Divagazioni negli interstizi tra i post di numeri inediti…
Ah, yes: la rivista “St. Pauli Nachrichten”. Nata nel 1969 come rivista “trasgressiva”, agli inizi anche molto “politicizzata” (e in quel senso fa venire in mente la rivista tedesca “Pardon”, della fine degli anni ’60), dove l’eventuale donnina nuda, oltre che attirare un po’ di attenzione, serviva anche come “statement” di liberazione sessuale. Quel profilo politico non durò a lungo: man mano che nel giornaletto aumentavano le donne nude e le storielle spinte, le tirature giunsero (secondo alcune fonti) fino a 700.000 copie vendute (!) e gli editori hanno capito l’antifonia; si è trasformata in rivista di “night-life” e divertimento. Anche in questo, rammenta la traiettoria di “Pardon”, dove videro aumentare più di 10 volte la tiratura – da 34.000 a 350.000 copie – quando hanno iniziato, nel corso del 1968, a includere in copertina e nei servizi la ventunenne “mascotte” nuda Andrea Rau, diventata successivamente popolarissima attricetta “soft” nelle commedie stile “lederhosen” ecc della Germania.
Quando la Rau ha lasciato la rivista per dedicarsi al cinema e a fare la modella free-lance (apparve su decine e decine di copertine di riviste, nonché album di dischi, “sexy”, negli anni ’70), la rivista "Pardon" è, dopo poco tempo, scomparsa.
Ma per tonare a bomba, ecco, in un’immagine da una vendita ad asta, l’aspetto che aveva “St. Pauli Nachrichten” negli anni 1970-71:
Scomparsa (nella sua forma originale) nel 1986, “St. Pauli Nachrichten” rinacque (come rivista patinata anziché giornaletto settimanale) nel 2008 e sotto quella forma si pubblica tuttora:
Tornando al punto di quanto tutto questo possa riguardare
Supersex: mi ricordo d’aver visto all’inizio degli anni ’70 una manciata di numeri di “St. Pauli Nachrichten” quando viaggiavo per lavoro ad Amburgo. Non rammento d’avervi visto le storielle (tanto meno dei fotoromanzi) del fantomatico “Alan G. Ferguson” ma questo non vuole dire che non ci fossero stati (appunto, il campione di numeri da me visto era esiguo). Tuttavia, ammesso che ci fossero, quello che è consolidato è che ’sto “Ferguson”, che i fotoromanzi (dapprima softcore) Supersex, che lo stesso logo del gatto = cazzo dritto e palle in silhouette, nonché il grido-marchio “ifix chen chen” (nelle varie sue ortografie), erano tutti italianissimi, come abbiamo visto precedentemente su questo forum quando si è parlato della creazione delle rivista
Menelik. Plausibilissimo (ci mancherebbe) che poi le puntate di
Supersex (versione soft) apparse in
Menelik (con un accordo della Tattilo editrice) venissero tradotte in tedesco e ristampate sul “St. Pauli”. Questa, una ipotesi. Ma in ogni caso, nel riproporre in seguito una serie di fotoromanzi a sé stante
Supersex (questa volta porno hard), logico che (per dare una parvenza di “esotico”) facessero richiamo a un’immaginaria matrice americana-olandese-tedesca anziché italiana. Ma casalingo, casalinghissimo fu.
Come altrettanto ausonica era, in parte, la matrice (per così dire) da qui nacque il “richiamo” delle prima “stelle porno” usate nei numeri iniziali di
Supersex. Chi non ha oltrepassato una certa età (ahimé) non potrà ricordarsi dell’impatto incredibile che ebbe il film del 1975
Sensations di Lasse Braun. Braun,
nom de guerre di un italiano nato ad Algeri nel 1936 di nome Alberto Ferro (interessante che c’è pur sempre una qualche connessione italica, vero?), laureato in legge alla Statale di Milano (con una tesi sulla censura governativa nei paesi dell’occidente), figlio di un diplomatico (raccontò d’aver portato pellicole porno in giro per l’Europa nelle valigie sigillate consolari) ed esperto in diverse lingue, si è trasferito nell’Europa settentrionale per seguire il suo sogno di diventare il più importante pornografo di tutti i tempi. Un politico danese ha tradotto la tesi del Ferro, la quale servì come testo-base per la legge che, nel 1969, ha reso legale la pornografia in Danimarca.
Lasse Braun, dopo aver girato diversi filmini e scattato migliaia di foto porno (in genere assai scabrose e spinte), si accinse a creare scalpore addirittura al Festival di Cannes, dapprima nel 1974 con
Penetrations (aka
French Blue, un finto documentario che raccoglieva alcuni suoi loops) poi con il suo il suo magnum opus,
Sensations.
Faccio un breve passo indietro per offrire un po’ di contesto: il "mitico" film americano di qualche anno prima,
Deep Throat, ha fatto storia non perché ben congegnato (è sgangheratissimo) o ben fotografato (è orrendo) né perché ci sono belle donne (tutt’altro) ma perché, al culmine della rivoluzione sessuale degli anni ’60, era il primo film a venire programmato in alcuni teatri “mainstream” di Los Angeles, San Francisco e New York, e tutta la ciurma “radical chic” – inclusi diversi artisti dell’avanguardia –, per non sentirsi “fuori moda”, andò a venderlo. Frank Sinatra si fece programmare una proiezione per degli amici invitati alla sua villa; Hugh Hefner (“Playboy”) invitò la protagonista Linda Lovelace a fare una performance dal vivo della sua arte di gola profonda ad una sua festa. Commentatori seri opinavano che, da lì a poco, le scene hard avrebbero fatto parte dei film normali di Hollywood (mi ricordo che il critico di “Evergreen Magazine”, tipico prodotto “radical extreme” del Greenwich Village newyorkese, scrisse che “In futuro nemmeno una star della levatura di Elizabeth Taylor potrà permettersi di rifiutare di girare una scena con pompino vero, se il copione lo dovesse esigere”. Magari!

).
E dunque, l’Europa non poteva essere di meno (anche perché, in fondo,
Deep Throat era, a livello cinematografico, una cagata) ed ecco Lasse Braun che riesce a convincere un produttore (tra l’altro un americano) a finanziare un film dalle qualità infinitamente più alte. Era
Sensations, appunto, che poi fece scalpore al Festival di Cannes nel 1975.
Cosa c’entra tutto ciò con
Supersex? (almeno, con i primi numeri di “lancio” della rivista?). Orbene, nel 1975 e i primi mesi del 1976
Sensations fece il giro di tutte le principali città, anche in Italia, spesso in versioni pesantemente martoriate e tagliuzzate, ma comunque abbastanza intatto perché le protagoniste della pellicola diventassero riconoscibilissime. Oltre alla protagonista principale Brigitte Maier (amante di Lasse Braun che fece prestazioni sessuali anche al succitato finanziatore americano per convincerlo a sganciare la grana per la produzione) anche diverse pornoattrici cui ho fatto cenno nella pagina 100 di questo forum: Frédérique Barral, Dawn Cumming, Tania Busselier. Erano facce (e non solo

) riconoscibili e di richiamo al pubblico “amatoriale” del porno, e dunque costituivano (a livello di marketing) un forte richiamo da includere in Supersex, la Barral (scritto “Baralle”) addirittura nel primo numero:
E poi nel terzo numero vediamo incluse ben due delle famose ragazze di
Sensations, la Cumming (aka “Joan Koehler” in Supersex) e la Busselier:
Oltre a
Sensations, sempre i quegli anni 1975-76 giravano molto nelle sale italiane anche dei filmati “soft–spinti” stranieri (e, nei salotti, anche qualche filmino a 8mm “hard”) che includevano donne di una bellezza mai vista prima nel porno, e tra queste, notevolissime sia la francese Karine Gambier sia la belga Erika Cool, anche loro dunque ingaggiate in alcuni dei primi numeri di Supersex per donare il loro richiamo (e culo e fica….).
Poi, dopo 5 o 6 numeri, la rivista, già ben avviata, poteva contare su un nuovo giro di ragazze belle assai (Brigitte Lahaie, Martine Semo, inizialmente fotomodelle del nudo, poi una mandria di bellezze prese direttamente dai “live sex shows” di Parigi o addirittura dai marciapiedi

) e a quel punto la rivista, almeno così mi era sembrato, non doveva più fare affidamento sulla fama di quei mitici film-trasgressivi conosciuti anche ad un pubblico ampio, per attirare l’attenzione dei lettori nel panorama delle edicole stracolme di offerte porno (ah, gli anni ’70, che divertimento …).
Ma anche con ciò, si può immaginare che la “memoria storica” dell’impatto di
Sensations (che comunque circolava ancora) era rimasta forte ancora, a oltre un anno dall’inizio di
Supersex, a giudicare dalla riproposta di un’altra stella di quel film, la bella negra Nicole Velna, sulla copertina del n. 16 di
Supersex, “Operazione svastica” (postata su questo forum qualche settimana fa).
E qui mi fermo, in attesa del delizioso prossimo post inedito cui vorrà farci dono, tra pochi giorni, il
grande pontellino….