Tornando un attimo alla questione nord-irlandese, se qualcuno ha seguito le votazioni di sabato l'accordo di Johnson è stato fatto saltare dai 10 deputati del DUP (che è uno dei due partiti unionisti dell'Ulster, insieme all' UUP, il primo di destra e più radicale, il secondo più moderato). La motivazione è che se fosse passato il deal Belfast si sarebbe trovata "più vicino a Dublino che a Londra". Il DUP (come l'UUP) si era opposto agli accordi del venerdì santo. Il punto cruciale di questi ultimi recita:
The agreement reached was that Northern Ireland was part of the United Kingdom, and would remain so until a majority of the people both of Northern Ireland and of the Republic of Ireland wished otherwise. Should that happen, then the British and Irish governments are under "a binding obligation" to implement that choice.
stando alle proiezioni demografiche, entro 20-30 anni i cattolici diventeranno maggioranza e chiederanno la riunificazione con la repubblica d'Irlanda. Quest'ipotesi (che nel testo è "binding", cioè obbligatoria) secondo molti non verrà mai accettata nè da Londra nè dai protestanti. Quindi il venerdì santo sarebbe solo una tregua della guerra tra le due fazioni. Infatti le tensioni persistono, a gennaio era esplosa una bomba a Londonderry (la città del bloody sunday): https://www.ilpost.it/2019/01/20/derry- ... one-bomba/
E il parlamentino di Stormont (Irlanda del Nord) è chiuso da due anni per dissidi fra cattolici e protestanti. La questione strategica si salda con quella politica ed economica. Dopo il referendum scozzese (con cui la Scozia voleva staccarsi da Londra per rimanere nell'UE) la Brexit era il modo per dire "tutti uniti dentro UK". Ma se uscire dall'UE vuol dire uscire dall'unione doganale, la cosa non è accettabile per i nazionalisti scozzesi, mentre per gli irlandesi significherebbe il ritorno alla dogana (barriera) fisica tra le due "irlande" (accettata dai protestanti ma non dai cattolici): https://it.wikipedia.org/wiki/Confine_t ... egno_Unito Qualunque decisione si prenda per il confine UK-Eire, o scontenta i cattolici, o scontenta gli unionisti. E rischia di riaprire il conflitto.
La Brexit è una questione molto più incasinata di quanto appaia. Rimane lo sconcerto per la leggerezza con cui Cameron abbia accettato di banalizzarla in un referendum al solo fine di liberarsi di Nigel Farage dentro il fronte conservatore. O forse ha solo anticipato i tempi, dato che nascondeva questioni secolari e delicate come il rapporto con Scozia e Irlanda. Prima o poi il bubbone sarebbe scoppiato ugualmente, con o senza Brexit.