[O.T.] Legge sulle intercettazionie (video)

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#121 Messaggio da SuSEr »

zio ha scritto:
SuSEr ha scritto:
Tu sei un eccezione, non perchè sei coraggioso ma perchè non hai il senso del pudore. :)
sul coraggio forse non hai ragione. non so, non ho mai dovuto sostenere particolari prove dove si dovesse tirare fuori davvero il coraggio. se capiterà , vedró.

sul senso del pudore sicuramente hai ragione.
e credo di averlo perso definitivamente nel 1995, quando in toscana ho visto politici di sinistra stracciarsi le vesti per le tangentopoli milanesi e romane mentre firmavano piani urbanistici pubblici e intascare contratti e consulenze per le cooperative.
:wink:
Consulenza e contratti non ben determinati per firmare piani urbanistici etc. In effetti è un po' poco per pretendere il tuo voto.

Senza una decina di ben precisi processi penali per i più disparati reati non li prendi neanche in considerazione :)

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#122 Messaggio da SuSEr »

CanellaBruneri ha scritto:emerge chiaramente, che la crisi è di sistema, e sono bei cazzi.
Berlusconi ne è il simbolo più potente, su questo credo sia difficile non essere d'accordo.

Sciascia, che fu uomo coraggioso, si assunse la responsabilità  del famoso paradosso" nè con lo Stato, nè con le BR"

Allo stato dei fatti, nel vedere un Fini terza carica dello Stato, nel sapere da dove arrivano i soldi al PD, con molta più modestia comincio a pensare che di questo Stato non voglio essere complice, a nessun livello, e questo è molto doloroso
Lo scoglionamento c'è sempre, anzi è sistemico. Peró un atteggiamento omissivo ha spesso conseguenze simili ad un atteggiamento commissivo. Non soccorrere un moribondo non è un mezzo assassino?

Ricordo che mi ero auto-imposto un esilio nella torre d'avorio ma la coscienza ogni tanto torna a farsi sentire. O forse è che non scopo da più di 10 gg.... :cry:

Sciascia non era neppure "professionista dell'antimafia", a riguardo ha scritto pagine che non sono mai riuscito ad interpretare bene.

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#123 Messaggio da CanellaBruneri »

SuSEr ha scritto:
Sciascia non era neppure "professionista dell'antimafia", a riguardo ha scritto pagine che non sono mai riuscito ad interpretare bene.
Fu crocefisso per questo.

Ecco l'articolo incriminato, pubblicato sul "corriere della sera" il 10 gennaio 1987


Autocitazioni, da servire a coloro che hanno corta memoria o/e lunga malafede e che appartengono prevalentemente a quella specie (molto diffusa in Italia) di persone dedite all'eroismo che non costa nulla e che i milanesi, dopo le cinque giornate, denominarono "eroi della sesta":

1) "Da questo stato d'animo sorse, improvvisa, la collera. Il capitano sentì l'angustia in cui la legge lo costringeva a muoversi; come i suoi sottufficiali vagheggió un eccezionale potere, una eccezionale libertà  di azione: e sempre questo vagheggiamento aveva condannato nei suoi marescialli. Una eccezionale sospensione delle garanzie costituzionali, in Sicilia e per qualche mese: e il male sarebbe stato estirpato per sempre. Ma gli vennero nella memoria le repressioni di Mori, il fascismo: e ritrovó la misura delle proprie idee, dei propri sentimenti... Qui bisognerebbe sorprendere la gente nel covo dell'inadempienza fiscale, come in America. Ma non soltanto le persone come Mariano Arena; e non soltanto qui in Sicilia. Bisognerebbe, di colpo, piombare sulle banche; mettere le mani esperte nelle contabilità , generalmente a doppio fondo, delle grandi e delle piccole aziende; revisionare i catasti. E tutte quelle volpi, vecchie e nuove, che stanno a sprecare il loro fiuto (...), sarebbe meglio se si mettessero ad annusare intorno alle ville, le automobili fuoriserie, le mogli, le amanti di certi funzionari e confrontare quei segni di ricchezza agli stipendi, e tirarne il giusto senso. (II giorno della civetta, Einaudi, Torino, 1961).

2) "Ma il fatto è, mio caro amico, che l'Italia è un così felice Paese che quando si cominciano a combattere le mafie vernacole vuol dire che già  se ne è stabilita una in lingua... Ho visto qualcosa di simile quarant'anni fa: ed è vero che un fatto, nella grande e nella piccola storia, se si ripete ha carattere di farsa, mentre nel primo verificarsi è tragedia; ma io sono ugualmente inquieto". (A ciascuno il suo, Einaudi, Torino, 1966>.

Il punto focale

Esibite queste credenziali che, ripeto, non servono agli attenti e onesti lettori, e dichiarato che la penso esattamente come allora, e nei riguardi della mafia e nei riguardi dell'antimafia, voglio ora dire di un libro recentemente pubblicato da un editore di Soveria Mannelli, in provincia di Catanzaro: Rubbettino. Il libro s'intitola La mafia durante il fascismo, e ne è autore Christopher Duggan, giovane "ricercatore" dell'Università  di Oxford e allievo dì Denis Mack Smith, che ha scritto una breve presentazione del libro soprattutto mettendone in luce la novità  e utilità  nel fatto che l'attenzione dell'autore è rivolta non tanto alla "mafia in sè" quanto a quel che "si pensava la mafia fosse e perchè": punto focale, ancora oggi, della questione: per chi - si capisce- sa vedere, meditare e preoccuparsi; per chi sa andare oltre le apparenze e non si lascia travolgere dalla retorica nazionale che in questo momento del problema della mafia si bea come prima si beava di ignorarlo o, al massimo, di assommarlo al pittoresco di un'isola pittoresca, al colore locale, alla particolarità  folcloristica.

Ed è curioso che nell'attuale consapevolezza (preferibile senz'altro - anche se alluvionata di retorica - all'effettuale indifferenza di prima) confluiscano elementi di un confuso risentimento razziale nei riguardi della Sicilia, dei siciliani: e si ha a volte l'impressione che alla Sicilia non si voglia perdonare non solo la mafia, ma anche Verga, Pirandello e Guttuso.
Ma tornando al discorso: non mi faccio nemmeno l'illusione che quei miei due libri, cui i passi che ho voluto ricordare, siano serviti - a parte i soliti venticinque lettori di manzoniana memoria (che non era una iperbole a rovescio, dettata dal cerimoniale della modestia poichè c'è da credere che non più di venticinque buoni lettori goda, ad ogni generazione un libro) - siano serviti ai tanti, tantissimi che l'hanno letto ad apprender loro dolorosa e in qualche modo attiva coscienza del problema: credo i più li abbiano letti, per così dire, "en touriste", allora; e non so come li leggano oggi. Tant'è che allora il "lieto fine" - e se non lieto edificante - era nell'aria, per trasmissione del potere a quella cultura che, anche se marginalmente, lo condivideva: come nel film In nome della legge, in cui letizia si annunciava nel finale conciliarsi del fuorilegge alla legge.

Ed è esemplare la vicenda del dramma La mafia di Luigi Sturzo. Scritto nel 1900, e rappresentato in un teatrino di Caltagirone, non si trovó tra le carte di Sturzo, dopo la sua morte, il quinto atto che lo completava; e lo scrisse Diego Fabbri, volgarmente pirandelleggiando e con edificante conclusione. Ritrovati più tardi gli abboni di Sturzo per il quinto atto, si scopriva la ragione per cui la "pièce" era stata dal suo autore chiamata dramma (il che avrebbe dovuto essere per Fabbri avvertimento e non a concluderla col trionfo del bene): andava a finir male e nel male, coerentemente a quel che don Luigi Sturzo sapeva e vedeva. Siciliano di Caltagirone, paese in cui la mafia allora soltanto sporadicamente sconfinava, bisogna dargli merito di aver avuto chiarissima nozione del fenomeno nelle sue articolazioni, implicazioni e complicità ; e di averlo sentito come problema talmente vasto, urgente e penoso da cimentarsi a darne un "esempio" (parola cara a san Bernardino) sulla scena del suo teatrino. E come poi dal suo Partito Popolare sia venuta fuori una Democrazia Cristiana a dir poco indifferente al problema, non è certo un mistero: ma richiederà , dagli storici, un'indagine e un'analisi di non poca difficoltà . E ci vorrà  del tempo; almeno quanto ce n'è voluto per avere finalmente questa accurata indagine e sensata analisi di Christopher Duggan su mafia e fascismo.

Nel primo fascismo

L'idea, e il conseguente comportamento, che il primo fascismo ebbe nei riguardi della mafia, si puó riassumere in una specie di sillogismo: il fascismo stenta a sorgere là  dove il socialismo è debole: in Sicilia la mafia è già  fascismo. Idea non infondata, evidentemente: solo che occorreva incorporare la mafia nel fascismo vero e proprio. Ma la mafia era anche, come il fascismo, altre cose. E tra le altre cose che il fascismo era, un corso di un certo vigore aveva l'istanza rivoluzionaria degli ex combattenti dei giovani che dal Partito Nazionalista di Federzoni per osmosi quasi naturale passavano al fascismo o al fascismo trasmigravano non dismettendo del tutto vagheggiamenti socialisti ed anarchici: sparute minoranze, in Sicilia; ma che, prima facilmente conculcate, nell'invigorirsi del fascismo nelle regioni settentrionali e nella permissività  e protezione di cui godeva da parte dei prefetti, dei questori, dei commissari di polizia e di quasi tutte le autorità  dello Stato; nella paura che incuteva ai vecchi rappresentanti dell'ordine (a quel punto disordine) democratico, avevano assunto un ruolo del tutto sproporzionato al loro numero, un ruolo invadente e temibile. Temibile anche dal fascismo stesso che - nato nel Nord in rispondenza agli interessi degli agrari, industriali e imprenditori di quelle regioni e, almeno in questo, ponendosi in precisa continuità  agli interessi "risorgimentali" - volentieri avrebbe fatto a meno di loro per più agevolmente patteggiare con gli agrari siciliani e quindi con la mafia. E se ne liberó, infatti, appena, dopo lì delitto Matteotti, consolidatosi nel potere: e ne fu segno definitivo l'arresto di Alfredo Cucco (figura del fascismo isolano, di linea radical-borghese e progressista, per come Duggan e Mack Smith lo definiscono, che da questo libro ottiene, credo giustamente, quella rivalutazione che vanamente speró di ottenere dal fascismo, che soltanto durante la repubblica di Saló lo riprese e promosse nei suoi ranghi).
Nel fascismo arrivato al potere, ormai sicuro e spavaldo, non è che quella specie di sillogismo svanisse del tutto: ma come il fascismo doveva, in Sicilia, liberarsi delle frange "rivoluzionarie" per patteggiare con gli agrari e gli esercenti delle zolfare, costoro dovevano - garantire al fascismo almeno l'immagine di restauratore dell'ordine - liberarsi delle frange criminali più inquiete e appariscenti.

Le guardie del feudo

E non è senza significato che nella lotta condotta da Mori contro la mafia assumessero ruolo determinante i campieri (che Mori andava solennemente decorando al valor civile nei paesi "mafiosi"): che erano, i campieri, le guardie del feudo, prima insostituibili mediatori tra la proprietà  fondiaria e la mafia e, al momento della repressione di Mori, insostituibile elemento a consentire l'efficienza e l'efficacia del patto. Mori, dice Duggan, "era per natura autoritario e fortemente conservatore", aveva "forte fede nello Stato", "rigoroso senso del dovere". Tra il '19 e il '22 si era considerato in dovere di imporre anche ai fascisti il rispetto della legge: per cui subì un allontanamento dalle cariche nel primo affermarsi del fascismo, ma forse gli valse - quel periodo di ozio - a scrivere quei ricordi sulla sua lotta alla criminalità  in Sicilia dal sentimentale titolo di Tra le zagare, oltre che la foschia che certamente contribuì a farlo apparire come l'uomo adatto, conferendogli poteri straordinari, a reprimere la virulenta criminalità  siciliana.

Rimasto inalterato il suo senso del dovere nei riguardi dello Stato, che era ormai lo Stato fascista, e alimentato questo suo senso del dovere da una simpatia che un conservatore non liberale non poteva non sentire per il conservatorismo in cui il fascismo andava configurandosi, l'innegabile successo delle sue operazioni repressive (non c'è, nei miei ricordi, un solo arresto effettuato dalle squadre di Mori in provincia di Agrigento che riscuotesse dubbio o disapprovazione nell'opinione pubblica) nascondeva anche il giuoco di una fazione fascista conservatrice e di un vasto richiamo contro altra che approssimativamente si puó dire progressista, e più debole.

Sicchè se ne puó concludere che l'antimafia è stata allora strumento di una fazione, internamente al fascismo, per il raggiungimento di un potere incontrastato e incontrastabile. E incontrastabile non perchè assiomaticamente incontrastabile era il regime - o non solo: ma perchè talmente innegabile appariva la restituzione all'ordine pubblico che il dissenso, per qualsiasi ragione e sotto qualsiasi forma, poteva essere facilmente etichettato come "mafioso". Morale che possiamo estrarre, per così dire, dalla favola (documentatissima) che Duggan ci racconta. E da tener presente: l'antimafia come strumento di potere. Che puó benissimo accadere anche in un sistema democratico, retorica aiutando e spirito critico mancando.

E ne abbiamo qualche sintomo, qualche avvisaglia. Prendiamo, per esempio, un sindaco che per sentimento o per calcolo cominci ad esibirsi - in interviste televisive e scolastiche, in convegni, conferenze e cortei - come antimafioso: anche se dedicherà  tutto il suo tempo a queste esibizioni e non ne troverà  mai per occuparsi dei problemi del paese o della città  che amministra (che sono tanti, in ogni paese, in ogni città : dall'acqua che manca all'immondizia che abbonda), si puó considerare come in una botte di ferro. Magari qualcuno molto timidamente, oserà  rimproverargli lo scarso impegno amministrativo; e dal di fuori. Ma dal di dentro, nel consiglio comunale e nel suo partito, chi mai oserà  promuovere un voto di sfiducia, un'azione che lo metta in minoranza e ne provochi la sostituzione? Puó darsi che, alla fine, qualcuno ci sia: ma correndo il rischio di essere marchiato come mafioso, e con lui tutti quelli che lo seguiranno. Ed è da dire che il senso di questo rischio, di questo pericolo, particolarmente aleggia dentro la Democrazia Cristiana: "et pour cause", come si è tentato prima dl spiegare. Questo è un esempio ipotetico.

Ma eccone uno attuale ed effettuato. Lo si trova nel "notiziario straordinario n. 17" (10 settembre 1986) del Consiglio Superiore della Magistratura. Vi si tratta dell'assegnazione del posto di Procuratore della Repubblica a Marsala al dottor Paolo Emanuele Borsellino e dalla motivazione con cui si fa proposta di assegnargliela salta agli occhi questo passo: "Rilevato, per altro, che per quanto concerne i candidati che in ordine di graduatoria precedono il dott. Borsellino, si impongono oggettive valutazioni che conducono a ritenere, sempre in considerazione della specificità  del posto da ricoprire e alla conseguente esigenza che il prescelto possegga una specifica e particolarissima competenza professionale nel settore della delinquenza organizzata in generale e di quella di stampo mafioso in particolare, che gli stessi non siano, seppure in misura diversa, in possesso di tali requisiti con la conseguenza che, nonostante la diversa anzianità  di carriera, se ne impone il "superamento" da pane del più giovane aspirante".

Per far carriera

Passo che non si puó dire un modello di prosa italiana, ma apprezzabile per certe delicatezze come "la diversa anzianità ", che vuoi dire della minore anzianità  del dottor Borsellino, e come quel "superamento", (pudicamente messo tra virgolette), che vuoi dire della bocciatura degli altri, più anziani e, per graduatoria, più in diritto di ottenere quel posto. Ed è impagabile la chiosa con cui il relatore interrompe la lettura della proposta, in cui spiega che il dottor Alcamo -che par di capire fosse il primo in graduatoria - è "magistrato di eccellenti doti", e lo si puó senz'altro definire come "magistrato gentiluomo", anche perchè con schiettezza e lealtà  ha riconosciuto una sua lacuna "a lui assolutamente non imputabile": quella di non essere stato finora incaricato di un processo di mafia. Circostanza "che comunque non puó essere trascurata", anche se non si puó pretendere che il dottor Alcamo "piatisse l'assegnazione di questo tipo di procedimenti, essendo questo modo di procedere tra l'altro risultato alieno dal suo carattere". E non sappiamo se il dottor Alcamo questi apprezzamenti li abbia quanto più graditi rispetto alta promozione che si aspettava.

I lettori, comunque, prendano atto che nulla vale più, in Sicilia, per far carriera nella magistratura, del prender parte a processi di stampo mafioso. In quanto poi alla definizione di "magistrato gentiluomo", c'è da restare esterrefatti: si vuol forse adombrare che possa esistere un solo magistrato che non lo sia?
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#124 Messaggio da SuSEr »

A me pare che in questo pezzo il succo sia: dichiararsi antimafioso è un ottimo modo di far carriera (quella di Borsellino ad esempio fu peró bruscamente interrotta nel '92), permette un alone di invulnerabilità . Mafia ed antimafia furono due "correnti" del fascismo siciliano e nazionale. I problemi della Sicilia sono ben altri che la mafia (siccità  e immondizia - cose per le quali il sistema del malaffare organizzato è completamente ininfluente :) ). La mafia è un sistema di potere come un altro ma meno ipocrita di quello basato sull'antimafia. Chi non è siciliano non puó capire (e già  uno di Caltagirone fatica non poco :lol: )...

Ok se così è continuo a non capire, forse sono troppo piemontese :)

Se si limitava a parlare di demagogia e antimafia o del fondamento delle istituzioni in una società  etc potevo seguirlo. Invece non è così, se qualcuno mi passa un chiodo aiuto ad appendere il noto scrittore.

Ovviamente sono sempre pronto a capire meglio!

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#125 Messaggio da jhonnybuccia »

sascia usa la mafia come pretesto per descrivere l'Uomo. la mafia è il faro mentale dei siciliani. la proiettano sulla realtà  e ci classano i fatti e le cose.
incerto al 76%.

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#126 Messaggio da SuSEr »

Un pregiudizio, un modo facile di classificare fatti e persone. Ok relativizzazione corretta ma esaurire in questo modo il discorso sulla mafia è esporre parte minima del fenomeno.

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#127 Messaggio da jhonnybuccia »

no suser, non è il mero pregiudizio. è un tipo di /percezione/ (e conseguente categorizzazione) della realtà . non è un giudizio di merito, è una realtà  soggettiva che si proietta sulla totalità  dei fatti. in questo intendo la mafia come spunto per la descrizione umana.
incerto al 76%.

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#128 Messaggio da CanellaBruneri »

jhonnybuccia ha scritto:no suser, non è il mero pregiudizio. è un tipo di /percezione/ (e conseguente categorizzazione) della realtà . non è un giudizio di merito, è una realtà  soggettiva che si proietta sulla totalità  dei fatti. in questo intendo la mafia come spunto per la descrizione umana.
Concordo con Jhonny.
Per la storia: l'equivoco con Borsellino si chiarì fra i due, così come furono cordiali i rapporti con Falcone.

I riferimenti principali erano politici (Orlando, Mancuso etc)

Certamente Sciascia osava, come PPP. Dopo trent'anni si puó leggere con maggiore serenità .

Ovviamente, all'epoca Sciascia dovette subire l'infamante accusa di essere contiguo alla mafia se non addirittura fiancheggiatore
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#129 Messaggio da Scorpio »

bellavista ha scritto:Io ve lo dico sinceramente, perchè non esiste altra alternativa: in questo paese non esiste l'opposizione. I leader di sinistra sono stati comprati a suon di miliardi che ora sono in qualche banca off shore.

Berlusconi non poteva candidarsi alle elezioni, era ineleggibile. La sinistra ha votato per permettergli di candidarsi (e vincere). E così negli anni, ci sono stati mille modi di eliminarlo facendo semplicemente rispettare le leggi.

Un uomo che ha 5 miliardi di euro di patrimonio quando impiega a comprarsi i leader avversari. E guardateli in faccia, qual'è il prezzo di questa gente secondo voi?

Noi stiamo qui a giocare fingendo che ci sia una democrazia, non c'è ;) Infondo il piano di "rinascita democratica" della p2 è già  stato rispettato in molti punti. Un punto interessante era creare 2 partiti che dessero l'illusione al cittadino di poter scegliere "alternandosi" ma che fossero entrambi guidati dalle stesse persone.

Si da l'illusione della scelta e con quella l'illusione della democrazia. ;)

Ne scrisse Papini di come un ricco puó comprarsi una "democrazia". Non li devi comprare tutti, ti basta comprare quei 3 o 4 che decidono e il gioco è fatto :)
secondo me non li ha nemmeno pagati; glie li ha solo promessi i $..
Perchè? Son talmente coglioni ed autolesionisti...

oppure, ha ragione Grillo:
"lo psiconano lo sai che è falso, è il nemico ma Weltroni è il falso amico"!
Ultima modifica di Scorpio il 20/06/2008, 3:09, modificato 1 volta in totale.

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#130 Messaggio da Scorpio »

Helmut ha scritto:
CanellaBruneri ha scritto: posso solo dire che era un Compagno, e questo mi basta, nel bene e nel male.
Personalmente che sia stato un compagno non me ne puó fregare di meno.

Nella mia visione della politica a-ideologica e non di appartenenza, è stato un grande statista, che ha anticipato i tempi.

Memorabile nel 1985, da capo del governo, quando affrontó senza timore il referendum sui decimali della scala mobile (PCI e MSI insolitamente alleati per il NO).
Vinse. E si rafforzó.
Un vero leader.

Improvvise accelerazioni della Storia, hanno causato la sua detronizzazione.

Il Muro di Berlino ha fregato anche lui.
ricordo ancora l'incomprensibile "battaglia per una tazza di thè".
Come ricordo ancora l'incomprensibile potere di un malavotoso la cui associazione a delinquere (quello era) , il PSI, siedeva in tutti i governi nazionali, regionali, proviciali, banche, enti statali..

Montanelli, immenso Indro, diceva: "Turatevi il naso e votate DC".

Il cinghiale di Hammamet, come Andreotti, Forlani e la DC, son stati fregati dalla caduta del muro semplicmente perchè gli yankee (leggi CIA), hann detto
"votate per chi ka22o volete" e la funzione anti URSS non serviva più.
Gli italiani, per qualche anno, han perso la G, e hanno detronizzato qualche ladrone ma poi...
sempre itaGliani (ma stavolta con G) sono..
e rieccoci quà , gestiti direttamente dello psiconano.
Tutto quello che faceva paura del comunismo - che avremmo perso le nostre case, i nostri risparmi, che ci avrebbero costretto a lavorare tutto il tempo per un salario scarso, e che non avremmo avuto alcuna voce contro il sistema - è diventato realtà grazie al capitalismo.

Se esiste un Dio, un giorno sarà lui a dovermi chiedere perdono (frase letta su un muro di Auschwitz).

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#131 Messaggio da CanellaBruneri »

Scorpio ha scritto:
ricordo ancora l'incomprensibile "battaglia per una tazza di thè".
Come ricordo ancora l'incomprensibile potere di un malavotoso la cui associazione a delinquere (quello era) , il PSI, siedeva in tutti i governi nazionali, regionali, proviciali, banche, enti statali..
[/quote]

Dal momento che spesso ci incrociamo nei topic politici, ti chiedo, per cortesia, di non usare questa odiosa formula, che tutto colpisce, indiscriminatamente ad alzo zero.

Non è più gustoso, ad esempio, che i corifei fascio-berlusconiani, in questo topic, stiano muti e nascosti ,come è nella loro natura codarda?

Perchè far godere "lorsignori" delle nostre solite, faticose, trite polemiche, che , peraltro ci maledicono dal 1919 in Italia ed in Europa?
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#132 Messaggio da zio »

SuSEr ha scritto:
zio ha scritto:
SuSEr ha scritto:
Tu sei un eccezione, non perchè sei coraggioso ma perchè non hai il senso del pudore. :)
sul coraggio forse non hai ragione. non so, non ho mai dovuto sostenere particolari prove dove si dovesse tirare fuori davvero il coraggio. se capiterà , vedró.

sul senso del pudore sicuramente hai ragione.
e credo di averlo perso definitivamente nel 1995, quando in toscana ho visto politici di sinistra stracciarsi le vesti per le tangentopoli milanesi e romane mentre firmavano piani urbanistici pubblici e intascare contratti e consulenze per le cooperative.
:wink:

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Senza una decina di ben precisi processi penali per i più disparati reati non li prendi neanche in considerazione :)
pensa te....io davanti questi piccoli peccati veniali ho perso il pudore.
tu invece stai a fare le differenze per mantenere la verginità . come cambiano i punti di vista....
:-?
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#133 Messaggio da zio »

CanellaBruneri ha scritto:
jhonnybuccia ha scritto:no suser, non è il mero pregiudizio. è un tipo di /percezione/ (e conseguente categorizzazione) della realtà . non è un giudizio di merito, è una realtà  soggettiva che si proietta sulla totalità  dei fatti. in questo intendo la mafia come spunto per la descrizione umana.
Concordo con Jhonny.
Per la storia: l'equivoco con Borsellino si chiarì fra i due, così come furono cordiali i rapporti con Falcone.

I riferimenti principali erano politici (Orlando, Mancuso etc)

Certamente Sciascia osava, come PPP. Dopo trent'anni si puó leggere con maggiore serenità .

Ovviamente, all'epoca Sciascia dovette subire l'infamante accusa di essere contiguo alla mafia se non addirittura fiancheggiatore
mi preme il discorso su sciascia, perchè come appunto PPP fu affondato dai suoi stessi sostenitori, quando scrissero pagine che ritengo abbiano fatto fare un passo in avanti al senso di civiltà  della nostra italia.
sciascia disse una cosa che solo a sinistra si sarebbe potuta scrivere.
così come PPP scrisse una cosa (i figli dei proletari sono i figli dei carabinieri e non chi occupa le università ) che solo a sinistra si poteva scrivere.
è veramente interessante Canella, che tu citi questi due autori in una discussione come questa. lo dico sinceramente.

ritengo anche un'altra cosa: che solo da sinistra si sarebbe potuta, e forse dovuta, scrivere molti anni fa una cosa analoga su "i professionisti dell'antifascismo".
credo ci saremmo risparmiati 40 anni di DC e avremmo avuto una politica di alternanza come tutti i più grandi paesi europei.
è qui, attorno a questi che ormai sono diventati luoghi comuni dell' "anti" che io trovo orami sterile e povera l'idea culturale della sinistra. e siccome stimo il senso di socialità  e solidarietà  sociale che sottende, mi spiace vederla consumare in teorie e complotti.
ma, o suser, continua pure a ritenermi un indagato o indagabile, se solo avessi esercitato il potere. mi interessa poco.
Ultima modifica di zio il 20/06/2008, 10:28, modificato 1 volta in totale.
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#134 Messaggio da Lord Zork »

anni e anni fa,
quando il soggetto non era ancora in politica,
feci un lavoro per quel signore.

Tutto pronto, il camion con tutto il necessario partì da Milano per la Sicilia...
e misteriosamente andó a fuoco appena sceso dal traghetto...

Non si salvó nulla...

:o

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Helmut
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#135 Messaggio da Helmut »

Scorpio ha scritto: Montanelli, immenso Indro, diceva: "Turatevi il naso e votate DC".

Il cinghiale di Hammamet, come Andreotti, Forlani e la DC, son stati fregati dalla caduta del muro semplicmente perchè gli yankee (leggi CIA), hann detto
"votate per chi ka22o volete" e la funzione anti URSS non serviva più.
Gli italiani, per qualche anno, han perso la G, e hanno detronizzato qualche ladrone ma poi...
sempre itaGliani (ma stavolta con G) sono..
e rieccoci quà , gestiti direttamente dello psiconano.
Ma Montanelli per voi non era un "pericolo fascista", "servo della reazione", "conservatore borghese"...??? (cit. "Unità ", "Il Manifesto", "Rinascita" tra il '75 e l'89)

Adesso mi diventa pure "immenso"...??? Siete come i cattolici: santificate gli umani...!!! ( :DDD )

Oltre a quelli che hai citato, e a un nutrito gruppo di inutili partitucoli (PLI, PRI, PSDI) il Muro di Berlino ha fregato alla grande pure il PCI: i suoi eredi dopo 19 anni sono ancora lì intronati che non riescono a orientare la bussola. :wink:
"Innalzare templi alla virtù e scavare oscure e profonde prigioni al vizio."

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