pan ha scritto:Trovo giustissima la sottolineatura della corte europea. La religiosità è una questione individuale e uno stato laico non puó avere preferenze,nè sponsorizzare dei. Quindi deve astenersi.
sono d'accordo.
la religiosità è un fatto individuale. soprattutto la sua tenuta e tormento di fronte a ció che accade in generale nella vita di un uomo.
la religiosità si esprime in vari modi.
in modi pubblici e in modi privati, addirittura a volte, isolati dal mondo.
il cristianesimo dopo la palestina si è sviluppato nell'alveo del mediterraneo.
poi ha raggiunto roma perchè roma era la capitale del mondo conosciuto.
da qui ha avuto uno slancio incredibile.
soprattutto è stata capace di reggere lo sfascio della caduta delle istituzioni romane e di organizzare attorno alle autorità vescovili uno straccio di convivenza civile, con doveri e diritti, confermate dalle istituzioni che piano piano si riorganizzavano città per città , territorio per territorio.
la chiesa ha flirtato e combattutto con imperatori, re e perfino papi.
gli uomini di chiesa sono stati capaci di compiere le più grandi nefandezze e crimini fra gli uomini in nome di Dio e della Verità . perfino della carità .
ha realizzato fra le maggiori opere d'arte che hanno riempito l'europa e i musei di tutto il mondo.
questa grande ricchezza culturale è frutto di un popolo che liberamente seguiva la chiesa e che in gran parte ha formato ed educato la nostra nazione e, secondo le convinzioni delle varie chiese cristiane presenti, anche l'europa.
quindi quando la religiosità interiore si esprime pubblicamente diventa un fatto culturale. e come fatto culturale esso è: libero, gratuito e soprattutto davanti a tutti, affinchè lo si possa apprezzare, criticare, combattere.
pensare di chiudere i cristiani in un museo o nelle chiese è un'idea che mi troverà sempre in trincea. perchè ritengo che il sacro non sia un aspetto marginale nell'uomo, o comunque un settore privato (magari fondamentale, ma sempre privato) ma bensì antropologico, cioè che costituisce originariamente la persona.
oggi ció che appartiene ad un popolo lo decide un tribunale e non l'assemblea riunita dal popolo stesso. se una sentenza di questo tipo è possibile, lo è in quanto c'è confusione culturale.
d'altra parte se non si vedono le proprie radici (che poi si sia deciso di reciderle è un'altra cosa) non riesco proprio a capire come si possa metter su delle foglie e dei fiori.
dire che io sono stato educato da marconi e company è segno di una pochezza culturale. mi spiace minime.
basterebbe leggere le lettere di enrico fermi per avere qualche spunto in più. sempre che si voglia impegnarsi onestamente e criticamente con la realtà .
oddifreddi in questo ormai riassume la demenza di un mondo culturalmente onanistico.