si si. una vollta sola a sedici anni ed avevo pure la febbre. 9 nell'arco di 24 ore.Gabriele79 ha scritto:9 seghe al giorno? ma dai...
Donazione di sperma
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.... un mio carissimo amico per un paio di anni ha fatto la cavia umana negli stati uniti... si faceva somministrare dei farmaci sperimentali in cambio di dollari.... insomma per lui era in pratica uno stipendio........ la cosa forte è che dagli stati uniti lo hanno chiamato in italia per sapere se poteva tornare a fare gli esperimenti.... e lui ha detto poteva mandare un amico americano.... ma loro volevano solo lui....
forse sarà stato un incoscente ma ora sta bene...... e per un paio di anni se lè spassata...... unico effetto collaterale il trattamento gli dava una sete enorme
mi ha raccontato che esisteva un tariffario in base al grado di pericolosità del farmaco.....
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è una cosa che si fa anche in svizzera o in uk, ma se permetti è un po' diverso dal donare sperma............guest075 ha scritto:.... un mio carissimo amico per un paio di anni ha fatto la cavia umana negli stati uniti... si faceva somministrare dei farmaci sperimentali in cambio di dollari.... insomma per lui era in pratica uno stipendio........ la cosa forte è che dagli stati uniti lo hanno chiamato in italia per sapere se poteva tornare a fare gli esperimenti.... e lui ha detto poteva mandare un amico americano.... ma loro volevano solo lui....
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Life ain't nothin but bitches and money. (N.W.A.)
E se ancora non mi ammazzo è grazie al cazzo. (Fabri Fibra)
Le cose che possiedi alla fine ti possiedono. (Tyler Durden)
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in swiss una mia conoscente lo ha fatto per una crema del viso, cosa piuttosto tranquilla. 3 giorni per mi sembra 800 franchi.colpo ha scritto:è una cosa che si fa anche in svizzera o in uk, ma se permetti è un po' diverso dal donare sperma............guest075 ha scritto:.... un mio carissimo amico per un paio di anni ha fatto la cavia umana negli stati uniti... si faceva somministrare dei farmaci sperimentali in cambio di dollari.... insomma per lui era in pratica uno stipendio........ la cosa forte è che dagli stati uniti lo hanno chiamato in italia per sapere se poteva tornare a fare gli esperimenti.... e lui ha detto poteva mandare un amico americano.... ma loro volevano solo lui....
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Personalmente lo trovo degradante per la razza umana.
Saluti.
incerto al 76%.
io non lo fareijhonnybuccia ha scritto:in swiss una mia conoscente lo ha fatto per una crema del viso, cosa piuttosto tranquilla. 3 giorni per mi sembra 800 franchi.colpo ha scritto:è una cosa che si fa anche in svizzera o in uk, ma se permetti è un po' diverso dal donare sperma............guest075 ha scritto:.... un mio carissimo amico per un paio di anni ha fatto la cavia umana negli stati uniti... si faceva somministrare dei farmaci sperimentali in cambio di dollari.... insomma per lui era in pratica uno stipendio........ la cosa forte è che dagli stati uniti lo hanno chiamato in italia per sapere se poteva tornare a fare gli esperimenti.... e lui ha detto poteva mandare un amico americano.... ma loro volevano solo lui....
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Personalmente lo trovo degradante per la razza umana.
Saluti.
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L'Italia a volte mi manca. Mi manca la cultura, mi manca il cibo, ma soprattutto mi mancano quelle cose uniche e tipicamente Italiane che tanto hanno allietato la mia infanzia, tipo la "Banca del Seme". Quanti ricordi, in via Col di Lana a Milano, dove il dott. Formenti dirigeva (illegalmente) in una splendida palazzina (abusiva) una clinica specializzata nella compravendita di sperma. All'epoca avevo sedici anni e mi masturbavo dalle tre alle cinque volte al giorno (senza contare le tre o quattro canoniche scopate alla settimana), quindi la vendita di sborra fu per me una splendida opportunità per unire l'utile al dilettevole. Il buon Formenti pagava sessantamila a sborrata, ma non permetteva più di tre donazioni a settimana. Ma, come dissero Morandi Tozzi e Ruggeri, "si può dare di più", perciò mi presentai all'infermiera obesa che faceva il turno pomeridiano armato di sorriso smagliante e carta d'identità di mio cugino, ed il gioco era fatto: sei sessioni alla settimana, per un totale netto di trecentosessanta carte da mille, ovvero un milione quattrocentoquarantamila lire al mese (e nel 1982 erano bei soldini...). La somma in questione veniva puntualmente reinvestita in un Pokerino, gioco al quale peraltro non ricordo di avere mai vinto, nonché in drogucce di vario tipo (cosa volete, l'età ...). La procedura eiaculatoria era abbastanza semplice: una stanza molto pulita con una poltrona, una provetta e un pacco di riviste porno. All'inizio me la sbrigavo in un quarto d'ora, ma dopo qualche settimana le riviste cominciarono a venirmi a noia, così optai per la soluzione più ovvia: portare un "aiuto". L'aiuto in questione si chiamava Silvia De Magistris. La pulzella era in realtà la donna di Gabriele, un mio compagno di liceo il quale acconsentì al suo "uso" a patto di essere da me introdotto nel magico mondo dell'inseminazione a pagamento. Detto, fatto. Ogni giorno esclusa la domenica io, il Gabri e la Silvia ci presentavamo per dare il nostro modesto contributo alla ripopolazione del pianeta. Le sessioni si fecero anche più interessanti, in quanto la Silvietta ci spompinava in stereofonia ("si fa più presto", diceva...), e noi cercavamo di venirle in bocca all'unisono, di modo che lei potesse semplicemente sputare il miscuglio seminale metà in una provetta e metà nell'altra. Non molto etico, ma decisamente funzionale.
Purtroppo anche i sogni più belli muoiono all'alba, e così dopo un anno scolastico pieno di soddisfazioni, al rientro dalle vacanze trovammo la clinica chiusa con i sigilli dei Carabinieri. Ormai viziato dal denaro guadagnato per mezzo di godimento fisico, e bisognoso di liquidi per rimpolpare il mio guardaroba invernale con le doverose sei paia di Timberland nuove, capii che era giunto il momento di seguire le gloriose orme paterne. Mi lanciai così nella mia prima produzione cinematografica in Super 8. La location c'era, la villa di mia nonna in Piazza Novelli. Purtroppo della suddetta villa, seppur fatiscente, potevo usare solo la cantina, in quanto la buonanima (anche se già novantatreenne) ancora vagava per i piani superiori. L'attrezzatura non era un problema, in casa mia c'era solo l'imbarazzo della scelta. Per motivi sentimentali non potei fare a meno di scegliere la mitica cinepresa Bauer che nel 1962 catturò il primo filmino porno di mio padre: "Madame Butterfly". Essendomi già assegnato il ruolo di protagonista, dovevo trovare una "star" all'altezza della situazione, e la cosa non era facile. Estrapolai quindi il "Fallum". Il "Fallum" era il clone del diario scolastico del mio liceo (lo "Studium"), nel quale imprimevo quotidianamente nefandezze, volgarità , disegni porno e soprattutto numeri di telefono di fighe. La mia "star" doveva però possedere tre qualità indispensabili, che negli anni a venire riscontrai in tutte le maggiori pornoattrici americane:
1) Estrema perizia nel lavoro di bocca
2) Grande elasticità anale
3) Totale mancanza di cervello.
Destino volle che non dovetti guardare molto lontano.
La mia vicina di casa, tale Sandra (ometterei il cognome per un insolito impeto di discrezione) era una volonterosa ragazzina di quindici anni che la domenica pomeriggio, quando i miei andavano a giocare a bridge ed io ancora giacevo tra le braccia di Morfeo, si presentava per la consueta "lezione di pompa". Purtroppo Sandra conservava la verginità per l'uomo che l'avrebbe amata per sempre, quindi io ero completamente tagliato fuori. Ma l'estate a Santa Margherita le aveva evidentemente portato consiglio, dato che si mormorava si fosse fatta deflorare dal bagnino napoletano del suo stabilimento balneare. Ottimo. Dopo essermi sincerato della veridicità di tale informazione, la convocai con la scusa di festeggiare il mio compleanno nella villa della nonna. Mancava la troupe. Dovevo affidarmi a persone competenti, oneste e professionali, e sapevo esattamente chi chiamare. Pera, Cannone e Spada, tre carissimi amici con un velato problema di tossicodipendenza erano sicuramente i soggetti adatti.
Il ventidue settembre del 1983, giorno del mio diciassettesimo compleanno, dopo aver avvertito la nonna che sarei andato ad aggiustare la mia moto in cantina con degli amici, mi presentai di buon'ora per studiare le inquadrature. Fuori dalla cantina, nel giardino, c'era un oblò rettangolare che sembrava fatto apposta per piazzare la cinepresa. La piazzai. Data la staticità della macchina non era possibile esibirsi in virtuosismi alla Hitchcock, quindi avrei dovuto muovermi parecchio durante l'azione. La troupe arrivò puntualmente con un'ora e quaranta di ritardo (che avevo calcolato in partenza). Spada, il più meticoloso dei tre, mi diede subito la lista delle cose da prendere in casa: una prolunga, una scala, un cuscino per appoggiare la cinepresa...e un cucchiaino. Un ragazzo a posto. Sandra si presenta alle 3:25, con cinque minuti di anticipo che mi fecero subito sperare nella sua estrema voglia di cazzo. Non mi sbagliavo. Tutto era pronto. La parola d'ordine per chiamare "azione" era "azione" (che cazzo, non potevo privarmi della libidine di sentirmi finalmente un regista...), quindi appena entrati in cantina, dove le ho detto che le voglio mostrare la mia moto nuova, cerco di intavolare un discorso che comprenda la fatidica parola. La stronza, purtroppo, parla come una macchinetta ed io mi blocco. "Allora, dov'è la festa?" e va verso le scale. Panico. Fortunatamente mi sovviene uno dei grandi insegnamenti di mio padre, che quando gli chiesi se aveva mai amato mia madre mi disse: "Figlio mio, ricordati che alle donne bisogna sempre mentire".
No problem. "Sandra, aspetta..." "Cosa?" "Ti ho mentito..." "Come..." "Sì, non c'è nessuna festa...volevo solo vederti da sola, perché ho qualcosa da dirti..." "Ah... e che cosa vuoi dirmi?" "E' che...mi sono reso conto che per me sei davvero importante... non una semplice infatuAZIONE". La cinepresa parte, e mi accorgo subito che nell'ingenuità della mia totale inesperienza mi sono dimenticato un dettaglio fondamentale: la Bauer antidiluviana del babbo fa un rumore pazzesco. Le schiaffo l'uccello in bocca e fingendomi in preda all'impeto della passione le cingo il volto con le mani, tappandole le orecchie, mentre la spoglio cercando di metterle le chiappe in primo piano. "Axel... ma tu mi ami?" "Eh? Certo, amore, ti amo... ti ho sempre amata...". Non ho molto tempo, abbiamo bobine solo per sette minuti e mezzo, quindi evito la leccata di figa e la metto subito a pecorina. Mi serve del dialogo, così attacco con espressioni tipo: "e adesso scirà³ppati questo cazzone turgido, zoccola in calore!", al che la tipa si irrigidisce: "Axel, ma che cos'hai? Sei strano... perché mi parli così? ...e poi cos'è questo rumore?". Temo il peggio, quindi decido di tentare di risollevare il film con un'Anal. So che di dietro la poverella è ancora inviolata, perciò, con molto tatto, cerco di convincerla: "dai, slà rgati la fregna, che io te lo appàzzo al culo!". La tipa non capisce nemmeno cosa ho detto, ma in pochi secondi si ritrova la mia cappella nell'intestino. Non gradisce. Comincia a strillare, mentre io conto i secondi di Anal... devo avere almeno un paio di minuti, se no non vende (questo diceva sempre il babbo). Siamo quasi alla violenza carnale, per cui comincio a urlarle "Ti amo... ti amo... minchia quanto ti amo!" mentre imperterrito le stantuffo lo sfintere. Guardo l'orologio: due minuti e venti secondi. Perfetto, sono pronto al cumshot.
Avevo in precedenza istruito il Pera sull'importanza della sborrata, spiegandogli che al momento prestabilito gli avrei comunicato, tramite una parola chiave, che ero pronto a venire (la parola chiave era "sborro", tanto per non cadere in equivoci...). A quel punto lui doveva zoomare, mettere a fuoco e tenere l'inquadratura fino alla fine. Sono pronto. Le sfilo dal retto il pisello, la giro, la sdraio per terra e mi metto a cavalcioni sulla sua pancia, cercando di mirare alla faccia. "SBOOORROOO...". Un tonfo sordo, un urlo, una bestemmia: Pera è caduto dalla scala. Mi strizzo l'uccello nel tentativo di bloccare lo schizzo, mentre Sandra in lacrime mi dice che se ne vuole andare. Tragedia, è la fine, il film è rovinato e io non riesco più a trattenere la venuta. Ma a volte un semplice impeto di orgoglio permette al pugile in difficoltà di ribaltare le sorti dell'incontro e uscire vincitore. E il Pera, quel giorno, mi mostrò di che pasta era fatto un uomo.
Quando ormai tutto sembra perduto, spalanca la porta della cantina alle spalle di Sandra e si lancia per terra a mezzo metro dalla sua testa con la cinepresa ben salda (più o meno...) tra le mani. Mollo il cazzo. Sette schizzi, roba da far invidia a Peter North. Il primo scavalca la scema e centra il Pera su una mano, ma lui, da consumato professionista, non si scompone. Gli altri sei sono un caleidoscopio di sperma sulla faccia della poveretta. Verso il quarto, non riesco a trattenere un "IFIX, TCEN, TCEN!" di reverenza verso il grande Gabriel Pontello, gloriosa fonte di ispirazione. Io ho finito, il Pera sfuma al nero e Sandra è una maschera di seme. E adesso come usciamo dalla cantina? Di corsa. Mi tiro su i pantaloni (che non mi ero mai tolto) e, mentre la cretina è ancora semiaccecata dal litro di sborra che ha preso negli occhi, agguanto il Pera e scappiamo. Il filmino è un successo. Seppur rudimentale, con parecchie sfocature e poca luce, in tre settimane a scuola ne vendo quasi settanta copie a cinquantamila lire l'una. Mi rifaccio il guardaroba, regalo ai ragazzi un panetto di hashish, e divento l'idolo dei miei amici. E Sandra? Per un annetto l'ho rivista qualche volta in ascensore, prima che si trasferisse a Milano 2, e ho sempre fatto finta di niente. Credo abbia saputo, ma non ha mai osato dirmi nulla.
Una cosa è certa, però: quel giorno capii che da grande avrei fatto il regista porno.
L'Italia a volte mi manca. Mi manca la cultura, mi manca il cibo, ma soprattutto mi mancano quelle cose uniche e tipicamente Italiane che tanto hanno allietato la mia infanzia, tipo la "Banca del Seme". Quanti ricordi, in via Col di Lana a Milano, dove il dott. Formenti dirigeva (illegalmente) in una splendida palazzina (abusiva) una clinica specializzata nella compravendita di sperma. All'epoca avevo sedici anni e mi masturbavo dalle tre alle cinque volte al giorno (senza contare le tre o quattro canoniche scopate alla settimana), quindi la vendita di sborra fu per me una splendida opportunità per unire l'utile al dilettevole. Il buon Formenti pagava sessantamila a sborrata, ma non permetteva più di tre donazioni a settimana. Ma, come dissero Morandi Tozzi e Ruggeri, "si può dare di più", perciò mi presentai all'infermiera obesa che faceva il turno pomeridiano armato di sorriso smagliante e carta d'identità di mio cugino, ed il gioco era fatto: sei sessioni alla settimana, per un totale netto di trecentosessanta carte da mille, ovvero un milione quattrocentoquarantamila lire al mese (e nel 1982 erano bei soldini...). La somma in questione veniva puntualmente reinvestita in un Pokerino, gioco al quale peraltro non ricordo di avere mai vinto, nonché in drogucce di vario tipo (cosa volete, l'età ...). La procedura eiaculatoria era abbastanza semplice: una stanza molto pulita con una poltrona, una provetta e un pacco di riviste porno. All'inizio me la sbrigavo in un quarto d'ora, ma dopo qualche settimana le riviste cominciarono a venirmi a noia, così optai per la soluzione più ovvia: portare un "aiuto". L'aiuto in questione si chiamava Silvia De Magistris. La pulzella era in realtà la donna di Gabriele, un mio compagno di liceo il quale acconsentì al suo "uso" a patto di essere da me introdotto nel magico mondo dell'inseminazione a pagamento. Detto, fatto. Ogni giorno esclusa la domenica io, il Gabri e la Silvia ci presentavamo per dare il nostro modesto contributo alla ripopolazione del pianeta. Le sessioni si fecero anche più interessanti, in quanto la Silvietta ci spompinava in stereofonia ("si fa più presto", diceva...), e noi cercavamo di venirle in bocca all'unisono, di modo che lei potesse semplicemente sputare il miscuglio seminale metà in una provetta e metà nell'altra. Non molto etico, ma decisamente funzionale.
Purtroppo anche i sogni più belli muoiono all'alba, e così dopo un anno scolastico pieno di soddisfazioni, al rientro dalle vacanze trovammo la clinica chiusa con i sigilli dei Carabinieri. Ormai viziato dal denaro guadagnato per mezzo di godimento fisico, e bisognoso di liquidi per rimpolpare il mio guardaroba invernale con le doverose sei paia di Timberland nuove, capii che era giunto il momento di seguire le gloriose orme paterne. Mi lanciai così nella mia prima produzione cinematografica in Super 8. La location c'era, la villa di mia nonna in Piazza Novelli. Purtroppo della suddetta villa, seppur fatiscente, potevo usare solo la cantina, in quanto la buonanima (anche se già novantatreenne) ancora vagava per i piani superiori. L'attrezzatura non era un problema, in casa mia c'era solo l'imbarazzo della scelta. Per motivi sentimentali non potei fare a meno di scegliere la mitica cinepresa Bauer che nel 1962 catturò il primo filmino porno di mio padre: "Madame Butterfly". Essendomi già assegnato il ruolo di protagonista, dovevo trovare una "star" all'altezza della situazione, e la cosa non era facile. Estrapolai quindi il "Fallum". Il "Fallum" era il clone del diario scolastico del mio liceo (lo "Studium"), nel quale imprimevo quotidianamente nefandezze, volgarità , disegni porno e soprattutto numeri di telefono di fighe. La mia "star" doveva però possedere tre qualità indispensabili, che negli anni a venire riscontrai in tutte le maggiori pornoattrici americane:
1) Estrema perizia nel lavoro di bocca
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3) Totale mancanza di cervello.
Destino volle che non dovetti guardare molto lontano.
La mia vicina di casa, tale Sandra (ometterei il cognome per un insolito impeto di discrezione) era una volonterosa ragazzina di quindici anni che la domenica pomeriggio, quando i miei andavano a giocare a bridge ed io ancora giacevo tra le braccia di Morfeo, si presentava per la consueta "lezione di pompa". Purtroppo Sandra conservava la verginità per l'uomo che l'avrebbe amata per sempre, quindi io ero completamente tagliato fuori. Ma l'estate a Santa Margherita le aveva evidentemente portato consiglio, dato che si mormorava si fosse fatta deflorare dal bagnino napoletano del suo stabilimento balneare. Ottimo. Dopo essermi sincerato della veridicità di tale informazione, la convocai con la scusa di festeggiare il mio compleanno nella villa della nonna. Mancava la troupe. Dovevo affidarmi a persone competenti, oneste e professionali, e sapevo esattamente chi chiamare. Pera, Cannone e Spada, tre carissimi amici con un velato problema di tossicodipendenza erano sicuramente i soggetti adatti.
Il ventidue settembre del 1983, giorno del mio diciassettesimo compleanno, dopo aver avvertito la nonna che sarei andato ad aggiustare la mia moto in cantina con degli amici, mi presentai di buon'ora per studiare le inquadrature. Fuori dalla cantina, nel giardino, c'era un oblò rettangolare che sembrava fatto apposta per piazzare la cinepresa. La piazzai. Data la staticità della macchina non era possibile esibirsi in virtuosismi alla Hitchcock, quindi avrei dovuto muovermi parecchio durante l'azione. La troupe arrivò puntualmente con un'ora e quaranta di ritardo (che avevo calcolato in partenza). Spada, il più meticoloso dei tre, mi diede subito la lista delle cose da prendere in casa: una prolunga, una scala, un cuscino per appoggiare la cinepresa...e un cucchiaino. Un ragazzo a posto. Sandra si presenta alle 3:25, con cinque minuti di anticipo che mi fecero subito sperare nella sua estrema voglia di cazzo. Non mi sbagliavo. Tutto era pronto. La parola d'ordine per chiamare "azione" era "azione" (che cazzo, non potevo privarmi della libidine di sentirmi finalmente un regista...), quindi appena entrati in cantina, dove le ho detto che le voglio mostrare la mia moto nuova, cerco di intavolare un discorso che comprenda la fatidica parola. La stronza, purtroppo, parla come una macchinetta ed io mi blocco. "Allora, dov'è la festa?" e va verso le scale. Panico. Fortunatamente mi sovviene uno dei grandi insegnamenti di mio padre, che quando gli chiesi se aveva mai amato mia madre mi disse: "Figlio mio, ricordati che alle donne bisogna sempre mentire".
No problem. "Sandra, aspetta..." "Cosa?" "Ti ho mentito..." "Come..." "Sì, non c'è nessuna festa...volevo solo vederti da sola, perché ho qualcosa da dirti..." "Ah... e che cosa vuoi dirmi?" "E' che...mi sono reso conto che per me sei davvero importante... non una semplice infatuAZIONE". La cinepresa parte, e mi accorgo subito che nell'ingenuità della mia totale inesperienza mi sono dimenticato un dettaglio fondamentale: la Bauer antidiluviana del babbo fa un rumore pazzesco. Le schiaffo l'uccello in bocca e fingendomi in preda all'impeto della passione le cingo il volto con le mani, tappandole le orecchie, mentre la spoglio cercando di metterle le chiappe in primo piano. "Axel... ma tu mi ami?" "Eh? Certo, amore, ti amo... ti ho sempre amata...". Non ho molto tempo, abbiamo bobine solo per sette minuti e mezzo, quindi evito la leccata di figa e la metto subito a pecorina. Mi serve del dialogo, così attacco con espressioni tipo: "e adesso scirà³ppati questo cazzone turgido, zoccola in calore!", al che la tipa si irrigidisce: "Axel, ma che cos'hai? Sei strano... perché mi parli così? ...e poi cos'è questo rumore?". Temo il peggio, quindi decido di tentare di risollevare il film con un'Anal. So che di dietro la poverella è ancora inviolata, perciò, con molto tatto, cerco di convincerla: "dai, slà rgati la fregna, che io te lo appàzzo al culo!". La tipa non capisce nemmeno cosa ho detto, ma in pochi secondi si ritrova la mia cappella nell'intestino. Non gradisce. Comincia a strillare, mentre io conto i secondi di Anal... devo avere almeno un paio di minuti, se no non vende (questo diceva sempre il babbo). Siamo quasi alla violenza carnale, per cui comincio a urlarle "Ti amo... ti amo... minchia quanto ti amo!" mentre imperterrito le stantuffo lo sfintere. Guardo l'orologio: due minuti e venti secondi. Perfetto, sono pronto al cumshot.
Avevo in precedenza istruito il Pera sull'importanza della sborrata, spiegandogli che al momento prestabilito gli avrei comunicato, tramite una parola chiave, che ero pronto a venire (la parola chiave era "sborro", tanto per non cadere in equivoci...). A quel punto lui doveva zoomare, mettere a fuoco e tenere l'inquadratura fino alla fine. Sono pronto. Le sfilo dal retto il pisello, la giro, la sdraio per terra e mi metto a cavalcioni sulla sua pancia, cercando di mirare alla faccia. "SBOOORROOO...". Un tonfo sordo, un urlo, una bestemmia: Pera è caduto dalla scala. Mi strizzo l'uccello nel tentativo di bloccare lo schizzo, mentre Sandra in lacrime mi dice che se ne vuole andare. Tragedia, è la fine, il film è rovinato e io non riesco più a trattenere la venuta. Ma a volte un semplice impeto di orgoglio permette al pugile in difficoltà di ribaltare le sorti dell'incontro e uscire vincitore. E il Pera, quel giorno, mi mostrò di che pasta era fatto un uomo.
Quando ormai tutto sembra perduto, spalanca la porta della cantina alle spalle di Sandra e si lancia per terra a mezzo metro dalla sua testa con la cinepresa ben salda (più o meno...) tra le mani. Mollo il cazzo. Sette schizzi, roba da far invidia a Peter North. Il primo scavalca la scema e centra il Pera su una mano, ma lui, da consumato professionista, non si scompone. Gli altri sei sono un caleidoscopio di sperma sulla faccia della poveretta. Verso il quarto, non riesco a trattenere un "IFIX, TCEN, TCEN!" di reverenza verso il grande Gabriel Pontello, gloriosa fonte di ispirazione. Io ho finito, il Pera sfuma al nero e Sandra è una maschera di seme. E adesso come usciamo dalla cantina? Di corsa. Mi tiro su i pantaloni (che non mi ero mai tolto) e, mentre la cretina è ancora semiaccecata dal litro di sborra che ha preso negli occhi, agguanto il Pera e scappiamo. Il filmino è un successo. Seppur rudimentale, con parecchie sfocature e poca luce, in tre settimane a scuola ne vendo quasi settanta copie a cinquantamila lire l'una. Mi rifaccio il guardaroba, regalo ai ragazzi un panetto di hashish, e divento l'idolo dei miei amici. E Sandra? Per un annetto l'ho rivista qualche volta in ascensore, prima che si trasferisse a Milano 2, e ho sempre fatto finta di niente. Credo abbia saputo, ma non ha mai osato dirmi nulla.
Una cosa è certa, però: quel giorno capii che da grande avrei fatto il regista porno.
Axel Braun
www.facebook.com/AxelBraun
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grande racconto Axel.
mi hai quasi convinto a seguire le tue orme.
partiró dalla donazione in svizzera
cmq io soprannomi dei tuoi amici sono peggio dei miei
mi hai quasi convinto a seguire le tue orme.
partiró dalla donazione in svizzera

cmq io soprannomi dei tuoi amici sono peggio dei miei

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