Ringraziando ancora tutti quanti ci hanno regalato diverse versioni di questa meraviglia di puntata n. 8 di
Supersex, puntata che all’epoca ha portato agli occhi del pubblico italiano per la prima volta la bellezza mozzafiato della Brigitte Lahaie (i mitici suoi primi
films girati in quello stesso anno, come
Cathy, fille soumise oppure
Parties fines non avevano ancora, che mi ricordi, scavalcato le alpi per arrivare nei cinema a luci rosse italiche) offro qui qualche spunto di riflessione (leggasi: stupidata) per una domenica preautunnale. Spunto a proposito di un piccolo “mistero”, ovvero:
Chi, invero, regala quella gorgogliante sborrata di densa sperma alla deliziosa guancia delle Brigitte, nella prima scena?
Premessa: conosciamo tutti (e se n’è parlato brevemente anche sulle pagine di questo forum) il concetto del “fluffer,” ossia la donna fuori campo dell’obbiettivo che prepara oppure “mantiene in tiro” l’arnese del maschietto mentre i membri dell’équipe fotografico posizionano le luci, aggiustano il trucco della donna, ecc prima di essere pronti a scattare o a girare. E da lì, di conseguenza, anche il concetto di “stunt cunt”, ovvero della controfigura “hard” che in qualche film si presta a sostituire, nei primi piani ravvicinati, la propria fica nel caso di attrici provenienti dal mondo “soft” che appaiono in una produzione “hard” ma che si rifiutano di girare una scena di sesso vero (oppure si limitano al pompino davanti alla cinepresa senza però concedere la fica, o forse si fanno sostituire nella scena di penetrazione anale).
Ebbene, esisteva (forse esiste ancora) anche il ruolo di “stunt cock” (cock = cazzo, e “stunt” dal concetto di “stunt man”, ovvero l’atleta o ginnasta professionista che sostituisce, nelle spericolate scene d’azione, il protagonista il quale non può rischiare di sfregiarsi la faccia o peggio facendo le scene d’azione in prima persona). I motivi per richiedere un “stunt cock” erano diversi: nei primi anni del porno “artigianale” dai budget ristretti, ingaggiati alcuni autori per la giornata, si giravano quante più scene o singoli “loops” possibili nel giro del giorno e mentre (ovviamente) una donna può scoparsi una mandria, fingendo ogni volta un orgasmo, i limiti di prestazione del maschio sono ovvi. Anche se l’attore in questione riusciva a mantenersi eretto, la capacità di sborrata era, fisiologicamente, limitata.
Nei fotoromanzi (e in una quantità veramente seccante di films francesi dell’epoca “d’oro”) si ricorreva dalla sborrata finta (in alcuni films con Richard Allan e Guy Royer sono convinto che forse neanche la metà delle eiaculazioni siano vere), ma quando invece si voleva proprio mostrare “il vero”, ecco inserirsi per il “primo piano” un cazzo altrui per la venuta di spermatozoi. Nel 1988 ho letto sulla rivista
Adam Film World un’intervista con un operatore di cinepresa che aveva lavorato con registi quali Radley Metzger nei primi anni ’70, intervista in cui questo raccontava che in qualche caso, arrivati verso la fine di una lunga giornata, con l’attore giunto ormai (dopo diverse prestazioni) a “serbatoio vuoto”, veniva richiesto a inserirsi lui, l’operatore (uomo non fotogenico, ma dal cazzo di tutto rispetto) per lo schizzo finale.
OK, dunque: Guardate la primissima scena con le due sorelline Lahaie e Lemoine assieme al belloccio anonimo che fa la parte del cattivo. Di quest’ultimo non vediamo mai il cazzo nei panelli in cui si vede anche la sua faccia:
mentre l’arnese appare invece solo il primo piano
Altro dettaglio importante: questo stesso belloccio non lo si vede mai, altrove in questo numero, svestito, tantomeno in una scena di sesso.
Infine, nell’immagine della sborrata, i dettagli della struttura facciale dell’uomo sono assolutamente identici a quelli di Pontello:
Mia teoria, dunque (e non solo di oggi, anche all’epoca mi era venuto un dubbio) è che il recitante del ruolo del cattivo Robert Malot in questa puntata trattasi di attore dal mondo dei fotoromanzi “soft” oppure addirittura fotomodello di moda (entrambi, per inciso, mestieri esercitati dallo stesso Pontello prima di darsi al porno) che si è prestato ad apparire in questa rivista ma senza concedersi alle scene hardcore.
E che dunque – questa la mia conclusione – la cremosa sborrata sulla guancia divina della nostra Lahaie sia una fontana di semenza pontelliana D.O.C.
questo è tutto, signori giudici.
Sempre in tema di scemenze (anziché semenza), noterete che sono stato bravo a non tediarvi con le mie solite osservazioni sull’ennesima rara muscle car statunitense che spunta nel numero precedentemente postato.
Tuttavia (abbiate pazienza…) qui nel n. 8 appare un’auto americana non solo d’epoca, ma di lusso, una Cadillac Eldorado del 1952:
(Il fatto che appaino regolarmente auto del genere nei primi numeri di Supersex porta a pensare che tra i facoltosi produttori dell’iniziativa editoriale ci sarò stato senz’altro un appassionato collezionista di tali veicoli.)
Orbene, nulla di particolare di quest’auto (a parte che sarebbe costato un patrimonio mantenerla a regime, a Parigi) dal punto di vista delle prestazioni, ma un particolare del suo design merita segnalazione: la curiosa soluzione adottata dagli stilisti per nascondere la bocca del serbatoio di carburante, cui si accedeva mediante il sollevamento di un fanale posteriore:
Naturalmente, mi sembra lecito (anzi scontato) immaginare che era proprio a questo particolare del metodo d’infilamento del beccuccio nella tanica, cui pensavano (metaforicamente) gli sceneggiatori di questa puntata quando concepirono questa parte della scena con la Marie José Loyer:
Buona domenica a tutti…