balkan wolf ha scritto:in realtà tutti noi viventi siamo in comunione...
d'accordissimo, tra l'altro è proprio e giustamente "noi viventi", e non solo "noi umani"
(il concetto di 'comunione', poi, nasce ben prima del cristianesimo ed era centrale in tutte le culture pagane. ad esempio in quella celtica che ti sta a cuore, ma anche in tantissime altre, dal medio oriente al nord europa)
You are what you is (Frank Zappa)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
Prof.Fontecedro ha scritto:Ciambellano io intendevo sul serio...soprattutto per l'ultima parte, anzi considerando il TOPIC DI MERDA CHE HO APERTO molto Marzulliano ti ringrazio pubblicamnete per essere stato il primo a rispondere dopo tanto.
Allora OK
p.s. hai visto come sono riuscito a far decollare il tuo topic (bellissimo, l'ho denigrato solo per screditarti sentendomi attaccato ), ci sono volute 24ore ma ce l'abbiamo fatta
Luttazzi sembra una di quelle cose che scappa quando sollevi una pietra. (Renato Schifani)
se hai tipo 40 anni e stappi lo spumante tutto convinto, senza tradire nemmeno una punta di ironia, ti trovo ridicolo. (Fuente)
Scrivi fistola anale (dboon)
Trez (Trez)
"L'altro" - dice Sartre - "è colui che mi fissa e mi paralizza col suo sguardo; mentre, fino a quando l'altro non c'era, io ero completamente libero, ero cioè soggetto e non oggetto. Quando appare l'altro, nasce il conflitto. Ecco perchè <<l'inferno sono gli altri>>â€
“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
[quote="Drogato_ di_porno"]"L'altro" - dice Sartre - "è colui che mi fissa e mi paralizza col suo sguardo; mentre, fino a quando l'altro non c'era, io ero completamente libero, ero cioè soggetto e non oggetto. Quando appare l'altro, nasce il conflitto. Ecco perchè <<l'inferno sono gli altri>>â€
You are what you is (Frank Zappa)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
Luce Irigaray
La felicità va condivisa
Afghanistan 7 ottobre 2001
Il primo dovere democratico per gli uomini rimane ed è coltivare la felicità . Anche e soprattutto mentre stridono questi assurdi tempi di guerra e il mondo sempre più rimanda all'inferno."Lasciate ogni speranza o voi che entrate", apposto sulla porta di Dite da Dante , ben andrebbe oggi all'entrata del nostro pianeta.
Questa la posizione chiara di Luce Irigaray, incontrata a Sassuolo, nell'ambito del festival di Filosofia,dopo la sua conferenza su "la condivisione della felicità ", e dopo solo dieci giorni dal disastro delle due Torri. Capelli cortissimi che, lasciando scoperta tutta la fronte, incorniano un ovale bello sempre; occhi serpeggianti e indagatori; abbigliamento sportivo,una gonna pantaloni; piglio sicuro, con qualche cedimento sbrigativo,nel comportamento, quasi a celare peró una sua qualche intima fragilità .
Abbiamo scambiato con lei alcune battute, poche, ma sufficienti, con la sua ''lezione magistrale'', per questa possibile intervista.
- Come riportare il paradiso in terra?
Facendosi carico di una cultura che anteponga la felicità a tutto, anche al bene e alla verità . Gli uomini finora se ne sono privati, accontentandosi di surrogati.
- Perchè?
In ossequio alla morale corrente, perpetrata efficacemente dal sistema educativo. Per questa morale gli adulti infatti credono di poter essere felici solo nell'aldilà e relegano la felicità nel passato o la proiettano nel futuro senza riuscire a concretizzarla nel presente
- Non ci sono eccezioni?
Solo i bambini sfuggono.Perchè sanno istintivamente che la felicità viene da dentro. Ma il loro stato di grazia dura poco. Sono felici fino alla terza elementare e già in prima media, stando ai miei frequenti incontri con loro e studi su di loro, sono depressi.
-Un successo del nostro sistema educativo...
Sì, un sistema sbagliato, completamente da rifare. La morale che ne fa parte è qualcosa di imperativo a cui ci assoggettiamo per la società o per motivi religiosi.
- Quali danni procura sull'individuo?
E' fortemente repressiva per la nostra energia. Non c'è da meravigliarsi poi per l'aumento di violenza. Più si reprime il desiderio quindi la prima energia più si è violenti.
- Cosa fare dei nostri istinti e bisogni?
Innanzi tutto bisognerebbe conoscerli, e poi trasformarli in desideri che ci consentano una felicità più sottile e duratura.Insomma l'energia vitale deve trasformarsi in qualcosa che nutra il cuore, il pensiero, e ci faccia diventare più umani.La felicità deriva dalla nostra capacità di trasformare la nostra energia vitale in qualcosa che ci faccia diventare pienamente umani
-La cultura della felicità come cultura dell'interiorità ...
Certo, da realizzarsi tramite la relazione e da arricchirsi con la condivisione.
Cioè bisogna innanzitutto ristabilire un rapporto con la natura. Questa deve diventare luogo di comunione non di dannazione. La natura ha tanta importanza che persino una variazione della qualità della luce incide anche sull'uomo Poi bisogna passare ad una condivisione delle energie diverse: bisogna essere in due. Anche l'energia sessuale non deve spendersi subito ma va coltivata perchè si possa diventare più umani.
- Una vita che ci veda passare dalla bestialità all'umanità .Ma cos'è la vita?
La vita è una grande opportunità che dobbiamo coltivare per generare un di più di vita.
Invece la nostra cultura ci ha insegnato a fare della vita occasione di morte . Ecco... da un animale in vita tiriamo fuori una pelliccia, un oggetto senza vita.
Invece solo il sovrappiù di vita puó procurarci la felicità .
- Come attivare questa cultura dell'interiorità ?
Bisognerebbe vivere nel presente ma creando uno spazio tra questo e noi non nella semplice immediatezza. Uno spazio interno per contemplare. Anche un fiore, non basta guardarlo, ma bisogna contemplarlo con tutto il nostro essere, con gli occi, ma anche con le mani...
Si dovrebbe attivare uno sguardo non per possedere, ma per ospitare l'altro in noi stessi. Ecco, l'educazione dei sensi alla contemplazione ci rende più umani.La pratica di uno sguardo verso l'altro non di possesso ma di ospitalità in noi...porta alla felicità , tanto più se questo sguardo è condiviso.
- E nel rapporto d'amore?
Devo coltivare la mia attrazione il mio desiderio ospitare l'altro nella mia anima, nel mio cuore e rinunciare ad ogni possesso anche quando si fa l'amore.
DOVREBBE PREVALERE SOLO LA VOLONTà DI AVVICINARSI ALL'ALTRO, DI ACCOMPAGNARSI AL SUO CORPO E DIVIDERNE VITA E PENSIERO. lA FELICITà è CONDIVISIONE.
- La felicità come cultura dell'interiorità ,in un ampliamento in crescendo dei rapporti di relazione tramite l'educazione dei sensi alla contemplazione, sempre più condivisa...Ma sarà possibile partendo dalla nostra realtà ?
Certo, anche se non sarà facile. La nostra cultura è troppo mentale, non riesce ad essere una guida per la vita quotidiana, anzi è diventata un'attività specialistica, un gioco dello spirito (tanto varrebbe, peró, una partita a scacchi...)e la filosofia è estranea a una felicità che implica i sensi...rimanda ad un soggetto solitario tutt'al più politico, non ad una relazione tra soggetti (c'è sì uno sforzo recente da parte di alcuni filosofi, ma è ancora paternalistico, astratto). La cultura e la filosofia hanno insomma escluso ció che produce felicità
- Come potenziare la relazione tra soggetti, sviluppare una rete relazionale, in tempi così drammatici?
Strappandola al dominio della morale e inserendola nella cultura della felicità
[quote="Squirto"][quote="Drogato_ di_porno"]"L'altro" - dice Sartre - "è colui che mi fissa e mi paralizza col suo sguardo; mentre, fino a quando l'altro non c'era, io ero completamente libero, ero cioè soggetto e non oggetto. Quando appare l'altro, nasce il conflitto. Ecco perchè <<l'inferno sono gli altri>>â€
danny ha scritto:"felicità è un bicchiere di vino con un panino"
albano carrisi
In realtà è di Michael Jackson.
Al Bano l'ha rubata.
Luttazzi sembra una di quelle cose che scappa quando sollevi una pietra. (Renato Schifani)
se hai tipo 40 anni e stappi lo spumante tutto convinto, senza tradire nemmeno una punta di ironia, ti trovo ridicolo. (Fuente)
Scrivi fistola anale (dboon)
Trez (Trez)
Non sono cosi' convinto dalla condivisione come unica forma per realizzare una felicita' reale....
In primis, gia' definire cosa sia la felicita' e' cosa ardua......se usiamo la definizione basata sulla contrapposizione riportata da squirto allora va bene....ma in realta' non c'e' una definizione univoca ed il risultato finale dipende proprio dalla definizione iniziale...
Ad esempio, dicendolo in maniera grossolana: l'asceta buddista alla ricerca del nirvana, trova la felicita' nella COMPLETA eliminazione di ogni sentimento materialista....e quindi all'eliminizaione non solo dell'attaccamento alle cosa materiali ma anche alle persone (familiari o estranei non importa).....
In quel caso la felicita' non e' nella presa di coscienza che tutti possono raggiungere il nirvana ma nel distacco assoluto dai sentimenti e quindi anche dalla contrapposizione con l'altro o gli altri....
In questo caso la felicita' e' definita come la non sofferenza che l'attaccamento a cose e persone ci porta durante la nostra esistenza...non c'e' necessita' di alcuna condivisione in questo caso....
Per finire una citazione da "Love and Death" di Woody Allen:
"Natasha, amare e' soffrire, se non si vuol soffrire non si deve amare, pero' allora si soffre per non amare...pertanto amare e' soffrire, non amare e' soffrire, e soffrire e' soffrire....essere felice e' amare, allora essere felice e' soffrire, ma soffrire ci rende infelici, pertanto per essere infelici si deve amare, o amare il soffrire, o soffrire per troppa felicita'....io spero che tu prenda appunti"....
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
Husker_Du ha scritto:l'asceta buddista alla ricerca del nirvana
In quel caso la felicita' non e' nella presa di coscienza che tutti possono raggiungere il nirvana ma nel distacco assoluto dai sentimenti e quindi anche dalla contrapposizione con l'altro o gli altri....
peró, per logica, se definiamo la felicità come sentimento/emozione, questo non puó essere. nel caso dell'asceta buddista, infatti, non si dà felicità , ma una condizione di stato a-emozionale.
You are what you is (Frank Zappa)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
Squirto ha scritto:
peró, per logica, se definiamo la felicità come sentimento/emozione, questo non puó essere. nel caso dell'asceta buddista, infatti, non si dà felicità , ma una condizione di stato a-emozionale.
Infatti dipende dalla definizione che diamo di felicita'......
Ovviamente la cosa e' complessa ma a spanne possiamo definire la felicita' (in questo caso) come lo stato a-emozionale come dici tu....o come uno stato di mancanza assoluta di sofferenza interiore (non fisica ovv.)....
Ma anche se definissimo la felicita' come sentimento/emozione tale definizione a rigor di logica si applicherebbe comunque....uno stato di non emozione e' comunque uno stato emozionale.....oppure non avere sentimenti e' comunque uno stato sentimentale cosi' come lo e' avere molti sentimenti forti...
In molte cose lette in questo topic mi sembra che ci sia un'idea di conformismo che sta dietro alla nostra idea di realizzazione della propria felicita'.....
E' vero che Seneca disse che l'uomo e' un animale sociale e non puo' vivere da solo.....ma il fatto che noi ci sentiamo realizzato solo se qualcun altro ci riconosce come tali non e' una VERITA' in se, ma una realizzazione della cultura dominante.....
L'asceta buddista che segue una cultura diffrente agisce in maniera diversa per la proria realizzazione personale....
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
Husker_Du ha scritto:Non sono cosi' convinto dalla condivisione come unica forma per realizzare una felicita' reale
pure io. quella della condivisione è una boiata. il /confronto/ puó essere strumentalmente utile a rendere il soggetto capace di percepire lo stato (in questo caso di "felicità ") ma non puó essere inteso come momento necessario alla percezione dello stato medesimo. il quid è secondo me sul tempo, non sul soggetto esterno.
Squirto ha scritto:ci sono casi in cui bambini sono stati 'allevati' da lupi o altri animali, fino a crescere con loro e ad impararne il linguaggio, ma si tratta sempre di 'socialità ', in qualche modo. l'ultimo caso in siberia, se non ricordo male, qualche anno fa.
Ultima modifica di Squirto il 04/03/2008, 11:31, modificato 1 volta in totale.
You are what you is (Frank Zappa)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)