Credo che l'onore di ricercatore sia secondario al fatto che debba mangiare e che voglia continuare a svolgere il suo lavoro.ioz ha scritto:suser mi permetto di intervenire.
lo scienziato non tende a dimostrare ció cheinteressa al committente.
magari tende a ricercare ció che interessa al committente. e non è la stessa cosa.
l'esito della ricerca puó essere attenuato nella comunicazione, puó essere parziale, ma mai coscientemente errata. ne va dell'autorità di chi ricerca.
tu giocheresti il tuo nome di scienziato o l'autorità di un dipartimento e di un laboratorio di ricerca solo per aver un temporaneo vantaggio pecuniario?
in prima battuta il laboratorio ti estrometterebbe dalle ricerche in essere, e se sei tu il ricercatore autoreferenziato, gli enti privati ti eviterebbero perchè senza autorità scientifica in quanto venduto a chi è forte.
infine mi permetto una domanda: secondo te c'è più corruzione in un sistema bloccato solo dalla ricerca statale oppure in un sistema libero, in concorrenza, dove due ditte concorrenti magari finanziano ricerche epr trovare il punto debole degli altri?
E credo anche che, per fare un esempio tra i 1000 possibili, non siano attendibili le ricerche sul rapporto tra fumo e tumore commissionate dai produttori di tabacco.
E credo che a un ricercatore malleabile alle esigenze del committente non abbia difficoltà a trovare lavoro e che "l'autorità scientifica" si possa ottenere anche in maniera poco deontologica.
E credo che, per fare un altro esempio, le case farmaceutiche in quanto fondate sul lucro e non sul benessere dell'uomo dirigano la ricerca in una certa maniera.
Con questo non voglio sostenere che privato è male e pubblico è bene (le magagne sono sotto gli occhi di tutti) ma sembra che ultimamente sia in auge il dogma contrario.
Le cose non funzionano così, a mio parere.