tao ha scritto:vedi drogato, una peculiarità fondamentale della società tradizionale sarda in rapporto alla violenza perpetrata nei confronti del prossimo consiste spesso e volentieri nel processo di "deresponsabilizzazione" che investe il crimine violento..........
ossia il giudizio sociale assolve pressochè in toto il criminale dalle proprie colpe attribuendo le responsabilità del compimento dell'atto violento o criminoso a cause di forza maggiore che sovrastano il libero arbitrio di ciascuno...............
uno sguardo d'insieme di stampo marcatamente relativista per cui il criminale sfugge all'esecrazione, alla riprovazione generale ed alla condanna sociale che altrove gli verrebbero riservate per finire ad essere etichettato molto piu sottilmente come "omine de mala sorte", ossia quasi alla stregua di una marionetta ostaggio della tirannide inclemente e perigliosa del caso...........
chiaro come la società tradizionale prevedesse il cosidetto "connottu" ossia un codice non scritto che affrancava dal biasimo dallo sdegno e dalla riprovazione comuni determinate tipologie di reati, stigmatizzando invece altri frangenti e circostanze.........
ma d'altronde il criminale sardo rappresentava una sorta di ideale romantico, era il cavaliere solitario impegnato in una personalissima battaglia nichilista contro l'ordine costituito, un'immagine ed una figura di grande dignità ...............una dignità che appare al giorno d'oggi irrimediabilmente perduta per effetto del contatto fatale e nefasto con le logiche del profitto che la modernita ha definitivamente imposto..........
tao, scusa se te lo dico, ma fai un uso improprio e mi tocca dire superficiale di diversi termini:
come fai a dire che "il criminale sardo rappresentava una sorta di ideale romantico"? quale criminale? di quali "crimini" si sta parlando?
quel che tu dici riguarda una ben specifica categoria di personaggi che anticamente - perchè vorrei ricordare che i balentes o i briganti non esistono più, e due teste di cazzo non fanno statistica - si ponevano contro un ordine costituito che era quello dei piemontesi, imposto dall'alto in terra non loro e spesso ferocissimo, dunque rifiutato da molti. il resto dei crimini (furto, offesa, etc.), non era certo visto come 'romantico'.
non è neanche vero che il criminale sfuggiva alla responsabilità e che chi commetteva crimini violenti era 'deresponsabilizzato'.
una sorta di 'deresponsabilizzazione' si dava solo e unicamente nel caso di un "errore comprovato" o quando si agiva "in stato di necessità ".
il codice barbaricino, trascritto e codificato da Antonio Pigliaru in 23 articoli, testimonia proprio dell'enorme senso di responsabilità attribuito al singolo (come al gruppo). un esempio:
6) La responsabilità di chiunque si trova nella condizione di ospite è solo personale e deriva dalle eventuali azioni od omissioni di lui, in rapporto ai doveri particolari del suo stato.
http://web.tiscali.it/Banditismo/Codice ... ricino.htm