Si comincia ragazzi, ma "state sereni": si farà tutto dopo le elezioni. Così il 26 maggio potrete votare i vostri eroi in tutta tranquillità:
Senza aver bisogno di leggere il Def, la Commissione europea ha già delineato all'Italia quale sarà il suo futuro sul fronte dei conti pubblici. E i margini di manovra sono più stretti che in passato. Bruxelles avrebbe annunciato a Roma che in primavera - e nei giorni precedenti le elezioni europee - non ci sarà nessuna richiesta di manovra bis, nonostante il Belpaese sia tornato in recessione, perché le regole prevedono di calcolare i saldi strutturali, cioè i cambiamenti nella spese a lungo termine e non una tantum. E tuttavia dovrà scattare la prima delle tre clausole di salvaguardia imposte alla Ue al governo di Roma lo scorso dicembre: cioè il taglio di 2 miliardi di euro di spesa, che spaziano tra la difesa, l'istruzione, la ricerca o i trasporti, già adesso congelata. Invece non ci sarà nessuno sconto sulla prossima legge di bilancio: per la Unione europea l'Italia dovrà pagare un conto molto salato per riportare il deficit saldamente sotto il 2 per cento. Anche perché chiunque vinca a maggio alle Europee - è probabile che soltanto in Italia abbiano la meglio i sovranisti - i Ventisette non vogliono fare ulteriori sconti all'Italia: vale per la Francia di Emmanuel Macron, per la Lega Anseatica guidata dall'Olanda (e che ha già posto il problema Italia all'ultimo Ecofin) o per il gruppo di Visegrad, con i quali sia Luigi Di Maio sia Matteo Salvini pensano di avere un rapporto privilegiato.
E, udite udite...è tornata la spendin riviù. il grande classico di primavera.
A questo il ministro Tria aggiungerà anche la promessa di un fortissimo piano di spending review (si stanno studiando in via XX settembre misure pari a 6-7 miliardi di euro di tagli)