[O.T. o forse no] Tutti i dini martelli del mondo
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- Mavco Pizellonio
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il risvolto atroce della fattispecie che tu hai descritto è come il sardo reagisca allo shock culturale, allo straniamento tipico del disadattato ed alla sindrome da heart of darkness non solo ammantandosi dei luoghi comuni come tu giustamente dici ma anche, ed oltrettutto, ridicolizzando gli stessi (i luoghi comuni i mean) in maniera cosciente, esplicita e volontaria, quasi nel tentativo patetico di elemosinare la comprensione e la benevolentia altrui..........WARDOG ha scritto: e per sconfiggere l'inadeguatezza si ammanta dei luoghi comuni della sua terra diventando suo malgrado una macchietta torva e silente che si aggira nella citta' non provocando la minima increspatura..
da qui l'esibizione nel gioco della morra o le performance nel canto a tenore (manifestazioni del costume tradizionale peraltro caratterizzate di per se stesse da una dignità espressiva quando non propriamente artistica notevole) proposte ad uso e consumo dei buzzurri continentali di turno che, sinceramente divertiti e dilettati assistono, producendosi in irrispettosi lazzi e sghignazzi, a cotanto curioso, singolare ma in fondo rassicurante (per loro) folklore da cartolina anticata...........
"Dietro ogni italiano si nasconde un cretino"
Ennio Flaiano.
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- vertigoblu
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a volte sei un poeta.WARDOG ha scritto:Il sardo dell'interno è vissuto in un mondo di solitudine verde e color sabbia, talvolta color deserto, cullato dal silenzio e temperato dal caldo.
Certe volte capita che vada fuori, si porta dietro l'asprezza del suo mondo, e guarda la metropoli con gli occhi che avrebbe un afgano portato di forza in mezzo a parigi.
Il sardo introietta, implode, nella metropoli fa quello che deve fare, e per sconfiggere l'inadeguatezza si ammanta dei luoghi comuni della sua terra diventando suo malgrado una macchietta torva e silente che si aggira nella citta' non provocando la minima increspatura..
Al confronto della figa rimane muto, come si fa' di fronte ai monumenti, inadeguato, schiacciato dal peso del suo isolamento culturale, mentale, spirituale.
Guarda la figa come un poveraccio guarda un prezioso dentro la teca di una gioielleria..avendo in tasca solo i pochi spicci per le sigarette.
Non la disprezza, la vorrebbe..ma le madonne stanno su pulpiti troppo alti in chiesa e non ce la si fa' a guardarle dall'alto, a meno di non salire sui sagrati superiori, ma anche cosi'..le madonne sono lontane..se stendi il braccio non riesci a toccarle.
E' disarmante vedere un sardo in compagnia, al di fuori del suo ambiente..birretta a 45 gradi, spalle al bancone, piede appoggiato, sguardo torvissimo e sorriso automatico se l'amico dice qualcosa, nei casi peggiori dopo 10 birre scappa la murra dentro la discoteca..
Cazzo devo far vedere che esisto.
Non sono un niente del tutto.
A costo di sollevare rissa.
Capita talvolta che nei paesi nordici si avvicini la figa, il viso si fa rosso anche per quelli pericolosi, e cazzo si apre la porta d'uscita per primi, perchè si esce prima a petto gonfio, col trofeo, e guai a chi la guarda ora è MIA.
Si scopa immersi nel liquido, certe volte..cazzo ma è questo il mondo? E' cosi' che era?..che bella che sei, scusa per come sono...
Poi le si alza e se ne va e dice ciao.
Come ciao? Oh..sei la mia donna dove vai?
Ciao.
Bagassa, troia merdosa, bella gente, troia non lo sai che se scopi poi sei MIA?
Tutte bagasse, tutte troie,e chi se ne fotte, tanto ti ho scopato,
HAI CAPITO?
Ti ho scopato, bagassa vecchia, cazzo se andata via?
Cazzo, cos'è questa cosa che fa male dentro oh?
CAZZO GUARDI STRONZO OH?
CAZZO GUARDI?
sul serio
"Se è vero che l'arte commerciale rischia sempre di finire prostituta, non è meno vero che l'arte non commerciale rischia di finire zitella"
Erwin Panofsky
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- cangaceiro
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I sardi.. i sardi...
Pensano di essere talmente speciali e diversi da fare di questo un vanto, si isolano e poi si incazzano perchè li vediamo quasi come stranieri, complice anche il loro dialetto più simile al rumeno che all'italiano..
Adesso viene qui l'antropologo che ci fa la radiografia del "bifolco" e la trasforma in un clichè tipicamente sardo.
NO, CAZZO NO!!
Rivendico fieramente l'esistenza di tale categoria anche a latitudini diverse, dove lo sfondo non è color sabbia ma è il grigio tagliente delle rocce montane, o il verde bagnato delle colline dell'entroterra continentale.
Quel tipo di figura è tutt'altro che esclusivo appannaggio dell'isola dei quattro mori: è nazionale, internazionale ed è universale.
Quelle persone che non potendo esprimersi per paura, timidezza, sciocchi clichè da macho che nella piccola comunità gli hanno garantito una certa popolarità ed un certo rispetto, provano invidia per chi si diverte.
Il mio sorriso li irrita, la mia risata ferisce il loro orgoglio infantile, il mio divertimento nel territorio dove loro in un anno non scacciano un chiodo li offende e Dio ce ne guardi dovessi contagiare una delle loro compaesane che con loro neanche ci escono in comitiva!
E allora la frustrazione diventa rabbia, la rabbia violenza, la violenza diversivo, il diversivo divertimento, il divertimento finta ma appagante autostima da bifolchi quali sono.
Si sfogano su quelli che fanno ció che loro vorrebbero ma non riescono a fare, rivendicano la supremazia sul terreno, sulle donne e sulle emozioni, pretendono di dettare legge a casa loro, una legge al di là delle leggi umane, una legge quasi divina, che pretende di controllare le tue azioni, i tuoi pensieri e le tue emozioni.
Non c'è bisgono di andare nell'entroterra sardo per trovare 'sta gente, la trovi dovunque, basta cercarsi il paesotto isolato o anche una delle tante località turistiche che accolgono gente quattro mesi l'anno e poi tornano tristi, grige e vuote.
Questa gente vede il grigiume, se ne ammanta e lo identifica nel bene e nel male con l'attitudine del luogo e dei suoi abitanti, chiunque venisse a turbare la tradizione va punito, perchè "sono gente semplice che ama le cose semplici e non sopporta i cambiamenti.."
Pensano di essere talmente speciali e diversi da fare di questo un vanto, si isolano e poi si incazzano perchè li vediamo quasi come stranieri, complice anche il loro dialetto più simile al rumeno che all'italiano..
Adesso viene qui l'antropologo che ci fa la radiografia del "bifolco" e la trasforma in un clichè tipicamente sardo.
NO, CAZZO NO!!
Rivendico fieramente l'esistenza di tale categoria anche a latitudini diverse, dove lo sfondo non è color sabbia ma è il grigio tagliente delle rocce montane, o il verde bagnato delle colline dell'entroterra continentale.
Quel tipo di figura è tutt'altro che esclusivo appannaggio dell'isola dei quattro mori: è nazionale, internazionale ed è universale.
Quelle persone che non potendo esprimersi per paura, timidezza, sciocchi clichè da macho che nella piccola comunità gli hanno garantito una certa popolarità ed un certo rispetto, provano invidia per chi si diverte.
Il mio sorriso li irrita, la mia risata ferisce il loro orgoglio infantile, il mio divertimento nel territorio dove loro in un anno non scacciano un chiodo li offende e Dio ce ne guardi dovessi contagiare una delle loro compaesane che con loro neanche ci escono in comitiva!
E allora la frustrazione diventa rabbia, la rabbia violenza, la violenza diversivo, il diversivo divertimento, il divertimento finta ma appagante autostima da bifolchi quali sono.
Si sfogano su quelli che fanno ció che loro vorrebbero ma non riescono a fare, rivendicano la supremazia sul terreno, sulle donne e sulle emozioni, pretendono di dettare legge a casa loro, una legge al di là delle leggi umane, una legge quasi divina, che pretende di controllare le tue azioni, i tuoi pensieri e le tue emozioni.
Non c'è bisgono di andare nell'entroterra sardo per trovare 'sta gente, la trovi dovunque, basta cercarsi il paesotto isolato o anche una delle tante località turistiche che accolgono gente quattro mesi l'anno e poi tornano tristi, grige e vuote.
Questa gente vede il grigiume, se ne ammanta e lo identifica nel bene e nel male con l'attitudine del luogo e dei suoi abitanti, chiunque venisse a turbare la tradizione va punito, perchè "sono gente semplice che ama le cose semplici e non sopporta i cambiamenti.."
''Maró lemmy che cazzone che era!!!''
CianBellano
Errato: Lemmy E'
CianBellano
Errato: Lemmy E'
Lemmy ha toccato un punto interessante.
solo che ci sono alcune cose che non tornano, cerco di chiarirle, almeno per come la vedo io.
è vero che un certo tipo di atteggiamento verso il mondo e la vita non è appannaggio di una popolazione specifica, nè di un luogo specifico. e che c'è sempre una sorta di continua riproposizione del mito del barbaricino - sia in chiave negativa (come in questo caso) sia in chiave positiva (chi ne decanta le lodi e la fierezza). per cui sono d'accordo con lui che quello descritto da wardog è qualcosa che riguarda tantissime persone in moltissime parti del mondo (europa, asia, africa, americhe).
detto questo, molte culture locali si somigliano ma non sono mai identiche, nè a se stesse nè alle altre. possiamo trovare comportamenti simili a diverse latitudini, e così comportamenti simili nel tempo. ma una cultura è qualcosa che si è sedimentato nei secoli e nei millenni, e porta con sè le tracce di particolari esperienze, incontri, contaminazioni, ibridazioni, che la rendono quella e non un'altra.
ma lemmy, dovresti anche sapere che la lingua sarda - nelle sue due varianti, campidanese e logudorese - non è un dialetto e non "somiglia più al rumeno che all'italiano", semplicemente alle tue orecchie è incomprensibile perchè è qualcosa che somiglia molto più a un intreccio di latino e lingue spagnole. il logudorese è a tutt'oggi la lingua viva più simile al latino.
io non mi incazzo se un italiano mi vede "quasi come straniero". io mi sento sardo, prima di tutto il resto, e sono per il bilinguismo su modello catalano e basco.
solo che ci sono alcune cose che non tornano, cerco di chiarirle, almeno per come la vedo io.
è vero che un certo tipo di atteggiamento verso il mondo e la vita non è appannaggio di una popolazione specifica, nè di un luogo specifico. e che c'è sempre una sorta di continua riproposizione del mito del barbaricino - sia in chiave negativa (come in questo caso) sia in chiave positiva (chi ne decanta le lodi e la fierezza). per cui sono d'accordo con lui che quello descritto da wardog è qualcosa che riguarda tantissime persone in moltissime parti del mondo (europa, asia, africa, americhe).
detto questo, molte culture locali si somigliano ma non sono mai identiche, nè a se stesse nè alle altre. possiamo trovare comportamenti simili a diverse latitudini, e così comportamenti simili nel tempo. ma una cultura è qualcosa che si è sedimentato nei secoli e nei millenni, e porta con sè le tracce di particolari esperienze, incontri, contaminazioni, ibridazioni, che la rendono quella e non un'altra.
ma lemmy, dovresti anche sapere che la lingua sarda - nelle sue due varianti, campidanese e logudorese - non è un dialetto e non "somiglia più al rumeno che all'italiano", semplicemente alle tue orecchie è incomprensibile perchè è qualcosa che somiglia molto più a un intreccio di latino e lingue spagnole. il logudorese è a tutt'oggi la lingua viva più simile al latino.
io non mi incazzo se un italiano mi vede "quasi come straniero". io mi sento sardo, prima di tutto il resto, e sono per il bilinguismo su modello catalano e basco.
You are what you is (Frank Zappa)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
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- bellavista
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Chissà perchè c'è questo desiderio di appartenenza. Di "essere" qualcosa. Di classificare e di auto-classificarsi.Squirto ha scritto: io non mi incazzo se un italiano mi vede "quasi come straniero". io mi sento sardo, prima di tutto il resto, e sono per il bilinguismo su modello catalano e basco.
Io non mi sento nulla. Non mi sento italiano ne di nessun'altro luogo. Rispetto chi si sente qualcosa, ma non lo capisco.
bellavista ha scritto:Chissà perchè c'è questo desiderio di appartenenza. Di "essere" qualcosa. Di classificare e di auto-classificarsi.Squirto ha scritto: io non mi incazzo se un italiano mi vede "quasi come straniero". io mi sento sardo, prima di tutto il resto, e sono per il bilinguismo su modello catalano e basco.
Io non mi sento nulla. Non mi sento italiano ne di nessun'altro luogo. Rispetto chi si sente qualcosa, ma non lo capisco.
non so se sia bisogno di 'classificare', ma le distinzioni sono operazioni che si fanno sempre, più o meno arbitrariamente.
non si possono ignorare le differenze, imho. semplicemente perchè altrimenti ci allontaniamo dalla realtà . non credo di 'classificare' se dico che il tipo di vita che io conduco e le mie aspirazioni sono diverse da quelle di x, y e z che vivono in tale o tal'altra zona del mondo, in condizioni socio-economiche diverse, etc...
inevitabilmente dal mio punto di vista è anche un discorso in qualche modo politico, ma al di là di questo penso che per me sia importante valorizzare un patrimonio culturale unico (storia, archeologia, lingua, territorio, grandi narrazioni, modi d'essere, etc.) - e se non lo facciamo noi sardi per primi, difficile sperare negli altri.
peró anche nella tua posizione c'è forse da sottolineare che ci sono sicuramente cose che ti sono più vicine e cose che ti sono più lontane. ad esempio, non sei musulmano e non sei cattolico, probabilmente sei più laico, probabilmente ti senti più europeo che asiatico, etc.
da qualche anno non credo più tanto al "cittadino del mondo", perchè la vedo semplicemente come una estensione del modello culturale occidentale (un po' il contrario di quel che dovrebbe essere).
credo invece alle differenze come ricchezza e come incrocio, contaminazione, ibrido capace di generare nuove forme culturali.
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calm down, lemmy, qui di geni non ce ne sono (a parte il canga, of course
), e per me rumeno, italiano, spagnolo o sardo pari sono.
il rumeno ha in comune con tutte le lingue cosiddette neolatine la gran parte del lessico, ma se proprio si devono trovare somiglianze, il sardo è molto più simile allo spagnolo che non al rumeno, sia come lingua parlata che come lingua scritta.
un esempio (un classico della cultura sarda):
Procurade e moderare,
Barones, sa tirannia,
Chi si no, pro vida mia,
Torrades a pe' in terra!
Declarada est già sa gherra
Contra de sa prepotenzia,
E cominzat sa passienzia
ln su pobulu a mancare
http://www.ildeposito.org/view.php?id=174

il rumeno ha in comune con tutte le lingue cosiddette neolatine la gran parte del lessico, ma se proprio si devono trovare somiglianze, il sardo è molto più simile allo spagnolo che non al rumeno, sia come lingua parlata che come lingua scritta.
un esempio (un classico della cultura sarda):
Procurade e moderare,
Barones, sa tirannia,
Chi si no, pro vida mia,
Torrades a pe' in terra!
Declarada est già sa gherra
Contra de sa prepotenzia,
E cominzat sa passienzia
ln su pobulu a mancare
http://www.ildeposito.org/view.php?id=174
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- bellavista
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Il classificarsi e l'auto classificarsi in scienza sociale è definito "labeling" mettersi un etichetta. La persona tende ad avere comportamenti adeguati all'etichetta che gli è stata messa.Squirto ha scritto:bellavista ha scritto:Chissà perchè c'è questo desiderio di appartenenza. Di "essere" qualcosa. Di classificare e di auto-classificarsi.Squirto ha scritto: io non mi incazzo se un italiano mi vede "quasi come straniero". io mi sento sardo, prima di tutto il resto, e sono per il bilinguismo su modello catalano e basco.
Io non mi sento nulla. Non mi sento italiano ne di nessun'altro luogo. Rispetto chi si sente qualcosa, ma non lo capisco.
non so se sia bisogno di 'classificare', ma le distinzioni sono operazioni che si fanno sempre, più o meno arbitrariamente.
non si possono ignorare le differenze, imho. semplicemente perchè altrimenti ci allontaniamo dalla realtà . non credo di 'classificare' se dico che il tipo di vita che io conduco e le mie aspirazioni sono diverse da quelle di x, y e z che vivono in tale o tal'altra zona del mondo, in condizioni socio-economiche diverse, etc...
inevitabilmente dal mio punto di vista è anche un discorso in qualche modo politico, ma al di là di questo penso che per me sia importante valorizzare un patrimonio culturale unico (storia, archeologia, lingua, territorio, grandi narrazioni, modi d'essere, etc.) - e se non lo facciamo noi sardi per primi, difficile sperare negli altri.
peró anche nella tua posizione c'è forse da sottolineare che ci sono sicuramente cose che ti sono più vicine e cose che ti sono più lontane. ad esempio, non sei musulmano e non sei cattolico, probabilmente sei più laico, probabilmente ti senti più europeo che asiatico, etc.
da qualche anno non credo più tanto al "cittadino del mondo", perchè la vedo semplicemente come una estensione del modello culturale occidentale (un po' il contrario di quel che dovrebbe essere).
credo invece alle differenze come ricchezza e come incrocio, contaminazione, ibrido capace di generare nuove forme culturali.
L'esempio classico è quello del "bravo bambino" e del "cattivo bambino" alle elementari. Se una maestra dice ad una classe che li sono tutti bravi bambini questi tenderanno a comportarsi meglio rispetto ad una classe dove viene detto che sono tutti "cattivi bambini" i quali si comporteranno male per rispondere all'etichetta.
I test sul labeling sono infiniti. Si prende un soggette all'università e gli si dice che lui è bravo oppure non bravo in una data materia. Lui tenderà a diventare bravo o non bravo di conseguenza.
Questo è il problema di auto classificarsi: romani, piemontesi, italiani, rumeni. Si tende ad acquisire gli atteggiamenti che ci si aspetta da questa etichetta.
Quindi perchè auto limitarsi?
- cangaceiro
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