[O.T.] L'isola
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lassamo perde...
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devo passare attraverso una piccola crisi.
nulla di irreparabile....
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grassie.
molto probabilmente avrai modo di sentirli, i frutti della crisi....settembre-ottobre sei a roma?
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non proprio....ne riparleremo.
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ok, ci conto.
avvisami, chè ultimamente non ho testa piu' per niente...
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You are what you is (Frank Zappa)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
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- cangaceiro
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in parole povere quale sarebbe questo schema predefinito, parliamoci chiaro?
ho sempre trovato deprimente ricercare il benessere in qualcosa esterno al mio corpo, tipo nell'alcol o droghe varie e per questo non ho mai fatto una canna e credo di non essermi mai veramente ubriacato, anche perchè quando uno puó dire sì sono ubriaco?
la solitudine, in fondo la soliyudine estrema che ti distacca dagli altri non è la conseguenza di una incapacità di relazionarsi agli altri? di una mancata sicurezza interiore che ti fa aprire agli altri o sbaglio?
ho sempre trovato deprimente ricercare il benessere in qualcosa esterno al mio corpo, tipo nell'alcol o droghe varie e per questo non ho mai fatto una canna e credo di non essermi mai veramente ubriacato, anche perchè quando uno puó dire sì sono ubriaco?
la solitudine, in fondo la soliyudine estrema che ti distacca dagli altri non è la conseguenza di una incapacità di relazionarsi agli altri? di una mancata sicurezza interiore che ti fa aprire agli altri o sbaglio?

- balkan wolf
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no canga quella si chiama sfiga 
c'è una bella differenza se non riesci a relazionarti perchè proprio non ci riesci e se non riesci a relazionarti perchè proprio non sopporti il come ci si deve relazionare...
se sei un solitario "per scelta" ( che poi è una scelta fino a un certo punto ) sai benissimo cosa dovresti fare per ottenere successo sociale ( e a volte lo fai pure sia chiaro ) peró ti rompe le palle proprio perchè sai esattamente che cosa fare per ottenere una certa reazione e soprattutto il perchè di quella reazione ( il famoso schemino ) e questo rende tutto inutile finto e deprimente... lo fai se proprio devi
a propo
minkia stasera ho un importante inaugurazione di un mio caro amico dovo andarci e ovv. devo fare "pubblic relations" non posso assolutamente evitare ... potenzialmente è divertente ( ci sono i "gangsters" e prob. anche quei coglioni dell'ambasciata usa
) peró se potessi evitare eviterei

c'è una bella differenza se non riesci a relazionarti perchè proprio non ci riesci e se non riesci a relazionarti perchè proprio non sopporti il come ci si deve relazionare...
se sei un solitario "per scelta" ( che poi è una scelta fino a un certo punto ) sai benissimo cosa dovresti fare per ottenere successo sociale ( e a volte lo fai pure sia chiaro ) peró ti rompe le palle proprio perchè sai esattamente che cosa fare per ottenere una certa reazione e soprattutto il perchè di quella reazione ( il famoso schemino ) e questo rende tutto inutile finto e deprimente... lo fai se proprio devi
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minkia stasera ho un importante inaugurazione di un mio caro amico dovo andarci e ovv. devo fare "pubblic relations" non posso assolutamente evitare ... potenzialmente è divertente ( ci sono i "gangsters" e prob. anche quei coglioni dell'ambasciata usa


“Quando il treno dei tuoi pensieri sferraglia verso il passato e le urla si fanno insopportabili, ricorda che c’è sempre la follia. La follia è l’uscita d’emergenza!”
Alan Moore the killing joke
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- Drogato_ di_porno
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Stando alla distinzione di balkan, mi riferivo esclusivamente alla solitudine esistenziale. Quella "sociale" per me non esiste nemmeno, o meglio, è diretta conseguenza della prima. Se uno sta bene con sè stesso puó anche sopportare di stare in mezzo agli altri.
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
- balkan wolf
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e invece drugat per me il vero "problema" è proprio la solitudine sociale...
quella esistenziale è un "koku" ossia un problema non risolvibile e quindi un non problema ( un pó come la morte per intenderci ) ... alla fine te ne fai una ragione e se hai un pó di "palle spirituali" trascendi...
per "solitudine sociale" intendo la torre d'avorio non un generico fare un pó l'asociale ... ed è li che tutti i lati negativi della solitudine ( in primis lo stare troppo con se stessi ) vengono fuori ... certo i vantaggi sono enormi ( non sei mai costretto a subire il prossimo ) peró è un gioco pericoloso credimi
quella esistenziale è un "koku" ossia un problema non risolvibile e quindi un non problema ( un pó come la morte per intenderci ) ... alla fine te ne fai una ragione e se hai un pó di "palle spirituali" trascendi...
per "solitudine sociale" intendo la torre d'avorio non un generico fare un pó l'asociale ... ed è li che tutti i lati negativi della solitudine ( in primis lo stare troppo con se stessi ) vengono fuori ... certo i vantaggi sono enormi ( non sei mai costretto a subire il prossimo ) peró è un gioco pericoloso credimi
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"Stare bene con se stessi"...Drogato_ di_porno ha scritto:(...) Se uno sta bene con sè stesso puó anche sopportare di stare in mezzo agli altri.
Drogato, non prenderlo come un attacco a quello che hai scritto, ma è un'espressione che abolirei dalla lingua italiana assieme a: "Io sono una persona sensibile" (da leggere/pensare mentre viene pronunciata da una voce femminile acuta e un po' nasaleggiante). E' ovvio che hai ragione, ma la frase mi inquieta... troppi fattori esterni agiscono su quelli interni. Se tu hai una professione meravigliosa che ami, ma non trovi spazio nel sociale per svolgere la tua professione... ecco che lo "stare bene con se stessi" è impossibile. Eppure, stai bene con te stesso perchè ami ció che fai, ma non puoi farlo... Un circolo vizioso che porta all'impossibilità di stare bene.

Tornando al tema di partenza, credo che la solitudine sia imprescindibile nell'esercizio di alcune professioni. Io non potrei farne a meno peró, a volte, pesa... eccome se pesa! Internet lenisce il dolore, quando si incontrano persone intelligenti con cui scambiare dei pensieri, ma, a volte, è alienante.
Ultima modifica di cytherea il 27/05/2005, 1:48, modificato 1 volta in totale.
Io sono un solitario per natura… Lo sono sempre stato.
Ma non penso di avere problemi a relazionarmi con il prossimo (anche se a volte il pensiero mi ha sfiorato, è chiaro). Molti (quasi tutti, a conti fatti) non hanno mai capito questo mio "tenermi a distanza", soprattutto se capita di cazzeggiare e di divertirsi… "Vedi…" mi fanno, come per dire: "Qual è il problema?!"
àˆ che dopo un po' che frequento un gruppo, una compagnia, un ambiente, inevitabilmente subentra la NOIA. Noia data dalla monotonia, dal già detto e dal già fatto… In buona sostanza: mi rompo enormemente i coglioni…
Sono sempre scomparso e ricomparso, come per magia. Ad un periodo di relativo presenzialismo ho sempre alternato periodi di assoluto isolamento, e guardato con terrore a quelli che fin dalla più tenera età si ritrovavano quotidianamente al bar…
Ormai conosco tutti quei discorsi, i ragionamenti e le disquisizioni: so che a tale domanda segue tale risposta, e che un certo atteggiamento ne richiama un altro…
Puó essere interessante confrontarsi dopo esperienze che ti hanno tenuto lontano dai soliti luoghi. Forse i primi tempi. Poi tutto diventa davvero poco interessante…
Sono sempre stato discretamente in questa situazione… Ancor di più da quando ho accettato, come inevitabile, la solitudine esistenziale (o incomunicabilità : adoro Antonioni
)… E spesso, fregandomene della diplomazia, ho disertato persino appuntamenti "irrinunciabili" per una buona convivenza, anche saltuaria: semplicemente, dicendo la verità …
Non posso farci nulla. Non mi piace simulare coinvolgimento, passione o interesse quando non ci sono. Finisco per detestarmi…
Ma non penso di avere problemi a relazionarmi con il prossimo (anche se a volte il pensiero mi ha sfiorato, è chiaro). Molti (quasi tutti, a conti fatti) non hanno mai capito questo mio "tenermi a distanza", soprattutto se capita di cazzeggiare e di divertirsi… "Vedi…" mi fanno, come per dire: "Qual è il problema?!"
àˆ che dopo un po' che frequento un gruppo, una compagnia, un ambiente, inevitabilmente subentra la NOIA. Noia data dalla monotonia, dal già detto e dal già fatto… In buona sostanza: mi rompo enormemente i coglioni…
Sono sempre scomparso e ricomparso, come per magia. Ad un periodo di relativo presenzialismo ho sempre alternato periodi di assoluto isolamento, e guardato con terrore a quelli che fin dalla più tenera età si ritrovavano quotidianamente al bar…
Ormai conosco tutti quei discorsi, i ragionamenti e le disquisizioni: so che a tale domanda segue tale risposta, e che un certo atteggiamento ne richiama un altro…
Puó essere interessante confrontarsi dopo esperienze che ti hanno tenuto lontano dai soliti luoghi. Forse i primi tempi. Poi tutto diventa davvero poco interessante…
Sono sempre stato discretamente in questa situazione… Ancor di più da quando ho accettato, come inevitabile, la solitudine esistenziale (o incomunicabilità : adoro Antonioni

Non posso farci nulla. Non mi piace simulare coinvolgimento, passione o interesse quando non ci sono. Finisco per detestarmi…
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- Iscritto il: 20/06/2002, 2:00
Cytherea, hai frainteso, sono perfettamente d' accordo con te.cytherea ha scritto:"stare bene con se stessi" è impossibile
Ti diró di più: sono convinto che non si possa nemmeno "stare bene", e che forse non sia nemmeno giusto "stare bene". Ciascuno deve sempre fare i conti con la propria immagine riflessa; siamo soli faccia a faccia con le nostre paure e i nostri difetti, per un semplice motivo: li conosciamo bene; solo noi possiamo affrontarli, nessuno altro puó farlo al posto nostro. Non ci sono cazzi, non si scappa.
C è una bella frase di Richard Gere in "Ufficiale e gentiluomo", quando a letto racconta alla Winger del suicidio della madre, e (più o meno) le dice: "All' inzio l' ho odiata per questo, ma poi mi sono reso conto che al mondo siamo tutti soli." Peró alla fine reagisce e riscatta questa sua condizione.
Suser ha ragione quando afferma che possiamo sentirci "distanti", soli, o depressi anche nella bolgia di una discoteca. Per questo per me la solitudine è ESCLUSIVAMENTE esistenziale, quella "sociale" non esiste, o meglio non è solitudine nel senso che intendo io. La solitudine non equivale al n° di persone che incontri ogni giorno.
Lo so, non è facile da spiegare su un forum, provo a mettertela in altro modo: se oggi mi chiedessero qual è l' insegnamento più grande che ho appreso nella mia vita non esiterei a rispondere: "che
la vera battaglia è con se stessi, non con gli altri."
Io conosco benissimo i miei punti deboli, ma non riesco ancora a combatterli. Posso raccontarmi tutte le favole che voglio, scaricare le colpe su questo o quell' altro, sulla società , su Gesù Cristo o sulla Madonna, ma la verità è un' altra, e io lo so bene.
Formalizzo ancora meglio: per me la "solitudine" altro non è che l' incapacità di affrontare le proprie responsabilità . La "solitudine" è fuga dalle proprie responsabilità . I condizionamenti esterni creano "problemi" ma questo non esonera dall' affrontarli.
Non so se sono riuscito spiegarmi, non è neanche facile trovare le parole adatte. Magari non condividi una virgola, ma così io la vedo.
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)