Helmut ha scritto:repeat ha scritto:la Guzzanti guadagnava troppo per essere di sinistra. E questa idea che a sinistra si possa stare solo se si è degli straccioni
Il problema non è quanto guadagnano
quelli di sinistra. In una ideale società di mercato, i guadagni sono proporzionali ai profitti e ai talenti. La Guzzanti in TV fa ascolti (a parte i flop dei film, due in particolare, uno sulla vita di Zapatero e l'altro mi pare si chiamasse "Il gambero o il mazzancolle aveva ragione" o giù di lì, che gli italiani non vedono neppure sotto tortura

) quindi si merita i lauti guadagni.
La questione è che la menano da decenni contro il consumismo, sull'austerità degli stili di vita , sulla lotta al lusso (quello degli altri) e poi scopri che hanno attici ai Parioli, ville a Ansedonia, barche a Capalbio, abiti e accessori griffati a profusione.
Non sono credibili. 
E tu quanto sei credibile, Helmut?
L'argomento degli argomenti (che è poi la base programmatica di questo thread) sul quale aspetto ancora di leggere un tuo intervento è il modo in cui i dirigenti berlusconiani della RAI stanno gestendo, mandandolo in malora, l'ente pubblico radiotelevisivo. Per assecondare le voglie e i desideri dell'Editore Unico Nazionale, nonchè presidente del consiglio, la RAI è diventata un'azienda dove chi merita o ha dimostrato di saper fare il proprio mestiere viene licenziato senza spiegazioni o viene vessato con pali e paletti e condizioni contrattuali indegne, e sul piano della libertà e della responsabilità personale e sul piano delle capacità professionali, e chi demerita o produce flop su flop viene invece promosso e tenuto in vita contro ogni logica e in forza di un accanimento terapeutico costoso e inutile.
QUESTO è il punto, Helmut.
Me ne frega un emerito cazzo di come Sabina Guzzanti spende i soldi che guadagna onestamente e legittimamente. E altrettanto me ne importa se Grillo è grasso o magro.
Mi importa molto di più capire come e perché un professionista come Corrado Formigli, per esempio, che per anni è stato in RAI ha dovuto, come Santoro, fare i bagagli e trovare lavoro altrove.
Mi importa capire come e perché un produttore di flop d'ascolti come Giuliano Ferrara lavori indisturbatamente in RAI alla modica cifra di 3.000 euro netti a puntata (cinque minuti di monologo irritante e "fazioso").
Mi importa capire come e perché la dirigenza della RAI, nominata dal proprietario dell'azienda concorrente, stia impunemente facendo questi sontuosi e scandalosi regali all'azienda del proprietario concorrente.
La televisione è uno strumento neutro. Va riempita di contenuti... e di ascolti, altrimenti è perfettamente inutile tenerla accesa. E' quindi perfettamente inutile lamentarsi se i vari Santoro, Floris, Travaglio, Fazio, Saviano, Dandini, Gabanelli, Iacona e adesso pure il giovin Formigli fanno ascolti, hanno successo e/o possono influenzare l'opinione pubblica. Se lo sono conquistati sul campo. Ed è stata offerta uguale opportunità anche agli altri (ai "destrorsi" prezzolati da Berlusconi)... solo che questi altri, a differenza dei primi, vengono ignorati dal pubblico televisivo. Le loro trasmissioni sono dei flop... e ci costano pure tantissimo (il solo Sgarbi ha lasciato un buco di 1.400.000 euro!). Non bastasse il flop d'ascolto e il buco di bilancio, servono pure per regalare ascolti e introiti pubblicitari alla concorrenza... e cioè a Mediaset, principalmente.
Questo è il punto, Helmut. L'argomento degli argomenti di questo thread è questo. Formigli è solo uno dei tanti casi incresciosi di cui qualcuno, in RAI, deve darci conto. L'espulsione di Santoro - per altro pagata cara in termini di risoluzione contrattuale - è il caso dei casi. Ma non è, purtroppo, l'unico.
La RAI è in una crisi d'ascolti e di indentità spaventosa. Questi signori che oggi la dirigono e la stanno affondando sono dei liquidatori, non dei dirigenti. Sono stati messi lì apposta. Devono distruggerla.
Programmi di merda e conduttori modesti = ascolti di merda
Ascolti di merda = diminuizione dgli introiti pubblicitari e conseguente aumento delle perdite
Aumento delle perdite = impossibilità di concorrere sul mercato
La ripresa non si vede, ma è dentro di noi.
Il governo ha aggravato la crisi per favorire la crescita.