare con un quadro normativo e strumenti giuridici diversi rispetto a quelli attuali in modo da poter essere messi sullo stesso piano di potenziali avversari. Saranno anni di grande crisi, meglio farsi trovare preparati. A oggi l’organico non è sufficiente, i due scenari di guerra – Ucraina e Striscia di Gaza – ci insegnano che serve la massa, perché le forze si logorano e vanno rigenerate. Un problema che si affronta con un incremento anche modesto delle consistenze delle singole Forze Armate – servono almeno 10mila soldati in più, come affermato dall’Ammiraglio Cavo Dragone, Capo di Stato Maggiore della Difesa, –, alle quali bisogna inevitabilmente affiancare riserve che consentano di aumentare gli organici all'esigenza».
Che bisogna addestrare.
«Questo è un altro punto chiave. Pretendo massima attenzione da tutta la linea di comando, l’addestramento è la nostra polizza assicurativa, la garanzia che sappiamo fare il nostro lavoro. Ho chiesto ai miei comandanti di trovare ogni occasione utile per addestrarsi. Speriamo che non sia mai necessario, ma chi combatte deve sapere che accanto a lui c’è una persona perfettamente preparata, sotto ogni profilo, e capace di svolgere il proprio ruolo, di cui fidarsi. Ci addestreremo nonostante le difficoltà e le problematiche su alcuni nostri poligoni e la scarsità di munizioni, che ho già comunque chiesto di aumentare
È anche una questione di valori?
«Certamente. Cambiano gli scenari, le armi, il modo di combattere, ma non i valori. Sono il filo conduttore della storia di un’istituzione militare e non ammettono deroghe, esitazioni o ripensamenti. La condivisione di questi valori mantiene unito un esercito e lo rende forte e resiliente nei momenti di crisi, oltre i legami gerarchici. Inoltre ho chiesto a tutti di contribuire con le proprie idee: a questo cambiamento devono partecipare tutti, dal caporale al colonnello. Il mio slogan è “le idee non hanno gradi”. So che non sarà facile ma dobbiamo farlo».
Su chi punta in particolare?
«Sui giovani, sono loro gli unici capaci di intercettare i cambiamenti, le evoluzioni tecnologiche. Da loro mi aspetto un grande aiuto. Hanno idee da vendere, saranno ascoltati. E potremo proporle anche alla società civile. Cercheremo anche di salvaguardare il nostro patrimonio professionale, formato nelle nostre scuole, e di renderlo più competitivo con il mercato del lavoro. Ma ci sono tanti ragazzi e ragazze che anche di fronte a uno stipendio più alto preferiscono le stellette. Questione di valori, appunto».
L’impegno a diventare un Paese con deterrenza comporterà una diminuzione dell’impegno italiano all’estero?
«Non ne vedo il motivo. Anzi. Non c’è solo il Medio Oriente in subbuglio. Oltre al fianco est dove siamo impegnati con la Nato, dobbiamo guardare alla vicina Bosnia ed Erzegovina e alla sponda sud del Mediterraneo, con i problemi di stabilità interna e i conflitti in alcuni Paesi, ma anche il Sahel preoccupa. Ci sono interi territori in mano ai terroristi, è forte la destabilizzazione dell’area con la penetrazione militare russa e quella economica cinese. Immaginiamo cosa vorrebbe dire ritirare il nostro contingente-cuscinetto fra Israele e Libano. Le missioni all’estero e il Piano Mattei per l’Africa in questo senso sono fattori di stabilizzazione».
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Ma no per Dio dai…estdipendente ha scritto: ↑04/05/2024, 9:54su una cosa dostum ha perfettamente ragione: l’occidente non e’ piu’ in grado di combattere in questo modo folle na inizio novecento. troppo benessere (e ci sono i markome che pensano che nessuno abbia pensato a portarcelo via - ma questo e’ un altro discorso). persino in US hanno enormi problemi di reclutamento. persino i negri oggi hanno accesso a istruzione decente e good jobs (se vogliono farlo). il che e’ bene ovviamente ma crea problemi di reclutamento. sicuramente si sta guardando al maghreb e al centroamerica dove c’e’ gente indurita, cattiva, disposta a tutto per soldi. i soldati ideali insomma. speriamo su faccia in fretta perche’ la russia questo problema non ce l’ha: di gente indurita, cattiva disposta a tutto per soldi ne ha da vendere.
Il problema non è il benessere, ma come è vissuto, dal processo educativo e scolastico. C’è gente, giovane e vecchia, con la convinzione che i poliziotti e i militari siano fascisti, il male.
Se togli dall’equazione questo tipo di cultura (progressista tra l’altro) e reintroduci un po’ di sano patriottismo, il soldato diventa un lavoro come un’altro.
tocca allevare leoni, non pecore. Allevare generazioni di uomini e donne resilienti, mentalmente forti, preparati anche a fallire o sbagliare. Poi, mandare i giovani a lavorare, basta sussidi ai giovani, se non sono abbastanza qualificati per trovare un lavoro, fare il soldato è una buona alternativa.
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"Usare questo o quello studio come bandiera per sostenere una tesi piuttosto che l'altra è sbagliato."
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Oscar: Quello che i miei studi non mi hanno ancora detto con certezza e’ se sono gli italiani a generare PD (senza articolo davanti come sinonimo di sostanza di scarto) o se e’ il PD a generare gli italiani.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
maccheron è in campagna elettorale porello. Da quando Marine Le Pen si è schierata a favore dell'Ucraina e ha rinunciato a idee strampalate come l'uscita dall'euro, è avanti di 20 punti nei sondaggi, ed Emmanuello trema.
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Emmanuello non ci dorme la notte
Ue, l'estrema destra sembra ora inarrestabile: ecco i nostri sondaggi
https://it.euronews.com/my-europe/2024/ ... i-sondaggi
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
no Geisha non si parla di capacità militari ma di volontà politica , nessuno vuole affrontare i russi in campo aperto in europaGeishaBalls ha scritto: ↑04/05/2024, 6:19I legionari francesi sono in mezza Africa, purtroppo, e stanno già fronteggiando i russi da quelle parti. Supporre che la Francia sia insignificante militarmente non mi sembra il lato giusto per affrontare la questione
lo sappiamo tutti noi e lo sanno loro che ci conoscono benissimo
vedere il presidente di una potente nazione coloniale con forza nucleare d' attacco , membro permanente dell'onu , balbettare fantozzianamente di ipotetici stivali francesi sul campo di battaglia è davvero triste.
I tempi di napoleone sono davvero lontani, i francesi sembrano noi quando cianciamo di legioni romane
Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
La cosa bella di certa gente è che è ferma agli anni 30 non ha raggiunto nemmeno la decolonizzazione ci manca solo ChipliGeishaBalls ha scritto: ↑04/05/2024, 6:19I legionari francesi sono in mezza Africa, purtroppo, e stanno già fronteggiando i russi da quelle parti. Supporre che la Francia sia insignificante militarmente non mi sembra il lato giusto per affrontare la questione
Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco–
Disperdi il fiore della tua progenie–
Obbliga i tuoi figli all’esilio
Per assolvere le necessità dei tuoi prigionieri;
Per vegliare pesantemente bardati
Su gente inquieta e selvaggia–
Popoli da poco sottomessi, riottosi,
Metà demoni e metà bambini.
Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco–
Resistere con pazienza,
Celare la minaccia del terrore
E frenare l’esibizione dell’orgoglio;
In parole semplici e chiare,
Cento volte rese evidenti,
Cercare l’altrui vantaggio,
E produrre l’altrui guadagno.
Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco–
Le barbare guerre della pace–
Riempi la bocca della Carestia
E fa’ cessare la malattia;
E quando più la mèta è vicina,
Il fine per altri perseguito,
Osserva l’Ignavia e la Follia pagana
Annientare la tua speranza.
Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco–
Non sgargiante governo di re,
Ma fatica di servo e di spazzino–
La storia delle cose comuni.
I porti in cui non entrerai
Le strade che non percorrerai
Le costruirai con i tuoi vivi,
E le contrassegnerai con i tuoi morti.
Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco-
E ricevi la sua antica ricompensa:
Il biasimo di coloro che fai progredire,
L’odio di coloro su cui vigili–
Il pianto delle moltitudini che indirizzi
(Ah, lentamente!) verso la luce:
"Perché ci ha strappato alla schiavitù,
La nostra dolce notte Egiziana?"
Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco
Non osare piegarti a un compito inferiore–
E non invocare troppo forte la Libertà
Per nascondere la tua stanchezza;
Che tu gridi o sussurri,
Che tu agisca oppure no,
I popoli silenziosi, astiosi
Soppeseranno te e i tuoi Dei.
Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco–
Dimentica i giorni dell’infanzia–
L’alloro offerto con leggerezza
L'encomio facile, concesso di buon grado.
Viene ora a esaminarti, nell’età adulta,
Per tutti gli anni ingrati,
Freddo, affilato da saggezza costata cara,
Il giudizio dei tuoi pari!
MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
questi sono i francesi che mi piacciono
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Sembra l'inizio di un film di Joe D'Amato con cast composto da: Cristoph Clark, Jean-Yves Le Castel, Rocco, Kelly Trump, Rossana Doll e Sarah Young.Drogato_ di_porno ha scritto: ↑04/05/2024, 14:00[Scopri]Spoilerquesti sono i francesi che mi piacciono
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
idem gli inglesi, non hanno manco gli occhi per piangere. la royal navy è un colabrodo, qualche hanno fa hanno mandato in giro la prince of wales non ancora completata, si erano dovuti far prestare gli F-35 dagli americani...mancava solo che ci mettessero gli aerei di cartone. per non parlare dei recenti disastri nel mar rosso, hanno le navi rattoppate con lo scotch. sono pura manovalanza USA.gaston ha scritto: ↑04/05/2024, 12:14vedere il presidente di una potente nazione coloniale con forza nucleare d' attacco , membro permanente dell'onu , balbettare fantozzianamente di ipotetici stivali francesi sul campo di battaglia è davvero triste.
I tempi di napoleone sono davvero lontani, i francesi sembrano noi quando cianciamo di legioni romane
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Drogato_ di_porno ha scritto: ↑04/05/2024, 11:43maccheron è in campagna elettorale porello. Da quando Marine Le Pen si è schierata a favore dell'Ucraina e ha rinunciato a idee strampalate come l'uscita dall'euro, è avanti di 20 punti nei sondaggi, ed Emmanuello trema.
Secondo me Macron non va manco al ballottaggio
Un altro per cui avevo qualche speranza, si è dimostrato una nullità
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Le alternative sono la Le Pen e Melenchon, quindi in mancanza di un'alternativa migliore mi auguro che i francesi se lo tengano stretto.
I'm a humanist. Maybe the last humanist.
In the long run we are all dead.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
Magari preparandosi a partire per il fronte? (Non il Front National, quell'altroFloppy Disk ha scritto: ↑04/05/2024, 21:40Le alternative sono la Le Pen e Melenchon, quindi in mancanza di un'alternativa migliore mi auguro che i francesi se lo tengano stretto.

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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.
E poi - dettaglio non meno importante - dove lo trovano un altro Presidente così SEXY?Floppy Disk ha scritto: ↑04/05/2024, 21:40Le alternative sono la Le Pen e Melenchon, quindi in mancanza di un'alternativa migliore mi auguro che i francesi se lo tengano stretto.