Resuscito questo magnifico topic per mostrarvi - dopo i gulag di Stalin - un'altro crimine del comunismo, ossia sfracellare le menti di certe persone ossessionate dal rosso:
http://www.reggionelweb.it/articolo.asp ... onelli.xml
[b:e3e47fe72d]Singolare istanza "per il riconoscimento dell'assegno di invalidità da comunismo" [/b:e3e47fe72d]
[i:e3e47fe72d]L'idea, per gli amici, è partita da Piero Leonelli. Ma dopo esser giunta sul tavolo del Capo Gruppo della Casa delle Libertà di Cavriago, Ivaldo Casali, ha ottenuto molte adesioni, tanto che qualcuno sta pensando di incaricare un legale... [/i:e3e47fe72d]
ReggioNelWeb.it n. 199 del 5/12/2006
L'istanza tesa al riconoscimento dell'assegno di invalidità da comunismo, è partita da Reggio Emilia, la terra che per anni è stata la culla del comunismo. Una scherzosa richiesta che Piero Leonelli ha diffuso agli amici raccontando quanto avrebbe subito realmente dal 1948.
Giunta sul tavolo del Capogruppo della Casa delle Libertà di Cavriago Cav. Ivaldo Casali ha successivamente ottenuto nel giro di una settimana una cinquantina di adesioni. E fra questi c'è già chi sta valutando seriamente l'ipotesi di una richiesta legale. "L'istanza dell'amico Piero Leonelli rivolta all'INPS, attesta in modo cronologico quanto subito da migliaia di italiani nati nella prima metà del novecento - spiega Casali-, italiani che hanno avuto la ventura, anzi, la sventura di "succhiarsi" un cinquantennio di egemonia catto-comunista, in particolare nelle Regioni cosiddette rosse".
Di seguito pubblichiamo integralmente l'istanza scritta da Piero Leonelli (nella foto).
Alla Direzione Nazionale INPS
00100 - ROMA
OGGETTO : Istanza tesa al riconoscimento dell'assegno di invalidità da comunismo.
Spett.le INPS,
comprendo perfettamente che, stante le onerose e crescenti domande di pensionamento che assillano le Sue tartassate ed esangui casse, questa mia inusitata istanza possa provocarLe ulteriori ed impreviste preoccupazioni ma, ciò nonostante, non posso esimermi dall'inoltrarLe una circostanziata domanda per il riconoscimento di invalidità permanente da comunismo.
Sì, Signora INPS, ha capito bene, Le sto chiedendo con il massimo rispetto ma con altrettanta fermezza, un congruo assegno di invalidità per i gravissimi danni psico-fisici che la presenza in Italia del movimento politico ideologico e psicologico creato da Gramsci e Togliatti mi ha causato, dal dopoguerra ai giorni nostri.
Siccome mi rendo conto che questa richiesta potrebbe, a prima vista, apparirLe stravagante, sono in grado di dimostrarLe, con un meticoloso curriculum vitae che la mia domanda non è cervellotica, ma presenta radici e connotati di storica attendibilità .
CURRICULUM VITAE
Anno 1948:
Nel Luglio del 1948 abitavo, non ancora cinquenne, a Pescia (PT), figlio di un Appuntato dei Carabinieri. Signora INPS, Lei si chiederà sicuramente che nesso lega questa circostanza alla domanda in oggetto. Sono sicuro, che nei Vostri archivi vi siano tracce dei disordini che fecero seguito all'attentato contro Togliatti, sommosse che giust'appunto in quella arroventata Toscana del dopoguerra giunsero alle porte della Caserma dei Carabinieri, in cui mio padre prestava servizio.
Si dà inoltre il caso che la mia tremebonda famigliola dimorasse a trenta metri dalla suddetta Caserma e che il sottoscritto, in braccio alla mamma terrorizzata, udisse gli spari e le invettive di morte contro i Carabinieri "servi dei padroni", che una marea di "gentiluomini" con bandiere rosse, vomitava contro il mio papà cinto dal maligno assedio.
Per pura fortuna non rimasi orfano, ma quella notte di terrore politico, in così tenera età , mi si è stampigliata nell'anima come un crudele tatuaggio (vorrei raccontarla anche al giornalista e storico, Dr. Giampaolo Pansa!).
Ad onor del vero, nei mesi successivi al fattaccio, un comunista indigeno, seguace di Secchia, ma di animo gentile, tranquillizzò mio padre assicurandogli che, dopo la presa del potere, lo avrebbero risparmiato in quanto giudicato un brav'uomo anche se Carabiniere.
Anno 1953:
Elezioni politiche con la legge truffa escogitata da De Gasperi.
Io, decenne, ma già incuriosito dalla politica, guardavo, divertendomi, i pittoreschi e satirici manifesti di quella incandescente tornata elettorale, quando ne incontrai uno che mi provocò un altro forte shock: si vedeva un De Gasperi grifagno, con uno spaventoso naso adunco come un terribile condor con la didascalia, "come puoi votare per un bieco austriacante"!
Ci rimasi molto male perché, ingenuamente, pensavo che lo "zio Alcide", avendomi sfamato nella prima infanzia con la marmellata e i formaggini della refezione scolastica, fosse una brava persona; scoprivo invece brutalmente che oltre ad avere un padre servo dei padroni, avevo uno "zio" austriaco, "truffatore" e nemico della classe operaia.
Io invece l'avevo preso per un grande statista, errore di infanzia s'intende e poi ancora non avevo avuto la ventura di conoscere Prodi.
Anno 1956:
Rivolta d'Ungheria: abitavo a Parma, alunno di terza media e, nonostante i traumi summenzionati ero diventato un ragazzino saputello ma intelligente che si esaltava alle notizie radiofoniche sulla insurrezione magiara contro il Comunismo.
Vengo gelato dai soliti comunisti saccenti che mi spiegano, con arrogante sufficienza, che in Ungheria è in corso una controrivoluzione fascista. Ci rimango male ma mi ringalluzzisco alla notizia dei centouno comunisti italiani che si sono dissociati dall'intervento russo.
Altra doccia fredda: "sono una centuria di sporchi revisionisti".
Ci faccio un po' il callo alle spocchiose stroncature dell'intellighenzia rossa, che quando Nenni restituisce per protesta il premio Stalin, trovo quasi normale che il solito catechista con falce e martello mi spieghi che Nenni è il traditore della classe operaia.
Anno 1958:
Ho quindici anni, frequento il ginnasio e, masticando latino e greco, mi illudo di disquisire sulla Socialdemocrazia: per l'ennesima volta mi zittisce un marxista di terza liceo "taci stupidino"! La Socialdemocrazia equivale al socialfascismo! Saragat si è venduto agli USA e il grande Lenin insegna che "con il capitalismo non si discute, lo si abbatte".
Per soprammercato in quel 1958, si svolgono in Svezia i mondiali di calcio e la mia delusione per l'eliminazione dell'Italia si scontra con il tifo sanguigno dei comunisti nostrani per l'armata calcistica dell'URSS: "loro sì che sono atleti puri non i nostri, corrotti dai soldi del capitalismo"!
A questo punto, Signora INPS mi permetta di sottolineare, che nei miei primi tre lustri di vita, anni decisivi per la formazione di una persona, quanto l'influenza della prassi e della cultura comunista abbia profondamente minato il mio equilibrio psichico sommando agli spaventi infantili la sistematica distruzione dei miei verdi pensieri sul padre, sulla politica, sulla Patria (parola all'epoca sconcia e reazionaria).
Anni ‘60:
Con un pesante deficit di autostima ho affrontato gli anni '60, prima con un inconfessabile vergogna per le mie simpatie Socialdemocratiche (avevo l'incubo che qualche comunista puro mi fustigasse con l'infamante: "Saragattiano"), poi, con l'adesione al PSI del primo centro sinistra moroteo (vi siete venduti alla DC, dividendo la classe operaia!).
Intanto arrivava il "favoloso" '68 ed io , venticinquenne, con qualche successo in campo femminile, venivo pesantemente redarguito perché non partecipavo alla grande, luminosa rivoluzione culturale con annessi comizi, manifestazioni, assemblee di ogni genere, occupazioni di scuole e fabbriche dedicandomi colpevolmente all'eros.
Questa accusa di qualunquismo ed il senso di colpa susseguente, mi ha sicuramente provocato una consistente decurtazione di potenza sessuale che è esplosa drammaticamente in questi ultimi anni.
Anni ‘70:
Negli anni '70 poi, ultratrentenne, ho iniziato a soffrire di un doloroso disturbo urologico di comprovata eziologia comunista: l'Orchite.
I miei testicoli infatti hanno subito l'urto sussultorio di tutti i sommovimenti: potere operaio, lotta continua, partito marxista leninista, partito maoista, pdup, e chi ne ha più ne metta.
Da socialista autonomista ho avvertito un tragico crac quando il pachidermico De Martino gorgogliò "mai più al Governo senza il PCI".
Finalmente venne l'era Craxi e li si scatenò la buriana antisocialista viscerale e virulenta: a Roma l'ascetico Berlinguer ammoniva "il Governo Craxi è pericoloso per l'economia e la democrazia", e a Reggio Emilia gli oxfordiani compagni ghignavano "Grassi l'è un nimel semo".
Signora INPS, Le faccio sommessamente presente che ormai alle soglie dei quaranta, seppur lesionato nella psiche, nella sessualità , sul versante orchitico, reagivo a queste speciose provocazioni con virile combattività ma, ahimè, questo immane sforzo mi ha causato l'ennesima malattia: ipertensione arteriosa da eccessiva esposizione al comunismo.
Anni ‘90:
Tangentopoli con la crocifissione di Craxi come unico ladrone dei politici italiani, con la beatificazione di Di Pietro erede di Cicerone, con l'auto immolamento di Greganti sull'altare della purezza comunista; poi la comparsa traumaturgica del soporifero Professore Prodi da Scandiano (meglio conosciuto come Prof. Mortadella) ha, ulteriormente, compromesso la mia pressione arteriosa portandola a valori confinanti con l'ictus.
Anni 2000:
Finalmente siamo giunti ai favolosi anni 2000, gli anni dell'Ulivo e della sinistra piena di simboli botanici (querce, ulivi, margherite, rosa nel pugno), dell'abbraccio incestuoso fra i figli dei democristiani baciapile ed i figli dei compagni mangiapreti che i miei occhi infantili avevano conosciuto mezzo secolo fa. E allora, Signora INPS, eccomi ultrasessantenne, in stato confusionale, con un Presidente della Repubblica che nel '56 applaudiva i carri armati Russi ed oggi pretende altri applausi per la loro deplorazione, con un Presidente del Consiglio ex democristiano dalla caratura di statista come Prodi (altro che quella mezza calzetta di De Gasperi!), che è salito al potere con i voti determinanti dei neo comunisti, radical -chic alla Bertinotti, con la diaspora dei socialisti e la reincarnazione degli ex comunisti, liberatisi dai calcinacci del muro di Berlino, in riformisti, bicosisti, tricosisti, pidiessini e diessini.
L'ineffabile Prodi, prova del nove dei colpevoli ritardi della sinistra italiana, prestanome di una incredibile miscellanea di partiti ed interessi eterogenei, col suo ritorno a Palazzo Chigi e le susseguenti liberalizzazioni (indulto) di delinquenti, islamici, e tasse sui vivi e sui morti, rappresenta con i suoi farfugliamenti sugli scorpori Telecom, sulle alabarde papali, l'ennesima stazione della mia via crucis politico esistenziale.
Purtroppo questo fall out Prodiano mi ha causato un consequenziale, inevitabile disturbo: il Varicocele. Temo che questa imponente ernia testicolare abbia, in Italia, un pericoloso andamento epidemico: quotidianamente infatti mi accorgo, purtroppo, che numerose persone (qualcuno ha anche votato "Ulivo") camminano a gambe divaricate.
Nella speranza di essere riuscito ad esplicitare sufficientemente le mie gravi condizioni fisiche, rimango in attesa di cortese e favorevole riscontro, distinti saluti.
Novembre 2006
PS. Sbrigatevi a concedermi l'invalidità perché oltre mezzo secolo, di esposizione all'inquinamento comunista e catto-comunista, ragionevolmente non lascia scampo.
Nel caso venissi a mancare prima della concessione dell'invalidità Vi chiedo, cristianamente, di essere sepolto in zona sconsacrata dal comunismo.
Il sottoscritto oltre all'autocertificazione delle infermità psico-fisiche subite, si dichiara disponibile a sostenere specifiche visite mediche atte a comprovare la sussistenza di quanto esposto.
LEONELLI PIERO
Residente a REGGIO EMILIA
"Se pensi che a nessuno al mondo importi che sei vivo prova a non pagare per 2 mesi la rata della macchina"
John Belushi