Parakarro ha scritto:in qusta quarantena ho riempito più bidoni del vetro di un bar di provincia...
bevuto molte cose che mi hanno regalato negli anni.... roba mai sentita e mai provata...
cristo quanto si può bere male in Italia...
pure in Francia sia chiaro.... ma se prendi un premier o un grand cru, anche di zone minori dove i prezzi non ti ammazzano, è difficilerrimo sbagliare
ci sono alcuni chianti, nebbioli, sangiovesi, lugana ecc.. imbarazzanti
sempre più perplesso nell'esistenza delle doc..
nelle 120\150 bottiglie aperte in sti giorni più o meno la metà erano discutibili..
Ma per il niente che capisco, mi farebbe comodo un discorso più articolato attorno a questo tuo giudizio nel quale mi trovi concorde.
Io ho un’opinione banalotta ma tutto sommato spero sensata che mi fa dire:
1- Chianti: capirci qualcosa è più difficile che in Borgogna.
Zona classica, e fin qui chi è bravo bravo ti dice persino che riconosce un Chianti di Redda da un Chianti di Gaiole, poi
zona allargata, dove si è arrivati genialmente a poter mettere nel Chianti (nel Chianti!) uve bordolesi pur di dare struttura laddove il sangiovese, non più a suo agio, non arriva (si può fare anche nella zona classica ma credo non lo faccia quasi nessuno).
Poi ancora, Riserva e Gran selezione, il tutto per portare un Chianti al prezzo di un Brunello.
La fregatura è lì, ce l’hai davanti, la annusi, non vorresti cascarci, ma la trappola è ben congegnata.
Perché ho detto Borgogna? Perché in Francia, se non conosci il produttore, e sarebbe meglio addirittura sapere con quale parcella di quale fazzoletto di terreno è stata ottenuta la bottiglia per la quale ti stai dissanguando, ti conviene bere una birra.
‘Ste cose è ovvio che mica le dico per te, Parak, che sei nell’Olimpo e ci guardi annaspare nei Sangiovese di Romagna “in forte rilancio” (rispetto a cosa?).
2- Nebbiolo: uva straordinaria, e tutto sommato si può ancora trovare qualche produttore che vende a prezzi umani dei Barolo e Barbaresco che didatticamente perlomeno t’insegnano cosa questo vino sia, ma sai che è come mettere me sul centrale di Wimbledon contro Federer, giochiamo entrambi a tennis ma io posso fare un punto solo se lui fa un doppio fallo. Eppoi, la sensazione che per fare nebbiolo si usino le uve peggiori che non vanno a finire nelle denominazioni più nobili è quasi una certezza, quindi difficilmente lo bevo.
Preferisco tutto sommato spostarmi in altre denominazioni come Gattinara.
Riguardo a Carema, Boca, Fara, torniamo alla situazione toscana, perché già il nebbiolo lì non ce la fa più da solo e va aiutato.
Molti amano la Valtellina (non la chiamano nebbiolo, la chiamano chiavennasca, ma quello in pratica è) dove a parte 2 o 3 cose di AR.PE.PE. del decennio scorso non sento i fremiti quando stappo e assaggio (e poi scolo ignominiosamente fino alla fine).
3- Lugana: non capisco perché debba costare così tanto.
Ci si sposta di pochi chilometri e nella zona del Soave si beve meglio pagando meno (volendo si può anche bere dell’ottimo trebbiano, consiglio di fare un salto da SUAVIA, grandi Soave, gran Trebbiano, e vista meravigliosa).
E ancora, vogliamo parlare della Valpolicella o stendiamo un velo pietoso sugli amaroni zuccherosi che tante volte a farci una cromatografia ti verrebbe da pensare che il primitivo debba essere autoctono veneto?
Io sto cercando di guardarmi attorno e due degli ultimi vini che mi hanno emozionato sono un piccolo/grande blend di Guarnaccia, Greco Nero, e Merlot, NEOSTòS di Spiriti Ebbri (Calabria) e il Nerello Mascalese 2010 Vigne Vecchie di Calabretta (Etna).
"Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare un'intera via crucis con una semplice stretta di mano, od una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore..." (Andrea Pazienza)
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