IL GRANDE BALZO DELLA CINA
GIULIO TREMONTI
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La politica di modernizzazione inizia in Cina più o meno venticinque anni fa. Ma è solo dopo il suo ingresso nel Wto, avvenuto l'11 dicembre 2001, che l'economia cinese esplode e fa il suo «grande balzo». In pochi anni i «numeri» che misurano la Cina salgono vertiginosamente, esponenzialmente. Numeri assoluti e numeri relativi, stock e flussi, velocità e traguardi. Ci sono tutte le evidenze di un fenomeno protagonista (potenziale) della storia futura del mondo. Per esempio, la Cina:
a) è il Paese più popolato del mondo: 1 miliardo e 300 milioni di abitanti ufficiali. Più forse 200 milioni di figli clandestini, generati violando le regole della politica del figlio unico. Per avere un'idea: in Europa abbiamo circa 500 milioni di abitanti, in Usa circa 300;
b) calcolato in potere d'acquisto locale, ha già il secondo prodotto interno lordo pro capite del mondo.
In assoluto il prodotto interno lordo cinese, in crescita da anni a un tasso del 9%, ha già superato quello di Italia, Inghilterra e Francia. Sta pareggiando (superando) quello della Germania. Arriverà a quello del Giappone nel 2017 e a quello degli Usa nel 2042. La Cina avrà , in assoluto, il primo prodotto interno lordo del mondo nel 2050;
c) è il primo consumatore mondiale di prodotti industriali e agricoli;
d) è il Paese del mondo che attira più investimenti esteri;
e) è il più grande utilizzatore di internet: oltre 130 milioni di utenze;
f) ha circa 600 miliardi di dollari di riserve valutarie;
g) ha le città più grandi del mondo. Pechino è la città più estesa. Chongqing è la città più popolata con più di 30 milioni di abitanti;
h) ha, dopo gli Usa, la seconda rete di autostrade del mondo;
i) è il secondo consumatore di petrolio dopo gli Usa. E così via.
è su queste basi che l'anno scorso usando la vecchia immagine del «secolo americano» (così definito per la prima volta da Henry Luce nel 1945), il New York Times ha per analogia profetizzato che il secolo appena iniziato sarebbe stato The chinese century (Il secolo cinese).
è un'analogia che funziona solo in parte.
METTIAMOCI D'ACCORDO SU CHE COSA LA CINA NON è
Per cominciare è più facile essere d'accordo su cosa la Cina non è, e non sarà .
Non la Russia, perché con tutta evidenza la Cina non ha seguito e non segue il percorso di dissoluzione-trasformazione fatto dall'altro impero comunista, l'Urss. Non l'India, che pure è un gigante per superficie e popolazione. Ma è un gigante diverso, un gigante "rallentato" dalla sua particolare filosofia di vita e dal peso enorme di un passato-presente costituito dalla sconfinata povertà delle sue masse. Masse che tuttavia, nella straordinaria democrazia indiana, fanno sentire la loro presenza e la loro voce politica influendo, con le loro ragioni sociali, sull'ordine spietato delle "priorità " capitalistiche. Un conto sono in specie le priorità in una democrazia, come in India, un conto sono le priorità in un capitalismo senza democrazia, come in Cina.
è invece più difficile essere d'accordo su cosa la Cina sarà . Per cominciare la Cina non è, e non sarà , l'America.
IL SECOLO VEDRà€ LA PRESENZA ENORME DI PECHINO
Il secolo avrà e vedrà certo la presenza enorme della Cina. Ma il secolo cinese, se ci sarà , non sarà comunque simile al secolo americano.
Al principio del secolo americano gli Stati Uniti d'America erano infatti un territorio ancora vuoto, ricco di risorse naturali, aperto all'immigrazione. Ancora nell'ultimo mezzo secolo la popolazione americana è quasi raddoppiata, passando dai circa 150 milioni di abitanti del 1950 ai circa 300 milioni di abitanti del 2004. Soprattutto per effetto dell'immigrazione e dei figli degli immigrati. Non solo. Nel secolo americano il mito della «frontiera» si è spostato, dall'interno all'esterno. La proiezione esterna dell'America, iniziata con la prima guerra mondiale, ideologizzata e diffusa nel mondo dopo la seconda guerra mondiale, si è in specie sviluppata su valori, miti, film, musiche, stili e costumi, su messaggi che sono quelli positivi tipici di una società moderna, progressiva, aperta. Dunque, di una società universale.
Per questo, tutti si sentono o vogliono essere un po' americani.
A differenza dell'America, la Cina non è infatti la somma di tante società diverse. Non è una società universale. è una società specifica. I cinesi, se anche si comportano e consumano come gli americani, restano comunque essenzialmente cinesi.
UN PAESE SIMILE ALLA GERMANIA A CAVALLO TRA '800 E '900
Se c'è un'analogia che si può fare per la Cina, è dunque e piuttosto un'altra analogia. L'analogia storica tra la nuova Cina e la vecchia Germania. Ci sono in effetti tratti comuni impressionanti, tra la Cina di oggi e di domani e la Germania tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento.
Come è stata la vecchia Germania, allora pure un gigante mondiale, essendo a quel tempo il mondo relativamente più "piccolo", la Cina è un Paese che, pur fortemente proiettato verso l'esterno, è tuttavia fortemente specifico. Per un Paese proiettato verso l'esterno, l'assoluta specificità è certo una forza, ma è anche una debolezza.
Come allora nessuno che non fosse tedesco voleva essere tedesco, così oggi nessuno che non sia cinese vuole essere cinese.
La Cina è inoltre e soprattutto un paese che somma insieme al suo interno e proietta all'esterno, in una dialettica drammatica e potenzialmente esplosiva, positività e negatività , immense forze e tremende debolezze.
UN SISTEMA POLITICO SENZA VISCHIOSITà€
Le forze. La Cina ha una straordinaria forza interna basata sulla sua economia, sulla sua società , sul suo sistema politico. La Cina combina infatti la massa critica propria di un enorme mercato interno, attuale e potenziale, con la massa di riserva della manodopera contadina da chiamare in fabbrica. Ha una cultura storica unitaria, una filosofia religiosa, prima ancora che politica, basata sui principi dell'autorità e della responsabilità . Crede nel suo futuro di grandezza, perché ha un passato di grandezza. In fondo, per la Cina mezzo secolo è una goccia nell'oceano del tempo. Si tratta solo, per la Cina, di aspettare mezzo secolo, per riequilibrare la storia. Dopo le orde mongole e dopo le pressioni occidentali, nell'Ottocento. Ancora: la Cina ha un sistema politico basato sul potere unico dell'esecutivo, che dà forma e sostanza a un'economia di comando. Un sistema politico che è certo "ottimo", per realizzare il massimo in un tempo minimo. Senza le "vischiosità " che sono invece tipiche della democrazia. Ed è in specie proprio questo che rende paradossalmente super-popolare la Cina comunista proprio nel mondo capitalista occidentale.
Le debolezze. Le debolezze sono simmetriche. Per cominciare, troppa popolazione su poca estensione. La Cina è grande più o meno come gli Usa, ma sulla stessa superficie ha almeno 1 miliardo di abitanti in più. Non solo. Ha una popolazione che invecchia vertiginosamente.
Nel 2025 i giovani sotto i 40 anni saranno una minoranza. Il 58% della popolazione avrà più di 40 anni. Più di 300 milioni di cinesi avranno più di 60 anni. Non solo. Si sta squilibrando fortemente il rapporto tra maschi e femmine. Per l'effetto perverso di questa negativa combinazione nel 2025 i tre quarti delle famiglie cinesi non avranno più figli.
La povertà si addenserà sui vecchi e nell'interno del Paese.
Inoltre, la Cina non ha risorse naturali. E quelle che utilizza per la produzione, risorse minerarie per ora, in attesa della nuova sterminata e pianificata catena di centrali nucleari, sommate alle emissioni da consumo, fanno della Cina una potenziale bomba ecologica.
IL CONSENSO POPOLARE AL REGIME POLITICO
Il consenso popolare al regime politico, un regime che nega quasi tutte le libertà tranne la "libertà " di lavorare e di consumare, è in realtà molto debole, nonostante l'apparenza di forza. Perché è essenzialmente basato sul presupposto dinamico di una continua crescita economica. Se la crescita economica si ferma, è il caos sociale. Crescita e consenso politico sono così drammaticamente e direttamente proporzionali.
In specie la Cina, come tutti gli organismi in crescita, può avere una crisi. Nell'economia cinese si stanno sommando, come in una bolla, gli elementi per un nuovo 1929: eccesso di capitale più eccesso di produzione, banche che finanziano l'economia senza limiti e cambi drogati.
LE RIPERCUSSIONI DI UNA CRISI CINESE
Va tuttavia notato che questa è una negatività potenziale, ma solo transitoria. è infatti più che probabile che, una volta superata la sua eventuale crisi "fisiologica" di crescita, la Cina continui poi la sua espansione.
Le ripercussioni di un'eventuale crisi cinese sulle economie occidentali, che già contengono la bolla dei fondi speculativi (i cosiddetti hedge funds), sarebbero invece probabilmente molto più traumatiche.
In questi termini, la Cina si presenta e avanza nel mondo come un vastissimo e insieme fragilissimo equilibrio di squilibri.
E non è certo compensato, ma è anzi all'opposto annunciato, questo potenziale squilibrio, dalla escalation militare della Cina (bomba atomica nel 1964, satellite nel 1970, astronauta nel 2004), dalle spese militari nascoste nelle pieghe dei bilanci pubblici, dalla proiezione geopolitica verso l'esterno, dai missili capaci di raggiungere bersagli anche fuori dall'area del Pacifico, dalla crisi internazionale di riserva per Taiwan, dal ricatto di una crisi economica mondiale che potrebbe essere causata da uno stop alla Cina, dallo spettro della volontà o della necessità di un'espressione di potenza.
vi dirò..
su molte abbiamo la stessa visione delle cose
(mamma mia...non credevo..)

E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.