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Lord Zork
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#136 Messaggio da Lord Zork »

Il Fede ha scritto: Guardare tassativamente http://www.youtube.com/watch?v=YSGp8K-aKPw

:lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
nella colonna a destra ho trovato due miei lavori!!!
:lol: :lol: :lol: :lol: :lol:

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Barabino
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#137 Messaggio da Barabino »

Mezzoramia e' una zona scura di Titano, il famoso satellite di Saturno dotato di atmosfera e l'unico corpo celeste oltre alla terra con dei liquidi in superficie.

Immagine

Si suppone che queste zone scure siano il fondo di antichi oceani di metano ormai seccati e pieni solo di una sabbia di composti di carbonio derivanti da piogge ed erosione delle rocce piu' alte (ormai sbiancate per l'erosione).

Il nome ha attirato la mia curiosita' perche' queste zone di Titano vengono chiamate con nomi di paradisi come Shangri La e Xanadu, e questo viene spiegato come ''Mezzoramia, Italian legend of oasis of happiness in Africa.'' ma non mi risultava nessuna leggenda popolare italiana con questo nome...

infatti deriva da un libro inglese del settecento The Adventures of Signor Gaudentio di Lucca (Simon Berington, 1748) in cui il narratore Gaudentio di Lucca (italiano ma inventato) racconta di questa citta' utopica in Africa, fondata da discendenti dagli antichi egizi... Qualcosa fra i Viaggi di Gulliver e la Citta' del Sole.

tiffany rayne
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#138 Messaggio da tiffany rayne »

Esiste la compravendita dei nick su questo forum? che valore di mercato hanno?

Un The Mongoxxx, un Danny, un CanellaBruneri, un CianBellano, un Balkan Wolf che quotazioni potrebbero raggiungere se venissero messi all'asta col carico di prestigio che comporterebbe per il fortunato possessore di tale account? Potersi bullare con gli amici di essere cliente fisso del Best of SZ e per questo rimanere nella storia del web.

Pensate che bellezza farsi passare per un Pizellonio, per un Donegal, per HB. Naturalmente qualcuno potrebbe anche ambire al Papero ma in questo caso con motivazioni piu' particolari. Anche Speranzini e Pelleposcide avrebbero le loro richieste, anzi visti i tempi, forse qualcuna in piu' dei grandi che ho nominato. Speranzini dopo l'affare tappeto macchiato un poco meno.

Mi tengo prudentemente alla larga da Wardog e continuo con nick che potrebbero sollecitare l'interesse di qualcuno. Per la serie del fascino dell'esistenzialismo decadente quello di Berlino, per chi ama la Cina quello di Nik978, per il titolo di Donna piu' acida e rompiballe dell'universo quello di Sigile o Shosholoza, per quello di femme fatale il nick di Lilith. come donna pensante quello di Araxe (account che interessa alla Carfagna)...

Stanno arrivando gli infermieri con la camicia di forza, devo scappare. Mi scuso con quelli non nominati. Ma non disperatevi, il solo fatto di essere presenti su SZ è già  un onore. Siete (anzi siamo) nella Storia.

Capito Canga?

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hellover
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#139 Messaggio da hellover »

Ti appropri del nick ma poi devi scrivere.
Comincerebbero a dire: ma cosa è successo a Canella, Balkan e Danny?
Perche' scrivono adesso cosi' male? Hanno sbagliato spacciatore?
Il giochino non durerebbe a lungo.
Ti diro', mi piacerebbe fare lo Speranzini per un'oretta (non di piu') per raccontarvi la fine della storia del tappeto.
Solo un'ora mi raccomando...
everybody needs somebody to love.

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jhonnybuccia
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#140 Messaggio da jhonnybuccia »

oggi parliamo di neuronavigazione e approccio miniinvasivo intersulcale per la rimozione di una lesione cavernomatosa sottocorticale!

grazie all'elaborazione dei basilari principi della stereotassia, l'attuale tecnologia informatica ci consente di ottenere in modo estremamente dinamico informazioni sull'anatomia strutturale di ciascun individuo mediante l'interpolazione di dati acquisiti mediante MRI o TC con le reali coordinate spaziali corrispondenti alle diverse strutture corporee. In tempo reale il sistema di neuronavigazione (stealth station, sofamor; danek) mostra sull'immagine di risonanza o sulla TC la posizione intraoperatoria corretta risolvendo così il primo problema della chirurgia: l'orientamento spaziale anatomico.
l'evoluzione di questa tecnologia ha permesso molte innovazioni sui possibili approcci neurochirurgici: il neuronavigatore puó essere considerato in certi casi come un semplice aiuto, in altri invece dà  un contributo essenziale e determinante alla procedura chirurgica.
Metodica, passaggi operativi:
* Acquisizione delle informazioni: il paziente esegue una RM o una TC i cui dati verranno trasferiti nel computer del neuronavigatore
* Pianificazione dell'intervento: la parte maggiormente innovativa ed interessante nell'uso di questa apparecchiatura. L'informazione essenziale che il neuronavigatore ci mostra è la ricostruzione simultanea delle immagini di RM o TC nei tre piani dello spazio (assiale, coronale e sagittale) intersecate peró in un punto da noi prescelto. Interpolando questi dati con un sistema di riferimento cartesiano nello spazio reale (il cranio del paziente fissato stabilmente al tavolo operatorio con il sistema di Mayfield) è possibile stabilire una corrispondenza millimetrica tra l'immagine di RM visualizzata sul Neuronavigatore e la localizzazione esatta delle strutture encefaliche sia superficiali che profonde. Sarà  possibile pertanto identificare il tragitto migliore, l'approccio migliore per aggredire la lesione considerandone il suo aspetto tridimensionale e gli spostamenti delle strutture attigue. Tutte queste valutazioni possono essere fatte alla consolle preoperatoriamente, sapendo che i riferimenti anatomici in gran parte saranno ottenuti senza il bisogno assoluto di punti di repere anatomici tradizionali.
Si utilizza la neuronavigazione durante il mappaggio corticale delle aree eloquenti (motoria, somatosensoriale, linguaggio) in associazione con il sistema CURRY (Neuroscan, USA) e la Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI). La registrazione dei potenziali motori e somatosensoriali della corteccia vengono poi sovrapposti alle immagini di RM utilizzate dal neuronavigatore in modo da avere durante l'intervento anche informazioni funzionali riguardo il campo operatorio. Anche le aree eloquenti che si attivano durante i diversi compiti somministrati durante l'esame di fMRI vengono sovrapposti alla RM del neuronavigatore per meglio conoscere sia durante la fase di pianificazione che in quella intraoperatoria il posizionamento delle aree funzionalmente importanti rispetto alla lesione che si sta asportando.
La problematica più rilevante di questa metodica è quella dello Shifting: in genere il sistema possiede una tolleranza teorica strumentale sotto i due millimetri, in realtà  una volta aperta la dura madre, già  con il minimo di deliquorazione avviene uno spostamento che altera l'ideale precisione iniziale. Va ricordato peró che nel trattamento delle lesioni espansive l'errore millimetrico è abbastanza relativo. Le lesioni dei nervi della base, del tronco encefalico, le lesioni corticali in presenza di ventricoli di volume ridotto subiscono spostamenti minimi. In certe situazioni l'apparecchio puó essere utilizzato solamente all'inizio dell'intervento, nella pianificazione e nell'impostazione. Quasi sempre peró il suo contributo è significativo anche in fasi avanzate della procedura chirurgica.
incerto al 76%.

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Barabino
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#141 Messaggio da Barabino »

hellover ha scritto:Ti appropri del nick ma poi devi scrivere.
Comincerebbero a dire: ma cosa è successo a Canella, Balkan e Danny?
Perche' scrivono adesso cosi' male?
Questo discorso vale di piu' per i giochi RPG online, dove la bravura passata viene formalizzata in dei punteggi di esperienza ecc, che si traducono poi nell'essere piu' forti comunque, anche se il player subentrante e' una fava 8)

Per esempio a me non interessa molto giocare a World of Warcraft ma un mio amico vuole convincermi a giocarci; allora mi ha preparato un personaggio gia' fatto con un po' di punteggi, per convincermi. :blankstare:

Non so se in futuro questo problema del furto/compravendita di identita' diventera' un evento comune... sicuramente suscita inquietudini profonde... Chi sono io veramente? Le mie competenze? si svalutano! Il mio ruolo sociale, le mie proprieta?

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pan
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#142 Messaggio da pan »

Il discorso di Tiffany, o meglio, Tiffany stesso, è meritevole di incoraggiamento. Lui gioca dietro le punte e crea continuamente le maglie del gioco sul quale s'inseriscono i fenomeni per le conclusioni spettacolari. E' nostro dovere riconoscergli questo imprescindibile ruolo di regia nel tempo della spettacolarizzazione frammentata.
A ben vedere corrisponde perfettamente agli ormai canonici Criteri di Balkan Wolf: attivo sia IT che OT, con più specializzazioni, sereno, pacato, ironico quanto basta. Un signor centrocampista. Il candidato ideale per il forumista d'oro.

Oh, Drugat ci ha impiegato 7 anni, in un'epoca in cui vincono solo i bomber, ma neanche nik(2007) è un attaccante puro...

Per lui due consigli da vecchio mister: maggiore convinzione nelle proprie forze e, soprattutto, squarciare di tanto in tanto quel velo di malinconia che ammanta praticamente ogni sua esternazione. E SQUARCIA 'SSO CAZZO DI VELO !

Ció detto, e letto il contributo di buccia con vivissimo interesse :060 , attendo ulteriori progressi delle scienze neurochirurgiche per almeno farmi impiantare il senno di Mavco come una sorta di seconda coscienza che possa essere accesa con una leggera pressione della lingua sul canino superiore sinistro, tramite una fibra che risale attraverso il foro spinoso fino al cranio.

E sono sicuro che non me lo farebbe neanche pagare. :-D

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nik978
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#143 Messaggio da nik978 »

tiffany rayne ha scritto: per chi ama la Cina quello di Nik978, a?
e sarebbe riduttivo.. :wink:
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.

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CianBellano
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#144 Messaggio da CianBellano »

A proposito buccia, come va il gulliver?
Luttazzi sembra una di quelle cose che scappa quando sollevi una pietra. (Renato Schifani)
se hai tipo 40 anni e stappi lo spumante tutto convinto, senza tradire nemmeno una punta di ironia, ti trovo ridicolo. (Fuente)
Scrivi fistola anale (dboon)
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jhonnybuccia
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#145 Messaggio da jhonnybuccia »

in forma.

:)
incerto al 76%.

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CianBellano
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#146 Messaggio da CianBellano »

Benone, prosegui pure con la conquista del mondo.
Luttazzi sembra una di quelle cose che scappa quando sollevi una pietra. (Renato Schifani)
se hai tipo 40 anni e stappi lo spumante tutto convinto, senza tradire nemmeno una punta di ironia, ti trovo ridicolo. (Fuente)
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GaiusBaltar
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#147 Messaggio da GaiusBaltar »

LaserDisc

La tecnologia sottostante il Laserdisc fu inventata da David Paul Gregg nel 1958 nell'ambito del Progetto Refletive Optical Videodisc System della Gauss Inc..

Durante gli anni '60, la MCA cercó di trovare una soluzione per rendere redditizi i film che teneva in magazzino. Il progetto della Gauss andava in quella direzione e per questo motivo l'impresa cinematografica acquisì la società  di ricerca e i relativi brevetti. Nel 1969 ridenominó il sistema con il termine Disco-Vision.

Nel 1972 avvenne la prima presentazione. Quasi contemporaneamente la Philips presentó un proprio progetto di supporto ottico rivolto alla produzione cinematografica, il Video Long Player (VLP), il quale sarebbe stato letto da un riproduttore denominato Magnavision. Successivamente, tecnici e legali delle due società  si incontrarono e si arrivó alla decisione di unire gli sforzi per produrre un unico sistema. Secondo l'accordo, la MCA avrebbe messo a disposizione i suoi magazzini e prodotto i dischi attraverso la sua controllata MCA DiscoVision, mentre la Philips avrebbe sviluppato il riproduttore.

Il 13 dicembre del 1978, presso la sala da ballo del Regency Hotel di New York, avvenne la prima presentazione del Discovision e del suo primo lettore, il Magnavox Magnavision VH-8000 della Philips. Pochi giorni dopo, esattamente il 15 dicembre, tre negozi di elettronica di Atlanta ebbero l'onore di poter vendere i primi esemplari di DiscoVision e di Magnavision. Nonostante fossero passati sei anni dalla prima presentazione da parte della MCA, il progetto nasceva con un difetto principale: quello di essere uscito dopo molta attesa e con una tecnologia troppo avanzata. Il risultato fu che il numero di lettori a disposizione era troppo basso rispetto alla domanda, come è dimostrabile dalle vendite del primo giorno in cui i 25 lettori vennero venduti senza problemi (a 745 Dollari di allora). I primi DiscoVision non funzionavano correttamente e le due imprese si accusarono reciprocamente. La MCA accusó la Philips di applicare restrizioni eccessive allo standard DiscoVision e suggerì alla società  olandese di rendere il suo lettore più tollerante alle specifiche. La Philips, allo stesso modo, ribattè che il Magnavision era rispettoso degli standard e che il problema era dato dai dischi di scadente qualità  prodotti dalla MCA. Il rapporto fra le due società  si incrinó agli inizi del 1979, quando uscì sul mercato il riproduttore della Pioneer.

Già  nel 1977 la MCA aveva iniziato a pensare anche al mercato giapponese e aveva avviato trattative con la Pioneer Electronics allo scopo di far produrre loro un lettore DiscoVision, denominato Laser VideoDisc (da cui LaserDisc). Quando uscì sul mercato giapponese il primo lettore DiscoVision della Pioneer, il PR-7820, la sua caratteristica principale era quella di leggere senza difficoltà  i Discovision prodotti dalla MCA, mostrandone per inciso la loro scadente qualità . Con lo scopo di aiutare le vendite di dischi sul mercato statunitense, in difficoltà  per la casualità  con cui ogni titolo poteva essere riprodotto su Magnavision, la Pioneer lanció un nuovo riproduttore DiscoVision, il VH-1000.

La Philips, che in collaborazione con la Sony stava applicando le tecnologie laser al progetto Compact Disc, dopo aver contestato la MCA per avere concesso alla Pioneer le specifiche DiscoVision, ridusse il proprio impegno in quel mercato e sparì agli inizi degli anni '80, non prima di aver tentato di rilanciare la linea di produzione con una nuova versione del Magnavision, la VH-8005, che utilizzava un telecomando. La perdita secca che la Philips ricevette dal progetto fu in parte compensata dai numerosi brevetti che la società  godeva nell'ambito della produzione dei dischi ottici, molti dei quali sono gravati sui DVD per un certo periodo.

Durante il 1979, sulla base di accordi con gli altri studi di produzione, la MCA inizió a distribuire i loro film con la dicitura MCA DiscoVision. Per evitare che la MCA potesse essere considerata casa di produzione di tutti i film in Discovision, gli studios ricorsero a diversi stratagemmi, il più semplice dei quali era specificare la distinzione fra produttore e distributore in Discovision. Un film prodotto dalla Warner veniva etichettato come Warner Bros on MCA DiscoVision.

Nei due anni successivi i due lettori della Pioneer riscossero un notevole successo tant'è che il sistema rapidamente fu identificato come LaserDisc, piuttosto che come DiscoVision. Nel 1981, la MCA si adeguó etichettando la propria produzione come MCA Laserdisc. Quando la società  venne acquistata dalla Universal, quest'ultima aggiunse il proprio nome alla etichettatura che pertanto divenne MCA-Universal Laserdisc. La Universal non cambió soltanto l'etichettatura, ma cercó di migliorare la qualità  del prodotto eliminando il pan & scan, che fino a quel momento aveva caratterizzato quasi tutti i titoli in Laserdisc, e inserendo tracce audio in digitale.

Nel corso del 1980, MCA e IBM unirono i propri sforzi nella Discovision Associates (da notare la mancanza della V maiuscola in Discovision) che ebbe il compito di sostituire la MCA DiscoVision nella produzione degli MCA Discovision (poi MCA Laserdisc). Anche la nuova società , peró, non parve in grado di offrire la qualità  e la quantità  necessaria a rendere il Laserdisc un investimento produttivo e pertanto chiuse alla fine del 1981. La Pioneer acquisì dalla Discovision Associates gli impianti di produzione di dischi.

A metà  degli anni Ottanta, la società  giapponese assunse il pieno controllo del mercato, sia di dischi sia di riproduttori, acquisendo i diritti di produzione dei primi dalla Universal. Alla Philips e alla società  cinematografica rimasero alcuni brevetti sul formato dei dischi. Nel 1989, la Pioneer acquistó i brevetti della società  olandese che gravavano sul Laserdisc.

L'uscita del più versatile ed economico DVD a metà  degli anni '90 ha portato alla progressiva uscita di scena della più costosa e complessa tecnologia del Laserdisc. Molte caratteristiche "particolari" nate con il Laserdisc, come la presenza di molteplici lingue, dei sottotitoli, dei commenti audio, di materiale addizionale e di gallerie di immagini hanno influenzato il modo odierno di realizzare le "special edition" dei DVD.
"Nel torbido si pesca meglio" Il Direttorino

"La cattiveria dei buoni è pericolosissima" G. Andreotti

http://www.youtube.com/watch?v=KLaTmro5MfE

tiffany rayne
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#148 Messaggio da tiffany rayne »

Genesi e vicende dell'A.S. Canicattì

I confrati la domenica correvano solleciti ai loro oratori come oggi gli sportivi corrono allo stadio per assistere agli incontri di calcio dell'A.S. Canicattì.
La fondazione dell'Associazione Sportiva risale al 1928 ed è dovuta all'iniziativa di Carmelo Marchese Ragona, che fu tra i più intraprendenti in Sicilia a creare una squadra di giocatori in maglia biancorossa, quando nell'isola il calcio era ancora in fase nascente.

Iniziava per l'A.S. Canicattì la militanza nei campionati di serie C sotto la presidenza del barone Agostino La Lomia.
Ma, pur con tutto l'impegno del barone, sorgevano grosse difficoltà per la squadra, impegnata com'era in incontri con formidabili formazioni avversarie, quali il Catania, il Messina, la Reggina, il Trapani e il Marsala.
Inutili si rivelavano gli sforzi dell'allenatore Renato Ferretti per evitare la retrocessione. La crisi investiva anche il vertice dirigenziale.

A determinare lo stato di crisi aveva contribuito anche l'andamento burrascoso del campionato del 1931-32. Il Canicattì giocava allora per la Coppa Arpinati nel torneo della Sicilia occidentale con le squadre di Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Trapani e Termini Imerese. La partita di calcio con la Nissa, in casa del Canicattì, da festoso derby degenerava in pericolosa battaglia.

Il Canicattì era in vantaggio per due a zero, ma sugli spalti provocazioni e risse tra i tifosi si susseguivano senza interruzione, soprattutto per la condotta sventata e avventata del direttore di gara. Sicché interveniva allora il commissario del Comune di Canicattì, il generale Minneci d'Albamonte, a richiamare l'arbitro perché dirigesse la partita con maggiore attenzione e precisione. E questi non solo non accettava il richiamo, ma rispondeva così male da indurre il generale a ordinarne l'immediato arresto.

La partita veniva in tal modo sospesa.
Ma tra canicattinesi e nisseni scoppiava il finimondo.
Botte, bastonate e sassate cominciarono a volare in ogni dove e per parecchie ore, finché non intervennero i carabinieri a cavallo a sedare il tumulto.
Incidenti sì gravi costarono al Canicattì la squalifica del campo per otto mesi e l'inizio di una grave crisi che durò fino alla guerra.

A risollevare le sorti dell'A.S. Canicattì, nell'immediato dopo guerra, ecco la figura di Vincenzo Marchese Ragona, uomo tenace, legato ai colori sociali fino al sacrificio di se stesso.
Egli nel ruolo di terzino e il fratello Giuseppe in quello di attaccante furono determinanti alla promozione del Canicattì in serie C.
Vincenzo Marchese Ragona assumeva poi la presidenza della società , e con lui il Canicattì, anche se non riusciva a mantenere le posizioni della serie C, si distingueva tuttavia tra le squadre siciliane per serietà e sportività .
Altri presidenti si succedevano poi alla guida del Canicattì, che militava ormai nella serie dei dilettanti, ma Vincenzo Marchese Ragona non smetteva di lavorare e di collaborare con essi per potenziare la squadra e portarla a più elevati traguardi.

Nella stagione calcistica 1976-77 il Canicattì otteneva la promozione in quell'ambita serie D che l'anno precedente, nella partita di spareggio con il Mazara allo stadio palermitano della Favorita, gli era per poco sfuggita.
Ormai il Canicattì, bene organizzato, diretto e allenato, poteva dal suo stadio "Carlotta Bordonaro" concretamente aspirare alla serie C.
Per due stagioni consecutive le arrivava tanto vicino, finché finalmente nel campionato del 1982-83, essendo presidente Michele Insalaco e allenatore Alvaro Biagini, la C/2 veniva raggiunta, e per il Canicattì era l'inizio di una nuova e più prestigiosa vita sportiva.

L'esultanza dei canicattinesi traspare da queste righe de La Torre del 22 maggio 1983, scritte dallo stesso direttore avvocato Giuseppe Alaimo: «Sempre, sempre più avanti: nell'economia, nel progresso ed ora anche nello sport: Canicattì orgogliosa, Canicattì magnifica che si afferma ovunque!
Il 15 maggio 1983 è una data che ciascuno di noi ricorderà per molti anni: un trionfo che conferma la volontà di emergere dei canicattinesi attraverso la squadra che ne ha difeso il nome sportivo, che ha primeggiato durante tutto un campionato». E il sindaco Giuseppe Aronica in una dichiarazione pubblicata sullo stesso numero del quindicinale prometteva lo stanziamento di duecentocinquanta milioni per la sistemazione e l'ampliamento del "Carlotta Bordonaro" e s'impegnava a prodigarsi per la progettazione e la costruzione di un nuovo, più vasto e polivalente stadio.

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#149 Messaggio da tiffany rayne »

tiffany rayne ha scritto: Il Canicattì era in vantaggio per due a zero, ma sugli spalti provocazioni e risse tra i tifosi si susseguivano senza interruzione, soprattutto per la condotta sventata e avventata del direttore di gara. Sicchè interveniva allora il commissario del Comune di Canicattì, il generale Minneci d'Albamonte, a richiamare l'arbitro perchè dirigesse la partita con maggiore attenzione e precisione. E questi non solo non accettava il richiamo, ma rispondeva così male da indurre il generale a ordinarne l'immediato arresto.
L'arbitro era Lone Wolf. :lol:

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#150 Messaggio da pan »

Stanotte, in luogo del monolite di Pensiero Dominante, affronteremo un tema della massima importanza.

[b:1d1d41f834]IL PIACERE AL FEMMINILE - IL PIACERE ANTICO[/b:1d1d41f834]

SOMMARIO

Tuffo nel passato, alla riscoperta delle dinamiche più interiori che caratterizzano l'essere e l'amare al femminile e che la mitologia volle tradurre in storie per poterle più facilmente tramandare attraverso la parola. Nei miti si ritrovano le differenze tra il mondo maschile e
quello femminile. Nella poesia di Saffo il primo segno tangibile, scritto, dell'emergere di un amore non legato al ricchezze terrene, ma alla persona desiderata.

Parole chiave: Afrodite, Eros, Medea, Saffo, Tiresia, Elena.

[i:1d1d41f834]Quale la cosa più bella
sopra la terra bruna?
Uno dice :una torma di cavalieri,
uno: di fanti, uno:di navi.
Io: ciò che si ama.
Farlo capire a tutti è così semplice!
Ecco: la donna più bella del mondo,
Elena, abbandonò
il marito, era un prode, e fuggì
Verso Troia, per mare.
E non ebbe un pensiero per sua figlia,
per i cari parenti: la travolse
Cìpride nella brama.
....
Anche in me d'Anattoria
ora desta memoria, ch'è lontana.
Di lei l'amato incedere, il barbaglio
del viso chiaro vorrei scorgere,
più che i carri dei Lidi e le armi
grevi dei fanti
Saffo[/i:1d1d41f834]

dal papiro di Ossirinco
frammento 16V.
( traduzione di Filippo Maria Pontani )

Dal naufragio del tempo emergono per lo più frammenti, versi, parole che sembrano l'eco di un mondo ormai perduto e lontanissimo, eppure quelle voci esigue che è così difficile integrare e soprattutto ricondurre ad unità etica e sentimentale, sono anche la nostra voce. La profondità e l'intensità dell'esperienza umana di Saffo, una delle rarissime testimonianze femminili della lirica greca antica, vissuta nell'isola di Lesbo tra il VII e il VI secolo a.c., è giunta fino a noi grazie alla cura assidua dei filologi d'età alessandrina che, intorno al III secolo a.c., nei grandi centri culturali di raccolta e smistamento del materiale antico, come la biblioteca di Alessandria d'Egitto, copiavano instancabilmente, su rotoli di papiro, gli autografi pergamenacei acquisiti dalle biblioteche ateniesi. A partire dall'epoca cristiana al papiro si sostituisce lentamente il codice, il manoscritto costituito da fogli ripiegati e raccolti insieme, del tutto simile al nostro libro. Continua, con esso, anche il viaggio, nel tempo, dei versi di Saffo che, in età medievale, subirono una quasi totale distruzione, dovuta a ragioni etiche, tanto i loro contenuti dovevano aver turbato la sensibilità di allora! Fu evidentemente una grave perdita, ma i ritrovamenti papiracei d'epoca moderna hanno fatto riemergere dalle sabbie dei deserti egiziani una parte di tutta quella sublime poesia erotica che ha ispirato e nutrito tanti poeti contemporanei. Poter leggere oggi i versi della "dolce-ridente" poetessa di Mitilene, ha quasi il sapore di un esoterico viaggio alle radici di noi stessi, alle origini del nostro modo di desiderare e godere delle gioie agognate per riscoprire il senso di un'identità perduta, o, piuttosto, dimenticata.

Catullo e Foscolo, tra gli altri, hanno dato nuova voce e colore alle parole forse più famose della nostra poetessa, conservate nel celeberrimo frammento 31, in cui l'amore assume i tratti della malattia fisica e impaurisce per la sua grandezza. Il sentimento amoroso assurge a potente strumento conoscitivo e la beatitudine dell'uomo, che siede accanto all'amata, evidenzia, per contrasto, lo stato di Saffo accecata dalla forza del suo stesso sentimento:

[i:1d1d41f834]"... simile in tutto agli dèi
mi appare l'uomo che ti siede dinanzi
e ti ascolta così da vicino,
mentre parli con lieve sussurro e ridi, amabile.
Questa visione mi sconvolge il cuore in petto.
Basta che ti getti uno sguardo e mi si spezza la voce,
la lingua s'inceppa
e subito un fuoco sottile
corre sotto la pelle,
gli occhi non vedono più,
le orecchie rombano,
un freddo sudore scorre
ed un tremore mi prende.
Sono più verde dell'erba
e la morte non mi sembra lontana..."[/i:1d1d41f834]


L'amore come passione struggente, come follia, come unica ragione di vita, come desiderio inesausto, ma anche fonte di gioia indescrivibile e assoluta, elemento indispensabile dell'esistenza e sovvertitore di ogni ordine costituito, non è invenzione del Romanticismo, ma, come testimonia
Saffo, affonda le sue radici nella Grecia antica, già nella lirica arcaica; addirittura il modo in cui viene vissuto e descritto e i sintomi che produce, rappresentano un'utile via alla comprensione dello sviluppo del pensiero della civiltà occidentale non soltanto in relazione alle sue manifestazioni. Un
viaggio nella sofferenza dunque, ma anche una strada per arrivare alle radici di noi stessi, alle origini del nostro modo di desiderare e godere delle gioie agognate e per riscoprire il senso di un'identità perduta o dimenticata.
Amore e sofferenza non sono quasi mai due dimensioni distinte nella riflessione antica, ma i due volti essenziali ed intrecciati di un'unica esperienza attraverso la quale il nostro immaginario inventa l'amato, ma deve poi fare i conti con la sua realtà ; in questo incontro, in questa dimensione, in certo senso esterna al flusso normale del vivere, si scontrano e si esasperano le sensazioni di vita e di morte, di fantasia e realtà , di luce e ombra, di gioia e di dolore.

Solo l'esperienza dell'amore è in grado di svelarci gli abissi di noi stessi, la forza e la fragilità , gli istinti più bestiali e quelli più alti, mettendoci a nudo di fronte alle paure più profonde, ma rivelando, al tempo stesso, la nostra natura sublime, che Platone chiamerebbe divina.

Non è un caso se fin dalle origini della letteratura occidentale, in quella sua forma primigenia e archetipica rappresentata dal mito, è la donna a farsi portatrice delle istanze più profonde e assolute della sessualità e della sensualità , ponendosi come una sorta di [i:1d1d41f834]macchina desiderante[/i:1d1d41f834] incapace di convivere con penìa, la povertà , e bramosa continuamente di soddisfare, riempire, portare a compimento. Esiodo, poeta arcaico del VII secolo A. C. , nella sua Teogonia racconta la nascita del desiderio come immeritato castigo per gli uomini; la primigenia età dell'oro, la felicità edenica in cui era dato loro di vivere, viene rotta e turbata da una serie di incidenti di cui essi stessi si sono resi responsabili. La reazione divina non si fa attendere; su ordine di Zeus, Efesto deve fabbricare un dolce male in tutto simile alle divinità femminili, ma specificatamente concepito per gli uomini. La prima donna, equipaggiata da Atena e resa desiderabile da Afrodite, imporrà agli uomini un nuovo stile di vita improntato sul lavoro, sulla fatica e sulla preoccupazione. Male incalcolabile, ma dolcissimo, caratterizzata da una molle pigrizia, la donna desidera il lusso e impone all'uomo il soddisfacimento dei suoi desideri mai paghi. La differenza sessuale che Zeus ha imposto agli uomini altro non è che il destino della razza umana nella sua identità più profonda: il definitivo distacco dal divino, l'assenza di pace sostituita ormai da un desiderio sfrenato, indiscriminato, assoluto e soprattutto generato dalla donna [i:1d1d41f834]in se stessa[/i:1d1d41f834].

A partire da Esiodo, i corpi nella loro differenza sessuale si fanno paradigma di riferimento dell'intera condizione umana per cui la penuria è sempre in agguato, le risorse non rimangono mai stabili, l'umanità tutta è attanagliata dalla perpetua morsa del bisogno, in un circolo vizioso di
riempimento e svuotamento.

Il mondo antico è tormentato dal problema del desiderio nelle sue svariate forme e dunque non può prescindere dal desiderio per eccellenza che è quello sessuale, indomabile, misteriosamente indicibile, fluido e, come si è visto, nella sua essenza, femminile. Prima di essere civiltà del piacere,
il mondo antico è appunto civiltà del desiderio o del piacere illusorio e irraggiungibile nella sua purezza, proprio perché inseguito costantemente da un impulso inesausto. Sublimato in desiderio di conoscenza e bellezza, l'impulso erotico si fa produttivo nella riflessione filosofica, ma nella sua
forma primigenia non può che assumere i caratteri del tragico. Ancora una volta, nello spazio del teatro, della tragedia infatti, saranno le donne a ricoprire un ruolo determinante, a tradurre in parole e in gesti estremi il complesso enigma della femminilità , della fonte stessa del desiderio.
Clitemnestra, Elettra, Medea, Fedra, Deianira rappresentano forme di sessualità esasperata o negata, ma che comunque incarnano sentimenti e pulsioni irresistibili, insaziabili; l'essenza stessa dell'interiorità femminile si fa manifesta sulla scena attraverso la à plestìa (l'insaziabilità ), disvelando così il rapporto stesso tra i sessi che struttura la società . Medea, per esempio, è il simbolo della potenza archetipica della femminilità generatrice, vive in simbiosi con la terra, fonte di vita e di morte, ed è maga. Per amore ha rinnegato la sua patria e la sua origine di straniera, ma si scontra con la lucida razionalità di Giasone che, in certo modo, rappresenta il moderno, l'uomo costruitosi da sé, che si fa spazio nella vita per cercare il suo utile ad ogni costo, l'interesse. Ogni tentativo di comprensione è vano e si risolve nel furore di Medea, incredula di fronte all'apatia di Giasone per i suoi sentimenti. Il mondo primigenio, naturale, vero e totale di Medea, è schiacciato dalla storia e dalle convenzioni di cui Giasone è schiavo. Solo la rovina totale e la distruzione potranno purificare le colpe di Giasone e tornare a proclamare la vita.

La follia d'amore di cui sono preda donne abbandonate come Medea non è sinonimo di scarsa lucidità mentale, quanto, piuttosto, segno della vittoria del sentimento sulla ragione; in realtà una lucidità mentale quasi diabolica accompagna questa donna fin sull'orlo del precipizio, imponendole
l'unica soluzione possibile: l'annientamento.

[i:1d1d41f834]Capisco il male che sto per compiere, ma padrona dei miei progetti è la passione, checausa agli uomini le più gravi sventure[/i:1d1d41f834].

Medea è sentimento allo stato puro, Giasone al contrario è nòmos, soggetto alle convenzioni:

il conflitto si gioca proprio sull'opposizione inconciliabile tra le due visioni frutto di mondi diversi.
Eppure il movente del furore di Medea è la violazione del nòmos più grande, del patto stabilitosi nel talamo nuziale. Medea sente di subire una profonda ingiustizia e il "letto", che pure non viene esposto fisicamente sulla scena teatrale, è il vero palcoscenico su cui matura e si compie la vendetta.
Uccidere i figli significa sottolineare il proprio valore di donna e moglie tradita, prima che di madre.
Tradire il letto coniugale significa tradire e umiliare socialmente la femminilità , disposta a mettere in gioco tutto per la koinonìa (la comunità familiare) di cui i figli sono il frutto inscindibile. Il maschio si dimostra non solo insensibile, ma grossolano e sbrigativo nell'intendere i sentimenti più
profondi, accusa la donna di essere vittima passiva di Afrodite, distingue sesso e riproduzione che, al contrario, sono per Medea fatto unico e inscindibile. Medea si trasforma in un mostro imperdonabile annientando il suo stesso sangue, eppure paradossalmente questo gesto ristabilisce
l'ordine violato, ricorda agli uomini che la potenza primordiale della vita rappresentata dalle leggi di natura non può essere sostituita dalle imposizioni della legge, della convenzione, dall'arroganza del potere, se non a costo di un tragico finale. La Medea di Euripide è una tragedia prepotentemente sessuale perché mette in gioco in modo netto e inesorabile la differenza tra i sessi. Tale differenza non è originaria, l'anatomia sessuale ha una storia. Nel discorso di Aristofane riferito da Platone nel Simposio (in cui si parla di strani esseri a forma di palla), gli uomini e le donne discendono dalla scissione delle tre forme sessuali originarie: l'uomo, la donna e l'androgino. Dopo la scissione, Zeus avrebbe posto sul davanti gli organi genitali che si trovavano ancora sui lati e, in un passo del Timeo ( 91 b 2 ), ancora Platone si sofferma sulla struttura di tali organi:

[i:1d1d41f834]ecco apparire il pene,
animale irrequieto, tirannico, ribelle che fa solo di testa sua e non ubbidisce alla ragione...[/i:1d1d41f834].

Sembra che Platone voglia sottolineare l'ostilità che intercorre nel maschio tra eros e ragione, la posizione esterna del pene ne evidenzia ancor di più il distacco, l'azione indipendente. Questa propaggine irrequieta e dotata di moto indipendente rispetto all'intero organismo rischia di assumere i caratteri del ridicolo e non a caso la commedia attica porta in scena "il fallo". Al contrario nella donna tutto è interno e nascosto. Essa è un recipiente in grado di contenere, eppure non si tratta solo di una
"forma" morfologicamente distintiva, quanto piuttosto di un vuoto che aspira alla pienezza.

L'attività sessuale dipende dalla predisposizione a desiderare e dunque è ormai chiaro che è l'elemento femminile a essere il primo vero responsabile del desiderio e, quindi, dell'atto sessuale.
In questo solco si colloca anche un altro mito fondamentale per intendere la differenza tra i sessi.

Una delle versioni sull'origine della cecità dell'indovino Tiresia, racconta che l'uomo, passeggiando sul monte Cillene, avrebbe tentato di separare due serpenti durante l'accoppiamento ferendo o addirittura uccidendo la femmina. Trasformato in donna per punizione, tale sarebbe rimasto per sette anni fino a che incontrati nuovamente i due serpenti, esattamente nello stesso punto, avrebbe riacquistato le sembianze maschili. L'evento straordinario giunse agli orecchi della coppia divina che volle sapere da colui che aveva sperimentato entrambe le nature, se nel fare
l'amore godesse maggiormente l'uomo o la donna. Tiresia rispose che, se il piacere sessuale si compone di dieci parti, alla donna ne toccano nove e all'uomo soltanto una. Era, adirata per il disvelamento del segreto femminile, lo condannò alla cecità , compensata tuttavia dalla virtù
profetica. La possibilità fisica per la donna di provare un piacere sublime deriverebbe, dunque, dalla predisposizione a desiderare e ad accogliere in sé, a contenere interamente; è quell'"interamente" che fa la differenza e presumibilmente anche la sofferenza di fronte al mancato raggiungimento
dell'agognata pienezza. La tragedia, come si diceva, è femmina, ma la scoperta dell'amore come passione totale e
devastante, che ottunde i sensi e sembra spegnere l'energia vitale, perché tocca la consapevolezza di un'interiorità esplorata nella sua abissale profondità , è già di Saffo, una delle rarissime voci
femminili della lirica arcaica. L'amore assume i tratti della malattia fisica e impaurisce per la sua grandezza, assume quasi i contorni di un potente strumento conoscitivo; la beatitudine dell'uomo
che siede accanto all'amata evidenzia, per contrasto, lo stato di Saffo nel celeberrimo frammento 31. La poesia lirica prepara il terreno alla tragedia, solcando per la prima volta, lo spazio della soggettività : l'Io, che mette a nudo il proprio sentire e riempie di parole lo spazio tra l'amante e l'oggetto del desiderio, è inizialmente quello di una donna. Saffo di Mitilene fa della parola poetica un mezzo per intenerire, per raggiungere l'oggetto d'amore lontano, parla all'assente, invia messaggi per riempire il vuoto e, se il piacere è godimento immediato dell'oggetto d'amore presente, allora anche la poesia amorosa può rappresentare una forma del desiderio.

I versi di Saffo sono nostalgici, come del resto era nostalgico il desiderio di Ulisse per la casa e l'amata Penelope, ma la poetessa rivendica il suo personale sentire, si fa soggetto attivo e responsabile del proprio desiderio, compie una scelta in direzione di quell'universo improntato dall'eterno femminino di cui già si è detto con Medea.

Nel 1914 fu pubblicato per la prima volta il papiro di Ossirinco 1231, posto ad epigrafe di questo breve excursus sul desiderio antico. Il frammento, così importante per comprendere il mondo etico di Saffo, ci pone ancora una volta di fronte al consapevole disfacimento dell'universo di valori
tipicamente maschili. Non eserciti di cavalieri, di fanti o di navi occupano i desideri di Saffo, ma ciò che si ama. Le gioie dell'amore sono anteposte al rude mondo della guerra fatto riaffiorare anche negli ultimi versi del frammento, dai quali risulta ancor più chiara la scissione tra l'ammirazione dell'oggetto amato, la fanciulla Anattoria, e il suo effettivo possesso. Tale è la convinzione della poetessa relativamente a questa personalissima tesi da raggiungere carattere di assolutezza attraverso l'esempio mitico nel quale si vede Elena seguire Paride, perché la cosa più dolce è cercare di ottenere ciò che si ama.

Accanto alla "dolce ridente Saffo" e all'amata Anattoria, non a caso sta proprio Elena, ipostasi della grande dea-madre mediterranea, la potnìa teròn.

Già nel terzo libro dell'Iliade nell'infuriare delle armi, Priamo e i vecchi troiani, pur devastati da una guerra combattuta proprio a causa di Elena, ammettono che soffrire per una donna, così [i:1d1d41f834] terribilmente simile nel volto alle dee immortali [/i:1d1d41f834] trova una giustificazione. Nell'eternità di quell'istante sublime, sulle porte Scee, in alto rispetto al teatro delle vicende belliche, il vecchio Priamo, la saggezza, si inchina di fronte alla bellezza primigenia e assoluta, stabilendone il primato e l'indiscutibile potenza. In certo modo il vecchio re troiano si inchina di fronte alla potenza della femminilità nella sua accezione più alta, alla forza
generatrice che non si stanca mai di [i:1d1d41f834]desiderare[/i:1d1d41f834].

Dichiarare la propria preferenza per [i:1d1d41f834]ciò che si ama[/i:1d1d41f834] rispetto ad ogni altro possibile oggetto di desiderio, significa fare una scelta assolutamente [i:1d1d41f834]femminile[/i:1d1d41f834] ed, in quanto tale, assoluta.


BIBLIOGRAFIA
Esiodo: Teogonia, trad. it. Vasta E., Mondadori, Milano, 2004.
Graves R.: La figlia di Omero, trad. it. Hannau M., Guanda, Torino, 1992.
Omero: Iliade, trad. it. Monti V., Rizzoli, Milano, 1825.
Platone: Timeo, trad. it. Fronterotta F., Rizzoli, Milano, 2003.
Saffo: Liriche e frammenti, trad. it. Savino E., Feltrinelli, Bologna, 2008.

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