Parakarro ha scritto:"Ma infatti, come dice pure Drogato di Porno la cosa fatta come si deve, da gente che lo sa fare e con un bel po' di gel, non deve essere poi così sgradevole"
prima li giudichi pazzi
poi li comprendi...
deciditi
Difficile decidersi. Da un lato ne sono attratto e vorrei provare dall'altro ne sono spaventato.
C'è il filmato soft dove si capisce che il protagonista gode, poi ci sono pure i pazzi che usano i cacciaviti e la mistress di turno che sputa e non usa la minima igiene, quei filmati li sono solo roba da pazzi.
Parakarro ha scritto:"Ma infatti, come dice pure Drogato di Porno la cosa fatta come si deve, da gente che lo sa fare e con un bel po' di gel, non deve essere poi così sgradevole"
prima li giudichi pazzi
poi li comprendi...
deciditi
Difficile decidersi. Da un lato ne sono attratto e vorrei provare dall'altro ne sono spaventato.
C'è il filmato soft dove si capisce che il protagonista gode, poi ci sono pure i pazzi che usano i cacciaviti e la mistress di turno che sputa e non usa la minima igiene, quei filmati li sono solo roba da pazzi.
guarda le distruzioni anali.
ci sono ragazze che prendono adorabili uccelli nelle chiappe e godono
ci sono ragazze che si infilano avambracci e leccano prolassi
questa discussione mi ha riportato alla mente un racconto di Chuck Palahniuk che era inserito in "Cavie". Ricordo ancora quando lo lessi che mi lasciò piuttosto inorridito... chi conosce Palnhiuk potrebbe avere un'idea di cosa aspettarsi, ai sensibili consiglio di evitare la parte sotto spoiler
Tratto dal racconto "Budella di San Vuotabudella", inserito in "Cavie" (2005), racconti di Chuck Palanhiuk.
Un altro mio amico, uno della mia scuola, aveva un fratello arruolato in Marina che gli aveva detto che in Medio Oriente si sparano le seghe in modo diverso da noialtri. Questo fratello era di stanza non mi ricordo in quale paese di cammellieri e laggiù si possono comprare degli aggeggi che assomigliano un po’ a dei tagliacarte eleganti. Ognuno di questi aggeggi consiste di una sottile bacchetta di ottone o argento accuratamente levigata, lunga più o meno come una mano, con all’estremità una specie di pomo di metallo, o rotondo o come l’elsa di una spada. Il fratello militare del mio amico gli ha spiegato che gli arabi prima se lo fanno venire duro e poi si infilano queste bacchette per tutta la lunghezza del cazzo. Poi, con l’asticella piantata dentro, si fanno una sega. Pare che così sia molto più bello. Più intenso.
È questo fratello maggiore che viaggia per il mondo a mandargli di tanto in tanto frasi francesi. O russe. O idee per menarselo meglio.
Dopo di che un giorno questo mio amico non si presenta a scuola. La sera mi chiama per chiedermi se per un paio di settimane posso passare a prendere i suoi compiti perché lui è in ospedale.
L’hanno messo in una camera insieme con dei vecchi che si devono far operare alle budella. Mi racconta che hanno una sola tivù e che come unico divisorio c’è una tendina. I suoi non vengono a trovarlo. Al telefono mi dice anche che loro, potendo, ammazzerebbero volentieri il suo fratello maggiore, quello che è in Marina.
Al telefono mi racconta che il giorno prima, in camera sua, si stava facendo una canna sul letto. Aveva anche acceso una candela e sfogliando delle vecchie riviste porno gli era venuto di spararsi una sega. Questo succedeva dopo che aveva parlato con suo fratello. Che gli aveva raccontato come se lo menano gli arabi. Il mio amico allora comincia a guardarsi intorno alla ricerca di un attrezzo adatto. Una penna a sfera? Troppo grossa. Una matita. Anche quella troppo grossa. In più, ruvida. Se non che, lungo la candela c’è una sottile, morbida striscia di cera colata che potrebbe fare al caso suo. Il mio amico con la punta delle dita la stacca delicatamente dalla candela e la modella tra le palme delle mani. Eccola lì, lunga, liscia e sottile.
Stonato e arrapato com’è, se l’infila nel buchino del cazzo e spinge bene in fondo. Dopo di che, con un bel pezzetto che ancora gli fuoriesce, comincia a spipparsi.
A tutt’oggi il mio amico giura e stragiura che questi arabi non sono niente scemi. Hanno praticamente reinventato la sega. Lungo disteso sul letto la situazione si fa così bella che lui dimentica l’asticella. È ormai a un palmo dalla sua brava schizzata quando si accorge che è sparita.
L’asticella di cera gli è scivolata dentro. Completamente. Così a fondo che non riesce più a sentirla neppure tastandoselo. Dal piano di sotto sua madre intanto lo chiama per la cena. Vieni giù immediatamente, dice. Il ragazzo della carota e quello della cera sono persone differenti, ma in effetti conducono esistenze praticamente identiche.
Dopo cena al mio amico cominciano a fare un gran male le budella. È solo cera, si dice, per cui è convinto che prima o poi gli si scioglierà dentro e riuscirà a pisciarla via. Adesso però gli fa un gran male la schiena. E anche i reni. Praticamente non riesce a stare in piedi.
Mentre il mio amico mi parla al telefono, sento in sottofondo campanelli che suonano, gente che grida. Sembra un telequiz.
I raggi X rivelano la verità, mostrando all’interno della sua vescica un oggetto lungo e sottile ripiegato. E quell’aggeggio a forma di V dentro di lui sta raccogliendo tutti i minerali contenuti nella sua piscia. Sta diventando sempre più grosso e irregolare e, ricoperto del suo bravo strato di cristalli di calcio, sbatacchia qua e là lacerandogli le delicate pareti della vescica e impedendo alla piscia di uscire. Ha i reni praticamente intasati. Il poco che gli esce dal cazzo è striato di sangue.
E quel mio amico, di fronte alla famiglia al completo intenta a osservare assieme al dottore e all’infermiera la lastra solcata dalla V bianca della cera, be’, a quel punto deve dire la verità. Il modo in cui si arrazzano gli arabi. E quello che gli ha raccontato il fratello maggiore arruolato in Marina. Ed è a questo punto, al telefono, che comincia a piangere.
L’operazione alla vescica gliel’hanno pagata con i risparmi destinati al college. Per uno stupido errore, addio alla carriera da avvocato.
Ficcarsi qualcosa dentro. Ficcarsi dentro a qualcosa. Una candela su per il cazzo o la testa dentro un cappio, sono comunque guai grossi, lo sapevamo.
Kowalski ha scritto:questa discussione mi ha riportato alla mente un racconto di Chuck Palahniuk che era inserito in "Cavie". Ricordo ancora quando lo lessi che mi lasciò piuttosto inorridito... chi conosce Palnhiuk potrebbe avere un'idea di cosa aspettarsi, ai sensibili consiglio di evitare la parte sotto spoiler
Tratto dal racconto "Budella di San Vuotabudella", inserito in "Cavie" (2005), racconti di Chuck Palanhiuk.
Un altro mio amico, uno della mia scuola, aveva un fratello arruolato in Marina che gli aveva detto che in Medio Oriente si sparano le seghe in modo diverso da noialtri. Questo fratello era di stanza non mi ricordo in quale paese di cammellieri e laggiù si possono comprare degli aggeggi che assomigliano un po’ a dei tagliacarte eleganti. Ognuno di questi aggeggi consiste di una sottile bacchetta di ottone o argento accuratamente levigata, lunga più o meno come una mano, con all’estremità una specie di pomo di metallo, o rotondo o come l’elsa di una spada. Il fratello militare del mio amico gli ha spiegato che gli arabi prima se lo fanno venire duro e poi si infilano queste bacchette per tutta la lunghezza del cazzo. Poi, con l’asticella piantata dentro, si fanno una sega. Pare che così sia molto più bello. Più intenso.
È questo fratello maggiore che viaggia per il mondo a mandargli di tanto in tanto frasi francesi. O russe. O idee per menarselo meglio.
Dopo di che un giorno questo mio amico non si presenta a scuola. La sera mi chiama per chiedermi se per un paio di settimane posso passare a prendere i suoi compiti perché lui è in ospedale.
L’hanno messo in una camera insieme con dei vecchi che si devono far operare alle budella. Mi racconta che hanno una sola tivù e che come unico divisorio c’è una tendina. I suoi non vengono a trovarlo. Al telefono mi dice anche che loro, potendo, ammazzerebbero volentieri il suo fratello maggiore, quello che è in Marina.
Al telefono mi racconta che il giorno prima, in camera sua, si stava facendo una canna sul letto. Aveva anche acceso una candela e sfogliando delle vecchie riviste porno gli era venuto di spararsi una sega. Questo succedeva dopo che aveva parlato con suo fratello. Che gli aveva raccontato come se lo menano gli arabi. Il mio amico allora comincia a guardarsi intorno alla ricerca di un attrezzo adatto. Una penna a sfera? Troppo grossa. Una matita. Anche quella troppo grossa. In più, ruvida. Se non che, lungo la candela c’è una sottile, morbida striscia di cera colata che potrebbe fare al caso suo. Il mio amico con la punta delle dita la stacca delicatamente dalla candela e la modella tra le palme delle mani. Eccola lì, lunga, liscia e sottile.
Stonato e arrapato com’è, se l’infila nel buchino del cazzo e spinge bene in fondo. Dopo di che, con un bel pezzetto che ancora gli fuoriesce, comincia a spipparsi.
A tutt’oggi il mio amico giura e stragiura che questi arabi non sono niente scemi. Hanno praticamente reinventato la sega. Lungo disteso sul letto la situazione si fa così bella che lui dimentica l’asticella. È ormai a un palmo dalla sua brava schizzata quando si accorge che è sparita.
L’asticella di cera gli è scivolata dentro. Completamente. Così a fondo che non riesce più a sentirla neppure tastandoselo. Dal piano di sotto sua madre intanto lo chiama per la cena. Vieni giù immediatamente, dice. Il ragazzo della carota e quello della cera sono persone differenti, ma in effetti conducono esistenze praticamente identiche.
Dopo cena al mio amico cominciano a fare un gran male le budella. È solo cera, si dice, per cui è convinto che prima o poi gli si scioglierà dentro e riuscirà a pisciarla via. Adesso però gli fa un gran male la schiena. E anche i reni. Praticamente non riesce a stare in piedi.
Mentre il mio amico mi parla al telefono, sento in sottofondo campanelli che suonano, gente che grida. Sembra un telequiz.
I raggi X rivelano la verità, mostrando all’interno della sua vescica un oggetto lungo e sottile ripiegato. E quell’aggeggio a forma di V dentro di lui sta raccogliendo tutti i minerali contenuti nella sua piscia. Sta diventando sempre più grosso e irregolare e, ricoperto del suo bravo strato di cristalli di calcio, sbatacchia qua e là lacerandogli le delicate pareti della vescica e impedendo alla piscia di uscire. Ha i reni praticamente intasati. Il poco che gli esce dal cazzo è striato di sangue.
E quel mio amico, di fronte alla famiglia al completo intenta a osservare assieme al dottore e all’infermiera la lastra solcata dalla V bianca della cera, be’, a quel punto deve dire la verità. Il modo in cui si arrazzano gli arabi. E quello che gli ha raccontato il fratello maggiore arruolato in Marina. Ed è a questo punto, al telefono, che comincia a piangere.
L’operazione alla vescica gliel’hanno pagata con i risparmi destinati al college. Per uno stupido errore, addio alla carriera da avvocato.
Ficcarsi qualcosa dentro. Ficcarsi dentro a qualcosa. Una candela su per il cazzo o la testa dentro un cappio, sono comunque guai grossi, lo sapevamo.
Capolavoro
No vax no glory !!!
Bello il raccontino in effetti, orripilante ma bello, soprattutto la morale finale.
in amazzonia in alcuni fiumi c' e' una specie di piragna che quando urini risale la corrente della pioggia dorata e si infila nell'uretra, cosa faccia una volta dentro l'utetra non lo so.
Siccome ogni mondo è paese e pure i giapponesi lo fanno, se la roba pixellata non vi fa schifo cercate questo: [SMA-577] Yumi Kazama – Training Beautiful President Lady
Strano che tra utenti con gusti "insoliti" (prolassi anali, fisting estremi, scat, animal e gangbang stile stupri tipo quelle della kink) io sia l'unico interessato al sounding.