racconti erotici: fantasia e realtà 

Scatta il fluido erotico...

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Neil McCauley
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#106 Messaggio da Neil McCauley »

XCLARAX ha scritto:
Neil McCauley ha scritto:
XCLARAX ha scritto:HAIKU #1

soffoco:
luci al neon
pene in gola
Qui l' autrice è evidentemente ispirata dal ricordo del subito intervento di tonsillectomia.
oh finalmente qualcuno ha capito il senso......

letto il secondo haiku? hai notato quanta poesia???
Tanta, superata solo dalla serenità che trasmette.
"Chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una"(Luca 22,36)

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Steiner74
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#107 Messaggio da Steiner74 »

Fede, una volta postati tutti i capitoli, inserisco tutto nel best of!
"Sono un uomo estetico asmatico linfatico cosmetico amo la Libia la fibbia delle scarpine delle donnine cretine sono disinvolto raccolto assolto per inesistenza di reato ho una speciale predilezione per la fanciulla del vespro il Polo Nord la carta moschicida."
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Il Fede
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#108 Messaggio da Il Fede »

Steiner74 ha scritto:Fede, una volta postati tutti i capitoli, inserisco tutto nel best of!
Ok, ancora mancano le parti salienti: il furto dell'argenteria, lo stupro, il dirty talking...
Osservandola, perfino Ratzinger si convincerebbe di quanto sia necessario l'uso dei contraccettivi ( Matt Z Bass ).

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Steiner74
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#109 Messaggio da Steiner74 »

Fede, scherzi a parte, qualche piccola limata quì e là ed é un capolavoro assoluto.
"Sono un uomo estetico asmatico linfatico cosmetico amo la Libia la fibbia delle scarpine delle donnine cretine sono disinvolto raccolto assolto per inesistenza di reato ho una speciale predilezione per la fanciulla del vespro il Polo Nord la carta moschicida."
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#110 Messaggio da casta diva »

Sempre della saga di Federica, come l'altro postato qualche pagina fa...

Scrollate pure, se è lungo... :004 anyway, sono pronta per la crocifissione! :wink:

FEDERICA E IL SUO AMICO AMOROSO

Perso, sempre più irrimediabilmente perso dietro quel suo modo di essere giocoso, gioioso, assetato di vita e che ti dava il coraggio di affrontare anche le giornate più buie.
Sapeva che le avrei perdonato tutto, o meglio che avevo imparato a capirla quasi in ogni sfumatura, e ad accettarla, ma riusciva sempre a industriarsi per lasciarmi addosso un desiderio inestinguibile di possederla, di farla mia, consapevole in partenza che sarebbe stata impresa vana.
La storia con Marco, ad esempio.
Veleggiava sui vent’anni, ormai, imponendo dei ritmi trasversali (con lunghe pause di riposo e rari affondi battaglieri) alla sua vita, che era diventata negli ultimi anni anche la mia.
Immaginarla, ancora ragazzina, farla vivere nella mia mente, pensare alle sue movenze, al giovane corpo e al cervello che avevano potuto incantare Marco, seppur saltuariamente, nel corso del tempo, eccitava le fibre più profonde del mio essere.
Era stata chiara fin dall’inizio, quasi brutale.
- Lui fa parte della mia vita,- mi aveva detto, - non posso cancellarlo.
Significava che avevo dovuto aspettare il suo messaggio, al rientro dopo una notte episodica con lui, e sentirla così viva e fremente, poi, tra le mie braccia, da non riuscire a fare a meno di prenderla all’improvviso, e sbattermela con brutalità, quasi a voler ristabilire chi era il padrone…
Chi era il padrone?
Aveva goduto più delle altre volte, più di quando mi dedicavo, ore e ore, all’esplorazione di ogni millimetro quadrato del suo corpo, più di quando trascorrevo un tempo interminabile a darle piccoli baci al solo incavo del gomito, più di quando la mia lingua indugiava tanto a lungo sui suoi capezzoli che – era solita dirmi - li sentiva come trafitti da spilli.
Uscivo di senno all’idea di come sapeva godere e, di riflesso, far godere…anche un altro, s’intende.
Le era piaciuto così tanto, quella volta, era venuta così in fretta perché ancora piena di lui, o perché aveva avvertito i miei frenetici pensieri?
Mi sentivo strano, un misto di gelosia e di altruismo, non ci raccapezzavo più niente.
E, unita alla profonda consapevolezza che non l’avrei mai perduta, la sensazione che avrei dovuto condividerla per sempre con un altro, col suo pensiero, col suo ricordo…
Mi stava bene.

E’ appena tornata dall’ultimo incontro con lui. Ha una calza smagliata. Nessuna traccia di occhiaie. Baciata dalla sorte, in questo. Può stare una notte sveglia e al mattino è radiosa.
Ma è languida, Dio, quanto…!
- Ho tanto sonno,- esclama abbracciandomi teneramente, - per fortuna è sabato, niente ufficio!
Neanche la forza di farsi una doccia. Deve averci dato dentro parecchio, Marco!
- Voglio dormire un po’,- mi dice, - ti dispiace?
Come può dispiacermi, penso, qualcosa che mi viene da te?
L’accompagno in camera. L’aiuto a spogliarsi e a infilarsi sotto le lenzuola. E’ calda. Tenera e forte.
Si addormenta subito.
E io non posso fare a meno di adorarla.
Resto a guardarla, i capelli sparsi sul cuscino, appena un lieve affanno nel respiro.
Non può sapere quanto è dolce e bella quando dorme.
Anche se addosso ha indizi di morsi famelici, se labbra, mento e collo sono arrossati dallo strofinio di un volto diverso, da una rasatura cui non è abituata, che riassaggia appena una o due volte l’anno.
Scosto lievemente la coperta e intravedo l’attaccatura dei seni, piena di macchie che vanno dal rosa al viola acceso.
Avrà provato a succhiarle pure l’anima! mi dico, sorpreso da un’improvvisa impennata del mio uccello alla vista di quei segni inequivocabili.
Movimenti impercettibili delle pupille, sotto la pelle diafana delle palpebre, lievi spostamenti delle braccia, delle gambe, balbettii incomprensibili e confusi mi danno la certezza che sta già sognando.
Probabilmente rivive l’eccitazione e la contentezza, alla sua ultima telefonata.
- Allora, Federica, arrivo venerdì sera, potrai dedicarmi un po’ del tuo prezioso tempo? Scenderò all’hotel dell’anno scorso, e mi libererò presto dalla cena con i colleghi .
- Tutta la notte, Marco, tutta la notte stavolta…-
E poi i preparativi, la scelta della biancheria, la mia consulenza… che carina!
- Hai ragione, sai,- mi aveva detto con voce insinuante, - il nero è troppo ovvio, meglio color carne.
E sia… reggiseno, slip, autoreggenti, mimetizzati col colore della sua pelle.
E lui glieli aveva tolti, quei piccoli indumenti voluttuosi. Delicatamente? Furiosamente?
Sfilandoglieli pian piano? Strappandoglieli di dosso?
- Per favore, mi aveva chiesto, facendomi un regalo di inestimabile valore, - puoi aiutarmi a depilarmela? Ho paura di non riuscire a farlo bene, da sola, è difficile arrivare sotto, dietro…
Non sia mai che un pelo di fica gli si possa infilare tra i denti…!
L’avevo accontentata, l’avevo insaponata per bene, avevo indugiato per più di un ora sul suo pube - capisco perché lo chiamano monte di Venere - scostando le grandi labbra per non ferirla col rasoio, il cazzo che tirava dentro la patta, combattendo contro una voglia matta di sbarbarla diversamente, di scorticarla dentro, con rasoiate di carne viva e pulsante!
- Devo sdebitarmi,- aveva detto alla fine, sorridendomi grata, - tiralo fuori dai pantaloni!
Pompino memorabile, a regola d’arte, eseguito senza ombra di dubbio pensando agli altri che avrebbe fatto, non a me, la sera stessa.
E impedendomi di sfiorargliela, non poteva rischiare che gliela arrossassi io, quella volta..
Poi, trucco discreto, appena una goccia di profumo. Non aveva bisogno di rendersi vistosa, perché era luminosa. Non so se mi capite.

E lui se l’era goduta. Una notte, un’intera notte.

Di certo più tardi, dopo quel sacrosanto sonno ristoratore, me li avrebbe raccontati lei i dettagli, e il mio uccello, come al solito pendente dalle sue labbra, si sarebbe gonfiato di gratitudine eterna.
Al resoconto particolareggiato di quella interminabile leccata di fica, amorevole, curata.
- Un “largo” di Händel, davvero! – Così me l’avrebbe descritta facendomi morire di invidia…e di piacere.
Lei, secondo me, era perfetta per Bach: toccate e fughe.
- Sai, la moglie è strana: non se la fa leccare mai, e credo che sia davvero troppo repressa… Non si bagna, non si eccita…
Ha una moglie frigida, il tuo Marco, e deve slinguazzare te? Abbeverarsi alla tua fonte, pasteggiare coi tuoi succhi profumati, e magari, dimenticando la buona educazione, parlarti a bocca piena esclamando:
- Ma come fa a tirarti così tanto?
Non lo fa mai, e gliela tiri fuori tu questa bravura, lingua di piatto a ripassarti tutta la passerotta spiumata, di taglio a pennellare il contorno delle piccole labbra, dura, un punteruolo, per tormentarti il clitoride svettante?
- E’ riuscito a trattenersi, sai?- avrebbe aggiunto,- sono riuscita a prenderglielo in bocca senza che mi esplodesse subito sulle labbra!
La volta precedente non ce l’aveva fatta e le aveva innaffiato dopo pochi istanti la fronte, gli occhi, il viso.
Scommetto che la moglie non gli fa nemmeno il più innocente dei pompini, vero Federica?
- Si rifà dopo, però,- mi tranquillizzava lei, - scaricata la tensione poi mi scopa da Dio, per ore…
Ah, ero più rilassato, adesso..!

Dorme ancora, il lenzuolo aggrovigliato la copre appena.
Lo vedo che l’ha scopata, e chissà quanto forte, e chissà quante volte… è ancora piena, piccoli rivoli di sperma le rigano l’interno di una coscia, misti al residuo della sua eccitazione.
Altre chiazze di seme, ormai secche, sul ventre, sull’addome, sui seni rivelano altri giochi, infiniti mondi di passione.
Devo prenderla, non posso aspettare.
Mi sdraio dietro di lei, girandola piano su un fianco, delicatamente, per non svegliarla.
La mano sull’asta, a stringere la cappella, devo tenerlo buono, o le esplodo addosso così…
Trova la strada da solo, come calamitato dalla sua fica ancora dischiusa.
Le entro dentro per metà… mi fermo. Assaporo la nota, beata sensazione di prigionia e liberazione al tempo stesso.
E’ sempre un mistero, per me. Non so spiegarmi perché sia così bello restarle dentro così, immobile.
Uscendo piano dal sonno, nel dormiveglia, Federica si muove lentamente, assecondando la mia penetrazione.
- Ho ancora il suo sperma dentro,- farfuglia, - magari vado prima a lavarmi…
- No, resta, ti prego,- la imploro,- ho bisogno della tua fica, adesso...
Inarca la schiena, languida, e io non resisto, le afferro i fianchi, la penetro fino alla radice e inizio a spingere furiosamente.
Le spremo tutti i succhi residui, e non sono pochi, la sento gemere e immagino il suo volto travolto dal piacere, avverto i fremiti della sua pelle quando si avvicina all’orgasmo, e la inondo, nell’attimo stesso in cui mi inonda lei. Fontana. Zampillo. Cascatella.
Ho davvero tutte le fortune, io…
E’ raro trovare una donna a cui piaccia naturalmente, serenamente e onestamente far l’amore senza tante storie.
Tutto meraviglioso, preliminari, varianti, giochini erotici di ogni tipo.
Ma che adori, sopra ogni altra cosa, un bell’uccello in tiro, al calduccio, dentro la sua fica.

Marco lo sapeva. Da vent’anni.
"Cantare è di chi ama"
Sant'Agostino

"Lo smalto non mi piace, in compenso dovresti curare un po' le mani, iniziano a vedersi troppo i segni del tempo..." (cit.)

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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#111 Messaggio da Pensiero Dominante »

L'ho trovato stilisticamente impeccabile, anche se - ad essere sincero - non sono riuscito a stabilire una vera e profonda connessione empatica con l'io narrante del protagonista. La cosa è d'altronde facilmente spiegabile: non è sufficientemente tormentato perché possa neanche alla lontana immedesimarmici. Questo relativo senso di distacco che ho provato durante la lettura presenta però un notevole vantaggio: se non altro, arrivato alla fine non mi sono sentito così irrimediabilmente depresso come invece mi sta capitando giorno dopo giorno, anzi, sera dopo sera, da quando sto leggendo "La possibilità di un'isola", libro che, come tu certamente sai, abbonda di situazioni erotiche, alcune anche piuttosto simili a quella oggetto del tuo racconto.
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skoda77
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#112 Messaggio da skoda77 »

Due mie creazioni di qualche anni fa tanto per rinfagare questo post:

LAURA

Mi è capitato spesso di sognare Laura, la mia compagna, specialmente quando non stavamo ancora insieme e cercavo di conquistarla. Da allora, complice una realtà migliore dei sogni, Laura è comparsa sempre di meno nelle mie fasi oniriche. Poche notti fa è tornata nei mie sogni in una veste insospettata e inquietante. L'ho sognata nel suo studio durante il lavoro, era in riunione con un cliente o un collega. Seduti ai lati opposti della sua scrivania stavano osservando dei documenti e carte varie sparsi sul tavolo. Noto che Laura è più interessata al suo ospite che alla discussione di lavoro, con un'abile mossa strategica dispone i fogli in modo che la vista dell'uomo possa attraversare il piano di cristallo trasparente e collimare sulle sue gambe. Laura continua ad accavallare e a distendere le gambe con il risultato di far salire la sua corta gonna sino al limite della fascia elastica delle autoreggienti, si sporge in avanti, indicando un particolare punto su di un documento favorendo così all'uomo la vista delle coppe del suo seno attraverso l'apertura della giacca. Tutte queste sue mosse non passano inosservate e sortiscono l'effetto di distrarre l'attenzione dello sconosciuto difronte a lei. Maliziosamente Laura dice: " Qualcosa non va? Vedo che non mi segue più. Dobbiamo rivedere qualche punto?". L'uomo imbarazzato risponde che le sue bellissime gambe stanno attirando la sua attenzione più del problema di cui stanno discutendo. Laura allora dando alla sua voce un timbro caldo e sensuale dice:" Be! Queste gambe oltre ad essere guardate possono anche essere toccate e accarezzate..... Anzi la cosa non mi dispiacerebbe affatto!" Detto questo si alza e con calma, fissando l'uomo negli occhi, inizia a sbottonarsi la giacca; camminando intorno alla scrivania in direzione dell'uomo si sfila la giacca dimostrando che sotto non indossa altro. Si porta davanti a lui e premendogli contro il suo seno nudo lo bacia dapprima sulle labbra per poi insinuargli la lingua dentro la bocca. Continuando a baciarlo si strofina contro di lui, la sua gonna è troppo stretta per permettergli la libertà di movimento che vorrebbe, mentre preme e strofina il suo pube nella zona genitale dell'uomo la mano di Laura scende a controllare l'effetto delle sue azioni, soddisfatta si stacca leggermente da lui e con grazia slaccia la gonna che dai suoi fianchi scivola lungo le gambe fino a terra. A questo punto inizia a sciogliere il nodo della cravatta dell'uomo difronte lei invitadolo a spogliarsi, poi si siede sul bordo della scrivania con le gambe leggermente divaricate e guida le mani dello sconosciuto su di lei, prima sulle gambe salendo dall'interno delle cosce sino all'inguine. Ha un brivido di piacere quando l'uomo infila le sue dita sotto gli slip accarezzandola, si appoggia all'indietro e solleva il bacino per favorire l'uomo che tenta di sfilargli i ridottissimi slip, poi si sdraia sulla scrivania, appoggia i piedi su due sedie e con le gambe aperte mette in mostra l'invitate peluria bionda della sua vagina. L'uomo si porta contro di lei appoggiando il pene sul suo ventre, gli accarezza i fianchi salendo fino al seno e stuzzica i suoi capezzoli eretti poi si china a baciarli e a succhiarli. Laura si fa molto invitante con dei movimenti del pube che stuzzica con i suoi peli il membro dell'uomo, ha le braccia distese all'indietro e aspetta con il respiro sempre più affannato. L'uomo abbandona il seno di Laura prende in mano il suo pene e lo strofina sulle labbra della vagina provocando in lei una forte eccitazione poi la penetra con dolcezza ma decisione, Laura emette un sospiro di sollievo inarcando il corpo sino ad appoggiare sul piano solo le spalle spingendo in questo modo il pube verso lo sconosciuto che la può penetrare a fondo. Laura con le braccia distese sulla scrivania asseconda le spinte dell'uomo con delle contrazioni e decontrazioni dei suoi muscoli pelvici, lui la sta tenendo per i fianchi poi le sue mani scivolano sulla vagina e iniziano a seguirne il bordo per poi massaggiarne le grandi labbra a ritmo delle sue spinte. Laura apprezza molto emette dei mugolii e dei sospiri, l'espressione del suo viso testimonia il piacere che sta provando e il totale abbandono alla volontà dell'uomo che la sta prendendo. Riconosco in lei i primi sintomi dell'orgasmo, ora è lei a dare il ritmo, quando arriva sembra quasi di vedere l'onda di piacere che sale lungo il suo corpo dalla zona pubica sino alla mente, il suo piacere è lento e profondo ad ogni ondata l'espressione del viso si trasforma sotto la coltre dei suoi lunghi capelli biondi rendendola quasi irriconoscibile. Al termine si solleva sui gomiti il suo sguardo scende dal suo seno sino alla vagina dove il pene dell'uomo ancora dentro di lei si muove lentamente mantenendo viva la sensazione del piacere appena provato. Un'attimo di incertezza si dipinge sullo sguardo di Laura, infine prende una decisione si alza dalla scrivania e mentre passa difronte all'uomo gli volge le spalle e gli strofina il sedere sul pene in erezione, poi si siede lasciandosi scivolare il una posizione semi sdraiata su di una sedia, invita lui ad avvicinarsi e presogli il pene inizia a strofinarlo sulle labbra e a leccarlo con dolcezza, improvvisamente lo ingoia succhiandolo con passione. Non dura molto, lo sconosciuto viene su di lei innondandole il viso e il seno. Laura soddisfatta ed esausta osserva, quasi ipnotizzata il bianco succo che le cola tra il solco del seno verso il ventre, quindi con una mano lo raccoglie e con una espressione soddisfatta se lo spalma sul seno massaggiandosi come se fosse una crema cosmetica sino a quando il suo respiro si regolarizza. Mi sveglio eccitato e infastidito. Vorrei tornare a dormire...

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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#113 Messaggio da skoda77 »

Un racconto estremo, tanto per gradire :)

Lezione alla professoressa

Paola, 42 anni, era un’insegnante di matematica. La sua malizia mai persa con l’età le “consigliava” un look provocante che esaltasse la sua bellezza. Capelli neri e con un corpo slanciato da ex Miss Umbria di tanti anni fa, la maternità non aveva scalfito un centimetro della sua avvenenza donandole inoltre rotondità e una terza di seno che il suo fisico da modella mancata non aveva mai avuto. Minigonne d’ogni tipo, jeans o a pieghe, esaltavano le sue bellissime gambe. Le piaceva farsi notare dagli studenti prossimi alla maturità, teppisti in erba o timidi allupati diciottenni che facevano mille pensieri sporchi su di lei. Le piaceva accavallare le gambe e guardare i loro sguardi che cercavano in ogni modo di spiare l’intimità tra le sue cosce. Giochini erotici innocenti di una donna che amava esercitare il proprio sensuale potere.
Quel giorno dovette stare fino alle otto di sera a scuola per eventuali colloqui studenti-genitori che precedevano la sessione degli esami. Una giornata lunga e faticosa che invece durò più del previsto, tanto che quando stava per andarmene da scuola non c'era quasi più nessuno. Prima di tornare a casa decise di andare in bagno per fumarsi una sigaretta in santa pace. Attraversò il lungo corridoio che portava ai bagni delle insegnanti, oramai in penombra illuminata solo dal timido tramonto d’inizio Giugno.

In piedi davanti alla finestra che dava sul cortile non fece in tempo a tirar fuori il pacchetto di Pall Mall dalla borsa che fu aggredita alle spalle. Un ragazzone alto e muscoloso coperto da un passamontagna la spinse dentro ad uno dei bagni chiudendo la porta. Paola ebbe appena il tempo per gridare aiuto che la vista di un coltello a pochi centimetri dalla sua gola le gelò il sangue soffocandole ogni reazione rumorosa.
“Non gridare e potrai tornare a casa dai tuoi figli” – la voce giovanile dell’assalitore non metteva dubbi. Era uno degli studenti dell’ultimo anno.
Paola fu sbattuta con la faccia al muro e poteva sentire il coltello che risaliva sotto la gonna e con un colpo secco tagliare le mutandine. Il ragazzo la insultava in tutti i modi e le annunciava che da oggi avrebbe smesso di provocare. Paola aveva gli occhi chiusi e le gambe tremanti. Dopo aver slacciato i pantaloni il ragazzo penetrò la fica della professoressa con una violenza inaudita.
“Chissà quante volte avrà sognato di scoparmi questo bastardo”. - Pensò Paola, mentre sentiva i colpi profondi e precisi. Era la prima volta che veniva violentata e il fatto che fosse un suo studente, uno che poteva essere quasi suo figlio rendeva il tutto ancora più sconvolgente. La mano libera dal coltello le accarezzò prima il culo, per poi risalire lungo i fianchi morbidi. Le strinse la tetta, stuzzicando i capezzoli. Poi prese a scendere lungo la pancia, la strinse a lui mentre continuava a penetrarla sussurrandole all’orecchio:
“Sei una puttana, ti rovino la fica”.

Paola era terrorizzata, ma allo stesso tempo cominciò a mordersi le labbra per la goduria. Quel corpo dal profumo giovane, i trenta centimetri di cazzo duro umiliavano il suo essere una donna sposata, ma esaltavano i suoi sensi da troia impunita. Ad ogni colpo Paola cercava di nascondere i propri gemiti, mentre la fica si bagnava oscenamente. Immaginava quanto il ragazzo pianificava la sua punizione. Passò in rassegna tutti gli sguardi vogliosi che si posavano sulle sue cosce e scollature, ogni santo giorno di scuola. Godeva come non le accadeva da anni. Lo stupro andò avanti per una ventina di minuti fino a quando il ragazzo la inondò del suo sperma caldo. L’orgasmo di Paola sopravvenne pochi istanti dopo.
“Brava la mia professoressa, ti piace lurida cagna eh?”
Paola non rispose. Il suo cuore batteva come mai prima di allora, l’orgasmo e la situazione estrema le aveva quasi annebbiato la vista. Pochi attimi di silenzio e calma apparente furono interrotti dalle minacciose parole del ragazzo:
“Adesso mi porto a casa un ricordino del tuo corpo”.
Paola si risveglio dall’eccitazione quando senti la fredda lama del coltello intrufolarsi tra i suoi seni. Poi di colpo il capezzolo sinistro, durissimo per tutto il tempo della violenza, le fu tagliato di netto.
La forte mano del ragazzo soffocò l’immediato urlo di Paola. Il sangue le scorreva dalle tette lungo la pancia, le lacrime inondarono i suoi occhi. Poi venne sbattuta a terra. Il ragazzo la guardò, fissandola con occhi gelidi e soddisfatti. Paola guardava il suo assalitore: una parte di lei voleva ucciderlo, l’altra parte era pronta per regalarli il miglior pompino della sua vita.
“Addio professoressa” – le disse lo stupratore uscendo dal bagno in fretta e furia.
Paola rimase a lungo in silenzio nel bagno, sola, con una mano cercò di tamponare il sangue che le usciva da ciò che rimaneva del suo capezzolo sinistro. Con l’altra mano raccolse dello sperma che era scivolato lungo la sua coscia. Lo raccolse e col dito se lo porto avidamente alla bocca.

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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#114 Messaggio da Steiner74 »

Fede, io sto ancora aspettando il seguito del racconto!
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#115 Messaggio da Il Fede »

Steiner74 ha scritto:Fede, io sto ancora aspettando il seguito del racconto!
Hai ragione, prometto di finirlo. Di solito le ore notturne mi stimolano la fantasia per scrivere ( le boiate ), il parto verrà terminato al più presto. :-D
Osservandola, perfino Ratzinger si convincerebbe di quanto sia necessario l'uso dei contraccettivi ( Matt Z Bass ).

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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#116 Messaggio da Il Fede »

Capitolo 3: l'orgasmo
E' strano come il richiamo del sesso confonda le idee. Da un lato le gambe si muovono nella direzione che le porterà al divaricamento, dall'altro il puritanesimo inflitto dopo 10 anni di praticatantato come chierichetto con penetrazioni ( anche triple )riporta ai film anni '50, quelli con Marisa Allasio. Eppure il rigonfiamento della cappella spadroneggia, azzerando i preconcetti e i falsi storici.

Ecco che mi ritrovaiii a rispondere alla porta, il campanello aveva suonato. Lo squillo prepotente del campanello del mio probabile stupratore aveva stimolato il mio clito ( in realtà era il culo ).

"Drinnnnn".

Appoggiai il mio orecchio vergine ( giusto quello ).

" Di grazia, chi suona a casa mia"?

La mia personalità era divisa, spaccata in due. La parte sinistra del mio cervello ( o forse era il duodeno ) chiedeva un tributo di piacere, le mucose erano incerte: immobili e statiche ma pronte a ricevere una verga come Dio comanda, visto che l'ultima volta che entrò qualcosa di memorabile fu nel lontano '77, anno di rivoluzioni secondo solo al '68.

Apriii la porta, in silenzio, il Garzone fece pochi passi e con due falcate arrivò in salotto. Era fatta, gli strumenti per godere erano nelle mie tasche, l'oggetto dei miei titillamenti era finalmente in casa mia.

Era il momento di combattere con un nemico potentissimo: la timidezza. Dovevo nasconderla, mascherarla. Decisi quindi che l'unico modo era simulare un atteggiamento borghese, senza artifici.

Pensai quindi che l'unico modo di affrontare il mio ospite ( godendo della sua cappella venosa )fosse comportandomi in modo naturale, mettendolo a suo agio.

" Ciao grillone, ti guardavo dalla finestra, hai un cazzo che sicuramente piacerebbe a chiunque, mi piacerebbe sedermici sopra". " Considerando poi che facevi apposta a farti vedere coi pantaloni abbassati penso di avere diritto a succhiartelo, visto che se non ti fosse interessato non saresti stato nel cortile davanti a casa mia a smanettartelo, quindi ora me lo fai succhiare."

Il mio interlocutore annuì. I pantaloni però erano gonfi, le sue intenzioni erano evidenti sotto la cintura.

Il suo istinto sadico fece in fretta a venir fuori: mi prese la testa e mi costrinse a succhiarglielo. Muoveva le mani, freneticamente.

D'un tratto smise, si girò di schiena. Aveva il culo gonfio. Sproporzionato per quelli che erano i calzoni. Troppo gonfio.

Gli misi una mano sul culo. Era durissimo, spigoloso.

Fece i suoi comodi, soddisfò la sua cappella e improvvisamente uno schizzo dolciastro invase la mia tonsilla ( solo una ).

Dopodichè riabbottonandosi si diresse al portone per andarsene, mi guardò e mi salutò con un cenno ( saluto romano ).

Ero solo. Ancora una volta.

Guardai nel tavolino antico e notai che mancava il calamaio e la cornice d'argento che mi regalarono nel '46 ( 200€ sull'unghia ).


LA MORALE ( leggere attentamente )

Attenzione a cadere vittime dei sensi: c'è qualche furbacchiotto che è interessato ai vostri denari piuttosto che alla vostra sensibilità. State attenti: donate voi stessi alle persone pure di spirito e di animo, non agli stronzetti che vi promettono sensazioni bellissime e poi vi rubano gli oggetti guadagnati con l'eredità o con i sacrifici di una vita ( o peggio ancora regalati dai parenti ). Può succedere di trovare persone che all'apparenza sembrano tranquille, in realtà mentre voi vi concentate a gustare il loro prepuzio a occhi chiusi, questi sgraffignano gli oggetti di valore che avete in casa, Il mio consiglio è di DENUNCIARE questi atti ignobili alla Polizia, affinchè questi eventi non accadano più.
Osservandola, perfino Ratzinger si convincerebbe di quanto sia necessario l'uso dei contraccettivi ( Matt Z Bass ).

misha71
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#117 Messaggio da misha71 »

RINFAGARE?


ma che significa?!

scrittori....massu'...
misha71

"La pretesa della felicità : ecco la grande illusione! Essa complica tutta la vita! Rende la gente così velenosa, canaglia, insopportabile. Non c'è felicità  nell'esistenza, non ci sono che dolori più o meno tardivi, segreti, differiti, dissimulati" Cèline

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Steiner74
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#118 Messaggio da Steiner74 »

Il rigonfiamento della cappella che azzera i preconcetti è un concetto meraviglioso!
"Sono un uomo estetico asmatico linfatico cosmetico amo la Libia la fibbia delle scarpine delle donnine cretine sono disinvolto raccolto assolto per inesistenza di reato ho una speciale predilezione per la fanciulla del vespro il Polo Nord la carta moschicida."
http://www.youtube.com/watch?v=AHMiP_qQXKI

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Vale
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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#119 Messaggio da Vale »

Il racconto di Berlino è molto bello. Anche altri sono gradevoli.

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Re: racconti erotici: fantasia e realtà 

#120 Messaggio da casta diva »

skoda77 ha scritto:Due mie creazioni di qualche anni fa tanto per rinfagare questo post:
misha71 ha scritto:RINFAGARE?

ma che significa?!...
Forse è un refuso, magari voleva dire ricoprire nuovamente di fango? :lol:
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Sant'Agostino

"Lo smalto non mi piace, in compenso dovresti curare un po' le mani, iniziano a vedersi troppo i segni del tempo..." (cit.)

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