Quando il Cagliari si trasformò nei Chicago Mustangs
Nell’estate del 1967 il club sardo prese parte al campionato statunitense organizzato dalla United Soccer Association. Boninsegna fu capocannoniere del torneo.
Negli Stati Uniti il predominio di basket, baseball e football americano è un dato di fatto incontrovertibile, coccolato e sottoscritto da ricchi contratti televisivi che, da sempre, rendono quanto meno arduo per gli altri sport fare breccia nei gusti del pubblico.
Il calcio, soccer per gli americani, le ha tentate tutte, passando dal dilettantismo puro ai tornei a inviti, fino a diventare una sorta di succursale d’oltremare di quello europeo, dove le principali leghe finiscono per spedire i propri campioni al tramonto o comunque in odore di pensionamento.
Un trend cominciato quasi 40 anni fa con i New York Cosmos di Pelé e Chinaglia e proseguito, fra i tanti, con Bettega, Klinsmann, Matthäus, Nesta e Lampard, anche se nemmeno a O’Rey riuscì di smuovere le acque più di tanto. Questione di gusti, di denaro e di organizzazione, come dimostra anche la vicenda che nell’estate del 1967 vide protagonista la squadra del Cagliari, proprio quella di Scopigno, che si apprestava a vincere pochi anni più tardi il campionato di Serie A.
Quando il Cagliari si trasformò nei Chicago Mustangs
La Serie A si era chiusa il 1° giugno 1967 con la vittoria in volata della Juventus sull’Inter, che era stata capolista solitaria fino alla penultima giornata. Nell’ultimo turno, però, la famosa e controversa papera del portiere nerazzurro Giuliano Sarti a Mantova aveva provocato la sconfitta di Mazzola e compagni e consegnato lo scudetto ai bianconeri. Il Cagliari si classificò sesto anche grazie ai gol di Gigi Riva, che vinse il titolo di capocannoniere, mentre Lazio, Foggia, Venezia e Lecco retrocessero in Serie B.
Il mondo del soccer in subbuglio
Nel frattempo di là dall’oceano il mondo del soccer era in subbuglio. L’American Soccer League, alfiere del dilettantismo duro e puro, languiva con un bilancio di poche migliaia di dollari, mentre la International Soccer League, che faceva capo a Bill Cox, boss della franchigia dei Phillies di baseball, era appena fallita. Ma Cox, che aveva le entrature giuste, si incaponì: insieme a Richard Mullen fondò la National Soccer League (Nsl), che ottenne l’appoggio televisivo della Cbs ma non il riconoscimento federale. Contemporaneamente però l’ex patron dei Los Angeles Lakers Jack Cooke diede vita alla United Soccer Association (Usa), che nella primavera del 1967 ebbe l’appoggio della Federazione e persino della Fifa, pur senza lo straccio di un contratto televisivo.
Un bailamme di cui fece in qualche modo le spese anche il Cagliari. L’imprinting ricevuto dalle Federazioni spinse Cooke ad accelerare, pur se i tempi erano strettissimi. Decise che l’occasione era da cogliere al volo, nonostante le principali squadre del paese, con pragmatismo molto americano, si fossero lasciate ingolosire dagli accordi televisivi e avessero scelto la Nsl. Visto che mancava il materiale umano e tecnico per allestire un campionato dignitoso, Cooke optò per un torneo estivo, al quale invitò una dozzina di club europei e sudamericani, abbinandoli ad altrettante franchigie locali.
Le squadre partecipanti
I club “noleggiati” da Cooke non erano proprio tutti di primissimo livello, ma la non eccelsa cultura calcistica del pubblico americano gli lasciava ampi spazi per pubblicizzarli come i migliori del mondo. Ecco gli abbinamenti creati dalla United Soccer Association:
Boston Rovers – Shamrock Rovers (Irlanda)
Chicago Mustangs – Cagliari (Italia)
Cleveland Stokers – Stoke City (Inghilterra)
Dallas Tornado – Dundee United (Scozia)
Detroit Cougars – Glentoran (Irlanda del Nord)
Houston Stars – Bangu (Brasile)
Los Angeles Wolves – Wolverhampton (Inghilterra)
New York Skyliners – Cerro (Uruguay)
San Francisco Golden Gate Gales –Den Haag (Olanda)
Toronto City – Hibernian (Scozia)
Vancouver Royal Canadians – Sunderland (Inghilterra)
Washington Whips – Aberdeen (Scozia)
Mancava solo Gigi Riva
Il Cagliari, dunque, si trasformò nei Chicago Mustangs, grazie all’occhio di riguardo che gli organizzatori ebbero per la folta comunità italiana dell’Illinois. Il club sardo prese sul serio l’impegno oltreoceano e si presentò con la rosa al gran completo, eccezion fatta solo per Gigi Riva, ancora alle prese col brutto infortunio al perone subito ad aprile in Nazionale. C’erano i portieri Pianta e Reginato, i difensori Martiradonna, Cera e Niccolai, centrocampisti come Greatti, Massei e Nenè oltre ad attaccanti come Boninsegna e Gerry Hitchens, l’inglese in prova dall’Atalanta.
Fra terreni impresentabili e risse in campo
Il livello organizzativo non si dimostrò, purtroppo, all’altezza delle aspettative, rivelandosi al massimo degno di un torneo dopolavoristico. Le partite furono disputate su campi da baseball, parte in erba e parte in terra battuta, nei quali, come rivelò Greatti, spesso non era neppure stata tolta la montagnola del lanciatore. Pierluigi Cera, uno dei più forti liberi della storia del nostro calcio, ha ricordato così quell’esperienza in un’intervista al Guerin Sportivo:
Fu una tournée che calcisticamente non sapeva di nulla. Giocavamo contro queste squadre britanniche e sudamericane e ogni volta bisognava stare attenti, perché, se non finiva direttamente in rissa, ci si andava comunque vicino. In uno degli incontri ritrovammo il famigerato arbitro inglese Aston, quello di Italia-Cile del Mondiale 1962. Finì a spintoni anche lì.
Una delle formazioni del Cagliari-Mustangs. In piedi si riconoscono Nené, Boninsegna, Cera, Massei, Tiddia, Longo, Reginato e Scopigno. Accosciati: Martiradonna, Greatti, Longoni, Rizzo e Baldari.
Gli incidenti maggiori si verificarono nel match fra i Mustangs venuti dalla Sardegna e gli uruguaiani di New York: botte da orbi fra i giocatori, ma non furono risparmiati neppure gli uomini della terna arbitrale, con un guardalinee preso a calci nel sedere da uno spettatore e il direttore di gara costretto alla fuga negli spogliatoi.
Fuga a Las Vegas e l’hotel di Sinatra
Non tutto però fu così negativo in quella trasferta che trasformò il Cagliari nei Chicago Mustangs. Quello che accadde fuori dal campo, compresa una fuga di parte della squadra da San Francisco per provare l’ebbrezza di giocare nei casinò di Las Vegas, è rimasto nella memoria di tanti dei giocatori di allora, come confermano le parole del portiere Reginato:
Ho dei bellissimi ricordi di quel viaggio. Il nostro quartier generale era un hotel di proprietà di Frank Sinatra, in cui ognuno di noi aveva a disposizione tre camere. Allenamento nel parco, relax in piscina e grandi feste con mille invitati. Las Vegas? Il più caldo era Bonimba, io mi rifiutai: avevo moglie e un figlio piccolo, il denaro mi serviva!
La seconda maglia del Cagliari nella seconda metà degli anni 60
Molte delle squadre europee fecero in modo di chiudere il torneo il più in fretta possibile per non essere costrette a disputare le finali a pochi giorni dall’inizio dei rispettivi ritiri estivi. Come ammisero diversi suoi giocatori, fece così anche il Cagliari, nonostante fosse una delle squadre più forti del lotto. Pur laureando Boninsegna capocannoniere del campionato, i sardi ottennero 3 vittorie, 7 pareggi e 2 sconfitte, un bilancio che li escluse dalla finale che, per la cronaca si concluse con la vittoria del Wolverhampton – pardon, dei Los Angeles Wolves – sull’Aberdeen, incarnazione dei Washington Whips, per 6-5 dopo i tempi supplementari.