però è passato dalla moldava Anascb ha scritto:Dibba da Floris ha appena detto, testuale, che "bisogna contestualizzare".
Ottimo e abbondante

a una certa Sahra (straniera?)
Moderatori: Super Zeta, AlexSmith, Pim, Moderatore1
però è passato dalla moldava Anascb ha scritto:Dibba da Floris ha appena detto, testuale, che "bisogna contestualizzare".
Ottimo e abbondante
Tutto per questo obbrobrio!!!Scorpio ha scritto:mi domanda chi glie lo faccia fare , ad uno una persona di fare il sindaco in una città...
solo casini e rischi pure di finire in guai seri..
Non penso Bola, direi: hanno forse capito cosa significa "fare politica".Bola ha scritto:Il livello di merda si sta alzando, tutto a poto. Stanno diventando un partito
L' inganno è documentato. E ripropone la domanda che insegue la Raggi dalle settimane immediatamente successive il suo insediamento. Quando, dietro le mosse opache dell' affaire Muraro prima e Marra poi, si è cominciato a intuire il profilo nitido di un grumo di interessi, di immarcescibili reti di relazioni proprie di quella destra romana lesta al trasformismo e a salire sul carro del vincitore. E che torna ad essere il cuore anche di questa vicenda giudiziaria. Se è infatti chiaro come si sia consumato l' abuso resta un' incognita, il perché.
La Raggi, persino nei giorni dell' arresto di Raffaele, quando venne costretta a uno sbrigativo e solitario autodafé (che ammetteva obtorto collo un peccato di fiducia, ma refrattario a ogni domanda), non ha infatti mai spiegato per quale diavolo di ragione abbia impiccato se stessa e la sua Giunta a un figuro come Marra. Cosa le portasse o le avesse portato in dote quel dirigente figlio della stagione di Alemanno che scambiava con un costruttore come Scarpellini benevolenza in cambio affari immobiliari. Perché a Marra non abbia mai potuto dire dei "no".
È verosimile scommettere che, non avendolo fatto sin qui, neppure stavolta la sindaca risponderà a quella domanda. Almeno pubblicamente. Ma è altrettanto verosimile che sarà questo uno dei nodi dell' interrogatorio in Procura che affronterà il 30 gennaio. Al procuratore aggiunto Paolo Ielo non potrà raccontare né la storiella di lei, neosindaca Alice nel Paese delle meraviglie, né di avere scarsa dimestichezza con il diritto amministrativo (in fondo, la Raggi è un' avvocatessa cresciuta alla scuola Previti-Sammarco).
Non fosse altro perché in questa inchiesta non è la sola protagonista in commedia. Raffaele Marra, che dell' abuso risponde con lei, è in carcere. È stato scaricato e gli resta una sola cartuccia. Decidere se raccontare o meno la vera sostanza del suo rapporto con la Sindaca che non sapeva dirgli di no.
La notizia dell' avviso di garanzia è stata comunicata da Virginia Raggi a Beppe Grillo ieri mattina. Il capo del Movimento e Davide Casaleggio se l' aspettavano da giorni, così il post sul blog, tutto a uso interno, delinea una strategia che era stata decisa da giorni, e resterà l'editto bulgaro della militarizzazione del Movimento. «Siamo sotto attacco - si sono detti -, adesso chi parla fuori dalle righe verrà punito, non ci sarà un futuro per lui».
Nessuna candidatura, nessuna futura legislatura.
Il post, che tutti leggono contro Fico, in realtà avvisa Fico (se lui o altri pensano di usare l'indagine sulla Raggi per cavalcare una rivolta interna, «saranno fatti fuori»), ma prova anche a tenere in piedi la giunta Roma. Davide Casaleggio non vuole mollare assolutamente la Raggi.
Il disastro della sindaca non è tanto l'avviso di garanzia in sé, da cui il nuovo codice etico M5S l'aveva già protetta ad personam, ma il fatto che - osserva un parlamentare di peso - «ha mentito quando ha detto che Marra era solo uno dei 23 mila dipendenti capitolini». E anche ieri, aver detto «invito a comparire» e non «avviso di garanzia» ha suscitato ire e scherno tra i parlamentari suoi nemici.
Ecco perché Grillo ha bisogno della militarizzazione, e degli avvertimenti preventivi.
Con la sindaca indagata per due presunti reati, il fronte della rivolta avrebbe potuto rialzare la testa: non solo Fico, ma anche Roberta Lombardi, una che a modo suo sa fare politica e aveva definito Raffaele Marra «un virus che ha infettato il Movimento», la stessa che ha dato un sostanziale via libera a una riunione vera e non sul web dell' assemblea che si sta pensando a Roma.
Il non detto dei capi del M5S è che molti di quei settanta parlamentari che hanno seguito la rivolta anti-Di Maio non saranno inseriti tra i candidabili. La Casaleggio sta facendo uno scouting che sostituirà i riottosi, cercando anche competenze migliori: impresa non titanica.
L'episodio scatenante è stata la dichiarazione di Fico critico sulla passione di Grillo per Trump. Ma è Raggi, non il neo presidente Usa, il vero nervo scoperto. C'è tutto questo dietro il post di ieri di Grillo, in cui arriva a negare elementari libertà costituzionali dei parlamentari: «I portavoce eletti del Movimento 5 Stelle hanno un compito ben definito: dedicarsi al compimento del programma.
Il programma per le prossime elezioni non sarà definito dai parlamentari ma dagli iscritti.
Chi non sarà d'accordo potrà perseguire il suo programma in un' altra forza politica», sempre che riesca a farsi eleggere, spiega il testo. Poi prosegue: «Tutte le uscite comunicative dei portavoce (partecipazioni a eventi, interviste alla tv, interviste ai giornali, post sui social network riguardanti l'azione politica del Movimento 5 Stelle e simili) devono essere concordate assieme ai responsabili della comunicazione».
Persino tweet e post su Facebook, insomma, vanno decisi coi vertici. Passando attraverso tre persone, Ilaria Loquenzi alla Camera, Rocco Casalino al Senato e Cristina Belotti all'Europarlamento. Un senatore si sfoga: «Noi, parlamentari della repubblica, dobbiamo chiedere se poter parlare a tre comunicatori di cui una esibisce un curriculum (pubblicato sul meetup romano "Cittadini in Movimento") nel quale compie strafalcioni di ortografia italiana e inglese, "sono un' ufficio stampa", con "capacità di foundraising", "sono anche un artista visiva", senza apostrofo.
Un altro è un ex del grande fratello di cui Emilio Fede ha recentemente detto "Casalino l'ho aiutato, ma lui non è stato riconoscente". La terza, nuovo capo comunicazione in Europa, era un'assistente nei programmi di Del Debbio».
Trionfa la logica del colpiscine uno per educarne cento. D'Incà, Morra, Nugnes, Sibilia, Tamburrano, sono in tanti ora a esser guardati con sospetto. Il loro futuro politico è molto a rischio. Altri si sono allineati mestamente. Dulcis in fundo Alessandro Di Battista, tenendo un comizio contro i giornalisti a Roma («ci spalano m... addosso») davanti a un capannello di ambulanti, si è trovati dinanzi a un pubblico che gli ha promesso: «Servi bastardi, li ammazziamo noi».
Parole, arguzia e fantasia?Drogato_ di_porno ha scritto:il punto non è come sia avvenuto l'abuso di ufficio bensì perché. la domanda che torna da mesi "cosa lega Marra e Raggi?"
Blif ha scritto:Parole, arguzia e fantasia?Drogato_ di_porno ha scritto:il punto non è come sia avvenuto l'abuso di ufficio bensì perché. la domanda che torna da mesi "cosa lega Marra e Raggi?"