samsara ha scritto:che sein und zeit sia meglio dell'heidegger post kehre sono d'accordo, ma - come dici - tu il resto sono sviluppi, non c'è tutta questa rottura rispetto alla mancanza di parole per dire l'essere. ma proprio per questo non si pò definirlo esistenzialista. l'esserci è gettato e pensarlo come il per sé sartriano fa perdere il senso della priorità ontologica dell'ereignis.
detto ciò, francamente sono molto più sartriana che heideggeriana. però schiacciare heidegger sull'esistenzialismo come fa abbagnano è riduzionistico.
Il dasein gettato esaurisce la presa di coscienza esistenzialista, è autonomo per così dire, ed è questa presa di coscienza la sistematizzazione a cui mi riferivo sopra.
Chiaramente la relazione a un sein c'è sempre, ma questo è implicito. Ci muoviamo su un campo ovviamente diverso (ma complementare) rispetto a quello sartriano del "per sè" che si oppone all' "in sè", dove il nulla è nell' (altro) uomo, e non nel mondo.
Io sono molto più heideggeriano che sartriano, trovo il procedimento analitico del tedesco molto più freddo e pulito rispetto a quello del parigino, ne preferisco l'approccio più nettamente e dichiaratamente anti-metafisico e l'inverso percorso fatto dai due rispetto alla politica (progressivo allontanamento per Martin, progressiva adesione per Paul).
Dal punto di vista stilistico e letterario non c'è naturalmente paragone, e il francese stravince.
Chiodi non me lo bistrattare così,dai.. ha comunque il merito di aver creato la base in lingua italiana su cui iniziare a muoversi. Se possibile leggere sia Volpi che Chiodi (ottima lezione di ermeneutica, fra l'altro).