Ieri ho passato una bella serata con degli amici, ma sono in un totale stato di confusione, ad un livello che non credo si sia mai presentato.
Ieri ho fatto la "persona matura" nel senso che ho cercato di perseguire delle attività fin dalla prima mattinata, e di organizzare un pó la giornata mia, prendendomi degli impegni e rispettandoli, e indirettamente quella degli altri attraverso eventi di riunione semi-ludica. Non avevo una giornata così piena da mesi. Piena vuol dire che non fosse "mi alzo mangio mi sego e vado a dormire depresso".
Con gli amici sono stato bene abbiamo trinkato un pó e abbiamo "pariato" come ai vecchi tempi.
Il punto è che sto diventando sempre più una larva di me stesso, sono frustrato, rabbioso, coglione, cazzone, spaventato e soprattutto ingarbugliato. Sono un nodo che non riesco a sciogliere, l'unica cosa sarebbe bruciare tutto e ricominciare da zero, ma sono talmente radicato nel passato che non riesco a farcela.
Mi reputo una persona che sta costruendo i propri strumenti per costruirsi un futuro, ma la realtà è che negli ambienti, nelle persone che frequento io leggo continuamente i miei fallimenti, vedo quello che sono, quello che ero e quello che saró.
E' difficile forse da spiegare, in pratica è come se uscendo con gli amici oppure vedendo la faccia di mia madre, io vesta in qualche modo la maschera pirandelliana che è tipica del mio interagire con loro...
Loro mi vedono in un certo modo perchè io sono stato un certo tipo di persona che ha fatto determinate cose e sono tutt'ora un certo tipo di persona. Questa visione che loro hanno di me io per forza di cose la percepisco, e me ne vesto anche se vorrei privarmene. Vorrei tornare ad essere un punto di riferimento stimato per le persone che mi stanno intorno, e vorrei poter far si che loro contino su di me sempre. Puó essere letto anche in chiave egoistica questo mio pensiero, anzi va letto in tal modo.
Invece mi sento come un bambino discolo che non ha mai aperto un libro in vita sua ed ha un bel 5 in condotta ma decide di fare qualcosa di diverso. Allora lui un bel pomeriggio si prepara un'interrogazione di storia, studia, la mattina dopo si alza 10 minuti prima per fare le cose con calma, e riesce a guardarsi anche allo specchio. Poi succede che arriva a scuola, la professoressa lo chiama alla lavagna ma mantiene l'atteggiamento tipico di chi interroga un ragazzo che non studia, gli fa domande anche un pó per farlo cadere... Lui sotto lo sguardo dei compagni perplessi inizia a sentirsi un pó a disagio... E succede che nonostante abbia studiato, si sia messo in discussione, abbia cercato di cambiare le cose, ha toppato nuovamente. Stavolta brucia di più perchè lui ci aveva provato. Quella sera lui starà male e si farà mille domande, aspetterà e poi gli passaerà questo malessere, questa tristezza. Dopo un pó ci riproverà ma andrà come la volta precedente. Al contrario di quel bimbo io invece andavo bene a scuola, inculata doppia.
Voglio precisare una cosa, io non colpevolizzo nessuno di quelli che mi stanno intorno. Fanno bene a guardarmi in un certo modo perchè è quello che io sono, in pratica sarebbe un loro errore di giudizio vedermi diversamente.
Sanno come sono, e quindi interagiscono con me nel modo giusto. Solo che per quanto ho detto prima, in parte del loro modo di porsi c'è anche il mio modo di pormi.
Non mi manca niente, anzi ho molto più di quello che mi merito e che dovrei avere (questo mi fa sentire da schifo), ma è come se non avessi niente perchè tutto si sta decomponendo, slacciando, sfilando, andando a male, nel "tutto" le cose a cui tengo di più sono i rapporti con le persone a me care.
Perdonatemi per lo sfogo.
p.s. provate questo cocktail: whisky, rum scuro, gin, vodka liscia, ananas.

Guarda attentamente, poichè ciò che stai per vedere non è più ciò che hai appena visto.
Ho vissuto per molto tempo nell'oscurità perché mi accontentavo di suonare quello che ci si aspettava da me, senza cercare di aggiungerci qualcosa di mio.